giovedì 28 marzo 2013

CIPRO: LA SITUAZIONE VISTA DALLA CROAZIA E I TIMORI PER LA SLOVENIA

Proteste a Cipro contro il piano di salvataggio (Foto AP)
Di Marina Szikora [*]
La situazione di Cipro e' seguita ovviamente in tutta Europa e ben oltre. Anche in Croazia le notizie ed i commenti non mancano. Cosi' il quotidiano di Fiume Novi list scrive in un commento in vista della decisione dei ministri finanziari europei che gli osservatori sono divisi sulla domanda se la crisi cipriota puo' dilagare nel resto dell'Europa. Cio' non crede la maggior parte dei funzionari europei che al governo di Cipro hanno posto l'ultimatum di trovare entro lunedi' 5,8 miliardi di euro. Molti pero' temono "il virus cipriota" poiche' la crisi nella zona euro non e' per niente risolta bensi' soltanto temporaneamente curata. Il crollo delle banche cipriote colpirebbe maggiormente la Grecia, ma si sentirebbe anche in altri posti deboli della zona euro, quali almeno la Spagna e l'Italia, scrive Novi list e aggiunge che la crisi in Cipro non e' insensata: potrebbe nuocere alla ripresa economica dell'Europa. La fiducia negli affari in Germania, ad esempio, e' nuovamente calata nel mese di marzo proprio a causa della crisi cipriota. Quale che sara' l'esito, il maggior peso della crisi alla fine lo porteranno gli stessi cittadini del Cipro, vale a dire della parte meridionale dell'isola che nel 2004 e' entrata nell'Ue e ha preso l'euro come valuta nazionale, prosegue il giornale croato.

Il troppo gonfiato sistema bancario di Cipro e' come nei casi islandese o irlandese i quali sono crollati ancora alcuni anni fa. Ma la zona euro si e' mossa a risolvere il problema di Cipro in modo diverso. Nel caso dell'Irlanda, spiega Novi list, l'eurozona ha deciso di sanare le perdite delle banche per mezzo dello Stato e di tutti i cittadini, attraverso il debito pubblico, mentre nel caso del Cipro la soluzione si pone soprattutto ai risparmiatori di queste banche. La Germania ha chiesto la tassazione in particolare dei grandi risparmiatori. I tedeschi risulta che non vogliono in modo solidale coprire i debiti dei ricchi russi che tengono nelle loro mani la maggioranza dei depositi nelle banche cipriote, dietro i quali, molto probabilmente, ci sono operazioni di riciclaggio di denaro sporco. Il parlamento cipriota si e' rifiutato ad imporre le tasse non volendo provocare la rabbia del proprio popolo come nemmeno dei russi. Ma i danni pero' sono gia' stati fatti, spiega Novi list. I vertici bancari non si assumeranno la responsabilita' per gli errori fatti. Cadra' ancora una volta sulle spalle dei cittadini. Se finalmente Cipro avra' l'aiuto europeo – e' l'opinione di Novi list - il governo cipriota dovra' in compenso effettuare le piu' severe misure di risparmio che colpiranno sempre i cittadini. In conclusione, scrive il quotidiano croato, termina cosi' il lungo miracolo bancario cipriota. E' stato stabilito dai vertici bancari con la collaborazione dei governi ciprioti che avevano creato un paradiso fiscale e credevano che questa isola avrebbe tratto profitto dal settore finanziario perfino attraverso dubbi affari: adesso pero' le banche di Cipro sono sull'orlo dell'abisso.

Lunedi', a operazione di salvataggio decisa, il portale croato www.index.hr ha messo in rilievo l'articolo del Washingotn Post il quale scriveva che vista la situazione, la crisi di Cipro e' una storia finita, mentre il nuovo paese di cui bisogna preoccuparsi e' la Slovenia. Secondo questo articolo, vi e' un nuovo pericolo economico che si trova "tra Italia, Austria, Ungheria e Croazia". Non si tratta di una crisi della grandezza di Cipro ma sicuramente fa parte della "zona pericolosa" sottolinea il giornale americano chiedendosi come mai e perche' la Slovenia e' arrivata a questa situazione preoccupante. Il quotidiano ricorda che la Slovenia nel 2004 e' entrata nell'Ue e ha molto velocemente scambiato il tallero con l'euro. Si tratta di una economia piccola che si basa sull'esportazione e all'inizio del 21esimo secolo aveva una crescita piu' grande della zona euro ma con un debito crescente. Il Washington Post ricorda inoltre che secondo il rapporto del FMI della settimana scorsa, le tre maggiori banche slovene, di proprieta' statale, non sopravviveranno senza nuove capitalizzazioni. Si tratta di almeno un miliardo di euro mentre nel settore bancario vi e' presumibilmente un vuoto di almeno sette miliardi di euro di mali crediti. 

Dopo tutto, prosegue il quotidiano americano, vi e' appena stato il cambio del governo e quindi al posto di Janez Janša che inclinava alla corruzione, e' arrivato un governo del centro sinistra. La nuova premier Alenka Bratušek ha rilevato chiaramente che vuole dedicare maggior tempo alla crescita economica piuttosto che diminuire il debito pubblico il che potrebbe avere ripercussioni sul rating del Paese. Secondo il FMI la Slovenia necessita di 3,8 miliardi di dollari di cui un terzo riguarda le banche. Se rimarrano queste le cifre sara' molto difficile. Secondo il Post cio' significhera' che il Paese dovra' chiedere aiuto al FMI, alla Banca Centrale Europea o alla Commissione Europea o anche a tutte e tre le istituzioni: "In altre parole, la Slovenia avra' bisogno di salvataggio". Marko Kranjec, membro sia della Banca Centrale Europea che di quella Slovena ritiene che alla fine il salvataggio della Slovenia non sara' necessario e che la situazione in Slovenia e' meno grave rispetto a quella di Cipro: "Se la Slovenia avesse una valuta propria tutto si potrebbe risolvere facilmente, ma siccome non ce l'ha, si e' ritrovata sull'orlodel default", conclude il Washington Post.

[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda il 28 marzo a Radio Radicale


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