lunedì 28 febbraio 2011

CHE SUCCEDE IN CROAZIA?

Foto tratta da osservatorioitaliano.org
Sabato pomeriggio, a Zagabria, centinaia di persone che manifestavano contro il governo si sono scontrate con le forze di polizia nei pressi della sede del Parlamento e del governo. La manifestazione, organizzata dalle associazioni degli ex-combattenti della guerra d’indipendenza e da formazioni politiche di destra, ha portato nella piazza Josip Jelacic, a partire dalle ore 13, circa 15 mila persone che hanno espresso il loro sostegno a favore degli ex soldati e generali croati, indagati o sotto processo per crimini di guerra. Secondo i promotori della mobilitazione, infatti, il governo non avrebbe fatto nulla per difendere gli “eroi di guerra” e “la dignità della guerra d’indipendenza”.

Poco prima delle 15, alcune centinaia di manifestanti (tra cui molti giovani e giovanissimi), si sono staccati dalla manifestazione principale e hanno tentato di raggiungere piazza Sveti Marko,, nella parte vecchia della città, dove si trovano la sede del governo ed il parlamento croato e dov’è vietato manifestare, attaccando con sassi, bottiglie e petardi le forze dell’ordine che hanno risposto con cariche e gas lacrimogeni. Il bilancio degli scontri parla di 65 arrestati (di cui 13 rilasciati successivamente), 50 feriti di cui 18 in condizioni serie, due auto della polizia distrutte, vetrine infrante, negozi danneggiati. Tra gli arrestati ci sono molti, già noti alla polizia per atti di violenza, appartenenti a frange estremiste di hooligans, tra cui anche membri del gruppo “Bad Blue Boys” (BBB).

Scontri tra polizia e manifestanti che protestavano contro il governo della premier Jadranka Kosor erano avvenuti a Zagabria già giovedì sera. Anche in quel caso i dimostranti avevano cercato di raggiungere l'edificio del governo ed erano stati dispersi dalle cariche degli agenti di polizia contro i quali sono stati lanciati sassi e bottiglie. I dimostranti, al grido di "Ladri! Ladri!" accusavano il governo di " rendere tutti i giorni la vita dei cittadini più difficile e di condurre il Paese verso un caos economico". Secondo quanto riportato dai media locali, negli scontri vi sarebbero stati alcuni feriti e qualche arresto, compreso Ivan Pernar (leader dell'Alleanza per il cambiamento) che ha organizzato la protesta attraverso il blog zelenapolitika.wordpress.com e Facebook, dove ha aperto il gruppo “Facciamo cadere il Governo!!! E’ tempo di prendere in pugno la situazione”.

Manifestazioni antigovernative si sono tenute giovedì anche in altre località della Croazia, fra cui Split, Rijeka, Pula, Osijek e Slavonski Brod e i promotori hanno già annunciato che continueranno la mobilitazione finché il governo di Jadranka Kosor non deciderà di dimettersi.

Insomma, sembra prefigurarsi un periodo piuttosto burrascoso per la Croazia, già alle prese con pesanti scandali interni (e un endemico problema di corruzione politica) e un crisi economica sempre più grave, proprio nell'anno delle elezioni politiche (che dovrebbero tenersi in novembre). E soprattutto nell'anno in cui dovrebbe chiudersi il complesso e accidentato negoziato per l'adesione all'UE che già molti danno per rimandata sicuramente al 2013, rispetto al più volte annunciato 2012. Saranno mesi decisamente non facili per il presidente Ivo Josipovic che ha da poco festeggiato il primo anno del suo mandato.

mercoledì 23 febbraio 2011

I BALCANI AL CONGRESSO DEL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE

di Marina Szikora,
corrispondente di Radio Radicale[*]
Il 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito ha visto la partecipazione di una vasta rappresentanza di quelli che attualmente sono espressione dell'impegno radicale nelle parti piu' bisognose del mondo. L'essere presenti la' dove i popoli oppressi lottano per i diritti fondamentali, per la liberta' e per la democrazia. Espressione della realta' attuale ma anche un ricordo di tutte quelle che sono state le battaglie del partito transnazionale dalla sua istituzione al Congresso di Budapest nel 1989 fino ad oggi. E tra queste anche quelle a favore del riconoscimento dell'indipendenza della Croazia e per porre fine alla devastante guerra in ex Jugoslavia le cui conseguenze traumatiche sono tutt'ora un peso per la regione balcanica che tanto ha bisogno di oltrepassare il passato e in forma di riconciliazione, progresso e stabilita' essere pronta a realizzare le priorita' di tutti i paesi dell'area – le integrazioni euro-atlantiche. Lo ha sottolineato anche l'amico da anni del PRNT, il presidente croato Ivo Josipović nella sua lettera di saluto inviata al Congresso di Chianciano.

"Il vostro riunirsi a Chianciano e' al tempo stesso un ricordo di quello che venti anni fa avete intrapreso per una Croazia indipendente, libera e democratica. Allora, con la vostra iniziativa nonviolenta, indossando la divisa dei soldati croati, ma senza armi, vi siete recati nell'Osijek assediata e a Capodanno 1991 avete chiesto al mondo l'urgente riconoscimento della Repubblica di Croazia e la fine dell'aggressione militare. Senza armi, avete combattuto con il metodo nonviolento per la pace e per porre fine alle atrocita' della guerra, proprio come oggi lottate con la vostra politica per un'Europa forte e veramente unita" ha scritto il capo dello stato croato Ivo Josipović nella sua lettera ad Emma Bonino, Marco Pannella e a tutti gli amici radicali. Josipović ha rilevato che la Croazia, uscendo dalle atrocita' della guerra si "e' dotata anche di una esperienza preziosa. Da un paese che doveva affrontare molti problemi del dopoguerra, siamo diventati uno stato partner. E' per questo che vogliamo essere la' dove una tale esperienza e aiuto possono essere necessari. La' dove pace e democrazia sono cosi' desiderate e invocate. La' dove i popoli oppressi lottano tutt'ora per ottenere i loro fondamentali diritti e liberta'" ha detto il presidente croato che proprio nei giorni dello svolgimento del Congresso radicale ha festeggiato il suo primo anno di presidenza in Afghanistan, diventando il primo presidente della Croazia a visitare il contingente di soldati croati in missione di pace in Afghanistan. Le forze militari croate, ricordiamolo, partecipano nella missione di pace della NATO – ISAF. La profesionalita' dei soldati croati e' particolarmente plaudita e si ringrazia soprattutto la decisione di aumentare il contingente dei militari croati in Afghanistan. Va detto che anche se esistono molti problemi politici, tra cui in particolare la molto diffusa corruzione, molta attenzione viene dedicata al lavoro con le comunita' locali, all'educazione e alla sanita'. La Croazia finora ha dato il suo prezioso contributo ai progetti di sviluppo, autonomamente e anche nell'ambito dell'UNDP.

Al congresso del PRNT, dalla Croazia, hanno partecipato come iscritto, il membro del parlamento croato ed ex ministro degli esteri Tonino Picula e come ospite, Vesna Pusić, altrettanto parlamentare croata, esponente del Partito popolare croato e presidente della Commissione nazionale per seguire i negoziati di adesione della Croazia all'Ue. Vesna Pusić e' anche molto attiva nell'ambito dell'ELDR, vale a dire dei liberali europei di cui e' stata anche vice presidente. Nel suo intervento, come membro del PRNT e parlamentare, Tonino Picula ha sottolineato l'importanza delle riunioni radicali a larga rappresentanza in quanto contributo attivo e reazione verso emergenze di violenza ed ingiustizia che succedono o succedevano in diverse parti del mondo. Secondo Picula la recente crisi finanziaria ha confermato profonda interconnessione di tutte le parti del mondo. Quasi non ci sono piu' crisi locali o regionali. Le crisi iniziano ad essere sempre meno incidenti isolati e sempre di piu' sintomi della debolezza del sistema globale, ha detto il deputato croato. E come comune connessione globale, la sicurezza oggi assume innanzitutto dimensioni sociali, economiche, energetiche ed ecologiche. Conflitti politici sono provocati soprattutto a causa della violazione dei diritti umani e liberta' fondamentali, corruzione a vasta e profonda scala, l'esistenza della piccola elite che controlla una larga porzione di benessere nazionale, governamento debole e mancanza di un network di sicurezza sociale. Possiamo dire, afferma Picula, che noi oggi viviamo insieme in un modo in cui un vicino che sta' precipitando puo' essere pericoloso nello stesso modo come un vicino potente ed aggressivo. Ci sono molte evidenze che organizzazioni multilaterali e regionali hanno bisogno di rivitalizzazione.

Secondo l'opinione del radicale croato, la crisi dell'Ue, OSCE, ONU e di altre organizzazioni multilaterali e' innanzitutto politica. E' chiaro a tal proposito che riforme strutturali di per se stesse non risolveranno tutti i problemi politici che soltanto gli Stati che ne fanno parte possono affrontare. Picula si dice convinto che la diplomazia multilaterale e buon funzionamento delle organizzazioni multilaterali non sono possibili senza rispettare il concetto multiculturale in societa' individuali, non possono andare avanti senza introdurre nuovi modelli di integrazione di tutte le comunita' di minoranze, a partire da quelle etniche a quelle sessuali. E va detto, afferma il deputato croato, le organizzazioni multilaterali verranno giudicate dalle loro azioni e non soltanto dalle loro dichiarazioni. Sembra che adesso nell'Ue e' piu' importante il tema di come espandere l'efficienza del Fondo Europeo della Stabilita' Finanziaria che come allargare il numero degli stati membri. Con l'eccezione della Croazia, che potrebbe aderire all'Ue intorno al 2013, sottolinea Picula, molto probabilmente nessun altro paese dei Balcani (Macedonia, Serbia, Kosovo, BiH, Montenegro e Albania) non sara' pronto per l'ingresso nell'Ue prima del 2020. L'Ue, avverte Picula, non ripetera' l'errore che aveva commesso accogliendo il Cipro e non accettera' piu' l'ingresso di paesi che non hanno risolto questioni territoriali e di status con i loro vicini.

Qui va avvisato che due dei paesi europei piu' giovani, il Montenegro ed il Kosovo si trovano nell'immediata vicinanza della Croazia e con il paese piu' instabile, che sarebbe la BiH, la Croazia condivide 1000 chilometri di confine. E purtroppo, la BiH e' ancora piuttosto un processo che uno stato vero, sostiene l'ex ministro degli esteri croato. L'Ue puo' aiutare la BiH ad implementare le necessarie riforme ma non puo' dettare la politica e tanto meno indirizzare il suo governo a governare in modo liscio o garantire stabilita'. Che cos'e' quello su cui i paesi dei Balcani Occidentali possono contare nel secondo decennio del 21esimo secolo si chiede Picula? La verita' e' che bisogna essere desiderati, e non soltanto rispettare le condizioni imposte. Nonostante il fatto che l'Ue oggi sta' affrontando una specie di crisi di legittimita' (la piu' bassa risposta alle ultime elezioni europee, resistenza al futuro allargamento, una posizione vacillante durante l'ultima crisi finanziaria ecc.,) l'Ue e' il progetto piu' importante durante l'intera storia europea. Per questa ragione, anche dal palco del congresso del PRNT, i rappresentanti dei paesi che aspirano all'ingresso nell'Ue e se lo pongono come una delle priorita' del loro attuale e futuro impegno, l'Ue deve rimanere una unione aperta a nuovi stati membri ma anche e soprattutto a nuove iniziative.

[*] Il testo è la trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 22 febbraio. La registrazione audio/video dei lavori del congresso è disponibile in italiano, inglese e francese sul sito di Radio Radicale.

martedì 22 febbraio 2011

PASSAGGIO IN ONDA

La puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 22 febbraio a Radio Radicale

Argomenti della puntata

La trasmissione è dedicata soprattutto al 39° congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito che si è svolto a Chianciano dal 17 al 20 febbraio e che ha visto una significativa presenza di partecipanti provenienti dai Balcani.

Nella prima parte si parla di Kosovo con l'intervista di Stefano Vaccara al rappresentante speciale dell'Onu, Lamberto Zannier, sul suo rapporto al Consiglio di sicurezza e le conseguenze del "Rapporto Marty" del Consiglio d'Europa che accusa l'attuale premier Thaci per i crimini che sarebbero stati commessi contro prigionieri serbi durante la guerra del 1999.

In apertura alcune osservazioni sul rapporto tra Europa e Turchia a proposito delle rivolte in corso nel mondo arabo.

La trasmissione è stata realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura ed è riascoltabile direttamente qui



oppure sul sito di Radio Radicale nella sezione delle Rubriche scaricabile in podcast per le prossime tre settimane.

venerdì 18 febbraio 2011

INDIPENDENZA KOSOVO: TERZO ANNIVERSARIO TRA INCERTEZZE POLITICHE E ACCUSE GRAVISSIME

Ieri cadeva il terzo anniversario dell'indipendenza kosovara proclamata unilateralmente dalla maggioranza albanese il 17 febbraio del 2008 con il placet di alcune delle maggiori potenze europee (Francia, Germania, Regno Unito e Italia, ma non la Spagna) e mondiali (Usa ma non Russia e Cina). Un anniversario trascorso, però, in un clima politico controverso a causa delle difficoltà per la formazione del nuovo governo a oltre due mesi dalle elezioni anticipate e, soprattutto, a causa delle gravissime accuse contenute nel “rapporto Marty”, approvato circa tre settimane fa dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, contro il premier kosovaro Hashim Thaci, indicato come un vero e proprio boss mafioso, responsabile, tra l'altro, del presunto traffico d'organi organizzato da membri dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) che facevano capo a Thaci e di cui furono vittime prigionieri serbi e no durante e subito dopo la fine della guerra del 1999.

L'altro ieri, mercoledì, Lamberto Zannier, responsabile della missione Onu in Kosovo (Unmik) ha presentato il suo rapporto periodico al Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha esaminato anche il “rapporto Marty”. E' stata una riunione piuttosto tesa, che ha visto gli interventi del ministro degli Esteri Serbo, Vuk Jeremic, e della sua omologa kosovara, Vlora Citaku. Jeremic ha chiesto un'indagine penale indipendente sul presunto traffico d'organi di cui aveva parlato tra i primi l'ex procuratrice del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, nel suo libro “La caccia”. Un crimine del quale, secondo quanto emerge dal “rapporto Marty”, molti erano in realtà a conoscenza nella regione.

Secondo Belgrado, le Nazioni Unite non possono non occuparsi di fare luce su crimini così efferati, ma lo scontro, al Consiglio di sicurezza, si è sviluppato in particolare su chi dovrebbe condurre l'inchiesta: Eulex, la missione civile dell'Ue in Kosovo, come sostengono le autorità di Pristina, appoggiate da Usa e Gran Bretagna, o un organismo ad hoc (un tribunale speciale?) come invece chiedono i serbi, con l'appoggio della Russia, sostenendo che Eulex non ha mandato per occuparsi di crimini compiuti fuori dai confini kosovari (le vittime del traffico di organi sarebbero infatti state trasportate nel nord dell'Albania). Mercoledì la tensione al Palazzo di vetro era più forte del solito: se le accuse contenute nel “rapporto Marty” fossero fondate ciò vorrebbe dire che da dieci anni il Kosovo sarebbe governato da criminali di guerra e malavitosi il cui potere sarebbe sostenuto da alcune delle principali democrazie occidentali, Usa in testa, e protetto dalle armi della Nato.

Stefano Vaccara, collaboratore di Radio Radicale dal Palazzo di vetro, ha intervistato Lamberto Zannier che fa il punto della situazione.

L'intervista è disponibile sul sito di Radio Radicale oppure direttamente qui

giovedì 17 febbraio 2011

PASSAGGIO SPECIALE

L'Europa e l'integrazione della Turchia: fine del sogno?

In vista del 39° congresso del Partito Radicale Transnazionale, che si svolge a Chianciano dal 17 al 20 febbraio, Radio Radicale ha trasmesso uno Speciale di Passaggio a Sud Est dedicato allo stato dei rapporti tra Bruxelles e Ankara e alle questioni aperte nel processo di integrazione europea della Turchia attraverso alcuni recenti documenti sonori tratti dall'archivio di Radio Radicale.
Proprio quanto sta accadendo in queste settimane nel mondo arabo dimostra quanto sarebbe importante per l'Unione Europea integrare la Turchia. Ma l'Europa sembra incapace di accorgersene, mentre il governo turco culla l'illusione di poter fare da solo e conquistare un ruolo di potenza guida del mondo medio-orientale.
Così quello che cento anni fa era il "grande malato d'Europa" vede oggi quella stessa Europa come un problema. E il sogno di una Turchia moderna, democratica e liberale, membro dell'Unione Europea, rischia di infrangersi, come ha scritto di recente il premio Nobel Orhan Pamuk, sia per colpa della stessa Europa che delle forze nazionaliste e anti-occidentali turche.
 
Lo Speciale, andato in onda il 16 febbraio alle 23 è ascoltabile direttamente qui



oppure sul sito di Radio Radicale nella sezione delle Rubriche


NB: dal 18 gennaio gli Speciali di Passaggio a Sud Est non vanno più in onda a Radio Radicale il mercoledì alle 23,30, ma di volta in volta per argomenti o eventi particolari

PASSAGGIO IN ONDA

La puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 15 febbraio a Radio Radicale

Sommario della trasmissione

Bosnia-Erzegovina: la Clinton Global Inititive discute del futuro del paese e della regione

Croazia: il cammino verso l'UE non è ancora sgombro

Albania: prosegue lo scontro politico sui fatti del 21 gennaio e sull'inchiesta per stabilire le responsabilità della morte dei tre manifestanti anti-governativi

Kosovo: ancora niente di fatto per la formazione del nuovo governo mentre si avvicina la prima seduta del nuovo parlamento e resta l'incognita sull'atteggiamento dei deputati serbi che potrebbero decadere se non prestassero giuramento sulla costituzione

Macedonia: mentre l'UE auspica l'avvio dei negoziati per l'adesione all'UE e si profilano nuove proposte per risolvere il contenzioso del nome con la Grecia, le forze dell'opposizione, sia slave che albanesi, chiedono elezioni anticipate e si raffacciano le tensioni etnico-religiose.

La trasmissione è stata realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura ed è riascoltabile direttamente qui



oppure sul sito di Radio Radicale nella sezione delle Rubriche.

mercoledì 16 febbraio 2011

LA CLINTON GLOBAL INITIATIVE E IL FUTURO DELLA BOSNIA E DEI BALCANI

Di Marina Szikora [*]
Si e' svolta a New York, mercoledi' 9 febbraio, su organizzazione della fondazione dell'ex presidente americano Bill Clinton "Clinton global initiative" una conferenza sotto il titolo "Gli Stati Uniti all'incrocio: l'Accordo di Dayton e l'inizio della diplomazia del 21-esimo secolo". La conferenza e' stata organizzata in forma di due pannel. Il primo ha visto la pertecipazione dell'ex segretario di stato americano Madeleine Albright, dell'ex comandante supremo della NATO per l'Europa, Wesley Clark e dell'ex ambasciatore americano in Croazia, Peter Galbraiht. In questa parte della conferenza si e' parlato delle condizioni storiche in cui e' stato creato l'Accordo di Dayton che pose fine alla guerra sanguinosa in BiH. Al secondo pannel hanno partecipato il presidente croato Ivo Josipović, il membro della presidenza tripartita della BiH, il bosgnacco Bakir Izetbegović, figlio del defunto presidente Alija Izetbegović, uno dei tre firmatari dell'Accordo, l'alto rappresentante dell'Ue per la politica estera Catherine Ashton e il vice segretario di stato americano, James Steinberg. Questa parte della conferenza ha trattato la questione del futuro della regione e il ruolo dell'Ue e degli Stati Uniti. Il pannel e' stato moderato da Chrisitane Amanpour che ai tempi della guerra in ex Jugoslavia fu corrispondente della CNN.

Il presidente croato Josipović, da parte sua, ha sottolineato l'importanza della politica di riconciliazione come base per stabilire fiducia, collaborazione di partenariato e reciproca solidarieta' tra i paesi della regione. Questo e' particolarmente importante nel processo di integrazione nell'Ue, ma anche come precondizione per una collaborazione economica qualitativa che dovrebbe, soprattutto nello sviluppo dell'infrastruttura, tener conto di interessi comuni, ha detto Josipović. Ha aggiunto che con l'ingresso della Croazia nell'Ue, che si spera possa essere nel gennaio del 2013, non deve cessare l'allargamento dell'Unione verso l'Europa sudorientale poiche' e' particolarmente importante dare una chiara prospettiva di integrazione a tutti i paesi della regione. L'altro interlocutore, l'esponente bosgnacco della presidenza della BiH, Bakir Izetbegović ha detto che nel suo Paese negli ultimi quindici anni e' stato raggiunto un avanzamento perche' quella BiH completamente divisa, dopo l'Accordo di Dayton, con il tempo si e' trasformata comunque in una struttura funzionante che ha acconsentito anche lo sviluppo economico fino a tal punto che lo stipendio medio in BiH e' maggiore rispetto ad uno stipendio medio dei paesi piu' orientali. Si e' parlato in particolare dell'efficace cooperazione tra giustiza e politiza nella regione che l'alto rappresentante Catherine Ashton ha valutato come un modello eccellente di collaborazione regionale.

Dayton e' stato vautato come un accordo che all'epoca era l'unico possibile e che aveva soddisfatto la sua funzione piu' importante di porre fine alla guerra. Ma Dayton fu concepito a fin di proteggere gli interessi particolari dei tre popoli e serviva maggiormente alle loro paure che alla cooperazione. Adesso e' arrivato il tempo di cambiarlo, vale a dire che i popoli costituenti ed i cittadini della BiH, in base ad un comune accordo, dovrebbero cambiarlo in una forma funzionante che potra' rispondere alle sfide delle integrazioni, adeguamento agli standard dell'Ue e sviluppo economico. Il vice segretario di stato americano Steinberg ha detto che la BiH ha amici che vogliono aiutarla e che questo e' il tempo quando i leader politici in BiH devono arrivare da soli, attraverso il dialogo, al compromesso che soddisfera' tutti. Catherine Ashton ha sottlineato che il posto di tutti i paesi dell'Europa sudorientale e' in Europa, e' una politica molto chiara che non ha alternative. Nel suo intervento conclusivo, Bill Clinton ha rilevato che i conflitti in ex Jugoslavia e l'accordo di Dayton sono il primo successo della nuova diplomazia globale dopo la fine della Guerra fredda, della diplomazia che ha confermato che e' possibile creare la situazione in cui si puo' vincere senza che nessuno perda. La conferenza ha accennato apertamente che l'Accordo di Dayton quindici anni fa ha restituito la pace in BiH ma non ha assicurato la possibilita' di uguale sviluppo di tutti e tre popoli costituenti come nemmeno lo sviluppo economico.

Ribadendo come una della priorita' della sua presidenza, la restituzione della pace e stabilita' nella regione, Ivo Josipović ha detto che tutti vogliono un futuro comune nell'Ue e la regione ha bisogno di una leadership che sia in grado di guidare questo cammino. Josipović ha detto che si lavora sul ritorno della fiducia ma che per la Croazia e' importante anche il ritorno dei croati nella Republica Srpska, l'entita' della BiH a maggioranza serba. E' importante salvaguardare l'identita' di tutti e tre popoli e rafforzare le relazioni economiche. Ha invitato gli investitori americani di investire in Croazia ma anche nell'intera regione. Va detto che alla conferenza non ha partecipato il presidente della Serbia Boris Tadić con la spiegazione che ha subito recentemente un intevento alla gamba. Ma non c'era nemmeno il leader della RS, Milorad Dodik mentre si dice che sempre per motivi di salute non e' venuto nemmeno il rappresentante croato della presidenza della BiH, Željko Komšić. Ai margini della conferenza, il capo dello stato croato, Ivo Josipović ha incontrato Ashton e Steinberg. In questi colloqui, la Croazia ha ricevuto pieno sostegno per una veloce conclusione dei negoziati e per l'ingresso nell'Ue.

C'e' da sottlineare che la Conferenza della fondazione Clinton su Dayton e' un contributo importante agli sforzi dell'amministrazione americana che tenta di accelerare la soluzione della situazione politica cosi' fragile in BiH e stabilire pace in Europa sudorientale. Secondo gli osservatori, per l'allora presidente americano Bill Clinton e per la sua amministrazione, Dayton fu uno dei maggiori successi della politica estera statunitense. Alla conferenza si e' voluto anche puntare sul fatto che senza simili iniziative non ci saranno soluzioni efficaci per i problemi dell'Afghanistan, Iraq e per l'intero Medio Oriente. Il messaggio di Clinton e' anchge che ai paesi con problemi come quelli che c'erano nei Balcani, non si puo' aiutare soltanto militarmente e politicamente ma e' indispensabile rafforzarli economicamente e appoggiare lo sviluppo della societa' civile e della democrazia. Sul palco Kimmel dell'Universita' di NY, Bill Clinton ha ricordato che prima di mandare le truppe americane in BiH nel 1995, perfino il 70 percento degli americani furono contrari all'invio delle truppe americane in BiH e perfino 58 percento ne fu contrario anche quando fu firmato l'acccordo di Dayton. Fu contrastato soprattutto dai repubblicani, ha detto Clinton.

E sulla sempre piu' chiassosa disputa relativa ad una terza entita' in BiH, Thomas Countryman, vice del sottosegretario di stato americano incaricato per l'Europa sudorientale, ha ribadito la posizione americana dicendo che "gli Stati Uniti e la comunita' internazionale appoggeranno ogni tipo di compromesso all'interno della BiH che contribuira' a rendere efficace l'attuale assetto costituzionale, ma ritiene che la terza entita' non e' una buona soluzione". Siccome queste parole sono state pronunciate a Bruxelles, secondo il commento di Zija Dizdarević del quotidiano di Sarajevo "Oslobođenje", una tale posizione suggerisce che questo tipo di approcio e' sostenuto anche dai vertici dell'Unione europea. Il messaggio e' indirizzato principalmente al leader dell'HDZ BiH, Dragan Čović e ai suoi sostenitori di Zagabria nonche' al suo partner principale, leader dello SNSD e presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik che nella divisione della Federazione BiH in due entita', quella bosgnacca e quella croata vede una occasione per realizzare i suoi obiettivi di separazione, afferma Zia Dizdarević e aggiunge che la formulazione americana suona piacevolmente alle orecchie di Dodik e dei suoi protettori di Belgrado. Il funzionario statunitense ritiene che la terza entita' non e' una soluzione "poiche' la BiH non ha bisogno di un governo ancora piu' complicato con aggiuntive possibilita' di ostacolare il funzionamento, ma ha bisogno di un governo piu' efficace con maggiori capacita' di prendere le decisioni".

Secondo il commentatore di 'Oslobođenje' gli americani non dicono che cosa bisogna fare affinche' il potere della BiH sia piu' efficace e non puntano il dito sulla politica distruttiva di Banja Luka appoggiata da Belgrado. Quindi, afferma Dizdarević, continuano ad essere sullo stesso livello quelli che sono a favore della BiH e quelli che ci lavorano a distruggerla. Si continua a sfuggire dalla necessita' di eliminare i diffetti prinicpali della Costituzione di Dayton – la dipendenza paralizzante dello Stato dalle entita'. Il giornalista si chiede se con un tale aproccio, Washington manda il messaggio che dice come sia piu' importante il concetto di Dayton che favoreggia piuttosto la RS che la democratizzazione euroatlantica della BiH? E conclude che la BiH ha bisogno di un potere che possa in maniera accelerata condurre il Paese verso l'Ue e la NATO. Si tratta dell'assoluta priorita' in cui le riforme costituzionali non sono l'obiettivo, bensi' il mezzo per raggiungere l'obiettivo euroatlantico. Secondo Dizdarević tocca a Bruxelles e Washington a dire finalmente che cos'e' il minimum costituzionale per le integrazioni euroatlantiche. A suo parere, il minimo per il nuovo potere della BiH e' l'accordo sulla inquestionabilita' dello Stato BiH e l'ingresso nell'Ue e nalla NATO. Gli Stati Uniti si sono presi il diritto di definire la cornice istituzionale. Se e' cosi', allora non possono evitare la responsabilita' relativa a quello che succede al suo interno e quello che alla fine accadra', conclude il giornalista della BiH nel suo commento pubblicato sul quotidiano 'Oslobođenje'.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza andata in onda nella puntata del 15 febbraio di Passaggio a Sud Est

venerdì 11 febbraio 2011

LA TURCHIA DI FRONTE ALLA CRISI EGIZIANA

La Turchia si divide ancora una volta: questa volta la questione riguarda il ruolo da assumere rispetto alla crisi egiziana e la sua politica estera, fiore all'occhiello del governo di Recep Tayyip Erdogan, viene messa sotto accusa da coloro i quali pensano che il Paese farebbe bene a restarsene tranquillo e occuparsi dei propri non pochi problemi interni, anziché farsi prendere dalla tentazione di approfittare dell'attuale situazione dell'Egitto per cercare di prenderne il posto nello scacchiere medio-orientale. Inoltre, proprio mentre Erdogan esortava Mubarak ad ascoltare la voce del suo popolo, in Turchia la polizia interveniva reprimendo duramente alcune manifestazioni di piazza a colpi di manganelli, lacrimogeni e liquidi urticanti sparati dagli idranti.
Tutto questo mentre all'orizzonte cominciano a profilarsi le elezioni parlamentari della prossima estate nelle quali Erdogan sarà costretto a ripetere l'exploit del 2007 se non vorrà vedere drasticamente ridimensionato il suo potere ma anche il suo futuro politico.

Su questi temi potete ascoltare qui di seguito la mia intervista per Radio Radicale a Marta Ottaviani, corrispondente per La Stampa, l'Avvenire e l'agenzia TMNews, nonché autrice di "Cose da turchi" e "Mille e una Turchia (e dell'ominimo blog sul sito della Stampa).


GIORNO DEL RICORDO: LE PAROLE CHE NAPOLITANO NON HA (ANCORA) DETTO

“In ciascun paese si ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L'essenziale e' pero' non restare ostaggi degli eventi del passato”. Lo ha detto ieri il presidente della repubblica Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e del drammatico esodo degli italiani dall’Istria, dalla Dalmazia e da Fiume dopo la fine della seconda guerra mondiale. E' una pagina della storia del Novecento che spesso ha suscitato polemiche in Italia e tra l'Italia e gli altri Paesi che hanno condiviso le vicende di quello che noi chiamiamo "confine orientale", ovvero Slovenia e Croazia. Quest’anno, per fortuna, la ricorrenza e’ stata segnata da un clima piu’ disteso.

Napolitano ha evitato (come gia’ lo scorso anno) dichiarazioni come quelle che nel 2007 suscitarono la dura reazione dell'allora presidente croato Stjepan Mesic, ma non per questo ci si puo’ esimere da alcune considerazioni su quanto detto dal nostro presidente. Perche’ se si afferma che ogni paese ha il dovere di coltivare le proprie memorie, anche se senza restare ostaggio del passato, proprio per il rispetto dovuto all’unicità e alla diversità di ogni esperienza personale, si deve avere anche il coraggio di raccontare la storia fino in fondo. Senza nascondersi la realtà del Fascismo che al "confine orientale" mostro’ la sua faccia più feroce, prima con l'italianizzazione forzata di intere popolazioni, poi con l'occupazione militare condotta insieme alla Germania nazista e ai regimi collaborazionisti locali. Non per negare o giustificare la terribile realtà delle foibe e il dramma dell'esodo, ma per comprendere la complessità storica in cui quegli avvenimenti si svilupparono, avendo il coraggio di ammettere anche le proprie responsabilita’.

Melita Richter, sociologa, saggista, mediatrice culturale, studiosa della realtà balcanica e della questione del confine tra Italia e Balcani, nell'intervista che realizzai proprio un anno fa per Radio Radicale, invitava a riflettere sulle memorie individuali e sulla necessità di ascoltare e condividere anche le storie "degli altri". Non per cercare una inesistente memoria collettiva e nemmeno per girare a vuoto attorno ad una non meglio definita memoria condivisa (espressione ambigua che assomiglia molto ad un ossimoro) impossibile da costruire, ma piuttosto per comporre una "memoria plurima" che faccia dei confini (fisici e mentali) non delle barriere, ma delle soglie attraverso cui stabilire canali di comunicazione. Ecco: questo vorrei sentir dire prima o poi dai nostri politici. Questo vorrei sentir dire dal presidente Napolitano in occasione del giorno del ricordo. Spero l’anno prossimo.

giovedì 10 febbraio 2011

PASSAGGIO IN ONDA

La puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda l'8 febbraio a Radio Radicale

Sommario della trasmissione

Turchia: nel momento in cui il modello turco viene visto con favore in Medio Oriente, il paese si divide di fronte alla crisi egiziana e la politica estera di Erdogan e Davutoglu viene messa sotto accusa, mentre si profilano le elezioni di giugno fondamentali per il futuro politico del premier.
Interviste a Nicola Mirenzi, collaboratore del quotidiano Europa, e a Marta Ottaviani, corrispondente de La Stampa, de L'Avvenire e dell'agenzia TMNews.
Albania: i rischi di degenerazione della crisi politica nell'analisi dell'opinionista Mustafa Nano, tra i fondatori del Partito Democratico del premier Sali Berisha e oggi tra i suoi critici più duri.
Serbia: il governo compie un nuovo passo nel processo di integrazione europea, mentre scende in piazza l'opposizione nazionalista moderata.
Bosnia: mentre si continua ad attendere la formazione del governo, a quattro mesi dalle elezioni, la presidenza tripartita compie la sua prima visita ufficiale in Croazia

La trasmissione è stata realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura ed è riascoltabile direttamente qui



oppure sul sito di Radio Radicale nella sezione delle Rubriche

lunedì 7 febbraio 2011

(MILLE E) UN BLOG SULLA TURCHIA

Vi voglio segnalare il blog di Marta Ottaviani sul portale de La Stampa: si chiama "Mille e una Turchia", come la sua seconda fatica editoriale, uscita lo scorso anno. Chi la conosce per i suoi articoli su La Stampa e L'Avvenire, per i suoi libri e magari anche per averla sentita qualche volta a Radio Radicale (intervistata dal sottoscritto), sa che Marta vive in Turchia da oltre 5 anni, ha imparato la lingua ma soprattutto a capire la complessa realtà di un Paese che molto spesso guardiamo attraverso le lenti deformanti dello stereotipo o, peggio, del pregiudizio.
Infatti, come scrive lei stessa nella presentazione del suo blog, molti lo giudicano ma pochi lo conoscono perché l’immagine della Turchia è ancora filtrata da luoghi comuni, alcuni dei quali hanno qualche ragione di esistere, ma altri sono completamente fuori dal tempo. Invece, spiega Marta, la Turchia è una nazione ricca di contraddizioni difficili da capire e da spiegare, di cui si sa poco o niente, soprattutto se si considera la sua importanza strategica e i legami prefenziali che ha con l’Italia, mentre si sta imponendo da anni sulla scena economica e politica internazionale.
Insomma, se vi interessa la Turchia e se vi interessa leggere cosa pensa e scrive una che ne sa, mettete il blog di Marta Ottaviani tra i "preferiti" del vostro browser.

mercoledì 2 febbraio 2011

LA SITUAZIONE POLITICA IN ALBANIA

I morti negli scontri di piazza del 21 gennaio hanno riacceso l'attenzione sull'Albania e sulla crisi politica che da due anni blocca il paese a causa della dura contrapposizione tra la maggioranza di centro-destra al governo e il premier Sali Berisha, da una parte, e l'opposizione guidata dai socialisti che hanno nel sindaco di Tirana, Edi Rama, il loro leader, dall'altra.
Lo svolgimento pacifico della manifestazione dell'opposizione del 28 gennaio ha attenuato il timore che la situazione potesse degenerare, ma se appare improbabile il rischio di un tracollo come quello del 1997, restano irrisolti i problemi alla base della crisi politica che, aggravata dalla diffusa corruzione, rischia di compromettere seriamente il progresso del paese e con esso il processo di integrazione europea.
L'attuale situazione politica, le responsabilità del governo e dell'opposizione, le prossime elezioni amministrative, ma anche gli umori degli albanesi che vivono in Italia, i paralleli tra la situazione politica albanese e quella italiana, le somiglianze tra Berlusconi e Berisha, sono gli argomenti dell'intervista a Darien Levani, vicedirettore di AlbaniaNews, quotidiano indipendente on-line in lingua italiana per Radio Radicale.

L'intervista è ascoltabile sul sito di Radio Radicale oppure direttamente qui



Tirana, piazza Skanderbeg (Foto Pregrag_Bubalo/Flickr)

CROAZIA: EUROSCETTICISMO IN CRESCITA MENTRE (FORSE) SLITTA L'ADESIONE ALL'UE

di Marina Szikora (*)
Nuove difficolta' nella percezione della conclusione del processo di integrazione europea della Croazia. Va sottolienato che la tanto attesa adesione di Zagabria all'Ue era prospettata ancora nel 2007, poi nel 2009 per rimandare le previsioni realistiche al 2012 o 2013. Adesso siamo testimoni di un altro tipo di valutazioni relative a questo lungo cammino della Croazia verso l'Europa. Lo hanno provocato le ultimissime dichiarazioni del relatore del PE per la Croazia, l'austriaco Hannes Swoboda. La commissione esteri del PE ha approvato mercoledi' scorso il rapporto che si dice il piu' positivo frinora e che dovrebbe essere anche l'ultimo sull'avanzamento della Croazia. Questo rapporto approvato alla Commissione esteri, si trovera' in aula del PE nel corso di questo mese. In conclusione del dibattito e della presentazione di moltissimi emendamenti, Swoboda ha detto che la Croazia potrebbe aderire all'Ue tra il primo gennaio 2013 e il primo gennaio 2014. I media croati hanno subito interpretato queste dichiarazioni come ulteriore rinvio dell'adesione e lo spostamento verso un'altro anno, cioe' il 2014.

A seguito di queste reazioni, l'europarlamentare austriaco ha valuto precisare che le sue dichiarazioni riguardano una possibile agenda dei prossimi passi. Se Zagabria riuscira' a concludere i negoziati entro giugno, durante la presidenza ugherese e firmare il trattato di adesione il prossimo autunno, se il PE dara' il suo consenso il prossimo ottobre, e dopo che in Croazia si svolgera' il referendum sull'adesione, solo allora potra' iniziare il processo di ratifica in ogni singolo paese membro dell'Ue. Questo processo di ratifica, secondo le esperienze, potrebbe durare 12 ma nel peggiore dei casi perfino 24 mesi. Recentemente, anche l'eurocommissario per l'allargamento Stefan Feule ha detto che il processo di ratifica potrebbe allugarsi a 18 mesi. E' su queste prospettive che Swoboda ha detto che sarebbe un record di Guinness se la Croazia entrera' nell'Ue il primo gennaio 2013. Piu' reale, ha precisato, sarebbe lo scenario che la Croazia diventera' membro a pieno titolo all'inizio del 2014 e di partecipare nel giugno di quell'anno alle prossime elezioni europee. C'e' da dire che a differenza delle valutazioni del socialdemocratico Hannes Swoboda, Bernd Posselt del maggiore partito politico europeo, l'EPP continua a parlare che Zagabria aderira' all'Ue verso la fine del 2012. Questo, afferma Posselt, potrebbe essere possibile se ci sara' la volonta' politica dei paesi membri di accelerare al massimo il processo di ratifica. Ma sono molte le incognite per quanto riguarda i singoli paesi membri. Sara' importante ad esempio, se il Belgio avra' presto un governo poiche' si sa che in Belgio il processo di ratifica dura tradizionalmente a lungo perche' ci sono sette parlamenti, scrive il quotidiano di Zagabria 'Vjesnik' e aggiunge che il problema potrebbe essere altrattanto l'Olanda in cui il governo e' controllato dal partito che non favoregga l'allargamento dell'Ue. Da aggiungervi l'attuale debolezza del governo sloveno. Infine, puo' sempre succedere che ancora qualche altro paese, a causa di problemi interni, avverte Vjesnik, potrebbe mostrare i suoi "muscoli" sul piano della politica estera e la Croazia in tal caso ne sarebbe una vittima colaterale.

Comunque vada, quello su cui Zagabria deve concetrarsi adesso, e' la conclusione dei negoziati e chiudere i rimanenti sette capitoli. In praticolare deve soddisfare le misure relative al capitolo Giustizia e diritti fondamentali nonche' la Competizione del mercato. Non sara' facile, gia' si avverte, mobilitare tutte le forze che avranno il compito di informare e convincere i cittadini croati, sempre piu' euroscettici proprio a causa di questo lunghissimo cammino, che l'ingresso nell'Ue e' indispensabile per il futuro e per il benessere del Paese e quali sono i pregi che questo ingresso porta ai cittadini croati. Le prossime settimane e mesi saranno molto faticosi, tesi e sicuramente molto interessanti. La Croazia ha "reali possibilita' di concludere i negoziati con l'Ue entro giugno 2011" ha detto all'agenzia di stampa austriaca APA il rappresentante austriaco dell'Organizzazione per la cooperazione e sviluppo economico (OECD), l'ambasciatore Wolfgang Petrisch il quale afferma che i segnali sono molto positivi. Petrisch ammette che non sappiamo quali saranno i fattori esteri che potrebbero allungare i negoziati ma aggiunge che ha l'impressione che il governo di Zagabria si impegna sulla questione molto seriamente. Il rappresentante austriaco non crede che il caso dell'ex premier croato Ivo Sanader che si trova in carcere in Austria, potrebbe influenzare l'ingresso della Croazia nell'Ue. Quanto alla corruzione, Petrisch afferma che si stanno facendo cose concrete, soprattutto a causa del rafforzamento delle relazioni tra l'Ue e la Croazia. Ha valutato anche che in alcuni paesi, specie in Olanda, vi sono dubbi sull'ulteriore allargamento dell'Ue. Nel caso della Croazia non ci saranno eccezioni, ha detto Petrisch aggiungendo che l'Austria deve continuare ad appoggiare il processo delle integrazioni europee di cui l'ingresso della Croazia e' un passo importante.

Le notizie che arrivano dall'Europa, in particolare le affermazioni del relatore del PE per la Croazia Hannes Swoboda, sono state commentate diversamente dai vertici croati. Per la premier Jadranka Kosor e' importante l'ottimo rapporto del relatore austriaco e il fatto che Zagabria ha la possibilita' di concludere i negoziati entro giugno. Questa e' una ottima notizia e corrisponde alle aspettative del Governo, ha detto Jadranka Kosor. Secondo Kosor il processo di ratifica sara' accelerato poiche', come afferma, tutti nella Commissione Europea e tutti i pesi membri hanno deciso che la Croazia sara' il 28-esimo paese dell'Ue. Diverso e' invece il commento del presidente croato Ivo Josipović il quale si e detto spiacevolmente sorpreso. Il presidente Josipović ha ammesso che la dichiarazione di Swoboda lo ha colto di sorpresa perche' e' desiderio di tutti i croati di entrare al piu' presto nell'Unione. Josipović ha detto che e' reale aspettarsi che il Governo concluda i negoziati a giungo e che l'integrazione e' possibile nel 2013. Ha aggiunto pero' che tutto dipende dalla Croazia e dalla sua capacita' di soddisfare i necessari criteri.
(*) Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 1 febbraio

martedì 1 febbraio 2011

ALBANIA: SI PREPARANO NUOVE MANIFESTAZIONI CONTRO IL GOVERNO

L'Unione Europea invita Berisha e Rama al dialogo e garantisce il suo impegno per risolvere la crisi politica
Ma l'opposizione contesta la commissione d'inchiesta sui morti del 21 gennaio: è stata creata per non fare giustizia

di Artur Nura [*]
Il deputato Sajmir Tahiri ha dichiarato in una conferenza stampa ieri che la protesta di venerdì prossimo avrà un'altra forma rispetto a quelle organizzate finora. "La manifestazione di venerdì avrà una forma totalmente diversa, che spiegheremo ai cittadini da domani", ha detto Tahiri annunciando che il gruppo dei socialisti ha firmato una mozione parlamentare, attraverso la quale viene dichiarata incostituzionale la commissione d'inchiesta sui fatti del 21 gennaio. "La Commissione d'inchiesta è stata istituita per impedire che la giustizia faccia giustizia. E' stata firmata una mozione per dichiarare incostituzionale la commissione d'indagine", ha detto Tahiri aggiungendo che l'opposizione non tornerà indietro fino a quando non saranno arrestati gli agenti della Guardia repubblicana che hanno sparato in piazza il 21 gennaio.

Intanto, l`Alto rappresentante per la Politica estera dell'UE, Catherine Ashton, ha chiesto ai due avversari politici (il premier Sali Berisha e il leader socialista, sindaco di Tirana, Edi Rama) di confrontarsi in un dialogo vero, che abbia alla base i principi fondamentali dell'Unione Europea, la democrazia e il rispetto della legge. Parlando dei continui contatti che Bruxelles mantiene con le parti, Ashton ha sottolineato che l`inviato speciale dell'UE, Miroslav Lajcak, ritornerà a Tirana se necessario per far sì che sia accolto il messaggio dell'UE. "Abbiamo parlato con entrambe le parti, sia con il Premier che con il leader dell'opposizione, a cui abbiamo espresso il nostro punto di vista, visto che diviene ormai necessario stabilire un dialogo vero. Necessità questa che deriva dal quadro delle violenze durante la scorsa settimana. Miroslav Lajcak chiederà ed insisterà per stabilire un dialogo tra l`opposizione e il governo. Ritornerà di nuovo a Tirana questa settimana, se questo è necessario per incentivare le parti a seguire il nostro messaggio. Al centro nella nostra attenzione vi sarà la realizzazione di una forte pressione sulla base dei principi base dell'UE, che ci rendono noi quelli che siamo, ossia democrazia, esecuzione della legge e diritti fondamentali dell'uomo. E` essenziale che stimoliamo le parti verso il raggiungimento di questi valori, in modo pacifico, ed è molto importante che questo si raggiunga attraverso il dialogo per le questioni fondamentali. E noi continueremo a fare questo", ha detto l`Alto rappresentante per la Politica estera europea.

Prima della conferenza, la Ashton ha ricordato ai dirigenti della politica albanese che l`Albania deve "abbassare i toni" per cercare di individuare una soluzione razionale. "In riferimento alla situazione in Albania, sono al corrente dello sviluppo degli eventi, ed ho parlato personalmente con il Premier Berisha e il leader del Partito Socialista Rama. Noi continuiamo a seguire la situazione con attenzione. A tal fine ho regolarmente dei contatti con il capo della Missione UE a Tirana. E` molto importante che ritorni il dialogo tra le parti, e si affrontino le cose in modo pacifico. Questo quanto sottolineato e sto chiedendo alle due parti. Sui problemi creati, penso che sia molto importante che si instauri un dialogo pacifico", ha espresso Ashton. Le dichiarazioni del capo della diplomazia europea Ashton viaggiano lungo la stessa linea della portavoce del commissario all'Allargamento Stefan Fule, Natasha Buttler, che ha sottolineato che Bruxelles negozierà per risolvere la crisi in Albania.
[*] Corrispondente di Radio Radicale

CONSIGLIO D'EUROPA: OK AL "RAPPORTO MARTY" SUI CRIMINI DI GUERRA IN KOSOVO

di Marina Szikora [*]
Il Consiglio d'Europa nella sua sessione di gennaio ha confermato il rapporto di Dick Marty sul traffico di organi umani e criminalita' organizzata in Kosovo e ha dato sostegno alle indagini indipendenti relative a tutti gli elementi e nomi elencati nel rapporto dell'esperto svizzero. La maggioranza dell'Assemblea parlamentare ha approvato la risoluzione che sostiene il "rapporto Marty" confermando l'impegno che deve mettere luce su tutti gli atti criminali. A favore della Risoluzione hanno votato 169 deputati, 8 ne sono stati contrari e 14 gli astenuti. E' stato approvato anche l'emendamento di Dick Marty che chiede la definizione delle competenze dell'Eulex e/o qualche altro organo giuridico internazionale con mandato di svolgere le indagini. La risoluzione approvata lo scorso martedi' chiede la protezione delle fonti giornalistiche in quanto principale condizione del lavoro dei giornalisti e diritto all'informazione pubblica relativa alle questioni di interesse pubblico.

Nel suo intervento a Strasburgo, Dick Marty ha sottolineato che il suo documento sul traffico di organi umani non tratta la questione dello status del Kosovo come nemmeno le relazioni tra Serbia e Kosovo. Secondo le sue parole, non si tratta neanche di un rapporto contro i cittadini del Kosovo o contro il popolo albanese, non e' un rapporto che favoreggia la parte serba bensi' un documento sui diritti umani. Marty ha anche avvertito sulla situazione scandalosa relativa alla protezione dei testimoni nei processi che si trovano davanti al Tribunale per i crimini di guerra in ex Jugoslavia. Nel dibattito che si e' svolto a seguito dell'intervento di Marty, il rappresentante del gurppo dei socialisti, Claus de Vriese ha sottolineato che questo documento conduce al periodo piu' buio della recente storia europea ma ha precisato che "non e' una questione di sentenza, non sta' al CoE di infliggere sentenze, bensi' di chiedere indagini sui possibili crimini" ha detto Vriese.

I gruppi parlamentari dei democratici e dei liberali si sono congratulati con Dick Marty per il suo lavoro difficile e coraggioso in cui, secondo le loro parole, si evita la politica e si focalizza sulle tragedie umane. Dall'altra parte, secondo il rappresentante albanese, Špetim Idrizi, il rapporto di Marty si basa "sulla iniziativa russa appoggiata dalla Serbia" che ha come obiettivo, senza chiare prove, di condannare l'Ue, Stati Uniti, Kosovo, Albania, Hachim Tachi e l'UCK. Secondo il vicepresidente del parlamento kosovaro, Džavid Haljiti, il documento rappresenta una pubblicita' contro l'indipendenza del Kosovo ma ha affermato che il Kosovo e' pronto affinche' siano indagate tutte le accuse nella maniera europea. "La verita' e' primaria per il futuro di pace nei Balcani" ha detto Branko Ružić, il rappresentante della Serbia annunciando che il suo paese dara' pieno sostegno agli sforzi di far luce sul destino delle persone scomparse. Il capo della delegazione parlamentare serba, Dragoljub Mićunović ha rilevato che la democrazia si basa sul rispetto dei diritti umani e che sia compito del CoE ma anche di tutti gli uomini di scoprire la verita'. In questo caso, il signor Dick Marty sta' aiutando la verita', ha detto Mićunović a Strasburgo.

L'esito della sessione parlamentare di PACE e' stato salutato molto positivamente in Serbia. Il capo del gruppo parlamentare "Per la Serbia europea" Nada Kolundžija ritiene che si apre un nuovo capitolo per stabilire la piena verita' su quello che succedeva in Kosovo e ha sottolineato che il documento e' importante per la Serbia perche' illustra le stesse affermazioni che precedentemente sono state individuate in Serbia. Nel Partito democratico serbo ritengono che l'inizio dei colloqui tra Belgrado e Priština non deve essere ostacolato pero' dal fatto che verranno fatte indagini contro alcuni attuali esponenti di lavoro pubblico in Kosovo. Secondo Nada Kolundžija, la risoluzione del CoE non si deve utilizzare a scopi interni politici ma deve contribuire a stabilire la verita', la responsabilita' e portare al processamento dei colpevoli. Miloš Aligrudić, un altro rappresentante serbo e capo del gruppo parlamentare del DSS nel Parlamento serbo, ritiene che sia importante che per la prima volta in una tale istituzione si parla di crimini contro i serbi.

La relatrice del PE per il Kosovo, Ulrike Lunaček ha affermato che le indagini devono essere appoggiate sia dagli stati membri dell'Ue che dagli Stati Uniti. Nel suo comunicato, la relatrice del PE per il Kosovo si aspetta che le autorita' kosovare ma anche quelle albanesi collaborino strettamente nelle indagini con l'Eulex.
"L'opinione pubblica della Serbia e quella internazionale si aspettano che la comunita' internazionale e in particolare KFOR ed EULEX intraprendano misure adeguate affinche' si possa arrivare alla verita' relativa al rapporto di Dick Marty" ha detto Slavica Đukić Dejanović, presidente del Parlamento serbo. Sonja Licht, presidente del Fondo di Belgrado per l'ecellenza politica ha sottolineato l'importanza di trovare la modalita' per condurre indagini serie perche' e' indispensabile per il diritto internazionale e per lo stato di diritto. Secondo le sue parole, a causa del fatto che il Tribunale dell'Aja e la Corte Internazionale permamente (ICC) non hanno competenzei in questo caso, e siccome l'Eulex non puo' efficacemente condurre le indagini in Albania, sara' necessario trovare una modalita' innovativa per condurre indagini internazionali.
Per Čedomir Jovanović, leader del Partito liberaldemocratico la risoluzione e le reazioni dei parlamentari del CoE rappresentano una soddisfazione morale per le famiglie delle persone sequestrate in Kosovo. "La Serbia moderna in questo momento ha molte ragioni per quel tipo di soddisfazione su cui finora non aveva diritto, soprattutto perche' non riuscivamo a trovare dei partner e comprensione nel mondo" ha detto Jovanović a Strasbourgo aggiungendo che la risloluzione di PACE rappresenta incorraggiamento per tutti quelli che in Sebia hanno fatto molto per l'affermazione dei diritti umani, diritti civili e che hanno lottato contro la politica che si realizzava attraverso i crimini.

Per la BBC britannica, Dick Marty ha dichiarato pero' che il suo rapporto sul traffico di organi umani in Kosovo potrebbe restare una lettera morta sulla carta. Secondo Marty, appena si tratta del processo contro qualcuno che riveste un alto incarico politico, viene constatato che semplicemente non ci sono testimoni. Ha aggiunto che i testimoni e le loro famiglie vengono impauriti e ci sono state perfino uccisioni di testimoni. Marty punta anche sul fatto che il piu' scioccante e' che il suo documento ha suscitato scandalo mentre l'uccisione di testimoni negli ultimi anni non ha destato nessuna preoccupazione e si e' rimasti indifferenti. "La comunita' internazionale deve reagire. Il problema e' che ci sono ancora molti ministri e politici appesantiti dalle decisioni prese nel passato e che dovrebbero smentire qualcosa che avevano fatto nel passato" ha valutato Marti. Secondo Marty, la nuova amministrazione americana potrebbe forse stabilire una nuova linea, soprattutto perche' Washington ha molta piu' influenza in Kosovo e nei Balcani e ha molta piu' credibilita' rispetto all'Ue. Marty si e' detto sorpreso dalla dichiarazione della capo della diplomazia europea, Cathrin Aschton che non e' necessario nominare un procuratore speciale per indagare sul traffico di organi. Secondo le sue parole, una tale istituzione giuridica ad hock e' indispensabile e dovrebbe trovarsi fuori dal Kosovo per essere in grado di proteggere i testimoni e le loro famiglie non soltanto durante il processo ma anche dopo. "Le offese del premier albanese Sali Berisha il quale mi da' del antisemita e rassista non sono soltanto volgari, ma rappresentano anche l'abuso politico del mio rapporto per risolvere i problemi interni che sta' affrontando" ha detto criticamente Marty.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 1 febbraio

PASSAGGIO IN ONDA

La puntata di Passaggio a Sud Est andato in onda il 1° febbraio a Radio Radicale

Sommario della trasmissione

Albania: il punto della situazione politica con le opinioni di Darien Levani, vicedirettore di AlbaniaNews.it, e di Marjola Rukaj, corrispondente di Osservatorio Balcani e Caucaso
Crimini di guerra: l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva il "Rapporto Marty", le ripercussioni in Kosovo e Serbia
Kosovo: la formazione del nuovo governo dopo le elezioni politiche anche alla luce delle accuse del "Rapporto Marty" contro il premier Hashim Thaci
Croazia: le nuove difficoltà per l'adesione all'Unione Europea e la crescita dell'euroscetticismo

La trasmissione è stata realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura ed è riascoltabile direttamente qui


oppure sul sitodi Radio Radicale nella sezione delle Rubriche