Di Marina Szikora [*]
Si e' svolta a New York, mercoledi' 9 febbraio, su organizzazione della fondazione dell'ex presidente americano Bill Clinton "Clinton global initiative" una conferenza sotto il titolo "Gli Stati Uniti all'incrocio: l'Accordo di Dayton e l'inizio della diplomazia del 21-esimo secolo". La conferenza e' stata organizzata in forma di due pannel. Il primo ha visto la pertecipazione dell'ex segretario di stato americano Madeleine Albright, dell'ex comandante supremo della NATO per l'Europa, Wesley Clark e dell'ex ambasciatore americano in Croazia, Peter Galbraiht. In questa parte della conferenza si e' parlato delle condizioni storiche in cui e' stato creato l'Accordo di Dayton che pose fine alla guerra sanguinosa in BiH. Al secondo pannel hanno partecipato il presidente croato Ivo Josipović, il membro della presidenza tripartita della BiH, il bosgnacco Bakir Izetbegović, figlio del defunto presidente Alija Izetbegović, uno dei tre firmatari dell'Accordo, l'alto rappresentante dell'Ue per la politica estera Catherine Ashton e il vice segretario di stato americano, James Steinberg. Questa parte della conferenza ha trattato la questione del futuro della regione e il ruolo dell'Ue e degli Stati Uniti. Il pannel e' stato moderato da Chrisitane Amanpour che ai tempi della guerra in ex Jugoslavia fu corrispondente della CNN.
Il presidente croato Josipović, da parte sua, ha sottolineato l'importanza della politica di riconciliazione come base per stabilire fiducia, collaborazione di partenariato e reciproca solidarieta' tra i paesi della regione. Questo e' particolarmente importante nel processo di integrazione nell'Ue, ma anche come precondizione per una collaborazione economica qualitativa che dovrebbe, soprattutto nello sviluppo dell'infrastruttura, tener conto di interessi comuni, ha detto Josipović. Ha aggiunto che con l'ingresso della Croazia nell'Ue, che si spera possa essere nel gennaio del 2013, non deve cessare l'allargamento dell'Unione verso l'Europa sudorientale poiche' e' particolarmente importante dare una chiara prospettiva di integrazione a tutti i paesi della regione. L'altro interlocutore, l'esponente bosgnacco della presidenza della BiH, Bakir Izetbegović ha detto che nel suo Paese negli ultimi quindici anni e' stato raggiunto un avanzamento perche' quella BiH completamente divisa, dopo l'Accordo di Dayton, con il tempo si e' trasformata comunque in una struttura funzionante che ha acconsentito anche lo sviluppo economico fino a tal punto che lo stipendio medio in BiH e' maggiore rispetto ad uno stipendio medio dei paesi piu' orientali. Si e' parlato in particolare dell'efficace cooperazione tra giustiza e politiza nella regione che l'alto rappresentante Catherine Ashton ha valutato come un modello eccellente di collaborazione regionale.
Dayton e' stato vautato come un accordo che all'epoca era l'unico possibile e che aveva soddisfatto la sua funzione piu' importante di porre fine alla guerra. Ma Dayton fu concepito a fin di proteggere gli interessi particolari dei tre popoli e serviva maggiormente alle loro paure che alla cooperazione. Adesso e' arrivato il tempo di cambiarlo, vale a dire che i popoli costituenti ed i cittadini della BiH, in base ad un comune accordo, dovrebbero cambiarlo in una forma funzionante che potra' rispondere alle sfide delle integrazioni, adeguamento agli standard dell'Ue e sviluppo economico. Il vice segretario di stato americano Steinberg ha detto che la BiH ha amici che vogliono aiutarla e che questo e' il tempo quando i leader politici in BiH devono arrivare da soli, attraverso il dialogo, al compromesso che soddisfera' tutti. Catherine Ashton ha sottlineato che il posto di tutti i paesi dell'Europa sudorientale e' in Europa, e' una politica molto chiara che non ha alternative. Nel suo intervento conclusivo, Bill Clinton ha rilevato che i conflitti in ex Jugoslavia e l'accordo di Dayton sono il primo successo della nuova diplomazia globale dopo la fine della Guerra fredda, della diplomazia che ha confermato che e' possibile creare la situazione in cui si puo' vincere senza che nessuno perda. La conferenza ha accennato apertamente che l'Accordo di Dayton quindici anni fa ha restituito la pace in BiH ma non ha assicurato la possibilita' di uguale sviluppo di tutti e tre popoli costituenti come nemmeno lo sviluppo economico.
Ribadendo come una della priorita' della sua presidenza, la restituzione della pace e stabilita' nella regione, Ivo Josipović ha detto che tutti vogliono un futuro comune nell'Ue e la regione ha bisogno di una leadership che sia in grado di guidare questo cammino. Josipović ha detto che si lavora sul ritorno della fiducia ma che per la Croazia e' importante anche il ritorno dei croati nella Republica Srpska, l'entita' della BiH a maggioranza serba. E' importante salvaguardare l'identita' di tutti e tre popoli e rafforzare le relazioni economiche. Ha invitato gli investitori americani di investire in Croazia ma anche nell'intera regione. Va detto che alla conferenza non ha partecipato il presidente della Serbia Boris Tadić con la spiegazione che ha subito recentemente un intevento alla gamba. Ma non c'era nemmeno il leader della RS, Milorad Dodik mentre si dice che sempre per motivi di salute non e' venuto nemmeno il rappresentante croato della presidenza della BiH, Željko Komšić. Ai margini della conferenza, il capo dello stato croato, Ivo Josipović ha incontrato Ashton e Steinberg. In questi colloqui, la Croazia ha ricevuto pieno sostegno per una veloce conclusione dei negoziati e per l'ingresso nell'Ue.
C'e' da sottlineare che la Conferenza della fondazione Clinton su Dayton e' un contributo importante agli sforzi dell'amministrazione americana che tenta di accelerare la soluzione della situazione politica cosi' fragile in BiH e stabilire pace in Europa sudorientale. Secondo gli osservatori, per l'allora presidente americano Bill Clinton e per la sua amministrazione, Dayton fu uno dei maggiori successi della politica estera statunitense. Alla conferenza si e' voluto anche puntare sul fatto che senza simili iniziative non ci saranno soluzioni efficaci per i problemi dell'Afghanistan, Iraq e per l'intero Medio Oriente. Il messaggio di Clinton e' anchge che ai paesi con problemi come quelli che c'erano nei Balcani, non si puo' aiutare soltanto militarmente e politicamente ma e' indispensabile rafforzarli economicamente e appoggiare lo sviluppo della societa' civile e della democrazia. Sul palco Kimmel dell'Universita' di NY, Bill Clinton ha ricordato che prima di mandare le truppe americane in BiH nel 1995, perfino il 70 percento degli americani furono contrari all'invio delle truppe americane in BiH e perfino 58 percento ne fu contrario anche quando fu firmato l'acccordo di Dayton. Fu contrastato soprattutto dai repubblicani, ha detto Clinton.
E sulla sempre piu' chiassosa disputa relativa ad una terza entita' in BiH, Thomas Countryman, vice del sottosegretario di stato americano incaricato per l'Europa sudorientale, ha ribadito la posizione americana dicendo che "gli Stati Uniti e la comunita' internazionale appoggeranno ogni tipo di compromesso all'interno della BiH che contribuira' a rendere efficace l'attuale assetto costituzionale, ma ritiene che la terza entita' non e' una buona soluzione". Siccome queste parole sono state pronunciate a Bruxelles, secondo il commento di Zija Dizdarević del quotidiano di Sarajevo "Oslobođenje", una tale posizione suggerisce che questo tipo di approcio e' sostenuto anche dai vertici dell'Unione europea. Il messaggio e' indirizzato principalmente al leader dell'HDZ BiH, Dragan Čović e ai suoi sostenitori di Zagabria nonche' al suo partner principale, leader dello SNSD e presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik che nella divisione della Federazione BiH in due entita', quella bosgnacca e quella croata vede una occasione per realizzare i suoi obiettivi di separazione, afferma Zia Dizdarević e aggiunge che la formulazione americana suona piacevolmente alle orecchie di Dodik e dei suoi protettori di Belgrado. Il funzionario statunitense ritiene che la terza entita' non e' una soluzione "poiche' la BiH non ha bisogno di un governo ancora piu' complicato con aggiuntive possibilita' di ostacolare il funzionamento, ma ha bisogno di un governo piu' efficace con maggiori capacita' di prendere le decisioni".
Secondo il commentatore di 'Oslobođenje' gli americani non dicono che cosa bisogna fare affinche' il potere della BiH sia piu' efficace e non puntano il dito sulla politica distruttiva di Banja Luka appoggiata da Belgrado. Quindi, afferma Dizdarević, continuano ad essere sullo stesso livello quelli che sono a favore della BiH e quelli che ci lavorano a distruggerla. Si continua a sfuggire dalla necessita' di eliminare i diffetti prinicpali della Costituzione di Dayton – la dipendenza paralizzante dello Stato dalle entita'. Il giornalista si chiede se con un tale aproccio, Washington manda il messaggio che dice come sia piu' importante il concetto di Dayton che favoreggia piuttosto la RS che la democratizzazione euroatlantica della BiH? E conclude che la BiH ha bisogno di un potere che possa in maniera accelerata condurre il Paese verso l'Ue e la NATO. Si tratta dell'assoluta priorita' in cui le riforme costituzionali non sono l'obiettivo, bensi' il mezzo per raggiungere l'obiettivo euroatlantico. Secondo Dizdarević tocca a Bruxelles e Washington a dire finalmente che cos'e' il minimum costituzionale per le integrazioni euroatlantiche. A suo parere, il minimo per il nuovo potere della BiH e' l'accordo sulla inquestionabilita' dello Stato BiH e l'ingresso nell'Ue e nalla NATO. Gli Stati Uniti si sono presi il diritto di definire la cornice istituzionale. Se e' cosi', allora non possono evitare la responsabilita' relativa a quello che succede al suo interno e quello che alla fine accadra', conclude il giornalista della BiH nel suo commento pubblicato sul quotidiano 'Oslobođenje'.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza andata in onda nella puntata del 15 febbraio di Passaggio a Sud Est