giovedì 7 aprile 2011

BOSNIA: ANCORA NESSUNA SOLUZIONE ALLA CRISI POLITICA

Il palazzo del Parlamento a Sarajevo
Nei giorni scorsi il quotidiano di Zagabria “Vjesnik” ha scritto che la crisi politica in Bosnia Erzegovina non è per nulla vicina alla sua conclusione.
Qui di seguito il punto della situazione nella corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda giovedì 7 aprile a Radio Radicale.

Sono ormai sei mesi che dopo le elezioni non c'e' ancora nessuna indicazione su quando potrebbe essere formato il nuovo governo statale, vale a dire il Consiglio dei ministri. E' incerto anche quando sarebbe possibile la chiusura dell'Ufficio dell'Alto rappresentante della comunita' internazionale. Tant'e' vero, dopo lungo tempo, la comunita' internazionale e' interferita direttamente sulla soluzione di un enorme problema politico interno e l'uso delle competenze esecutive di Bonn dell'Alto rappresentante Valentin Inzko hanno provocato molte controverse e critiche, in particolare nelle parti del Paese a maggioranza croata. Secondo 'Vjesnik', la posizione dei Croati in BiH e' al centro dell'attuale crisi ma bisogna dire che le radici del problema sono piu' profondo e si nascondono nella mancanza di soluzioni costituzionali dai tempi di Dayton. Il problema, come lo abbiamo illustrato nelle nostre precedenti trasmissioni, sta nel fatto che dal nuovo potere esecutivo nella Federazione di Bosnia Erzegovina, l'entità a maggioranza musulmano-croata, sono stati esclusi i due partiti croati che hanno ottenuto il maggior numero di voti alle scorse elezioni. Il presidente di uno di questi due partiti, Dragan Čović ha annunciato che il suo partito ed i suoi alleati potrebbero chiamare ad una specie di 'disobbedienza civile' nei confronti dell'esecutivo formato in modo illegale e incostituzionale. Non e' pero' ancora chiaro che cosa cio' significa concretamente.

Il problema consiste nel fatto che la molto complicata legge elettorale e i meccanismi di protezione di interessi nazionali modificati, sui quali dieci anni fa e' intervenuto l'allora alto rappresentante Wolfgang Petritsch, lasciano la possibilita' sia teorica che pratica che il governo della Federazione BiH sia formato contrariamente alla volonta' della maggioranza degli elettori croati. L'argomento del Partito socialdemocratico BiH di Zlatko Lagumdžija, principale oppositore ai due partiti croati in questione, e uno dei partiti del nuovo governo nella Federazione, e' che il concetto di rappresentanza politica a livello etnico, secondo la Costituzione e secondo le leggi, non e' l'unico ed esclusivo modo in base al quale si dovrebbe formare il governo, vale a dire che bisogna trovare un equilibrio tra il concetto di rappresentanza del popolo e di rappresentanza dei cittadini. La critica va maggiormente al fatto che si tratta pero' di un aperto favoreggiamento da parte dei socialdemocratici della BiH verso il nazionalismo bosgnacco e del fatto che la maggioranza dei votanti di questo partito proviene da luoghi abitati maggiormente da bosgnacchi. Quello che nessuno contesta, sottoliena 'Vjesnik', e' che la posizione dei croati in BiH, sia nella Federazione BiH che nella Republika Srpska, non e' per niente soddisfacente – sono marginalizzati oppure sono gia' diventati "un popolo di secondo grado".

Infine, in tutta questa storia si e' inserito l'Ufficio dell'Alto rappresentante Valentin Inzko il quale ha temporaneamente sospeso la decisione della Commisione elettorale centrale con l'argomentazione che e' la Corte costituzionale della Federazione BiH, l'organo che deve decidere se il nuovo governo e' stato formato rispettando la Costituzione o meno. Va detto anche che Inzko e' stato appoggiato dal Consiglio per l'implementazione della pace, l'organo internazionale che ha il compito di monitorare l'attuazione dell'Accordo di Dayton nonche' dall'amministrazione americana attraverso l'ambasciata americana di Sarajevo. In ogni caso, non si intravede la fine di questa crisi e le due parti si accusano a vicenda con argomenti quasi identici: di aver violato la legge e la Costituzione e che la loro intenzione e' quella di voler provocare una situazione caotica ed instabile nel Paese. Non e' mancata la replica dell'alto rappresentante di Valentin Inzko il quale ha dichiarato lunedi' a Bruxelles di ritenere che i due maggiori partiti croati che si rifiutano di nominare i loro rappresentanti nella Casa del popolo del Parlamento bicamerale della Federazione BiH, avevano violato la Costituzione e che sia la Corte Costituzionale competente a valutare la legalita' della formazione del nuovo governo. Al tempo stesso, Inzko ha fortemente condannato le dichiarazioni sulla scissione della BiH che si possono sentire dalla Republika Srpska ritenendo che la divisione del Paese sarebbe "una vittoria post mortem di Slobodan Milošević e Radovan Karadžić". Bisogna dare la possibilita' alla BiH, ha detto Inzko e ha sottolineato che questo paese per un lungo periodo storico fu governato dall'esterno e che ora c'e' l'occasione di decidere esso stesso sul proprio destino.

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