giovedì 28 luglio 2011

KOSOVO: LA SERBIA NON FARA' LA GUERRA

Qui di seguito la corrispondenza di Marina Szikora sulla nuova crisi tra Serbia e Kosovo, per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 28 luglio a Radio Radicale

Militari Kfor al confine tra
Kosovo e Serbia in una foto
di repertorio (da Der Spiegel)
"La Serbia non fara' guerra" cosi' il presidente della Serbia Boris Tadić richiama alla ragionevolezza e alla calma a proposito dell'azione della polizia kosovara sulla linea amministrativa invocando una soluzione diplomatica del nuovo problema che minaccia seriamente la tregua tra il Kosovo e la Serbia. Pero', al tempo stesso, Tadić ha qualificato del tutto inaccettabile l'azione delle forze speciali della polizia del Kosovo al nord del paese, avvertendo che un qualsiasi unilateralismo minaccia di far crollare pienamente il dialogo tra Belgrado e Priština. Il presidente serbo ne ha parlato con l'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton e ha illustrato che azioni di questo tipo rischiano di porre fine al processo di pace prima che vi siano raggiunti risultati concreti. "Ho avuto garanzie che l'Ue e Bruxelles procederanno in base a tutti gli standard precedenti, in modo neutrale, cercando la soluzione durante il dialogo. Mi aspetto che anche l'amministrazione degli Stati Uniti fara' lo stesso. Credo che in questo senso non ci sono dilemmi, ma e' possibile che alcune persone dell'amministrazione americana incoraggino Priština a tali mosse" ha detto Tadić.

Il capo dello stato serbo si e' appellato a tutti i cittadini del Kosovo di mantenere la calma e ha rilevato che solo con la diplomazia si possono risolvere i problemi. Tadić ha aggiunto che l'azione di Priština e' stata intrapresa con l'obiettivo di governare il Kosovo il che e' assolutamente inaccettabile. Ha precisato inoltre che da quando e' iniziata l'azione unilaterale Rosu che e' stata strumentalizzata da parte delle istituzioni competenti di Priština affinche' siano occupate frontiere e punti di controllo doganali, le istituzioni della Serbia hanno reagito e hanno lavorato a fin di calmare la situazione. Tadić ha avvertito che in questo momento in Serbia ci sono partiti politici che ritengono che ora bisogna entrare in conflitto ed aprire nuove guerre e violenze. Ma il presidente della Serbia si e' detto convinto che la maggior parte dei cittadini non sostiene una tale politica. Proprio al contrario, bisogna continuare a partecipare nel dialogo e contribuire alla pace, ha detto Tadić rilevando che non bisogna nuovamante cadere nella trappola in cui il popolo serbo e lo stato erano caduti negli anni novanta.

Il segretario di stato serbo presso il Ministero per il Kosovo e Metohija, Oliver Ivanović ha valutato che la situazione in Kosovo e' delicata e che solo congiuntamente e' possibile oltrepassare la crisi e l'instabilita' creatisi dopo questa vicenda alle frontiere di Jarinje e Brnjak. Secondo il vicepresidente del governo serbo Božidar Đelić il modo in cui la Serbia ha reagito all'embargo e al tentativo di cambiare la situazione al confine amministrativo al nord del Kosovo dimostra chi e' quello che in effetti promuove i valori europei nella regione e un tale atteggiamento, e' convinto Đelić, verra' riconosciuto.

Tra i commenti in Serbia, vi e' anche quello dell'autorevole analista politico Predrag Simić secondo il quale la decisione del governo kosovaro di mandare le forze sulla linea amministrativa con la Serbia rappresenta una mossa di azzardo con la quale vengono sondate le forze della Serbia. "Temo che la prognosi e' brutta e che le provocazioni continueranno. Priština tentera' di influire al massimo sulle vicende in Serbia, rafforzando la divisione tra i partiti politici serbi e soffermando l'attenzione della comunita' internazionale cerchera' di portare la Serbia ad una posizione di stallo" ha detto Simić per l'agenzia di stampa serba Beta. Ha aggiunto che l'embargo, se proseguira', fara' perdere alla Serbia annualmente oltre 300 milioni di dollari e piu' di 5.000 posti di lavoro, mentre e' solo incerto fino a quando il Kosovo potra' resistere e ricuperare la merce, sopratutto gli alimentari che arrivano dalla Serbia. Simić conclude che nel momento della debolezza della Serbia a causa delle elezioni l'interesse di Priština e' di provocare incidenti e in tal modo ottenere delle concessioni e rafforzare la posizione negoziale nei colloqui che proseguiranno a settembre a Bruxelles.

Il presidente serbo Boris Tadic riceve il Premio Polak a Praga
Proprio mentre incalzavano tensioni al confine, il presidente della Serbia Boris Tadić riceveva a Praga il prestigioso premio "Polak" per aver contribuito alle riforme democratiche ed economiche in Europa centro-orientale. Va detto che tra i laureati di questo premio istituito nel 1994 ci sono stati anche l'ex premier della Serbia, il defunto Zoran Đinđić e quello della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus, nonche' l'ex presidente polacco Lech Walesa. Il premio americano-ceco Polak e' stato consegnato a Tadić all'Universita' Carlo di Praga. Rivolgendosi agli studenti della scuola estiva dell'Istituto americano per i sistemi politici ed economici e dell'Istituto di giornalismo di Praga il presidente serbo ha reagito anche agli ultimi passi di Priština condannandoli come uno schiaffo a tutti quelli che credono nell'accordo. Tenendo lezione ai futuri politolosi, economisti e giornalisti, Tadić si e' allacciato alle visioni dell'ex premier assassinato Zoran Đinđić che dallo stesso palco si rivolse agli studenti nove anni fa, altrettanto come laureato del premio Polak.

Tadić ha citato le parole di Đinđić: "con i vicini bisogna chiudere la finestra attraverso la quale il passato entra nella quotidianita' e nel futuro". Il presidente della Serbia ha detto che il desiderio del suo paese e' quello di avere i migliori rapporti possibili con i vicini. L'obiettivo e' la stabilita', ha rilevato Tadić e ha aggiunto che se la Serbia avra' buoni rapporti con la Croazia, cio' sara' buono anche per la BiH e se rafforzera' le relazioni con l'Albania, questo portera' del bene anche ai cittadini del Kosovo. Tadić ha detto che la regione balcanica puo' trovare soluzioni per tutti i problemi nel dialogo. "Noi siamo pronti a sederci con gli albanesi kosovari e discutere come organizzare le nostre relazioni. Questo non deve essere affrettato. Quasi 20 anni non vi e' stata nessuna comunicazione e bisogna costruire la fiducia" ha detto Tadić. Il presidente serbo ha condannato gli eventi al confine e ha detto di essere stato convinto che si e' al di sopra della politica di violenza. "Evidentemente non lo siamo. L'ultima azione e' uno schiaffo a quelli che credono nel potere dei negoaziati" ha sottolineato Tadić ponendo la domanda come sara' possibile adesso avere fiducia.

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