giovedì 14 marzo 2013

LA SERBIA RENDE OMAGGIO A ZORAN ĐINĐIĆ A DIECI ANNI DAL SUO ASSASSINIO


di Marina Szikora, corrispondente di Radio Radicale
Il 12 marzo sono trascorsi esattamente dieci anni dall'assassinio dell'allora premier serbo Zoran Đinđić. Quel giorno, gli spari dei cecchini si sono sentiti poco dopo mezzogiorno nel cortile della sede del governo serbo. Martedi', a distanza di dieci anni da questo tragico evento a Belgrado e' stato reso omaggio al premier assassinato con una “Marcia per Zoran”. La marcia e' stata organizzata dal Partito Democratico, del quale Đinđić era il leader, e dal Partito liberaldemocratico serbo. Decine migliaia di cittadini di Belgrado hanno reso omaggio al primo premier democratico dopo la caduta di Milošević: tra di essi anche i collaboratori di Đinđić di quell'epoca. In testa al corteo c'erano l'ex presidente della Serbia, Boris Tadić, l'attuale presidente del Partito Democratico, Dragan Đilas, e il leader liberaldemocratico, Čedomir Jovanović. Il corteo ha marciato per le strade di Belgrado, dalla sede del governo fino al cimitero dove e' sepolto Đinđić. Nelle dichiarazioni ai giornalisti, i cittadini di Belgrado hanno maggiormente ripetuto che Đinđić aveva una energia inesauribile, rappresentava "una nuova Serbia", aveva una visione e che "non si e' nemmeno consapevoli di quello che si è perso".
Il commento apparso sul sito della Radiotelevisione statale croata notava come l'omaggio sia stato reso anche da quelli contro i quali il premier ucciso aveva lottato e che oggi governano la Serbia, cioe' i socialisti di Milošević e gli ex ultranazionalisti radicali di Vojislav Šešelj. Il patrimonio di Zoran Đinđić e' l'indice per un futuro migliore. Nell'epoca del suo breve mendato da premier di appena due anni, Zoran Đinđić ha estradato all'Aja Slobodan Milošević e Vojislav Šešelj, un fatto che i nazionalisti serbi non gli hanno perdonato. Gli assassini di Đinđić, tra cui Milorad Ulemek “Legija” si trovano da tempo in carcere ma i mandanti dell'assassinio sono ancora in liberta'.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

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