lunedì 11 aprile 2011

GLI ALEVITI: UN'ALTRA TURCHIA

Un convegno di Osservatorio Balcani e Caucaso per parlare degli Aleviti turchi: musulmani eterodossi, né sunniti, né sciiti, di origine nomade, di tradizione mistica. Un occasione per la politica e la socità turca per ripensare il rapporto con la pluralità e le differenze, uno stimolo per noi a guardare alla Turchia prestando attenzione alla sua complessità religiosa e culturale.
Al convegno sono intervenuti Fabio Salomoni, sociologo presso la Koc Universitesi di Istanbul, Mario Zucconi, docente di Relazioni internazionali a Princeton, e Giancarlo Bosetti, direttore di Reset. Il dibattito è stato moderato da Luisa Chiodi, direttrice di Osservatotio Balcani e Caucaso.
Media partner, Radio Radicale.
 
Donne alevite a Hacibektas (Foto di Andrea Rossini)
Musulmani che non hanno l'obbligo delle cinque preghiere rituali, che celebrano le loro cerimonie religiose accompagnate da musica e danze in un luogo diverso dalla moschea, la partecipazione delle donne ai rituali religiosi, la centralità della figura del “dede”, leader spirituale della comunità che trae la sua legittimazione dal fatto di provenire da una famiglia imparentata direttamente con la famiglia del Profeta, la tolleranza nei confronti dell'alcool, una teologia che insiste particolarmente sull'esperienza religiosa intesa come ricerca individuale e che mostra stretti legami con la tradizione mistica del sufismo. Sono gli Aleviti, una componente importante della popolazione turca: circa 10-15 milioni su una popolazione totale di circa 70 milioni, per la maggior parte di etnia e lingua turca, ma nella quale è consistente la presenza di curdi e rom. Gli Aleviti, e l'Alevismo, sono nel medesimo tempo una realtà etnica, storica e culturale, ma anche una confessione religiosa islamica, una filosofia di vita, ma anche un movimento politico, per quanto articolato e variegato al suo interno. La loro marcata eterodossia ha sempre posto non pochi problemi a chi ha cercato di collocarli rispetto alle principali scuole che compongono l'universo islamico, perché gli Aleviti rappresentano piuttosto una versione dell'Islam peculiare alle vicissitudini storiche ed alla complessità culturale dello spazio geografico anatolico.
 
Proprio il loro carattere eterodosso, nel corso della storia dell'Impero Ottomano, ha però suscitato nei loro confronti sospetti e diffidenze. Le discriminazioni, periodicamente sfociate in aperte violenze, hanno posto gli Aleviti tra i più entusiasti sostenitori del laicismo della repubblica di Ataturk che ha confinato gli affari religiosi nella sfera privata. In realtà l'avvento della repubblica non ha mantenuto tutte le sue promesse e non ha rappresentato la fine dei problemi per la comunità alevita. Negli anni '90, con la crescita dell'Islam politico di matrice sunnita, gli Aleviti sono stati di nuovo bersaglio di ostilità e violenze. Nel 1993 a Sivas, nell'Anatolia centrale, trenta artisti ed intellettuali aleviti morirono nell'incendio, appiccato da estremisti sunniti, dell'albergo nel quale erano riuniti per una manifestazione culturale. Il "massacro di Sivas" ha rappresentato per la comunità alevita un punto di svolta, la presa di coscienza delle minacce che gravava sulla comunità e ha innescato un processo di riscoperta identitaria che ha assunto anche un carattere politico attraverso una serie di rivendicazioni che mirano a rimettere in discussione la tradizionale concezione della laicità dello stato turco. Rivendicazioni che gli Aleviti hanno portato anche all'attenzione dell'Unione Europea, ponendo il futuro delle relazioni tra lo stato turco e la popolazione come una delle tante questioni attorno alle quali si giocherà l'integrazione europea della Turchia.
 
Osservatorio Balcani e Caucaso, portale internet, centro studi, media elettronico che da oltre un decennio esplora le trasformazioni sociali e politiche dell'Europa sud orientale, della Turchia e del Caucaso, ha deciso di rivolgere la propria attenzione anche alla realtà degli Aleviti perché se da una parte la loro realtà rappresenta un'occasione per la politica e la società turca di ripensare il suo rapporto con la pluralità e le differenze, dall'altra, per noi in Occidente, essa è uno stimolo per guardare alla Turchia al di là degli stereotipi, prestando attenzione alla sua complessità storica, culturale e religiosa. Pensando che esiste anche “un'altra” Turchia.
 
“Un'altra Turchia: islam, pluralismo e gli aleviti” è appunto il titolo del convegno organizzato a Roma il 1° aprile da Osservatorio Balcani e Caucaso che ha avuto Radio Radicale come media partner. Al dibattito, moderato da Luisa Chiodi, direttrice di OBC, sono intervenuti Fabio Salomoni, sociologo presso la Koc Unvesitesi di Istanbul, Mario Zucconi, docente di Relazioni internazionali all'università di Princeton, e Giancarlo Bosetti, direttore della rivista Reset.
 
Dal festival di Hacibektas (Foto di Andrea Rossini)
Il convegno è stata l'occasione per presentare il documentario “Il leone e la gazzella”, realizzato da Fabio Salomoni e Davide Sighele e prodotto da OBC, che racconta le vicende storiche e politiche degli Aleviti prendendo spunto dalla loro più importante celebrazione religiosa, il Festival di Hacibektas.
Hacibektas è una località simile a tante altre sparse sull'altipiano anatolico, ma non è un villaggio come gli altri. Qui, nel XIII secolo, si stabilì Haci Bektas Veli, un santo derviscio che proveniva dal Khorasan, la regione culla del misticismo sufi. Alla sua morte, nel villaggio che prese il suo nome, si formò la confraternita dei Bektashi che si diffuse ampiamente in tutto l'impero ottomano e in particolare nei Balcani. L'attività della confraternita proseguì fino ai primi anni dell'800, quando fu sciolta dal sultano insieme al corpo militare dei Giannizzeri a cui era strettamente legata. Il convento continuò però ad essere il punto di riferimento per tutti gli Aleviti fino al 1927, quando la repubblica fondata da Kemal Ataturk sciolse tutte le organizzazioni religiose e chiuse i luoghi di culto aperti al pubblico. Bisognerà attendere gli anni Sessanta e un clima politico diverso da quello dei primi anni della repubblica per vedere la riapertura del convento che fu celebrata il 16 agosto del 1964. Da allora ogni estate ad Hacibektas arrivano centinaia di migliaia di Aleviti provenienti da tutta la Turchia e dall'estero insieme a molti visitatori per quello che è nello stesso tempo un pellegrinaggio religioso, un festival musicale e una manifestazione politica che offre uno spaccato della realtà dell'Alevismo ma anche della società turca nel suo complesso.




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