giovedì 17 novembre 2011

LA SERBIA VERSO L'UE, MA IL PROBLEMA E' IL KOSOVO

Nessuna nuova condizione dal Tribunale internazionale: per Belgrado ora è necessario dialogare con Pristina

Di Marina Szikora [*]
Secondo le informazioni del quotidiano di Belgrado 'Blic', il procuratore capo del Tribunale dell'Aja che giudica i crimini commessi in ex Jugoslavia, Serge Brammertz ha mandato questa settimana al Consiglio di Sicurezza dell'Onu il suo rapporto sulla collaborazione della Serbia con il Tribunale dell'Aja. Ne ha dato notizia il consigliere speciale di Brammertz, Frederic Svinen. Ha precisato pero' che il contenuto del rapporto rimarra' confidenziale fino al prossimo 7 dicembre quando Brammertz presentera' ufficialmente il suo rapporto semestrale al Consiglio di Sicurezza. Va detto che il procuratore capo ha visitato Belgrado settimana scorsa nell'ambito delle sue attivita' regolari in vista del rapporto sulla collaborazione della Serbia con l'Aja. Nel corso di questa sua recente visita, Brammertz ha detto che non ci sono nuove condizioni per la Serbia e che la questione dello svolgimento delle inchieste relative alla rete di sostenitori degli ex imputati latitanti, che e' stata uno dei temi dei colloqui con le autorita' serbe, fa parte degli aspetti tecnici della collaborazione della Serbia con il Tribunale e non rappresenta condizioni nuove come si e' speculato nei media serbi. Brammertz ha concordato con il presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione serba con l'Aja, Rasim Ljajić che la collaborazione tra la Serbia e il Tribunale per quanto riguarda la consegna della documentazione, gli accessi agli archivi degli organi statali e ai testimoni nonche' altri aspetti tecnici sono ad un livello professionale elevato e che non ci sono questioni aperte.

Intanto l'Ue spera che molto presto averra' il prossimo round di negoziati tra Belgrado e Priština. A tal proposito l'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton afferma di credere nelle capacita' di leadership del presidente della Serbia, Boris Tadić nonche' di credere che Tadić vuole sinceramente vedere la Serbia nell'Ue. "Spero che nei prossimi giorni e settimane vedremo la devozione affinche' cio' avvenga. Non e' facile essere a capo di uno stato, e la leadership in queste condizioni significa aver presente l'interesse a lungo termine del proprio popolo, che ritengo sia l'ingresso nell'Ue, in quanto priorita'. Se ci riuscira', l'Ue lo aiutera' a realizzarlo". Anche se il tema dell'approvazione dello status di candidato per l'adesione nell'Ue dovrebbe essere all'ordine del giorno del Consiglio il prossimo dicembre, sia dei ministri degli esteri che dei leader dei paesi membri dell'Ue, a Bruxelles, queste le informazioni mediatiche, si puo' sentire ufficiosamente che oltre "la priorita' chiave – vale a dire il dialogo tra Belgrado e Priština, l'Ue vuole anche passi concreti relativi al toglimento delle barricate per assicurare la libera circolazione al nord del Kosovo.

Il capo della diplomazia francese, Alain Juppe', ritiene che il segnale verde per la candidatura Belgrado lo puo' ricevere realizzando il progresso nel dialogo con Priština. Anche il capo della diplomazia tedesca, Guido Westerwelle, sottolinea che le relazioni di buon vicinato sono uno dei criteri europei che la Serbia deve rispettare. Westerwelle ribadisce che la Germania appoggia l'allargamento dell'Ue nei paesi dei Balcani Occidentali, ma che non permettera' alcun "cedimento" su questa via. Lo spirito europeo comporta la cooperazione e non la confrontazione. Da questo dipende anche il nostro sostegno e il loro progresso, ha detto il ministro tedesco. Westerwelle sottolinea che l'integrita' territoriale del Kosovo, per la Germania "e' fuori ogni discussione" e questo sara' preso in considerazione per prendere la decisione a dicembre. "L'integrita' territoriale non viene messa in questione nemmeno da parte di quelli che non hanno riconosciuto il Kosovo. Anche quelli che non lo hanno riconosciuto, concordano con noi che il conflitto si risolve con la cooperazione e con i nezgoziati e non con la confrontazione". Ha concluso che la violenza non puo' essere tollerata ne appoggiata quando si tratta di paesi che vogliono entrare nell'Ue.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi.

Nessun commento:

Posta un commento