Foto Darko Bandic / Associated Press |
di Marina Szikora, corrispondente di
Radio Radicale [*]
In Slovenia, domenica 11 novembre, gli
elettori si sono recati alle urne per eleggere il nuovo presidente
per i prossimi cinque anni. Anche se si tratta di una carica senza
grandi poteri, la sua forza simbolica a causa dell'attuale crisi
assume un valore aggiuntivo. A vincere al primo turno,
dall'indipendenza del 1991, fino ad oggi è riuscito soltanto per due
volte Milan Kučan, nel 1992 e nel 1997, mentre il defunto ex
presidente Janez Drnovšek, nel 2002, e l'attuale presidente Danilo
Tuerk, eletto nel 2007, hanno vinto al ballottaggio. Secondo i
risultati di domenica, anche questa volta il futuro presidente
sloveno sara' uno dei due sfidanti al secondo turno: l'ex premier
Borut Pahor oppure il presidente uscente Danilo Tuerk. Borut Pahor,
appoggiato dai socialdemoratici e dalla lista civica di Gregor
Virant, ha ottenuto il 40 per cento di preferenze, mentre il
presidente uscente Danilo Tuerk, come candidato indipendente
appoggiato dal maggiore partito di opposizione, Slovenia Positiva, ha
ottenuto il 35,84 per cento. Meno successo invece per il terzo
candidato, con il 24,16 percento, l'europarlamentare Milan Zver,
candidato del partito di governo Partito Democratico Sloveno
dell'attuale premier Janez Janša e dei democristiani di Nova
Slovenia.
Commentando i risultati del primo
turno, il premier sloveno Janez Janša si e' detto deluso della bassa
affluenza alle urne e ha annunciato che il suo partito riflettera' a
chi dare il sostegno tra tre settimane al ballottaggio. Janša ha
detto che a differenza di Tuerk e Pahor, l'europarlamentare del suo
partito, Milan Zver nella sua campagna aveva parlato apertamente
della situazione seria in cui si trova lo stato sloveno e ha
appoggiato le urgenti riforme necessarie al paese per uscire dalla
crisi. Ha accettato quindi il ruolo ingrato di difendere la politica
antipopolare del governo. Secondo il premier sloveno, il paese
necessita attualmente di diverse misure anticrisi per sanare il
sistema bancario appesantito da mali crediti e per stabilizzare le
finanze pubbliche. Per questa ragione, la decisione a chi dare
appoggio nel secondo turno, tra Pahor o Tuerk, il partito di Janša
la prendera' in relazione alla posizione dei due candidati su queste
misure. Pahor e Tuerk hanno annunciato una battaglia che servira' a
presentare meglio i loro programmi agli elettori.
L'ex premier e candidato con il maggior
numero di voti ottenuti al primo turno, Borut Pahor, ha detto che il
risultato ha superato le sue aspettative e che questo gli serve come
ispirazione. Il presidente uscente Danilo Tuerk ha dichiarato invece
che l'esito e' aperto, che lui e' ottimista e che spera nella
vittoria al secondo turno. Al tempo stesso ha valutato che nella
campagna elettorale ci sono stati molti "colpi bassi" e
"menzogne". Ha aggiunto che al ballottaggio fara' il tutto
possibile affinche' siano visibili "le differenze concettuali"
tra lui e Pahor. "Mi impegno per uno stato onesto e diverso e
come presidente nel secondo mandato aiutero' la costruzione di un
tale paese", ha precisato Tuerk. Alludendo allo scandalo di
corruzione chiamato Patria, il presidente uscente ha indicato che la
Slovenia e' l'unico stato dell'Unione Europea in cui si conduce un
processo penale contro il presidente del governo e che su questo
bisogna riflettere seriamente.
Dal punto di vista croato, c'e' da dire
che subito dopo i risultati preliminari, Borut Pahor ha dichiarato al
quotidiano di Zagabria 'Večernji list' di essere certo che esiste la
possibilita' e il modo in cui i due paesi amici, due popoli amici,
possono risolvere il problema della Ljubljanska banka a fin di bene
di entrambe le parti. La sua posizione conciliante e moderata, è del
tutto diversa rispetto alle voci che negli ultimi tempi arrivano
dalla Slovenia, in particolare quando si tratta della ratifica del
trattato di adesione della Croazia all'Ue, osserva 'Večernji list'.
"Resto assolutamente convinto che la Slovenia deve al piu'
presto attivare la ratifica dell'accordo di adesione", ha
precisato Pahor e ha aggiunto che la Slovenia ha compiti da fare a
casa - problemi economici e politici - mentre ostacolare la ratifica
del trattato di adesione croato comprometterebbe soltanto la fiducia
tra i Paesi stranieri. Nel caso di tensioni all'interno dell'Ue, la
Slovenia deve “proteggersi” con i vicini, membri delle stesse
organizzazioni internazionali, della Nato e dell'Ue. Che entrambi le
parti facciano passi avanti, la Slovenia con la ratifica, la Croazia
verso l'accordo di Vienna sulla secessione, ha rilevato l'ex premier
sloveno a cui si attribuisce come uno dei grandi successi la
soluzione della disputa sul confine con la Croazia. Va detto infine,
che la posizione di Pahor sulla ratifica, almeno formalmente, non e'
condivisa dal premier Janez Janša.
[*] Il testo è la trascrizione della
corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda
oggi a Radio Radicale
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