I ministri delle Finanze dell'Eurozona,
riuniti la notte scorsa a Bruxelles, non sono riusciti a raggiungere
un accordo sulle misure da prendere per sbloccare gli aiuti
finanziari alla Grecia, nonostante un negoziato durato quasi 12 ore e
terminato alle 4.30 del mattino. L'Eurogruppo è stato dunque
riconvocato lunedì prossimo per riprendere il negoziato dal punto in
cui è stato lasciato. Questa volta, va detto, il mancato accordo
dipende interamente dai dissidi interni fra i diversi paesi membri
dell'Eurozona e dalle divergenze fra l'Eurogruppo e l'Fmi e non dal
mancato adempimento degli impegni presi da parte della Grecia. Il
comunicato finale della riunione di Bruxelles sottolinea, infatti, la soddisfazione
dell'Eurogruppo per il fatto che "tutte le azioni prioritarie
(le riforme strutturali e i tagli di bilancio richiesti dalla Troika
Ue-Bce-Fmi, ndr) sono state attuate in maniera soddisfacente", e
"loda lo sforzo considerevole compiuto dalle autorità greche e
dai cittadini per giungere e questo punto".
La riunione dell'Eurogruppo era stato
preceduto lunedì a Parigi da un incontro informale tra i
rappresentanti dei ministeri delle Finanze dei quattro paesi maggiori
della zona euro, vale a dire Germania, Francia, Italia e Spagna, che
apparentemente avevano già trovato una sorta di pre-accordo su
alcune misure da prendere per ridurre l'enorme debito greco. Un
debito che viaggia verso il 189% rispetto al Pil nel 2013, invece del
149% previsto solo pochi mesi fa, e rischia di essere ancora molto
lontano dall'obiettivo del 120% nel 2020. Evidentemente, il
pre-accordo di Parigi non è poi piaciuto a tutti i partecipanti alla
riunione di Bruxelles. Una delle misure più innovative prospettate
durante la riunione di Parigi e poi discusse dall'Eurogruppo e che
potrebbe tornare in discussione lunedì prossimo insieme ad altre,
era la sospensione per 10 anni del pagamento degli interessi che
Atene deve ai paesi dell'Eurozona per il primo prestito bilaterale
alla Grecia (53 miliardi di euro) deciso nel maggio 2010.
Il mancato accordo a Bruxelles non è
stato preso bene dal premier greco, Antonis Samaras, che ha
ammonito partner e creditori sul
rischio di una destabilizzazione dell'eurozona. "La Grecia ha
fatto ciò per cui si era impegnata, ora anche i nostri partner,
insieme con il Fondo Monetario Internazionale, devono fare quello che
devono fare”, ha detto Samars in una dichiarazione ufficiale
aggiungendo che “ogni difficoltà tecnica per giungere ad una
soluzione non giustifica alcuna negligenza o ritardo”. Il fatto è
che questa volta i ministri non devono solo trovare un'intesa tra
loro ma convincere anche il Fondo monetario internazionale, che punta
i piedi sulla sostenibilita' dei conti greci e non intende spostare
quei paletti sul rientro dal debito che invece l'eurogruppo e'
disposto a rivedere. Anzi, un accordo tra paesi europei e Fondo
monetario internazionale "non è propriamente vicino", almeno
secondo fonti "prossime alla questione" citate dall'agenzia
France Presse.
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