venerdì 6 gennaio 2012

TURCHIA: ARRESTATO L'EX CAPO DI STATO MAGGIORE ILKER BASBUG

Ilker Basbug (File Photo)
Iniziamo il 2012 con una notizia clamorosa che arriva oggi dalla Turchia: una nuova puntata dell'annoso scontro tra governo islamico-moderato e forze armate che, nonostante le basse temperature stagionali, ha fatto immediatamente arrivare al calor bianco la temperatura politica a cavallo del Bosforo. L'ex capo di Stato maggiore turco, Ilker Babsug, è stato infatti arrestato oggi con l'accusa di voler rovesciare il governo di Recep Tayyip Erdogan. Il provvedimento, senza precedenti, è l'ennesimo episodio del braccio di ferro fra l'esercito, pilastro fondamentale dell'establishment kemalista, e il governo islamico-moderato. Basbug è l'ultimo degli ufficiali che, in ordine di tempo, sono stati arrestati nelle indagini su presunte cospirazioni contro il governo dell'Akp, ma è la prima volta nella storia del paese che un così alto grado militare viene posto in custodia cautelare.

Il 2 gennaio la magistratura ha aperto un'inchiesta a carico del generale nell'ambito dell'indagine sul presunto coinvolgimento delle forze armate nell'apertura di siti web di propaganda antigovernativa. Il nome di Basbug sarebbe stato fatto da diversi testimoni che lo avrebbero accusato di aver ordinato la creazione dei siti: tra gli accusatori l'ex primo comandante dell'esercito, il generale Hasan Igsiz, il generale Mehmet Eroz e il capitano Murat Uslukilic. La propaganda anti Akp su Internet rientrerebbe in un più ampio piano risalente al 2010, denominato “Piano d'azione per la lotta al sistema reazionario”. Secondo quanto riferito dall'avvocato Ilkay Sezer all'emittente Ntv, Basbug ha negato le accuse e ha definito "tragicomici" i capi di imputazione, ma dopo un interrogatorio durato sette ore i magistrati hanno deciso di arrestarlo.

L'ex capo di Stato maggiore, che ha guidato le forze armate dal 2008 al 2010, è accusato anche di essere coinvolto nella pubblicazione del comunicato dell'aprile 2007, con cui l'esercito lasciava intendere che sarebbe potuto intervenire se Abdullah Gul, uno dei massimi esponenti dell'Akp, già ministro degli Esteri di Erdogan, fosse stato eletto presidente della Repubblica. Un pronunciamento che subito rimandò la memoria ai colpi di stato con cui i militari nel passato avevano esautorato governi accusati di voler rovesciare i fondamenti della repubblica kemalista. Nelle elezioni del luglio 2007 Erdogan conquistò una maggioranza parlamentare tale da consentirgli di avviare le prime riforme per indebolire l'influenza delle forze armate e a mettere mano alla Costituzione del 1982, frutto dal golpe militare del 1980. Gul fu poi eletto presidente nell'agosto successivo.

Su Basbug grava, inoltre, il pesante sospetto di una possibile partecipazione a Ergenekon, l'organizzazione segreta che avrebbe cercato di destabilizzare il Paese con la violenza per rovesciare il governo Erdogan. Fino a questo momento sono oltre 300 le persone coinvolte nell'inchiesta, fra cui giornalisti, docenti universitari, imprenditori, intellettuali e, naturalmente, militari. Molti pensano o sospettano, però, che il caso sia stato gonfiato e sfruttato dal governo per mettere fuori gioco o quanto meno in difficoltà personaggi particolarmente critici nei confronti del governo. In effetti, lo scontro tra l'establishment, depositario (vero o presunto) dell'eredità kemalista e l'Akp, interprete della nuova classe dirigente anatolica arrivata al potere nell'ultimo decennio, va avanti da anni, e senza esclusione di colpi. Martedì scorso, la procura generale di Ankara, ha annunciato un atto d'accusa contro i due autori del golpe del 1980 ancora in vita: l'ex capo di stato maggiore Kenan Evren, che oggi ha 95 anni, e l'ex capo delle forze aeree, Tahsin Sahinkaya. L'iniziativa è stata interpretata da una parte dell'opinione pubblica come un ulteriore avvertimento dell'esecutivo alle forze armate.

Sarà estremamente interessante osservare ora che sviluppi avrà il clamoroso arresto di Basbug e, più in generale il braccio di ferro governo-militari. Certo, questo durissimo colpo all'establishment, proprio all'inizio dell'anno in cui Erdogan dovrebbe procedere con il progetto di riforma della costituzione per il quale non ha i numeri sufficienti in parlamento, fa supporre che i prossimi mesi saranno piuttosto tormentati. Per la Turchia si è trattato certamente di un inizio d'anno col botto. E non certo in senso pirotecnico. [RS]

Nessun commento:

Posta un commento