venerdì 31 dicembre 2010

L'UNGHERIA ALLA PROVA DEI BALCANI

di Marina Szikora [*]
Dal prossimo primo gennaio, l'Ungheria condurra' per sei mesi la politica dell'Ue e secondo gli annunci, tra le priorita' della presidenza ungherese ci sara' anche la questione dell'allargamento dell'Ue nonche' la stabilita' dei Balcani Occidentali e in questo contesto inevitabile sara' l'atteso dialogo tra Belgrado e Priština, vale a dire un tentativo di risolvere le numerose questioni aperte tra la Serbia e il Kosovo. Il ministro degli esteri ungherese Janos Martonyi ha dichiarato che Budapest appoggia fortemente l'inizio del dialogo tra Belgrado e Priština e si e' detto deluso a causa del ritardo dovuto soprattutto all'esplosione del caso clamoroso di Hashim Thaci. Il capo della diploamzia ungherese ha sottolineato che in ogni caso Budapest vuole che i colloqui inizino, a partire dagli elementi piu' neutrali, quindi tecnici per procedere poi verso le questioni piu' delicate che riguardano lo status. Martonyi ha ribadito che e' cruciale che le due parti dialoghino e che a tal proposito l'Ue ha offerto i suoi servizi.
Dal canto suo, il premier ungherese Viktor Orban, incontrando a Budapest settimana scorsa il presidente del Consiglio europeo, Hermann van Rompuy, ha detto che l'Ungheria durante la presidenza insistera' particolarmente sulla questione dell'ulteriore allargamento dell'Ue poiche' e' utile, sia per i membri attuali che quelli futuri. "Vorrei restituire lo slancio dell'allargamento perche' questo processo aiutera' anche a risolvere i problemi all'interno dell'Ue. Collui che si allarga al tempo stesso costruisce e crede nel proprio futuro. Il piu' necessario per l'Ue oggi e' credere nelle sue possibilita'" ha detto Orban alla conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio europeo. Il premier ungherese non ha nascosto che il suo Paese attendono sei mesi difficili perche' deve prendere delle decisioni che sono state rimandate per diversi anni ma questo, come ha detto, non spaventa gli ungheresi.
Tra gli eventi piu' importanti durante la presidenza ungherese, Orban ha annunciato il summit energetico a febbraio a Bruxelles ed il vertice sullo stesso argomento a maggio a Budapest, al quale parteciperanno anche i leader dell'Europa orientale. "Siamo pronti a delle modifiche limitate dell'Accordo di Lisbona, stiamo preparando un pachetto di misure economiche e molto altro" ha detto Orban.

La Croazia, ricordiamolo, ancora l'anno scorso sperava di poter concludere il processo di negoziati di adesione entro il 2010, ma le aspettative si sono dovute trascinate verso l'anno prossimo. A fine 2010, Zagabria conclude altri tre capitoli del processo di negoziati e si compie cosi' un ulteriore passo verso l'adempimento di quello che attualmente vuole essere l'obiettivo principale: concludere i negoziati entro la fine della presidenza ungherese, vale a dire entro il prossimo giugno. I tre capitoli chiusi temporaneamente sono Liberta' e sicurezza, Ambiente e Politica estera e di sicurezza. Alla conferenza stampa, il commissario europeo all'allargamento, Štefan Feule ha affermato che la Croazia ha compiuto un grande progresso, il 2010 e' stato un anno impressionante in cui ha chiuso 11 capitoli e con questo ha raggiunto un totale di 28 capitoli conclusi. Zagabria ha compiuto un progresso rilevante anche per quanto riguarda altri sei capitoli il che rappresenta una buona base per la loro chiusura nei prossimi mesi. Cio' dimostra la fermezza delle autorita' croate a continuare le riforme, ha concluso l'eurocommissario Feule.
Il momento chiave per la conclusione dei negoziati croati con Bruxelles sara' il prossimo marzo quando la Commissione europea presentera' il rapporto sull'adempimento delle misure per chiudere il delicatissimo capitolo Giustizia e diritti fondamentali, il capitolo piu' difficile e piu' impegnativo che detta la conclusione dell'intero processo di negoziati. La Commissione europea ha annunciato che presentera' questo rapporto il prossimo 11 marzo 2011 quando verra' definitivamente noto se i negoziati potranno concludersi entro il 21 giugno che sarebbe la massima data per convocare la conferenza di adesione sotto la presidenza ungherese. A scopo di raggiungere poi lo status di membro a pieno titolo dell'Ue restera' la ratifica del trattato di adesione in tutti i paesi membri. Questo potrebbe avvenire entro il primo gennaio 2013. Gia' dopo la firma del trattato, la Croazia potra' partecipare in veste di osservatore nel lavoro delle isituzioni europee.
Giovedi' scorso, il vicepresidente del governo ungherese, Tibor Navracsics, anche ministro della giustizia, ha dichiarato a Zagabria che uno degli obiettivi della prossima presidenza ungherese sara' la conclusione dei negoziati di adesione croati. "La Croazia non e' soltanto un vicino e amico con cui condividiamo un passato di mille anni" ha detto Navracsics e ha aggiunto che Budapest non riterra' la presidenza all'Ue un sucesso se la Croazia non riuscira' a concludere i negoziati di adesione. Il vicepresidente del governo ungherese ha qualificato la larghezza e l'intensita' delle relazioni tra i due stati come un esempio per gli altri paesi centroeuropei rilevando in particoalare l'esempio dell'appena aperto gasdotto tra Croazia e Ungheria la cui importanza, ha detto Navracsics, e' nell'interesse non soltanto dell'Ungheria e della Croazia ma un interesse di tutta l'Europa centrale. Ha aggiunto che Budapest si impegna a realizzare accordi energetici anche con la Slovacchia e Polonia e questo, ha precisato il vicepremier ungherese, aiuterebbe l'indipendenza energetica dell'Ue.

Un certo numero di esperti politici croati ritiene che il ritiro dalla politica dell'ex premier croato Ivo Sander, attualmente tenuto in arresto a Salisburgo per forti sospetti di corruzione, il quale aveva motivato il suo abbandono della politica "per dare spazio ad altri di prendere la guida del Paese", oppure le recentissime dimissioni del premier del Montenegro Milo Đukanović "a causa di esaurimento politico", oppure ancora le feroci critiche nei confronti del premier kosovaro Hashim Thaci per presunto coinvolgimento nel traffico illecito di armi, droga e organi umani, cosi' come risulta dal rapporto del Consiglio d'Europa, tutto questo e' un segnale chiaro che l'Unione europea ha deciso di mettere un po' d'ordine nella regione. L'esperto politico croato Žarko Puhovski per la Deutsche Welle ha spiegato che, secondo la sua opinione, ci sarebbero supposizioni che e' stata proprio l'Ue a chiedere le dimissioni del premier montenegrino Milo Đukanović in cambio dello status di candidato all'adesione del Montenegro. Stessa opinione e' stata espressa dal giornale britannico "Economist".
A differenza di queste opinioni, la presidente della Commissione nazionale che segue i negoziati di adesione croati, Vesna Pusić ritiene che il ritiro e le critiche nei confronti di ben tre premier della regione non sono stati cosi' diretti e poco diplomatici. Secondo Pusić l'Ue puo' essere riservata ma in ogni caso non puo' esercitare tali pressioni. D'altra parte, lo puo' fare il politico nazionale, in questo caso Milo Đukanović, afferma Vesna Pusić, valutando la situazione per ritirarsi poi dall'incarico di premier. La parlametare liberale croata ritiene che e' stato lo stesso Đukanović a considerare oportune le sue dimissioni per facilitare cosi' la via del Montenegro verso le integrazioni europee. Gli editorialisti e giornalisti del settimanale di Zagabria "Nacional" affermano che il loro ex proprietario ed editore, Ivo Pukanić e' stato ucciso perche' aveva aperto il tema del contrabbando di sigarette montenegrino e sono propensi ad interpretare le dimissioni di Đukanović come conseguenza di questo atto.
Secondo l'analista serbo Dejan Vuk Stanković, l'evento politico dell'anno, per la regione, e' stato sicuramente l'accordo raggiunto tra il presidente della Serbia Boris Tadić e il capo della diplomazia europea Kathrin Ashton, ovvero l'accordo tra la Serbia e l'Ue sulla risoluzione Kosovo delle Nazioni Unite. Questo evento e' stato preceduto dal parere della Corte internazionale di giustizia che era un segnale chiaro alla Serbia di dover ridefinire la sua politica verso il Kosovo, afferma Stanković. L'analista serbo sottolinea che questo ha fatto si' che "e' stato avviato un nuovo approcio nella politica serba e il problema Kosovo e' stato inserito in un contesto piu' vasto relativo alle integrazioni europee della Serbia in cui Bruxelles e' diventata una specie di istanza politica che partecipera' attivamente per stabilire la cornice del dialogo tra serbi e albanesi". Secondo un altro esperto serbo, Cvijetin Milivojević, sul piano delle integrazioni europee della Serbia l'unico risultato palpabile e' l'abolizione del regime di visti che pero' e' in vigore sin dalla fine del 2009.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 29 dicembre a Radio Radicale.

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