venerdì 7 giugno 2013

TURCHIA: ERDOGAN APRE ALLA PROTESTA. ANZI (FORSE) NO.

Bust It Away Photography / Tumblr
Il Gezi Park di Istanbul non e' adatto alla costruzione di un centro commerciale: lo ha detto il premier turco Recep Tayyip Erdogan intervenendo a una conferenza dal titolo ''Ripensare le sfide globali: costruire un futuro comune per la Turchia e la Ue''. ''Piantiamo gli alberi che faranno la differenza a Gezi Park. Non e' possibile costruire un centro commerciale lì per via dei metri quadri'' a disposizione, ha detto Erdogan rispondendo indirettamente ai cittadini scesi in piazza per difendere il parco di Istanbul da dove è partita la protesta che in poche ore è dilagata in tutta la Turchia. Dopo otto giorni di manifestazioni e di opposizione contro le violenze della polizia sembra, dunque, arrivare una qualche apertura da parte di Erdogan, il quale, in un discorso televisivo da Istanbul, parlando del suo governo, ha detto di essere ''aperto a tutti coloro che hanno richieste democratiche'', ma ribadendo di essere “contro il terrorismo, la violenza, il vandalismo e le azioni che minacciano gli altri''. Anche il premier, dunque, di fronte all'estensione della protesta contro i suoi metodi di governo, sembra mostrare una qualche disponibilità riconoscendo, come ha fatto il presidente turco, Abdullah Gul, come legittime le richieste avanzate dai manifestanti.

Il commissario Ue all'Allargamento Stefan Fuele, parlando al convegno, davanti al premier turco ha affermato che "le dimostrazioni pacifiche sono un mezzo legittimo di espressione in una società democratica” e che “l'uso eccessivo della forza da parte della polizia contro queste dimostrazioni non trova spazio in una democrazia". Per questo Fuele si è detto contento che anche il governo turco lo abbia ammesso, ma “ora è importante non solo aprire un'inchiesta rapida e trasparente, ma anche fare in modo che i responsabili rispondano di ciò che hanno fatto". Il commissario europeo ha tenuto comunque ad aggiungere che la protesta contro Erdogan non ferma il processo di adesione della Turchia alla Ue: "Permettetemi di richiamare la Turchia a non abbandonare i suoi valori di libertà e di rispetto dei diritti umani e permettetemi di garantire, da parte nostra, che non abbiamo l'intenzione di abbandonare il processo di adesione dalla Turchia alla Ue", ha detto Fuele. Erdogan mostra di non gradire le critiche internazionali sulla gestione della protesta da parte del polizia e ha risposto piccato affermando che il suo esecutivo è aperto alle "istanze democratiche", ma che "in qualunque paese europeo, quando c'è una protesta violenta contro un progetto di demolizione come questa, credetemi, la replica contro i responsabili è più dura".

Bisognerà dunque vedere, nei prossimi giorni, quale piega prenderà il governo turco di fronte alle proteste popolari e alle critiche internazionali che arrivano ormai da ogni parte. Anche perché, poco prima delle timide aperture di oggi, i toni erano stati di tutt'altro segno. In un discorso dai toni accesi, tenuto all'aeroporto davanti alle migliaia di sostenitori che lo hanno accolto al suo rientro da un viaggio ufficiale in Maghreb, Erdogan ha preteso "la fine immediata delle manifestazioni" accennando a possibili nuova iniziative in caso i manifestanti vogliano sfidarlo. In Turchia, come ha detto il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, in un'intervista di Vittorio dell'Uvapubblicata sul Mattino mercoledì 5 giugno, non c’è una dittatura quanto piuttosto una "dittatura della maggioranza" come la definiva Alexis de Tocqueville: “Nessuno mette in dubbio la legittimità democratica del premier Erdogan ottenuta in libere elezioni democratiche, ma in molti non accettano un’agenda politica imposta in assenza di pesi e contrappesi tipici di uno Stato di diritto”. Secondo Emma Bonino quanto sta accadendo potrebbe rappresentare una svolta nel rapporto tra il premier e la società turca: “In gioco c’è la capacità della Turchia di diventare per davvero una democrazia consolidata dove, per intenderci, le libere elezioni sono solo una parte di un corpo più ampio di diritti e di doveri. Occorrono apertura al pluralismo di ogni genere e trasparenza nei processi decisionali. Se Erdogan continuerà ad ignorare tutto questo il consenso democratico sarà sempre di più messo in discussione”.

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