giovedì 24 novembre 2011

IL KOSOVO AGITA LA POLITICA IN SERBIA

Il liberaldemocratico Jovanović insiste su una nuova politica, ma il presidente Tadić ribadisce il no al riconoscimento, né implicito, né esplicito

Il parlamento serbo (Tanjug)
Di Marina Szikora [*]
Il presidente del Partito liberaldemocratico Čedomir Jovanović ha dichiarato che il potere di Belgrado intende fare con i serbi al nord del Kosovo quello che all'epoca fece Slobodan Milošević con i serbi in Croazia e in Bosnia. Nel riaffermare la sua posizione di necessario cambiamento della politica serba relativa alla questione Kosovo, Jovanović ha detto che "i Serbi al nord del Kosovo hanno oggi maggior ragione rispetto allo scorso luglio quando il governo (serbo) lo condusse alle barricate e diede loro sostegno. Oggi invece, consapevole di perdere il diritto di sedersi sulle due sedie, il potere ha deciso, a causa dell'importanza della sedia 'europea' di fare con i serbi al nord del Kosovo quello che fece Milošević con i serbi in Croazia e in Bosnia" ha detto il leader liberaldemocratico ad un convegno del partito a Belgrado.
Jovanović ha rigettato le critiche che il manifesto "Svolta" sia un tradimento e ha indicato che le decisioni del presidente della Serbia Boris Tadić che i suoi ministri non vogliono firmare alle riunioni del Governo bensi' vengono firmate dai sottosegretari, sono molto peggio rispetto a quello che Tadić critica come tradimento nazionale quando giudica il manifesto promosso dai liberaldemocratici. Jovanović ha indicato che la cancelliera tedesca Angela Merkel non era venuta la scorsa estate a Belgrado in una spedizione di punizione bensi' per dire quello che i leader serbi avrebbero dovuto dire ai cittadini ben prima. "Se teniamo ai serbi in Kosovo allora dobbiamo condurre una tale politica che acconsentira' a questi serbi una vita normale, vale a dire una politica che possa garantire loro quel livello di diritto indispensabile per una vita normale in comunita' con gli albanesi che altrettanto hanno diritto ad una vita normale" ha detto Jovanović.
Il capo dello stato serbo, Boris Tadić resta però fermo e ribadisce che "nel proseguimento dei colloqui con Priština la Serbia non riconoscera' ne' in modo implicito ne' in quello esplicito l'indipendenza del Kosovo" e aggiunge che "la Serbia non vuole mettere la questione del Kosovo sotto tappeto ma al contrario, vuole con iniziative risolvere il problema che colpisce non soltanto il popolo serbo bensi' l'intero continente europeo". Tadić ha sottolineato che a Bruxelles si conducono negoziati tecnici che possono mettere in questione, eccome, la posizione della Serbia attraverso il rischio di un riconoscimento implicito dell'indipendenza di Priština e ha rilevato che se ne tiene conto nel corso dei colloqui.
Il presidente serbo ha detto che la Serbia continuera' con le iniziative per la soluzione del problema Kosovo perche' si tratta di una potenziale fonte di instabilita' per la Serbia, per la regione e per l'Europa. Ma la Serbia – ha rilevato il suo presidente – continuera' a lottare per i suoi interessi, sacralita', patrimonio e per il suo popolo in Kosovo. A tal fine pero', Tadić ha detto che non si vuole fare nessun male al popolo albanese bensi' portare stabilita' e pace nell'intera regione. "Sono convinto che cio' e' possibile" ha concluso Tadić.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla puntata di “Passaggio a Sud Est” andata in onda oggi.

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