giovedì 16 dicembre 2010

CRIMINI IN KOSOVO: DOSSIER DEL CONSIGLIO D'EUROPA ACCUSA IL PREMIER THACI

Il premier kosovaro Hashim Thaci
Il premier kosovaro Hashim Thaci è il capo di un'organizzazione criminale responsabile di traffico di armi, droga e organi umani che cominciò ad operare nel corso della guerra del Kosovo proseguendo poi negli anni successivi. Questo, almeno, è quanto sostiene il rapporto della commissione d'inchiesta del Consiglio d'Europa sul crimine organizzato redatto dal parlamentare svizzero Dick Marty - già noto per aver portato alla luce le prigioni segrete Cia in Est Europa - che è stato presentato oggi ai diplomatici europei dei 47 paesi membri del Consiglio d'Europa, ma che ieri è stato ampiamente anticipato dagli organi di informazione internazionali. Il rapporto afferma che approfittando del caos immediatamente successivo alla fine del conflitto serbo kosovaro nel giuno del 1999, l'Uck (l'Esercito di liberazione del Kosovo) - e in particolare il "gruppo di Drenica" comandato dallo stesso Thaci - mise in atto un traffico illegale di organi espiantati ai prigionieri, nelle basi della guerriglia antiserba in territorio albanese. La vicenda fu denunciata dall'ex procuratore capo del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, nel suo libro "La caccia" pubblicato nel 2008.

Secondo le "numerose concrete e convergenti informazioni" raccolte nel rapporto del CdE, nell'estate del 1999, subito dopo la fine del conflitto serbo-kosovaro, cittadini serbi e kosovari albanesi furono tenuti prigionieri dall'Uck, in prigioni segrete nel nord dell'Albania e furono sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, prima di scomparire definitivamente. In una clinica in territorio albanese ad alcuni prigionieri furono poi asportati gli organi che vennero poi inviati all'estero per trapianti. Secondo il rapporto l'attività criminale è poi proseguita, in alcune forme fino ad oggi, come dimostrerebbero le indagini della missione civile dell'Unione Europea in Kosovo (Eulex) sulla clinica "Medicus" di Pristina. Il rapporto - che non è "non un'indagine penale", come si precisa nel testo - descrive la sorte che potrebbe essere toccata ad almeno "470 persone scomparse dopo l'arrivo (in Kosovo) delle truppe (della Nato) il 12 giugno 1999, 95 delle quali erano albanesi kosovari e 375 non albanesi, principalmente serbi". Prigionieri di guerra, ma anche kosovari accusati di tradimento e collaborazionismo, trasferiti nei campi base dell'Uck in Albania, quando "il confine tra Kosovo e Albania aveva effettivamente cessato di esistere".

La regia di questo disegno criminale va attribuita al "gruppo di Drenica", la fazione Uck facente allora capo all'attuale premier Thaci definito "un boss criminale" dai rapporti dei servizi segreti italiani, tedeschi, inglesi e greci. Nel documento Marty riporta nomi e cognomi dei membri del gruppo che "avrebbero dovuto essere condannati per gravi crimini, ma che (...) hanno consolidato la loro impuntià". Tra questi spicca quello del chirugo Shaip Muja, nel 1999 comandante di una base medica dell'Uck in Albania e oggi "consigliere politico nell'ufficio del pirmo ministro, con resposabilità 'inter alia' in materia di Sanità". Il Kosovo nel frattempo diventato indipendente e che aspira al riconoscimento internazionale, ad un seggio all'Onu e ad avviare il processo di adesione all'Ue, sarebbe dunque rimasto teatro di crimini terribili, anche dopo la guerra per almeno un decennio, con il placet del premier e con il silenzio complice della comunità internazionale. Di particolare importanza nel documento è il ruolo degli "attori internazionali (che) scelsero di non vedere i crimini di guerra compiuti dall'Uck, in cambio del raggiungimento di un certo grado di stabilità a breve termine". Dalla Nato "de facto alleata dell'Uck", alla missione Onu, Unmik non all'altezza di gestire le indagini, alla missione dell'Ue, Eulex, subentrata nel 2008, che secondo il rapporto ha "lasciato vane le aspettative (...) di andare oltre gli 'intoccabili', dei quali un passato più che oscuro è comunemente noto".

Il documento non avrà conseguenze penali dirette ma, a soli due giorni dalle prime elezioni legislative del Kosovo indipendente è una autentica bomba per il neo riconfermato premier Hashim Thaci, già impegnato a difendersi dalle accuse sui brogli compiuti dal suo partito per vincere le elezioni. Le autorità serbe, che aspettavano l'esito delle elezioni per riaprire i negoziati con Pristina, hanno già espresso "perplessità sul futuro di Thaci" accogliendo il documento come "una grande vittoria". Belgrado indaga senza successo sul traffico di organi dal 2008. Il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, ha colto la palla al balzo e ha dichiarato di non sapere cosa sarà dell'avvenire di Thaci. Jeremic si trova in visita in Russia, il grande protettore internazionale della Serbia. "Profonda preoccupazione" per i contenuti del rapporto sul Kosovo e' stata espressa dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha auspicato che al documento sia data la più ampia diffusione possibile.

L'ambasciatore italiano in Kosovo, Michael Giffoni, invita a "reagire con calma ed equilibrio" circa l'opportunità di isolare Thaci e sostituirlo alla guida del governo ancora tutto da formare. Il nostro rappresentante diplomatico a Pristina sottolinea come il rapporto "non è certo una cosa buona per l'immagine internazionale del Kosovo, ma non è frutto di un'inchiesta della magistratura e non ha alcuna implicazione istituzionale". Le cautele diplomatiche sono comprensibili, ma è innegabile che per il suo peso politico e l'eco mediatico che sta suscitando, il rapporto rischia di compromettere la fragile stabilità del Kosovo con effetti tutti da comprendere sul resto della regione. E proprio questo è il problema per la Comunità internazionale, che seercita di fatto una sorta di protettorato sul Kosovo.

Il dossier è delicatissimo per l'Ue, impegnata a sostenere la stabilizzaizone e la pacificazione dell'ex Jugoslavia. Bruxelles ha già invitato l'autore del rapporto, Dick Marty, a fornire le prove di quanto sostiene alle autorita' competenti. Bruxelles "prende sul serio le accuse relative a crimini di guerra e criminalita' organizzata, e ricorda che questi aspetti fanno parte del dialogo costante che l'Ue ha con i paesi dei Balcani occidentali incluso il Kosovo", ha affermato Maja Kocijancic, portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue,Catherine Ashton. La portavoce della Ashton ha ricordato che, proprio per queste ragioni, in Kosovo c'e' la missione Ue Eulex che si occupa tra l'altro di fare luce su questi aspetti. Nessun commento sul rapporto però e' arrivata sulle prime dalla portavoce dell'Eulex, Kristina Herodes che si è limitata a dichiarare che al momento il rapporto è oggetto di studio e di analisi.

Intanti, il Comitato per gli Affari Legali dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa ha chiesto lo svolgimento di una serie di inchieste internazionali e nazionali sulle denunce contenute nel rapporto Marty. Il comitato sottolinea le "numerose indicazioni concrete e convergenti" che "sembrano confermare" i fatti denunciati. Il comitato chiede quindi a Eulex, la missione dell'Ue in Kosovo, di continuare il lavoro investigativo su questi crimini ed all'Ue ed agli altri stati presenti a fornire alla missione le risorse ed il sostegno politico di cui hanno bisogno. Il Comitato chiede infine alle autorita' serbe ed albanesi ed all'amministrazione del Kosovo, di cooperare pienamente con tutte le inchieste in materia.
                                                                                  

1 commento:

  1. povero thaci.. prima osannato e poi schifato !!

    http://adrenola.blogspot.com/2009/03/
    ecco-cosa-insegnamo-ai-bambini.html

    ecco cosa insegnamo ai bambini
    adrenola.blogspot.com

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