Di Marina Szikora
La presidente del Fondo per
l’eccellenza politica, Sonja Licht ha osservato che per la regione
dei Balcani Occidentali il piu’ importante e’ di portare a
compimento il sogno dell’adesione all’Ue e di superare tutti gli
ostacoli che ci sono su questo cammino. Secondo le sue parole, i
Balcani vogliono essere sulla mappa delle vicende mondiali. “Siamo
consapevoli della nostra dimensione e vogliamo essere una parte della
soluzione e non un problema” ha detto Sonja Licht. Uno dei
partecipanti e’ stato anche il ministro degli esteri slovacco
Miroslav Lajčak il quale ha rilevato che per i paesi dei Balcani
Occidentali, sulla via verso l’Ue, di importanza cruciale e’
dimostrare la volonta’ politica e fermezza a risolvere i problemi
come lo ha fatto la Serbia. Dall’altra parte, ha detto Lajčak, a
Skopje e a Sarajevo non vi e’ volonta’ politica per risolvere i
problemi, in Macedonia quello relativo al nome, in BiH quello che
riguarda la questione „Sejdić-Finci” ovvero la modifica della
Costituzione. Per quanto riguarda l’allargamento, Lajčak ha detto
che i tempi di “romanticismo” relativi all’allargamento dell’Ue
sono finiti e adesso tutti parlano della crisi e c’e’ meno
attenzione ed entusiasmo verso i Balcani Occidentali. Dopo aver
definito “terribile” la vicenda dell’uccisione del
rappresentante dell’Eulex al nord del Kosovo, il capo della
diplomazia slovacca ha avvertito che tali azioni non sono
tollerabili. La proposta sulla normalizzazione delle relazioni tra
Belgrado e Priština, secondo la sua opinione, e’ arrivata troppo
presto e nessuna questione deve avere una posizione privilegiata
rispetto ad altre durante i negoziati di adesione. Si tratta infatti
della proposta che sarebbe stata promossa in questi giorni da parte
della Germania e Gran Bretagna secondo la quale il capitol 35 sul
Kosovo si aprirebbe subito all’inizio dei negoziati di adesione con
la Serbia. Cosi’, osserva Lajčak, si ha l’impressione che questa
proposta e’ molto piu’ importante delle indispensabili riforme
che la Serbia deve intraprendere.
Ai margini della conferenza, il capo
della delegazione Ue in Serbia, Michael Devenport si e’ detto
ottimista quanto si tratta dell’inizio dei negoziati di adesione
della Serbia con l’Ue ma che e’ ancora troppo presto per valutare
come sara’ la cornice di negoziati dell’Ue. La posizione tedesca
resta tra le piu’ ferma. La piena attuazione dell’accordo di
Bruxelles fino al 20 dicembre e’ la condizione della Germania per
la decisione di aprire i negoziati della Serbia con l’Ue.
Preoccupano i problem relativi alla garanzia della liberta’ di
circolazione e piena integrazione della polizia e giustizia nel
sistema kosovaro, ha detto Ernst Reichel, inviato speciale del
ministero degli esteri tedesco incaricato per i Balcani Occidentali.
In un colloquio informale con alcuni giornalisti serbi, scrive il
quotidiano serbo ‘Blic’, Reichel ha ripetuto che la questione del
Kosovo e della piena normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e
Priština sono la condizione politica principale ma ha assicurato
anche che non ci sono nuovi condizionamenti tedeschi. Il
rappresentante tedesco, gia’ ambasciatore tedesco a Priština, ha
incontrato a Belgrado i piu’ importanti politici in Serbia. Anche
se gli e’ stato garantito che Belgrado e’ pronta a soddisfare
l’intero Accordo di Bruxelles, secondo la sua opinione a causa dei
lenti cambiamenti sul terreno, la Serbia rischia la ripetizione di
pressioni per risolvere i problemi in questione.
La Serbia e’ pronta per i negoziati
di adesione con l’Ue e un suo posto nel cleb europeo non sarebbe un
dono bensi’ il risultato del processo di riforme, ha valutato
invece l’ex ministro degli esteri italiano Franco Frattini il quale
ha altrettanto partecipato al Forum di sicurezza di Belgrado. In una
intervista all’agenzia di stampa serba Tanjug, Frattini ha ribadito
che i leader serbi hanno raggiunto un accordo storico con Priština,
intrapreso un risico politico firmando l’accordo di Bruxelles e
adesso questo accordo lo stanno attualizzando con il Kosovo. Secondo
Frattini questo e’ un segno della devozione politica. In ricambio,
sottolinea Frattini, la Serbia dovrebbe aspettarsi, giustamente,
risultati positivi. In questo senso, ha spiegato, bisogna condurre le
riforme, soddisfare le richieste ma anche l’Europa, deve fare
qualcosa di visibile e palpabile per l’opinione pubblica. Frattini
ha ricordato, che mentre era commissario europeo incaricato per la
politica dei visti, in Serbia e’ stato introdotto il regime senza
visti e questo, secondo lui, e’ stato forse il piu’ palpabile
messaggio che l’Europa e’ vicina alla Serbia ed i serbi hanno
compreso che e’ altrettanto nel loro interesse l’avvicinamento
all’Europa. L’ex ministro degli esteri italiano ha valutato che
il processo dell’unificazione europea non sara’ compiuto finche’
tutti i paesi dei Balcani Occidentali non diventeranno membri a pieno
titolo dell’Ue. Parlando delle prospettive europee dei Balcani
Occidentali, Frattini ha osservato che a causa di difficili momenti
in questi tempi di crisi e della stanchezza sull’allargamento,
alcuni paesi del blocco europeo ritengono sia arrivato il tempo di
pausa. “Penso che questo sarebbe un errore. L’allargamento e
l’adesione non sono un dono ai paesi… bensi’ il risultato del
processo di riforme” ha concluso Frattini.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in
onda il 26 settembre 2013 a Radio Radicale.
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