giovedì 4 aprile 2013

KOSOVO: A VUOTO L'OTTAVO ROUND DI COLLOQUI TRA BELGRADO E PRIŠTINA

Foto da M-Magazine.org
di Marina Szikora [*]
L'ottavo round di colloqui tra Belgrado e Priština, martedi' a Bruxelles, dopo 14 ore di dialogo, diverse interruzioni per consultazioni e con toni 'alzati', in una atmosfera molto tesa, non hanno portato a nessun accordo. Questa volta, su decisione dei vertici serbi, al premier serbo Ivica Dačić, nella delegazione si e' aggiunto anche il vicepremier Aleksandar Vučić. Ad incontro fallito, Vučić aveva offerto le sue dimissioni, che secondo le parole di Dačić, non sono state accettate dal premier serbo. Si dice che e' possibile ancora una riunione ma in questo colloquio l'Ue avra' il ruolo di semplice osservatore e non piu' quello di negoziatore. Le 14 ore di questo incontro sono state "difficili e esaurienti, non per i toni, bensi' per quello che si ottiene e perde, per le conseguenze" ha detto Dačić a fine incontro a Bruxelles. Le competenze sono il maggiore ostacolo. Questo non e' la fine dei colloqui, ne seguiranno quelli a Belgrado, ha aggiunto il premier serbo. Ha precisato ai giornalisti che la delegazione della Serbia durante i colloqui tutto il tempo e' stata unita e che in un certo momento Vučić ha offerto le sue dimissioni all'incarico di primo vicepresidente del governo serbo.

"Alcuni punti sono ancora lontani quando si tratta delle competenze della futura comunita' dei comuni serbi, giustizia e polizia...Nei prossimi giorni ci saranno analisi e colloqui" ha precisato Ivica Dačić indicando che i colloqui sono stati concreti ma le posizioni restano lontane. Il premier serbo ha aggiunto che la data dell'inizio dei negoziati di adesione della Serbia non e' la cosa piu' importante ma ha rilevato che e' diventata parte del problema e che dopo un tale esito del dialogo la Serbia difficilmente avra' la data. La parte kosovara, ha spiegato il premier serbo, teme che la comunita' dei comuni serbi potrebbe diventare la base per il futuro separatismo mentre la comunita' serba non puo' immaginare di non avere nessuna competenza, vale a dire autonomia. E' difficile dire se nei prossimi anni ci saranno migliori possibilita' per la soluzione, ha avvertito Dačić aggiungendo che la Serbia resta impegnata al dialogo ed e' pronta a parlare con Priština senza negoziatore nonche' ad adempiere le condizioni dell'Ue che non riguardano i comuni serbi e che sono relativi agli accordi precedentemente raggiunti.

Gli Stati Uniti ritengono che spetta a Priština come "stabilire le forme di autonomia che i serbi chiedono al nord del Kosovo" e che il ruolo di Belgrado e' quello di "dire chiaramente che e' arrivato il momento per risolvere questa questione" ha detto la rappresentante per i media del Dipartimento di Stato americano, informano i media serbi. "Noi vogliamo vedere una soluzione pacifica di questi problemi che acconsentira' sia al Kosovo che alla Serbia di avanzare, di andare avanti sulla via europea", ha detto la rappresentante dello State Department. Va detto anche che in vista dell' ottavo round di negoziati tra Belgrado e Priština, in presenza dell'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue Kathrine Ashton, i vertici serbi hanno tenuto una riunione in cui e' stato raggiunto l'accordo su quello che deve essere il minimo delle richieste serbe e quale sara' la composizione della delegazione a Bruxelles. Questa volta, come detto, oltre al premier Ivica Dačić vi ha partecipato anche il suo vice e presidente del maggiore partito governativo, Aleksandar Vučić. Sono stati in molti a ritenere questa riunione come decisiva poiche' a meta' aprile la Commissione europea dovrebbe presentare il rapporto sull'avanzamento della Serbia nel processo delle eurointegrazioni il quale riguardera' anche l'avanzamento nella normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Priština.

Dopo la riunione dei vertici serbi, il capo dello stato Tomislav Nikolić ha dichiarato che la Serbia non chiede una soluzione ideale e che non rifiuta nulla in anticipo ma che per Belgrado e' inaccettabile tutto quello che e' al di sotto delle richieste, vale a dire che i cittadini dei comuni serbi possano decidere sulla giustizia e polizia e che indispensabilmente non ci sia la presenza dell'esercito sul territorio della comunita' dei comuni serbi. Il presidente della Serbia ha aggiunto che il garante di tutto questo deve essere l'Ue. La partecipazione a questo giro di colloqui del vicepremier Alekasdar Vučić, secondo le parole del capo dello stato serbo, rappresenta la conferma dell'unita' dei vertici serbi a raggiungere con Priština la soluzione piu' ottimale possibile. Dall'altra parte, il premier kosovaro, Hashim Thaci, in vista dei colloqui, ha detto che non sara' facile raggiungere l'accordo e ha ripetuto che i comuni serbi non potranno avere ne' competenze legislative ne' quelle esecutive. Secondo le sue parole, il prezzo dell'eventuale mancanza di accordo lo paghera' Belgrado nella forma di un ulteriore rinvio nel processo delle eurointegrazioni.

Per la Serbia sulla via verso le integrazioni, l'uscita dalla crisi economica e finanziaria e' piu' importante della data per l'inizio dei negoziati di adesione all'Ue. Il superamento della crisi, oltre al Kosovo, influenzera' in maniera cruciale la politica dell'allargamento dell'Ue, afferma per il quotidiano serbo 'Blic' Dušan Reljić, analista dell'Isitito per gli affari internazionali e di sicurezza di Berlino. Secondo Reljić, la Serbia non perde economicamente nulla se non avra' la data perche' in quanto candidato ottiene i fondi di preadesione e questa somma non cambia con la formalizzazione dell'inizio dei negoziati di adesione. Dalla data non dipende nemmeno la velocita' dei negoziati, essa dipende dalle riforme politiche della Serbia e dall'umore dei paesi membri Ue, osserva questo analista serbo ma aggiunge che la mancanza della data di inizio dei negoziati e' una sconfitta politica poiche' ulteriormente diminuira' l'appoggio dei cittadini alle integrazioni europee. Per la gente in Serbia, ribadisce Reljić, e' molto piu' importante la ripresa economica e l'apertura dei posti di lavoro. I negoziati di adesione sono un processo politico che puo' durare a lungo e che sul suo cammino deve passare molti ostacoli politici tra cui si aprono anche molte questioni bilaterali con i vicini poiche' ogni singolo paese deve concordare con ogni nuovo capitolo nel processo negoziale, conclude l'analista serbo Dušan Reljić.

Il consigliere del presidente della Serbia Marko Đurić ha dichiarato oggi che nei prossimi giorni i vertici dello stato saranno nella situazione da dover prendere alcune decisioni estremamente difficili quando si tratta del Kosovo e che l'opinione pubblica ne sara' dettagliatamente informata.
Non abbiamo raggiunto nessun compromesso, ma siamo decisi ad andarne incontro. Questo round di negoziati ha oltrepassato tutte le nostre aspettative negative e la situazione e' molto difficile – ha detto Đurić ai giornalisti dopo la riunione delle massime cariche dello stato alla Presidenza della Serbia. La riunione dei vertici serbi alla quale si e' parlato dei negoziati di ieri sera a Bruxelles si e' conclusa presso la Presidenza della Serbia. La delegazione ieri a tarda notte ha terminato i colloqui a Bruxelles senza aver raggiunto l'accordo ed e' arrivata direttamente dall'aeroporto alla sede della Presidenza.

 [*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale


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