mercoledì 23 febbraio 2011

I BALCANI AL CONGRESSO DEL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE

di Marina Szikora,
corrispondente di Radio Radicale[*]
Il 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito ha visto la partecipazione di una vasta rappresentanza di quelli che attualmente sono espressione dell'impegno radicale nelle parti piu' bisognose del mondo. L'essere presenti la' dove i popoli oppressi lottano per i diritti fondamentali, per la liberta' e per la democrazia. Espressione della realta' attuale ma anche un ricordo di tutte quelle che sono state le battaglie del partito transnazionale dalla sua istituzione al Congresso di Budapest nel 1989 fino ad oggi. E tra queste anche quelle a favore del riconoscimento dell'indipendenza della Croazia e per porre fine alla devastante guerra in ex Jugoslavia le cui conseguenze traumatiche sono tutt'ora un peso per la regione balcanica che tanto ha bisogno di oltrepassare il passato e in forma di riconciliazione, progresso e stabilita' essere pronta a realizzare le priorita' di tutti i paesi dell'area – le integrazioni euro-atlantiche. Lo ha sottolineato anche l'amico da anni del PRNT, il presidente croato Ivo Josipović nella sua lettera di saluto inviata al Congresso di Chianciano.

"Il vostro riunirsi a Chianciano e' al tempo stesso un ricordo di quello che venti anni fa avete intrapreso per una Croazia indipendente, libera e democratica. Allora, con la vostra iniziativa nonviolenta, indossando la divisa dei soldati croati, ma senza armi, vi siete recati nell'Osijek assediata e a Capodanno 1991 avete chiesto al mondo l'urgente riconoscimento della Repubblica di Croazia e la fine dell'aggressione militare. Senza armi, avete combattuto con il metodo nonviolento per la pace e per porre fine alle atrocita' della guerra, proprio come oggi lottate con la vostra politica per un'Europa forte e veramente unita" ha scritto il capo dello stato croato Ivo Josipović nella sua lettera ad Emma Bonino, Marco Pannella e a tutti gli amici radicali. Josipović ha rilevato che la Croazia, uscendo dalle atrocita' della guerra si "e' dotata anche di una esperienza preziosa. Da un paese che doveva affrontare molti problemi del dopoguerra, siamo diventati uno stato partner. E' per questo che vogliamo essere la' dove una tale esperienza e aiuto possono essere necessari. La' dove pace e democrazia sono cosi' desiderate e invocate. La' dove i popoli oppressi lottano tutt'ora per ottenere i loro fondamentali diritti e liberta'" ha detto il presidente croato che proprio nei giorni dello svolgimento del Congresso radicale ha festeggiato il suo primo anno di presidenza in Afghanistan, diventando il primo presidente della Croazia a visitare il contingente di soldati croati in missione di pace in Afghanistan. Le forze militari croate, ricordiamolo, partecipano nella missione di pace della NATO – ISAF. La profesionalita' dei soldati croati e' particolarmente plaudita e si ringrazia soprattutto la decisione di aumentare il contingente dei militari croati in Afghanistan. Va detto che anche se esistono molti problemi politici, tra cui in particolare la molto diffusa corruzione, molta attenzione viene dedicata al lavoro con le comunita' locali, all'educazione e alla sanita'. La Croazia finora ha dato il suo prezioso contributo ai progetti di sviluppo, autonomamente e anche nell'ambito dell'UNDP.

Al congresso del PRNT, dalla Croazia, hanno partecipato come iscritto, il membro del parlamento croato ed ex ministro degli esteri Tonino Picula e come ospite, Vesna Pusić, altrettanto parlamentare croata, esponente del Partito popolare croato e presidente della Commissione nazionale per seguire i negoziati di adesione della Croazia all'Ue. Vesna Pusić e' anche molto attiva nell'ambito dell'ELDR, vale a dire dei liberali europei di cui e' stata anche vice presidente. Nel suo intervento, come membro del PRNT e parlamentare, Tonino Picula ha sottolineato l'importanza delle riunioni radicali a larga rappresentanza in quanto contributo attivo e reazione verso emergenze di violenza ed ingiustizia che succedono o succedevano in diverse parti del mondo. Secondo Picula la recente crisi finanziaria ha confermato profonda interconnessione di tutte le parti del mondo. Quasi non ci sono piu' crisi locali o regionali. Le crisi iniziano ad essere sempre meno incidenti isolati e sempre di piu' sintomi della debolezza del sistema globale, ha detto il deputato croato. E come comune connessione globale, la sicurezza oggi assume innanzitutto dimensioni sociali, economiche, energetiche ed ecologiche. Conflitti politici sono provocati soprattutto a causa della violazione dei diritti umani e liberta' fondamentali, corruzione a vasta e profonda scala, l'esistenza della piccola elite che controlla una larga porzione di benessere nazionale, governamento debole e mancanza di un network di sicurezza sociale. Possiamo dire, afferma Picula, che noi oggi viviamo insieme in un modo in cui un vicino che sta' precipitando puo' essere pericoloso nello stesso modo come un vicino potente ed aggressivo. Ci sono molte evidenze che organizzazioni multilaterali e regionali hanno bisogno di rivitalizzazione.

Secondo l'opinione del radicale croato, la crisi dell'Ue, OSCE, ONU e di altre organizzazioni multilaterali e' innanzitutto politica. E' chiaro a tal proposito che riforme strutturali di per se stesse non risolveranno tutti i problemi politici che soltanto gli Stati che ne fanno parte possono affrontare. Picula si dice convinto che la diplomazia multilaterale e buon funzionamento delle organizzazioni multilaterali non sono possibili senza rispettare il concetto multiculturale in societa' individuali, non possono andare avanti senza introdurre nuovi modelli di integrazione di tutte le comunita' di minoranze, a partire da quelle etniche a quelle sessuali. E va detto, afferma il deputato croato, le organizzazioni multilaterali verranno giudicate dalle loro azioni e non soltanto dalle loro dichiarazioni. Sembra che adesso nell'Ue e' piu' importante il tema di come espandere l'efficienza del Fondo Europeo della Stabilita' Finanziaria che come allargare il numero degli stati membri. Con l'eccezione della Croazia, che potrebbe aderire all'Ue intorno al 2013, sottolinea Picula, molto probabilmente nessun altro paese dei Balcani (Macedonia, Serbia, Kosovo, BiH, Montenegro e Albania) non sara' pronto per l'ingresso nell'Ue prima del 2020. L'Ue, avverte Picula, non ripetera' l'errore che aveva commesso accogliendo il Cipro e non accettera' piu' l'ingresso di paesi che non hanno risolto questioni territoriali e di status con i loro vicini.

Qui va avvisato che due dei paesi europei piu' giovani, il Montenegro ed il Kosovo si trovano nell'immediata vicinanza della Croazia e con il paese piu' instabile, che sarebbe la BiH, la Croazia condivide 1000 chilometri di confine. E purtroppo, la BiH e' ancora piuttosto un processo che uno stato vero, sostiene l'ex ministro degli esteri croato. L'Ue puo' aiutare la BiH ad implementare le necessarie riforme ma non puo' dettare la politica e tanto meno indirizzare il suo governo a governare in modo liscio o garantire stabilita'. Che cos'e' quello su cui i paesi dei Balcani Occidentali possono contare nel secondo decennio del 21esimo secolo si chiede Picula? La verita' e' che bisogna essere desiderati, e non soltanto rispettare le condizioni imposte. Nonostante il fatto che l'Ue oggi sta' affrontando una specie di crisi di legittimita' (la piu' bassa risposta alle ultime elezioni europee, resistenza al futuro allargamento, una posizione vacillante durante l'ultima crisi finanziaria ecc.,) l'Ue e' il progetto piu' importante durante l'intera storia europea. Per questa ragione, anche dal palco del congresso del PRNT, i rappresentanti dei paesi che aspirano all'ingresso nell'Ue e se lo pongono come una delle priorita' del loro attuale e futuro impegno, l'Ue deve rimanere una unione aperta a nuovi stati membri ma anche e soprattutto a nuove iniziative.

[*] Il testo è la trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 22 febbraio. La registrazione audio/video dei lavori del congresso è disponibile in italiano, inglese e francese sul sito di Radio Radicale.

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