domenica 6 marzo 2011

CROAZIA: ANCORA PROTESTE CONTRO IL GOVERNO

Nuove manifestazioni in varie città croate contro il governo di Jadranka Kosor, ma la gente scesa in piazza non si fida nemmeno dell'opposizione e neanche dell'Europa

La manifestazione di Rijeka contro il governo croato
(Foto: Nel Pavletic/PIXSELL da http://www.nacional.hr/)
di Marina Szikora [*]
Come annunciato, e come risulta ormai ogni secondo giorno, venerdi' sera, la manifestazione che adesso viene chiamata «Facebook proteste» ha visto riunirsi un'altra volta nella Piazza dei Fiori di Zagabria tutti quelli che hanno deciso instancabilmente di marciare per le strade della capitale in segno di protesta contro il governo di Jadranka Kosor. Le stime sul numero di quelli che vi hanno preso parte sono diverse, a secondo del profilo dei media. Secondo la televisione di stato, venerdi' sera il numero di manifestanti non avrebbe otrepassato quello di mercoledi' scorso, cioe' alcune migliaia di persone, ma secondo i giornali come il quotidiano «Jutarnji list» o il settimanale «Nacional», per le strade di Zagabria hanno marciato venerdi' tra 8.000 e 10.000 persone. La manifestazione e' partita, come detto, dal posto ormai consueto di raduno, la Piazza dei Fiori per proseguire poi verso il maggior numero delle istituzioni del potere in Croazia, quelle mediatiche, politiche ed economiche. La gente scesa in piazza sono state maggiormente persone giovani, portando cartelloni con scritte «350.000 disoccupati», «Le autostrade sono proprieta' dei cittadini», «Voi non servite al popolo ma rubate», «Governo vattene» e gridavano il nome della premier invitandola a dimettersi. Nella Piazza dei Fiori alla gente si sono rivolti i rappresentanti dei sindacati affermando che anche i leader dei sei sindacati croati sono con i manifestanti e che continueranno ad appoggiarli. «Il posto dei sindacati e' in piazza» hanno detto aggiungendo che oggi esistono «due Croazie: quella delle poltrone e quella povera dei cittadini semplici».

Dalla Piazza dei Fiori la prima tappa dei demonstranti e' stata via Radiceva che settimana scorsa e' stata luogo di scontri e violenze. I cordoni di polizia bloccavano la via verso la citta' vecchia dove si trova la sede del Governo, zona vietata dalla legge per le manifestazione. Gridando «Dimissioni, dimissioni!» i manifestanti hanno incendiato candele davanti ai cordoni di polizia e poi hanno continuato il loro cammino verso la sede dell'HDZ. Anche li' venivano bloccati da un cordone di decine di poliziotti a cui i manifestanti hanno gridato «Voi proteggete la mafia», «Vogliamo le elezioni», «Jadranka, questa e' la fine, addio e non tornare piu'». Numerosi studenti portavano un grande manifesto sul quale c'era scritto «HEP (che e' la maggiore compagnia per l'elettricita', n.d.t.), acque, foreste, sanita', educazione....contro la privatizzazione! Contro il capitalismo e contro l'Ue». Moltiplicandosi, il numero dei manifestanti ha raggiunto poi la sede dell'Agenzia di occupazione dove hanno gridato «Vogliamo il lavoro!». A saputa che il principale notiziario serale della televisione statale HTV aveva parlato di soltanto mille cinquecento persone per le strade di Zagabria, i manifestanti infuriati hanno deciso di recarsi davanti alla sede della televisione per far vedere in quanti erano veramente e gridando «Vogliamo la verita'» «Non vi pagheremo il cannone» hanno proseguito verso l'edificio di Europapress holding dove al colosso mediatico hanno gridato «Bugiardi, avete instupidito il popolo». La manifestazione si e' conclusa verso le ore 22 senza alcun incidente. A differenza delle violenze di sabato scorso, quando i manifestanti infuriati lanciavano sassi, bottiglie e altri oggetti a portata di mano, questa volta regalavano ai poliziotti rami di ulivo e panini con spiegazione che si tratta di spuntini per facilitare loro l'obbligo del lavoro notturno.

Insomma, la situazione non si placa e gli organizzatori delle manifestazioni ne annunciano altre, gia' domani, [oggi, domenica, n.d.r.] e dicono che non si fermeranno finche' il governo e la premier non si dimetteranno e finche' il popolo non sara' invitato al voto anticipato.

Intanto, questa settimana, l'opposizione guidata dal presidente socialdemocratico Zoran Milanovic, ha chiesto per tre giorni consecutivi alla premier Jadranka Kosor di presentarsi in Parlamento e riferire sulla situazione nella capitale e nel Paese. Ma il partito governativo, l'HDZ cerca di mettere in primo piano la tesi che la richeista e l'insistere dell'opposizione, consapevolmente o inconsapevolmente, e' indirizzata contro la conclusione dei negoziati di adesioni croati con l'Ue. Cosi' uno degli esponenti dell'HDZ, scrive il quotidiano 'Jutarnji list', afferma che nel momento in cui dall'Ue arrivano incoraggiamenti e consigli che bisogna lavorare con maggiore intensita' e raddopiare gli sforzi, la premier Kosor deve consumare le energie occupandosi delle manifestazioni e delle spiegazioni all'opposizione. Pochissimi sono i suoi commenti e in poche parole, Jadranka Kosor dichiara che «violenze no, manifestazioni pacifiche si'» ma avverte che le elezioni ci saranno, ma a fine anno o all'inizio di quello prossimo, che la data delle elezioni secondo la Costituzione verra' decisa dalla maggioranza governativa e non in piazza. E trovandosi in visita ufficiale venerdi' in Slovacchia, a Bratislava, Kosor ha accusato l'opposizione di voler qualificare le manifestazioni come stato di emergenza che pero' in Croazia non esiste. Ha risposto che non si e' rifiutata di venire in Parlamento ma ha avuto impegni precisi accordati anticipatamente. «Quando realizzeremo l'obiettivo storico e concluderemo i negoziati con l'Ue, allora concorderemo la data delle elezioni» ha sottolineato la premier croata.

Tengo a informarvi anche che nel pieno di questa attualissima situazione in Croazia, giovedi', dopo 58 giorni passati in stato di arresto al carcere di Zenica in BiH, il difensore croati Tihomir Purda e' tornato in Croazia, cioe' alla sua citta' Vukovar, ad abbracciare sua moglie e i suoi figli. Tihomir Purda, ne abbiamo parlato nelle nostre trasmissioni, e' stato arrestato al confine con la BiH perche' su di lui pendeva un mandato di cattura serbo per presunti crimini di guerra. Tihomir Purda, va sottolineato, fu prigioniero di guerra in uno dei campi di concentramento serbi negli anni novanta dove sotto torture e minacce aveva ammesso e firmato la sua colpevolezza. Dopo una intensa attivita' dei due ministeri di giustizia, quello croato e quello serbo, sotto intensa pressione dell'opinione pubblica croata, in particolare della popolazione dei difensori che sabato scorso hanno organizzato una manifestazione di protesta nella piazza principale di Zagabria, Purda e' stato liberato dal carcere di estradizione in BiH mentre, secondo le parole del portavoce della Procura serba, Bruno Vekaric, il processo penale e' stato sospeso per mancanza di prove contro Purda accusato di aver commesso crimini di guerra nel 1991 a Vukovar. Vekaric ha spiegato che una tale decisione e' stata presa perche' la giustizia militare serba degli anni novanta ha codotto male le indagini.

Ovviamente, le reazioni in Serbia non sono mancate, in particolare quelle negative provenienti dalle fila dell'opposizione. Cosi' Aleksandar Vucic, vicepresidente del maggiore partito di opposizione il Partito serbo del progresso di Tomislav Nikolic, afferma che le autorita' serbe «si sono attivate seriamente per tranquilizzare le manifestazioni in Croazia». Tra i commenti anche quello di Petar Petkovic, portavoce del Partito democratico della Serbia, DSS dell'ex premier Vojislav Kostunica il quale sottolinea che mentre 45 mila serbi cercano quasi invano la restituzione del loro patrimonio in Croazia, le autorita' in Serbia pensano esclusivamente agli interessi altrui. Dragan Todorovic, vicepresidente dell'ultra nazionalista Partito radicale serbo dell'imputato dell'Aja, Vojislav Seselj valuta la decisione serba come vergognosa.
Le emozioni e l'entusiasmo a Vukovar ma anche in tutta la Croazia relativi alla tanto attesa e sperata liberazione di Tihomir Purda, non ha cancellato le divergenze e le accuse di chi e' stata la colpa per l'arresto di Purda e di come si poteva evitare questa vicenda cosi' traumatica per un difensore croato, vittima di uno dei tanti campi di concentramento serbi. Nemmeno la numerosa popolazione dei difensori e' unanime e ci sono quelli che annunciano ulteriori manifestazioni di protesta perche' ritengono che l'esito positivo del caso Purda sia arrivato troppo tardi. L'esponente del partito governativo e candidato presidenziale dell'HDZ alle ultime elezioni, Andrija Hebrang ha accusato invece il capo dello stato Ivo Josipovic e la sua politica di riconciliazione nella regione e soprattutto verso la Serbia perche', afferma Hebrang, il presidente Josipovic non ha insistito di far cadere tutte le accuse contro i difensori croati. A rispondergli lo stesso Presidente il quale si e' detto sorpreso delle dichiarazioni di Hebrang in quanto esponente del partito governativo che in questo modo cotrasta la poltica di riconciliazione sostenuta e portata avanti anche dallo stesso Governo e dalla premier Jadranka Kosor.

Tutto questo per illustrarvi che sono diversi i livelli di insoddisfazione nel Paese e che indubbiamente vengono usati anche come contrasto tra le posizioni governative e quelle dell'opposizione che invoca apertamente le dimissioni del governo e chiede la data concreta delle elezioni.
Oggi [ieri, sabato, n.d.r.] in altre citta' croate si svolgono altrettanto proteste antigoverno. Sono in tutto otto citta' in cui i cittadini croati seguono l'esempio di ieri seri nella capitale. Si manfesta quindi a Zara, la citta' in cui prevale l'orintamento politico a favore del partito governativo ma che ha visto marciare stamattina centinaia di cittadini con manifesti e grida contro il potere. Il maggior numero di manifestanti sono stati i giovani. Ma i piu' numerosi sono stati oggi i manifestanti nella piccola citta' barocca di Varazdin dove si sono riuniti i lavoratori senza stipendio, disoccupati, giovani di Facebook. In serata si attendono le manifestazioni a Spalato, Osijek e quella conclusiva a Fiume.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza andata in onda sabato 5 marzo.

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