venerdì 8 aprile 2011

ZENNIER: IN LIBIA COME IN KOSOVO NECESSARIA UNA EXIT STRATEGY

Necessario anche trovare una soluzione per il nord del Kosovo e un compromesso per garantire le indagini sulle accuse del “Rapporto Marty”.

Lamberto Zannier
In questi giorni di conflitto armato in Libia, molti paragonano l'attuale situazione a quanto accaduto in Kosovo, per un decennio protettorato Onu-Nato, dopo la fine della guerra serbo-kosovaro nel 1999 grazie ai bombardamenti dell'Alleanza. Secondo Lamberto Zannier, capo dell'Unmik, la missione Onu in Kosovo, “la lezione principale da trarre” dovrebbe essere “quella di non imbarcarsi nella gestione della crisi di un conflitto, senza avere una chiara idea della strategia d'uscita”. “La strategia d'uscita che è mancata in Kosovo era in fondo proprio legata alla status, questione rimandata sempre al futuro: per anni abbiamo ascoltato dichiarazioni del tipo 'facciamo questo e ce ne andiamo' e invece siamo sempre lì, con costi enormi per la Comunità internazionale”. Per non commettere lo stesso errore oggi “deve esserci una chiara definizioni dei parametri”.

Due giorni fa, parlando con i giornalisti italiani durante una sua visita di routine a Belgrado in preparazione del rapporto periodico che il mese prossimo presenterà al Consiglio di sicurezza, Zannier ha riferito di aver “parlato molto e a lungo” con i suoi interlocutori serbi dei colloqui con Pristina ripresi recentemente sotto l'egida dell'UE. I negoziati secondo alcuni potrebbero arrivare a risolvere la questione del Nord con uno scambio di territori: il Kosovo settentrionale a maggioranza serba a Belgrado, le zone serbe del sud a maggioranza albanese a Pristina. Posto che “lo scenario più realistico in questo momento resta la forte autonomia al Nord, nell'ambito dello stato kosovaro”, Zannier non ritiene però inaccettabile lo scambio: “Se ci fosse l'accordo delle parti se ne potrebbe e dovrebbe parlare, cercando a quel punto il modo di presentare il processo come limitato alla situazione 'sui generis' del caso Kosovo, senza renderlo esportabile altrove".

In tale ottica, senza l'accordo tra Belgrado e Pristina, “forzare la cosa non sarebbe una buona idea” perché si rishierebbero “ripercussioni in altre zone”, ha sostenuto Zannier, ricordando l'altra questione aperta che sarà discussa al Palazzo di vetro, ovvero il dossier del Consiglio d'Europa sul presunto traffico di organi umani in Kosovo, principalmente a danno di prigionieri civili serbi nel 1999-2000, messo a punto dal senatore svizzero Dick Marty. Belgrado chiede che sia formata una apposita commissione d'inchiesta su mandato Onu, invece di affidare le indagini alla missione europea Eulex, come sostengono tra gli altri Regno unito e Francia. Zennier ha detto che l'Unmik è impegnata a trovare un compromesso su come impostare l'indagine: “L'importante è che queste pre-condizioni e questo dibattito sul meccanismo da adottare non blocchino il processo: le investigazioni devono andare avanti, queste accuse vanno prese molto seriamente ed è opportuno che si faccia chiarezza”.

Nessun commento:

Posta un commento