Al termine di un'opaca campagna elettorale favoriti sono il presidente uscente Danilo Turk e l'ex premier Borut Pahor, ma l'ex fiore all'occhiello dell'allargamento Ue è alle prese con una grave crisi economica, un preoccupante stallo
politico interno e il tentativo di evitare il salvataggio Ue
I tre candidati alla presidenza della Slovenia, Borut Pahor, Danilo Turk e Milan Zver con le rispettive mogli |
La Slovenia elegge oggi il nuovo
presidente della repubblica, un anno dopo le elezioni legislative
anticipate del dicembre 2011 i circa 1,7 milioni di elettori sono
dunque di nuovo chiamati alle urne. Un voto che avviene in una fase
di grave crisi economica, ma anche in una situazione di stallo
politico interno che allarma i mercati internazionali: l'opposizione,
infatti, minaccia di bloccare per via referendaria le riforme
finanziarie in discussione in parlamento. In corsa per le
presidenziali di oggi ci sono solo tre candidati: il capo di Stato
uscente, Danilo Turk, indipendente sostenuto da Slovenia Positiva,
primo partito dell'opposizione di centro-sinistra guidato dal sindaco
di Lubiana e ricco imprenditore Zoran Jankovic, l'ex premier
socialdemocratico Borut Pahor, anche lui esponente del
centro-sinistra, e il candidato unico del centro-destra al governo,
Milan Zver, ex ministro dell'istruzione e deputato europeo del
Partito democratico sloveno dell'attuale premier Janez Jansa.
Turk viene dato in vantaggio in quasi tutti i sondaggi, così come negli ultimi cinque anni si è mantenuto sempre al primo posto nell'indice di popolarità dei politici. Ex diplomatico, stretto collaboratore di Kofi Annan all'Onu, già professore di diritto internazionale, si è scontrato più volte direttamente con l'attuale primo ministro conservatore Janez Jansa. Lo scorso gennaio, per esempio, non volle conferirgli il mandato di formare il governo perché alle elezioni era arrivato secondo. Turk avrebbe voluto come capo del governo il sindaco di Lubiana, che aveva vinto per un soffio le elezioni salvo poi non riuscire a formare una maggioranza di governo. Jankovic ha ora ricambiato il favore dando il pieno appoggio del suo partito Slovenia Positiva alla rielezione di Turk.
Turk viene dato in vantaggio in quasi tutti i sondaggi, così come negli ultimi cinque anni si è mantenuto sempre al primo posto nell'indice di popolarità dei politici. Ex diplomatico, stretto collaboratore di Kofi Annan all'Onu, già professore di diritto internazionale, si è scontrato più volte direttamente con l'attuale primo ministro conservatore Janez Jansa. Lo scorso gennaio, per esempio, non volle conferirgli il mandato di formare il governo perché alle elezioni era arrivato secondo. Turk avrebbe voluto come capo del governo il sindaco di Lubiana, che aveva vinto per un soffio le elezioni salvo poi non riuscire a formare una maggioranza di governo. Jankovic ha ora ricambiato il favore dando il pieno appoggio del suo partito Slovenia Positiva alla rielezione di Turk.
Secondo i sondaggi, insieme all'attuale
presidente, dovrebbe riuscire ad andare al ballottaggio del 2
dicembre anche l'altro candidato del centro-sinistra, l'ex primo
ministro socialdemocratico Borut Phor. Una sorpresa, dato che l'ex
premier è reduce da una serie di pesanti sconfitte politiche. Prima
ha perso una serie di referendum per le riforme del sistema
pensionistico e del lavoro, poi ha subito una vera e propria débacle
alle elezioni politiche anticipate del 2011, dove il Partito
socialdemocratico è crollato dal 29 al 10 per cento, e infine ha
perso anche la battaglia per la presidenza del suo partito.
Appoggiando alcune riforme del governo Jansa, Pahor si è però
guadagnato le simpatie di una parte dell'elettorato di destra, il
secondo posto nei sondaggi, e magari anche la possibilità di vincere
al secondo turno.
Le elezioni presidenziali slovene si
svolgono in una situazione delicata. Uscita pressoché indenne dalle
sanguinose guerre degli anni '90, ex fiore all'occhiello
dell'Allargamento dell'Ue nel 2004, primo Paese dell'ex Jugoslavia a
tagliare (a pieni voti) il traguardo dell'adesione, membro
dell'Eurozona dal 2007, da ex storia di successo la piccola Slovenia
si trova oggi con l'economia in ginocchio, uno scenario politico
dominato dallo scontro durissimo tra governo e opposizione di
centro-sinistra sui tagli alla spesa pubblica e il tentativo di
scongiurare una richiesta di aiuti a Bruxelles. Lo stesso numero dei
candidati alla presidenza - tre - il più basso dall'indipendenza del
1991, secondo alcuni analisti è un segnale che anche i partiti
politici sono colpiti dalla crisi economica e non possono affrontare
campagne elettorali costose.
Il presidente uscente Turk, come detto,
è dato per favorito, ma negli ultimi giorni ha visto assottigliare
il proprio vantaggio passato, secondo un sondaggio, da un solido 40
per cento a circa 28 incalzato da Pahor dato al 25 per cento (altre
rilevazioni danno il primo al 33 e il secondo al 27). Tra il 17 e il
23 per cento è dato invece il terzo candidato, Milan Zver, sul quale
pesano l'impopolarità delle misure di austerità e i tagli agli
stipendi dei dipendenti pubblici decisi dal governo. In questo quadro
proprio l'elettorato di Zver potrebbe diventare il terreno di caccia
per i due candidati del centro-sinistra nel caso andassero al
ballottaggio Turk e Pahor, con quest'ultimo che potrebbe
capitalizzare le simpatie che gli derivano dall'aver appoggiato le
riforme promosse dal governo conservatore.
Malgrado in Slovenia il presidente
abbia pochi poteri esecutivi, in particolare nel settore economico,
al centro della campagna elettorale vi è stata la crisi finanziaria
che ha duramente colpito il Paese e i tagli alla spesa pubblica. Turk
e Zver hanno più volte attaccato Pahor per non aver reagito ai primi
segnali della crisi nel 2009 e nel 2010, quando era lui a capo del
governo. In un dibattito televisivo, l'ex premier ha reagito
accusando Turk di essersi mantenuto distante dai veri bisogni dei
cittadini. Nonostante queste polemiche, la sfida elettorale, a detta
degli osservatori, è stata finora abbastanza monotona e non ha
suscitato particolari emozioni. Forse anche per questo le
televisioni, per far salire l'audience dei dibattiti tra i tre
candidati, hanno messo in primo piano le loro mogli, che all'ultimo
confronto si sono presentate insieme ai mariti per rispondere alle
domande dei giornalisti e presentarsi agli elettori come candidate al
ruolo di “first lady”.
Aggiornamento delle 20.00
I dati relativi allo scrutinio del 38% delle schede conferma i primi exit poll: a sopresa Bortu Pahor è in testa con il 39,37% dei voti davanti a Danilo Turk con il 37,04%. Milan Zver è al 23,59%. Bassa l'affluenza alle urne.
Aggiornamento delle 20.00
I dati relativi allo scrutinio del 38% delle schede conferma i primi exit poll: a sopresa Bortu Pahor è in testa con il 39,37% dei voti davanti a Danilo Turk con il 37,04%. Milan Zver è al 23,59%. Bassa l'affluenza alle urne.
Aggiornamento delle 10.00 di lunedì 12 novembre
I dati ufficiali della Commissione elettorale basati sullo scrutinio del 99,98% dei voti confermano che Pahor e Turk si sfideranno al ballottaggio dell 2 dicembre prossimo. L'ex premier ha conquistato il 40,01% dei voti contro il 35,83% del presidente della Repubblica in carica. Milan Zver, candidato del governo di centro-destra guidato da Janez Jansa, ha ottenuto il 24,16%. Il primo turno delle elezioni presidenziali in Slovenia smentisce quindi i sondaggi dei giorni precedenti. Un risultato "che è andato largamente oltre le mie speranze" ha dichiarato Pahor, mentre Turk ha attribuito il suo alla bassa affluenza alle urne che si è fermata al 47,68% contro il 57,7% delle presidenziali del 2007.
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