lunedì 25 luglio 2011

L'ULTIMO RICERCATO

Goran Hadzic, l'ultimo super-ricercato dal Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, arrestato il 20 luglio scorso nel nord della Serbia dopo anni di latitanza, da venerdì è detenuto nel carcere Onu di Scheveningen. Contrariamente a Radovan Karadzic e a Ratko Mladic, Hadzic ha rinunciato a presentare appello contro la decisione dei giudici serbi di estradarlo. Appena il tempo di rivedere la moglie, la sorella ed il figlio, ma anche l'amante e la figlia nata dalla loro relazione.
Con la consegna dell'ultimo dei 46 sospetti criminali di guerra richiesti a Belgrado, "la Serbia ha pienamente assolto tutti i suoi obblighi di cooperazione con il Tribunale penale internazionale dell'Aia", ha dichiarato il ministro della Giustizia, Snezana Malovic, dopo aver firmato l'ordine di estradizione. E soprattutto supera uno degli ostacoli più ardui lungo il suo cammino verso l'adesione all'Unione Europea. Belgrado si attende ora in cambio che la Commissione europea, nel suo rapporto di ottobre prossimo, le conceda lo status ufficiale di Paese candidato all'adesione e fissi la data di inizio dei negoziati di adesione, magari già a partire dal 2012.
Il capitolo criminali di guerra è dunque chiuso: tutti i 161 imputati per i crimini commessi durante le guerre degli anni novanta sono finiti alla sbarra davanti ai giudici del Tribunale istituito dalle Nazioni Unite. Una buona notizia, con cui riaprire il blog dopo le ferie.

L'estradizione di Goran Hadzic
Hadzic dovrà ora rispondere di accuse pesantissime per il ruolo che svolse nella guerra, in qualità di presidente della Repubblica serba di Krajina, autoproclamata dai serbi che si opponevano all'indipendenza dalla Jugoslavia dichiarata della Croazia nel 1991. Vukovar, cittadina sul Danubio al confine tra Croazia e Serbia, è il simbolo di quel conflitto: le truppe serbe la tennero sotto assedio per tre lunghi mesi fino alla sua resa, il 18 novembre 1991. Circa 1100 furono le vittime civili dell'assedio, 5000 furono le persone rinchiuse in campi di concentramento e 22000 quelle costrette ad andarsene dalla pulizia etnica. Tra i morti anche i 264 croati e non-serbi che vennero prelevati dall'ospedale, dove si erano rifugiati nella speranza di essere evacuati, e trucidati con un colpo di pistola in una fattoria di Ovcara, a poca distanza da Vukovar. Un crimine per cui lo scorso anno il presidente serbo Boris Tadic ha chiesto scusa, rendendo omaggio alle vittime.

Secondo l'accusa, Hadzic “fece parte di una organizzazione criminale”, che agì con l'obiettivo di “cacciare per sempre la maggioranza dei croati e degli altri non serbi”, in linea col disegno politico della “Grande Serbia” con cui Slobodan Milosevic puntava all'annessione di tutti i territori abitati da serbi nei Balcani.
I capi di accusa di cui Hadzic dovrà rispondere alla giustizia internazionale sono 14:
- sei crimini contro l'umanità ( stabiliti dell'art. 5 dello statuto del Tpi): persecuzione su base politica, razziale o religiosa; sterminio; omicidio; tortura, atti disumani; deportazione e trasferimento forzato;
- otto crimini di guerra (art. 3 statuto Tpi): omicidio; tortura; trattamento crudele; distruzione indiscriminata di villaggi e devastazione non giustificata da necessità militari; distruzione e danneggiamento intenzionale di istituzioni educative e religiose; saccheggio di proprietà pubbliche e private.
Alla giustizia ordinaria serba resteranno invece da accertare le responsabilità legate alla latitanza di Hadzic, che si sarebbe svolta principalmente in Russia e in Bielorussia. [RS]

Vukovar 1991

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