giovedì 19 gennaio 2012

CROAZIA: 20 ANNI DOPO L'INDIPENDENZA IL REFERENDUM SULL'UE

di Marina Szikora [*]
Il 15 gennaio la Croazia ha festeggiato il ventesimo anniversario del suo riconoscimento internazionale. E' il ricordo di quel 15 gennaio 1992, quando l'indipendenza dell'ex repubblica della Jugoslavia e' stata riconosciuta dai membri dell'allora comunita' internazionale, mentre la Germania che insieme alla Santa Sede aveva svolto un ruolo chiave in questo processo, lo stesso giorno aveva stabilito anche rapporti diplomatici con la nuova Croazia. L'allora presidente del primo Governo croato, Franjo Gregurić ha ricordato che la comune decisione della Ce ha riunito nella piazza principale di Zagabria spontaneamente una moltitudine di cittadini i quali festeggiarono insieme al primo presidente croato Franjo Tuđman la giornata piu' importante dello nuovo stato croato. All'epoca, Franjo Gregurić aveva dichiarato che "il riconoscimento della Croazia significa un riconoscimento finale della lotta che la Croazia aveva condotto per la sua indipendenza e sovranita'". Era al tempo stesso, dichiarava il presidente del governo croato "la conferma che la Jugoslavia non esisteva piu' e un aiuto affinche' piu' facilmente e piu' velocemente sia terminata la guerra sporca contro la Croazia e fosse possibile al piu' presto la riabilitazione della patria". Fu una lotta contro il tempo perche' furono gia' decise le forze di pace dell'Onu per le zone di crisi della Croazia e cio' significava anche la fine dell'agressione contro la Croazia. Va ricordato che il 15 gennaio 1996 con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU 1037 e' stata istituita l'amministrazione temporanea dell'ONU in Slavonia orientale – UNTAES e l'amministratore temporaneo fu il generale americano Jacques Paul Klein. Il processo di demilitarizzazione della regione danubiana croata e il ritiro di tutte le unita' paramilitari serbe acconsenti' l'inizio dello sminamento e il ritorno dei profughi. L'accordo sulla conclusione della demilitarizzazione fu firmato a Vukovar il 27 giungo 1996. Nel settembre e ottobre dello stesso anno, durante l'esumazione della fossa comune di Ovčara furono ritrovati i resti di 200 vittime, difensori e civili croati dell'ospedale di Vukovar i quali furono uccisi dopo l'occupazione della citta'. Uno dei momenti chiave della restituzione del potere legale croato a Podunavlje furono le elezioni locali per i consigli comunali nonche' quelle per i parlamenti delle due contee.

Nel suo intervento a Vukovar, in occasione della celebrazione dell'anniversario della reintegrazione pacifica, il presidente croato Ivo Josipović ha sottolineato che e' giusto dire che la reintegrazione pacifica della Slavonia orientale e' stato il progetto di pace dell'Onu di maggiore successo, il quale ha contribuito a proteggere molte vite. Un grande riconoscimento in questo senso, ha detto Josipović, va agli allora vertici croati, ai rappresentanti politici dei serbi nonche' alla comunita' internazionale. Secondo le sue parole, il processo di riconciliazione non sarebbe possibile senza la fiducia e senza la giustizia. La giornata del riconoscimento internazionale della Croazia rappresenta oggi, come ha rilevato il presidente Josipović, l'accettamento dei valori europei che hanno raggiunto il loro culmine nella conclusione del processo di negoziati con l'Ue. I vent'anni della Croazia indipendente non hanno cessato mai di essere un impegno per l'Europa e per i suoi valori democratici. Con i suoi alti e bassi, che si sono rispecchiati nei governi che avevano condotto questa Croazia, con tutti i difetti dello sviluppo democratico nei paesi di transizioni ma con le particolari circostanze di una guerra atroce di occupazione che ancor oggi non ha riportato il Paese al livello economico del prima della guerra, la Croazia e' oggi membro della Nato e a pochi passi dall'ingresso nell'Ue. Un processo molto lungo e spesso frustrante, entrato nel suo settimo anno. E sara' domenica prossima, il 22 gennaio che i cittadini della Croazia dovranno pronunciarsi al referendum se vogliono che il loro paese faccia parte della famiglia europea o meno.

Anche sul suo profilo di Facebook, il capo dello stato croato Ivo Josipović si e' rivolto ai 'cari amici' affinche' anche in questo modo potesse condividere con i cittadini gli argomenti sui quali si basa il suo sostegno alla membership croata nell'Ue. Il presidente ha sottolineato che con "l'ingresso nell'Ue non perdiamo la sovranita'. L'Ue non e' uno stato, bensi' la comunita' di stati e popoli a pari diritto e sovrani che con la propria volonta' hanno deciso di unirsi. Nell'Ue ogni stato nel processo decisionale ha una voce sovrana e uguale. L'adesione all'Ue come unione di stati e popoli ci assicurera' pace e sicurezza permanenti. E' la precondizione per lo sviluppo economico, culturale e di ogni altra specie. Lo stato di diritto e' uno dei valori fondamentali che ai cittadini di tutta l'Ue offre uguali possibilita' per il successo" ha scritto Ivo Josipović su Facebook aggiungendo che "gli effetti della globalizzazione non possiamo fermarli ai nostri confini, possiamo neutralizzarli insieme, perfino utilizzarli per il proprio sviluppo. L'economia di mercato oggi e' l'unico modello conosciuto ed accettato che nel mondo odierno non ha alternative. Alla Croazia in quanto nuovo stato membro saranno disponibili significativi mezzi dei fondi Ue per lo sviluppo economico", ha consluco Josipović.

Il giornalista e analista croato Boško Picula, scrive in questi giorni che ci avvicinano al referendum sull'adesione, che "invece dell'euroottimismo e euroscetticismo, il prevalente tono del prossimo referendum sull'adesione della Croazia all'Ue sara' quello dell'europragmatismo che negli ultimi anni e' stato generato dalle circostanze politiche ed economiche in Croazia come anche in Europa". In questo momento prevale l'opinione che domenica prossima al referendum vincera' il 'si' ma siamo ben lontani a qualificare l'atmosfera come quella dell'entusiasmo. L'attuale situazione di grande crisi europea e in particolare quella della zona euro, giustamente fanno prevalere l'incertezza e molti dubbi a gente come noi che ancora poco tempo fa guardavamo all'ingresso nell'Unione come ad un sogno che finalmente sara' realizzato. Secondo Boško Picula, resta soltanto la domanda quanti elettori si recheranno alle urne e in quale percentuale voteranno pro o contro l'adesione. I recenti sondaggi dell'opinione pubblica parlano di una sicura maggioranza ma le sorprese non sono comunque da escludere. Sara' la Croazia un nuovo paese che al referendum confermera' il suo eurottimismo oppure il molto probabile eisto del voto sara' piuttosto un riflesso del pragmatismo degli elettori croati, e' la domanda che ci si pone questo analista croato.

Va sottolineato che tutti gli attuali partiti politici in Parlamento, sia la coalizione dei partiti vincenti che l'opposizione guidata dall'ex partito governativo, l'HDZ, per quanto riguarda l'ingresso della Croazia nell'Ue parlano con una voce unica e danno pieno appoggio al buon esito del vicinissimo referendum sull'adesione della Croazia all'Ue. Siamo arrivati agli ultimissimi giorni della campagna referendaria iniziata subito dopo l'esito elettorale delle elezioni parlamentari svoltesi lo scorso 4 dicembre. Il blocco di quei partiti politici, non parlamentari e associazioni contrari all'adesione si e' maggiormente opposto alla data del referendum, giudicata troppo accelerata e un termine troppo breve per le informazioni necessarie affinche' i cittadini possano comprendere bene che cosa significhera' per loro e per il Paese l'ingresso nell'Ue. Va sottolineato che nel corso di questa campagna referendario, e' stata concessa pero' una adeguata presenza mediatica sia di quelli pro che quelli contro l'adesione della Croazia all'Ue.

[*] Il testo è tratto dalla corrispondenza andata in onda oggi a Radio Radicale

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