Ribaltato la sentenza di primo grado che li aveva condannati a 24 e 18 anni. Esultanza in Croazia che festeggia la liberazione dei suoi eroi. Delusione e amarezza in Serbia: "Decisione politica e scandalosa. Il Tpi ha perso tutta la sua credibilità".
La Corte di appello del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, presieduta dal giudice Theodor Meron, ha assolto questa mattina i due ex generali croati, Ante Gotovina e Mladen Markac, condannati in primo grado rispettivamente a 24 e 18 anni per crimini di guerra commessi durante la guerra del 1991-95. Non essendo previsto un ulteriore grado di giudizio Gotovina e Markac sono stati immediatamente liberati. Gotovina, che oggi ha 57 anni, era stato arrestato in vacanza alle Canarie nel 2005, dopo quattro anni di latitanza. Marcac, suo coetaneo, si era invece consegnato spontaneamente al Tpi nel 2004, insieme all'altro ex generale, Ivan Cermak, di 62 anni, coimputato nel processo in primo grado nel quale fu però assolto, e che non fu poi chiamato a comparire in appello perché l'accusa non fece ricorso.
“Mi è caduto un macigno dal cuore dopo 17 anni”, ha dichiarato il premier croato Zoran Milanovic in una conferenza stampa convocata subito dopo la notizia: l'assoluzione “è importante per tutta la Croazia”, ha detto Milanovic. “Questo non significa che nella guerra non siano stati commessi errori, ma di questi non sono colpevoli né Gotvina e Markac, né lo stato croato e ciò non deve essere dimenticato”, ha detto ancora il premier che ha ringraziato i due ex generali “per quanto hanno sopportato in nome della Croazia”. “Ora abbiamo la conferma, che ci siamo comportati in modo onorevole”, ha dichiarato il ministro della Difesa, Ante Kotromanovic, prima di volare all'Aia per riportare in patria i due ex generali. “Mi tremano le gambe, non posso descrivere la felicità: finalmente la giustizia ha vinto”, ha dichiarato commossa la moglie di Markac, Marjana, alla tv nazionale che ha seguito in diretta la lettura della sentenza. Il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic, ha definito la sentenza “legale e giusta”.
La notizia è stata accolta con esultanza in Croazia dove Gotovina e Markac sono considerati due eroi dell'indipendenza nazionale per aver guidato l'“Operazione Tempesta” che nel 1995 riconquistò i territori della Krajna dove i serbi avevano autoproclamato la secessione subito dopo l'indipendenza dichiarata da Zagabria nel 1991. Migliaia di persone si sono riunite in varie città per assistere in diretta alla pronuncia della sentenza dai maxi schermi allestiti nelle piazze. La notizia dell'assoluzione, riferiscono le agenzie di stampa, è stata accolta da un tifo da stadio e sui social network è esplosa l'esultanza. Polizia, militari e corpi speciali hanno annunciato che l'intenzione di riunirsi nella capitale per accogliere degnamente i generali al loro arrivo dall'Aja.
Di segno nettamente opposto, ovviamente, le reazioni in Serbia dove Gotovina è considerato un criminale di guerra. Con l'assoluzione di oggi il Tribunale ha pronunciato “una decisione politica” e “scandalosa”, ha detto il presidente della Repubblica serbo, Tomislav NIkolic, in un comunicato ufficiale: “E' chiaro che il Tribunale ha pronunciato una decisione politica e non giuridica”, ha affermato Nikolic, secondo il quale la sentenza “non contribuirà a stabilizzare la situazione nella regione e aprirà vecchie ferite”. Nikolic si è detto anche preoccupato per “il piccolo numero di serbi rimasti a vivere in Croazia”. Nell'operazione “oltre 20 mila serbi vennero espulsi e migliaia di uomini donne e bambini uccisi? Chi è colpevole di ciò?”, si chiede Nikolic. “Se fino ad oggi abbiamo avuto delle ragioni di credere a coloro che affermano che il Tribunale è imparziale e qualche cosa di più di un tribunale contro la Serbia e serbi, l'ultima decisione le smentisce”, afferma ancora la nota presidenziale. Duro anche il commento di Rasim Ljajic, ministro serbo incaricato del collegamento con il Tpi, secondo il quale “la decisione di oggi è una prova di giustizia selettiva che è peggio dell'ingiustizia”: il Tribunale internazionale “ha perso tutta la sua credibilità”, ha detto ancora Ljajic.
Cautela da parte di Bruxelles che non può ovviamente schierarsi con un Paese, la Croazia, in procinto di entrare nell'Ue, contro un altro, la Serbia, candidato all'adesione su cui pesa la questione del Kosovo, rischiando di delegittimare in qualche modo l'operato del Tpi. La Commissione europea, dunque, “ha preso nota della decisione del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia e sostiene il suo lavoro”. “Confidiamo che la Croazia continuerà a guardare al futuro con lo spirito di tolleranza e riconciliazione che ha portato il paese vicino all'appartenenza all'Ue”, ha detto un portavoce dell'esecutivo Ue, Peter Stano, a nome del commissario all'Allargamento Stefan Fuele, dopo aver espresso “vicinanza alle vittime” e “comprensione che ci vorrà del tempo per risanare le ferite della guerra”. E queste ultime parole sono senz'altro vere.
Aggiornamento delle ore 18,45
In seguito all'assoluzione di Gotovina e Markac, il governo serbo ha annunciato la "riduzione a livello tecnico" della sua cooperazione con il Tribunale internazionale per l'ex "eliminando dall'agenda qualsiasi invio di documentazione richiesta dal tribunale". Lo ha annunciato il ministro Rasim Ljajic.
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