Vince l'opposizione di centro-destra, si affermano gli ecologisti e scoppia la bufera tra i socialdemocratici
Di Marina Szikora
Le elezioni europee in Croazia sono trascorse all'ombra delle tragiche vicende delle alluvioni che settimana scorsa avevano colpito i tre paesi della regione, Serbia, Bosnia Erzegovina e Croazia. Per le migliaia di sfollati della Slavonia il pensiero e' fissato sul destino che ha visto l'annientamento della loro esistenza e quindi ben pochi di loro si sono recati alle urne in localita' provvisorie per votare i candidati croati al Parlamento Europeo. Come anche un po' si prevedeva, l'affluenza alle urne e' stata bassa, tra le piu' basse nell'Unione Europea, poco oltre il 25 per cento. L'esito elettorale, anche se non inaspettato, e' stato un colpo duro per i partiti che sostengono il governo. Nel nuovo Parlamento europeo la Croazia avra' 11 deputati e, per volontà degli elettori, 6 proverranno dalle fila della coalizione di centro-destra guidata dall'Unione democratica croata (HDZ), la quale ha ottenuto 41,42 per cento di voti. La coalizione governativa, vale a dire il centro sinistra con a capo il Partito socialdemocratico, ha ottenuto soltanto 4 seggi ovvero il 29,93 per cento mentre un seggio lo avra' il nuovo partito OraH (Sviluppo sostenibile della Croazia) dell'ex ministro dell'ambiente, Mirela Holy, con il 9,42 per cento di preferenze.
giovedì 29 maggio 2014
LE ALLUVIONI NEI BALCANI: CONSEGUENZE E PREOCCUPAZIONI
Bosnia: la città di Doboj invasa dalle acque |
Lunedi' i ministri di salute di Serbia, Croazia e Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina hanno concordato una comune strategia per far fronte alle conseguenze delle alluvioni che hanno colpito recentemente i tre Paesi. A Morović, un villaggio della Serbia colpito altrettanto dalla catastrofe, i tre ministri hanno concordato che tutte le istituzioni lavorino congiuntamente affinche' davanti all'Unione Europea e all'Organizzazione mondiale della sanita' non si presentino diverse posizioni e richieste. La comunicazione tra i ministeri di salute nella regione in questi giorni e' molto intensa, hanno confermato i ministri. Il ministro della salute croato, Rajko Ostojić, ha detto che vi e' un consenso assoluto che e' necessario, come primo passo, una disinfestazione contemporanea contro le zanzare nelle zone alluvionate e ha spiegato che si tratta di un'area di oltre 100 mila ettari. Il direttore dell'Istituto per la salute pubblica serbo, Dragan Ilić, ha valutato di non aspettarsi una epidemiologia di grandi dimensioni e che la cosa piu' importante e' garantire l'acqua potabile. Il maggiore pericolo potenziale e' la febbre del Nilo occidentale che viene trasmessa dalle zanzare. Il ministro della Republika Srpska ha detto che la situazione piu' difficile e' quella di Šamac e Doboj poiche' si tratta di citta' completamente devastate.
In Serbia, di giorno in giorno la situazione si sta normalizzando. Nelle alluvioni hanno perso la vita in tutto 35 persone mentre sono state distrutte oltre 3.500 case e abitazioni. Il ritorno a Obrenovac, la localita' maggiormente colpita e in alcune altre zone, anche se l'acqua si e' ritirata, non e' ancora possibile perche' e' necessaria la disinfestazione. Al tempo stesso, dopo pressioni da parte dell'opinione pubblica e polemiche se alcune vittime e proprieta' potevano essere salvate, sono state annunciate indagini sull'eventuale responsablita' delle autorita' locali. Lo ha confermato il premier della Serbia, Aleksandar Vučić, il quale visitando Krupnja, una delle zone colpite, ha promesso che lo stato costruira' e riparera' tutte le case distrutte entro la fine di settembre e rinnovera' l'intera infrastruttura. Va detto che a Krupnja oltre 200 famiglie sono rimaste senza tetto. Gli abitanti di Obrenovac, invece, un comune nei pressi di Belgrado, affermano che una vita normale non sara' possibile almeno per due-tre mesi poiche' e' impossibile prosciugare completamente le case e gli appartamenti alluvionati. Purtroppo, lunedi', dopo una abbondante pioggia nella zona di Kragujevac, una cinquantina di persone dovevano essere evacuate e l'acqua e' entrata in molte abitazioni.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
"QUI TIRANA": LA CORRISPONDENZA DI ARTUR NURA
Gli argomenti della corrispondenza di Artur Nura per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Albania
Albania
Le preoccupazioni per l'esito del voto
delle elezioni europee e le iniziative prese dal governo di Edi Rama
per convincere i paesi scettici sul proseguimento del processo di
allargamento dell'Unione Europea.
E’ giunto al nono giorno a Tirana lo
sciopero della fame di un gruppo di ex dipendenti pubblici rimossi
dai loro incarichi dopo l’insediamento del governo del premier Edi
Rama. In due tende a poche decine di metri dalla sede del governo si
trova una quindicina di persone il cui stato di salute si è
progressivamente aggravato.
Kosovo
E' cominciata ufficialmente la campagna
per le elezioni anticipate del 8 giugno, mentre i sondaggi sull'esito
del voto restano incerti e contrastanti, si moltiplicano le denunce
reciproche tra i parincipali partiti in lizza. Nel frattempo sono
cominciati ad arrivare i componenti della missione di osservazione
internazionale. La presidente Atifete Jahjaga fa appello alla
correttezza e al senso di responsabilità di tutti.
Macedonia (Fyrom)
L'opposizione socialdemocratica accusa
Nikola Gruevski di evasione fiscale e tangenti e secondo i media la
magistratura potrebbe aprire un'inchiesta sul premier. Intanto, le
dimissioni dei deputati dell'opposizione potrebbero portare a nuove
elezioni anticipate dopo quelle di aprile.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 29 maggio 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
La puntata odierna è dedicata in larga parte ai risultati delle elezioni europee nei paesi balcanici che fanno parte dell'Unione Europea, con una particolare attenzione al voto in Croazia e in Grecia, e alle reazioni in un paese che non fa parte dell'UE, l'Albania, che ha accolto con preoccupazione l'esito del voto e l'avanzata dei partiti antieuropeisti.
Gli altri argomenti
Le preoccupazioni per le conseguenze delle devastanti inondazioni che hanno colpito Bosnia Erzegovina, Croazia e Serbia.
Le possibili nuove elezioni anticipate in Macedonia/Fyrom e le accuse di corruzione contro il premier Nicola Gruevski.
La campagna elettorale, l'incertezza sull'esito del voto e le accuse ad alcuni leader politici, compreso il premier Hashim Thaci, in Kosovo.
Lo sciopero della fame di alcuni dipendenti pubblici licenziati dopo l'insediamento del governo di centro-sinistra in Albania.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
La puntata odierna è dedicata in larga parte ai risultati delle elezioni europee nei paesi balcanici che fanno parte dell'Unione Europea, con una particolare attenzione al voto in Croazia e in Grecia, e alle reazioni in un paese che non fa parte dell'UE, l'Albania, che ha accolto con preoccupazione l'esito del voto e l'avanzata dei partiti antieuropeisti.
Gli altri argomenti
Le preoccupazioni per le conseguenze delle devastanti inondazioni che hanno colpito Bosnia Erzegovina, Croazia e Serbia.
Le possibili nuove elezioni anticipate in Macedonia/Fyrom e le accuse di corruzione contro il premier Nicola Gruevski.
La campagna elettorale, l'incertezza sull'esito del voto e le accuse ad alcuni leader politici, compreso il premier Hashim Thaci, in Kosovo.
Lo sciopero della fame di alcuni dipendenti pubblici licenziati dopo l'insediamento del governo di centro-sinistra in Albania.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
domenica 25 maggio 2014
SPECIALE UCRAINA: LE ELEZIONI PRESIDENZIALI TRA SCONTRI ARMATI E TENTATIVI DI SECESSIONE
L'Ucraina va oggi al voto per eleggere
il nuovo presidente dopo la secessione della Crimea e la sua annessione alla Russia, contraria al diritto internazionale ma ormai data per acquisita, e
mentre permangono incertezze e timori per la situazione dell'est,
soprattutto nelle regioni di Donetsk e Luhanks, dove continuano gli scontri
armati tra truppe regolari e separatisti
filo russi. Scontri che hanno già provocato molti morti e che proprio in queste ore, alla vigilia del voto, sono costati la vita al fotoreporter
italiano Andrea Rocchelli e al giornalista e attivista dei diritti
umani Andrei Mironov, già dissidente e condannato al Gulag nel periodo sovietico, tra i fondatori di "Memorial", collaboratore di Anna Politkovskaja e già
iscritto al Partito radicale transnazionale. Mentre sono in corso le operazioni di voto - non però a Donetsk, Luhanks e in Crimea - cerchiamo di fare il punto sulla situazione e sulla sua possibile evoluzione.
Ospite della trasmissione Antonio Stango, esperto di relazioni intenazionali e di diritti umani, esponente del Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito. Intervengono: Benedetto
Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, e Paolo Tatti, osservatore internazionale in Ucraina. Nel programma anche una sintesi dell'intervista a Danilo Elia, giornalista freelance e collaboratore di Osservatorio Balcani e Caucaso, sul suo recente viaggio
attraverso l'Ucraina della quale ha raccontato la realtà attuale e le divisioni storiche, culturali e
politiche.
Ascolta qui lo Speciale di Passaggio a Sud Est sull'Ucraina
sabato 24 maggio 2014
CCBS: UNA STORIA DI SUCCESSO DELL'IMPRENDITORIA ITALIANA IN ALBANIA
Intervista all'ad Luca Busi
La Ccbs è una impresa italiana, imbottigliatrice e distributrice dei prodotti Coca Cola in Albania, che nel 2014 ha festeggiato vent'anni di presenza nel "paese delle aquile". Una sfida imprenditoriale partita in anni in cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull'Albania e che nel corso del tempo ha saputo radicarsi e svilupparsi affrontando anche momenti estremamente difficili, come la grave crisi politica ed economica del 1997 che portò il Paese sull'orlo della guerra civile. Quella della Ccbs della famiglia Busi non è il solito caso di delocalizzazione verso un paese con basso costo del lavoro, ma un esempio della capacità dell'imprenditoria italiana di espandersi e di creare impresa e lavoro in un paese dalle grandi potenzialità.
Ascolta qui l'intervista per Radio Radicale
La Ccbs è una impresa italiana, imbottigliatrice e distributrice dei prodotti Coca Cola in Albania, che nel 2014 ha festeggiato vent'anni di presenza nel "paese delle aquile". Una sfida imprenditoriale partita in anni in cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull'Albania e che nel corso del tempo ha saputo radicarsi e svilupparsi affrontando anche momenti estremamente difficili, come la grave crisi politica ed economica del 1997 che portò il Paese sull'orlo della guerra civile. Quella della Ccbs della famiglia Busi non è il solito caso di delocalizzazione verso un paese con basso costo del lavoro, ma un esempio della capacità dell'imprenditoria italiana di espandersi e di creare impresa e lavoro in un paese dalle grandi potenzialità.
Ascolta qui l'intervista per Radio Radicale
giovedì 22 maggio 2014
L'ALLUVIONE DEL SECOLO TRAVOLGE I BALCANI: BOSNIA, SERBIA E CROAZIA IN GINOCCHIO
Decine di morti, centinaia di migliaia di sfollati, danni incalcolabili. Il pericolo delle epidemie e delle mine antiuomo rimaste dalle guerre degli anni '90. La solidarietà verso le popolazioni colpite dalla catastrofe unisce tutta la regione.
Di Marina Szikora
Le alluvioni in questi ultimi sette giorni hanno colpito e messo in ginocchio tre paesi, Bosnia, Serbia e Croazia. Sono almeno una cinquantina le persone che in questi paesi hanno perso la vita a causa delle inondazioni e circa mezzo milione gli sfollati, ma sono le conseguenze che saranno catastrofiche e le cui dimensioni in questo momento sono forse ancora incalcolabili. Una situazione tremenda che non si e’ vista negli ultimi 120 anni. Le numerose squadre di salvataggio sono al lavoro per garantire assistenza e fornire i beni indispensabili alle popolazioni alluvionate. Anche se è stata colpita essa stessa, la Croazia e’ stata tra i primi paesi che hanno offerto soccorso in elicotteri e personale alla Serbia e alla Bosnia Erzegovina da dove sono giunte immagini apocalittiche, sconosciute alla storia moderna di questi due paesi. Basti dire che a Doboj, in Bosnia, il livello dell’acqua ha raggiunto i 4 metri di altezza. Colpite tutte le zone lungo il fiume Sava, in Serbia nel centro del paese, in Bosnia Erzegovina le citta’ nel nord e nel nord-est e in Croazia nell’est del paese, la Slavonia e la Posavina. Nella regione a preoccupare sono le piene della Sava, della Kolubara, della Drina e del Danubio. La citta’ maggiormente colpita in Serbia e’ Obrenovac, una citta’ che ormai non esiste piu’.
La solidarietà tra Paesi un tempo in guerra
Paesi negli anni novanta erano in guerra tra loro, oggi sono uniti dalla solidarietà contro l'assalto subito dai fiumi mostri. Si fa tutto il possibile, non soltanto per soccorrere i propri connazionali ma anche per aiutare i cittadini colpiti dalle alluvioni nei paesi vicini. In Croazia, i partiti della coalizione governativa hanno interrotto la campagna per le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la propaganda dei candidati nei media. I mezzi finanziari che erano destinati a questo scopo verranno inviati al Fondo per l’aiuto alle zone alluvionate della Croazia. Il partito di opposizione, l’Unione democratica croata (HDZ) ha deciso di cancellare cinque comizi elettorali conclusivi e i soldi verranno altrettanto inviati ai cittadini colpiti dalla tragedia. Anche in Slovenia vi e’ una grande risposta all’azione di solidarieta’ e aiuto alle popolazioni colpite dalla catastrofe in Bosnia e Serbia. I media sloveni sottolineano che l’intera regione balcanica ha dimostrato grande solidarieta’ in cui non e’ mancato nemmeno l’aiuto da parte della Slovenia che negli ultimi anni aveva subito a sua volta i danni causati da alluvioni e altre catastrofi naturali quando le venivano inviati aiuti internazionali. Da tanto tempo, tra i paesi della regione, non si registrava una cosi’ grande solidarieta’ e aiuto reciproco come adesso, ha scritto il quotidiano di Maribor “Večer”. Anche dal Montenegro, finora sono stati inviati sei convogli di aiuti ai cittadini della Serbia e della Bosnia Erzegovina, e’ stato comunicato lunedi’ dal governo di Podgorica. La croce rossa bosniaca informa che in tre giorni sono state raccolte 200 tonnellate di aiuti per far fronte ai bisogni indispensabili delle popolazioni colpite. In Serbia si rileva il particolare ringraziamento agli aiuti internazionali, soprattutto quelli provenienti dai paesi della regione. Si sottolinea che nelle zone alluvionate sono impegnati i team di esperti e di soccorritori da Bulgaria, Slovenia, Montenegro, Macedonia e Croazia anche se la stessa Croazia e’ tra i paesi colpiti dalla catastrofe.
Le ripercussioni economiche su Paesi già colpiti dalla crisi
E’ chiaro che quanto avvenuto negli ultimi giorni in Serbia, Bosnia e Croazia rischia di avere forti ripercussioni sulle economie di questi paesi che ormai sono colpiti da diversi anni da una profonda crisi economica e finanziaria. Il premier serbo Aleksandar Vučić ha tracciato una prima stima dei danni in Serbia: si tratta di danni pari a centinaia di milioni e forse persino di un miliardo di euro. Tra questi i danni subiti dal complesso minerario di Kolubara che rifornisce la centrale “Nikola Tesla” di Obrenovac che e’ una delle localita’ piu’ colpite. Il neo premier serbo ha detto che si aspettano aiuti dai governi stranieri poiche’ servono medicine e viveri, soprattutto alimenti per i neonati e materiale edilizio. La Serbia, come spiegato da Vučić, dovra’ ricostruire ponti e strade e rinnovare molte infrastrutture. Il premier croato Zoran Milanović ha dichiarato che la settima citta’ in ordine di grandezza, Slavonski Brod, ha subito i danni peggiori ed e’ stata sfiorata la catastrofe. Il fiume Sava e’ stato in questa citta’ ad un passo dal rompere gli argini, ma questo per fortuna non e’ avvenuto. Anche se da lunedi’ il tempo si e’ calmato e il livello dell’acqua e’ leggermente in discesa, non c’e’ ancora cessato allarme in Slavonia poiche’ la situazione non e’ ancora fuori pericolo. Oltre mille membri delle Forze armate lavorano giorno e notte e soccorrono quanto possono. Ci sara’ un piano di lavoro anche dopo il ritiro completo dell’acqua. Va aggiunto anche che l’aiuto arriva da ogni parte della Croazia. Praticamente non c’e’ citta’, comune, associazione, istituzione o impresa che non si sia inserita nell’azione di solidarieta’. Esemplare l'aiuto venuto da parte degli sportivi della regione. Rimane critica anche la situazione in Bosnia Erzegovina, nelle zone vicine ai tre fiumi principali, Sava, Bosna e Drina. Alcuni villaggi di Podrinje, vicino alla Drina, nella parte orientale, sono ancora del tutto isolati dall’acqua. A Bijeljina invece, gli sfollati sono diverse migliaia. Martedi’ 20 maggio e’ stata proclamata giornata di lutto nazionale, la giornata in cui il paese piange le vittime della piu’ grande catastrofe naturale del Paese. Alcuni villaggi hanno davvero un aspetto apocalittico. Secondo i rapporti e’ quasi impossibile descrivere con parole la situazione a Topčić polje, Nemile, Šerići e altri villaggi nei pressi di Zenica. Le case, i garage e i mulini sono completamente scomparsi sotto l’acqua e il fango e visibili sono soltanto i tetti ed i sottotetti di case grandi. Il problema ulteriore e’ che dopo le alluvioni, la popolazione rischia diverse epidemie e infezioni addominali. Secondo gli ultimi aggiornamenti dalla Bosnia Erzegovina, un ulteriore problema legato alle alluvioni e’ quello delle mine. Si tratta di smottamenti che hanno smosso gli ordigni inesplosi dalla guerra degli anni Novanta, in particolare a Olovo, nella Bosnia centrale, ma anche in altre localita’.
La Bosnia in ginocchio
Lunedi’ la CNN ha dedicato grande spazio alle alluvioni in Bosnia Erzegovina e ospite della giornalista Christiane Amanpour e’ stato il presidente di turno, Bakir Izetbegović, il quale ha parlato della situazione attuale nel suo paese. Izetbegović ha sottolineato che senza l’aiuto internazionale sara’ difficile riabilitarsi poiche’ i danni di questa catastrofe si esprimono in miliardi di euro. Alla domanda di Amanpour se in questi momenti nella regione e in Bosnia si riescono a dimenticare i problemi politici, Izetbegović ha risposto che “in questo momento tutti si aiutano a vicenda, soprattutto la gente semplice. I croati nelle loro case hanno accolto alcuni bosgnacchi rimasti senza le loro abitazioni. Similmente accade anche con i serbi ospitati dai bosgnacchi”. “I nostri vicini croati, poi gli sloveni, i macedoni chiamano e offrono aiuto. Anche i turchi hanno aiutato molto. In questi momenti non pensiamo alle cose che ci dividono”, ha rilevato Izetbegović. Secondo Amanpour la situazione ricorda i tempi di unita’ prima della guerra, prima che prendessero il sopravvento i Ratko Mladić, i Radovan Karadžić e gli Slobodan Milošević. Chiesto di commentare l’ironia che lunedi’ e’ ripreso il processo contro Mladić all’Aja, Izetbegović ha detto: “Spero che la gente che aveva sofferto durante l’epoca di Mladić avra’ soddisfazione nel futuro. Generalmente, il processo di riconciliazione e’ incamminato. Non sono paragonabili le relazioni tra gente semplice con quelle di 20 anni fa. Noi qui viviamo insieme e siamo funzionanti insieme”, ha concluso Izetbegović.
Enormi danni materiali in Serbia
In Serbia invece, su decisione del governo e del premier Vučić sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, mercoledi’, giovedi’ e venerdi’. Vučić ha detto che la Serbia, secondo i danni materiali, e’ stata colpita dieci volti di piu’ rispetto agli altri paesi nella regione ma ha espresso speranza che questo non sara’ visibile nel numero delle vittime. Secondo le valutazioni del premier, la Serbia dovrebbe concorrere da sola per gli aiuti finanziari dei fondi dell’Ue per sanare i danni. “I danni sono enormi ma essi devono essere misurati realisticamente”, ha detto Vučić. Ha ringraziato inoltre i giornalisti stranieri, agli uomini di stato stranieri e al famoso tennista Novak Đoković nonche’ a tutti quelli che in questi difficili momenti hanno aiutato la Serbia. Un grazie anche ai giornalisti coraggiosi che hanno svolto il loro lavoro con tanta devozione e amore verso il proprio paese. Con un lungo comunicato il governo della Serbia ha ringraziato il governo croato per il veloce soccorso e gesti di solidarieta’. Nel comunicato inviato tramite l’ambasciata serba a Zagabria tra l’altro si legge: “A nome del Governo della Repubblica di Serbia e tutti i suoi cittadini ringraziamo molto il Governo della Repubblica di Croazia per la veloce reazione e dimostrata prontezza ad aiutare. Questo gesto ha un valore ancora piu’ grande visto che la Croazia stessa deve affrontare le alluvioni sul proprio territorio. Siamo convinti che i cittadini della Serbia sapranno apprezzare questo gesto di solidarietà”.
In Croazia il rischio delle mine antiuomo
In conclusione, ultime notizie che giungono dalla Croazia parlano altrettanto del rischio di infezioni ma soprattutto delle mine antiuomo rimaste sepolte e inesplose dopo la fine della guerra. Vi e’ il pericolo che l’acqua trasporti le mine nelle zone che gia’ sono state sminate con i precedenti progetti del Centro croato per lo sminamento poiche’ si tratta di zone piu’ a valle rispetto a quelle dove attualmente si trovano le mine ancora da rimuovere. Adesso non e’ possibile prevedere l’esatta localita’ a causa dell’imprevedibilita’ del movimento delle acque delle alluvioni. Va precisato che la zona del comune di Vrbanja e’ segnalata con 30 demarcazioni di pericolo di mine. Gli esperti del Centro croato per lo sminamento sono in contatto e a piena disposizione con i rappresentanti dei centri per lo sminamento della Bosnia Erzegovina e della Serbia e insieme formeranno una commissione comune che seguira’ la situazione sul terreno.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
Di Marina Szikora
Le alluvioni in questi ultimi sette giorni hanno colpito e messo in ginocchio tre paesi, Bosnia, Serbia e Croazia. Sono almeno una cinquantina le persone che in questi paesi hanno perso la vita a causa delle inondazioni e circa mezzo milione gli sfollati, ma sono le conseguenze che saranno catastrofiche e le cui dimensioni in questo momento sono forse ancora incalcolabili. Una situazione tremenda che non si e’ vista negli ultimi 120 anni. Le numerose squadre di salvataggio sono al lavoro per garantire assistenza e fornire i beni indispensabili alle popolazioni alluvionate. Anche se è stata colpita essa stessa, la Croazia e’ stata tra i primi paesi che hanno offerto soccorso in elicotteri e personale alla Serbia e alla Bosnia Erzegovina da dove sono giunte immagini apocalittiche, sconosciute alla storia moderna di questi due paesi. Basti dire che a Doboj, in Bosnia, il livello dell’acqua ha raggiunto i 4 metri di altezza. Colpite tutte le zone lungo il fiume Sava, in Serbia nel centro del paese, in Bosnia Erzegovina le citta’ nel nord e nel nord-est e in Croazia nell’est del paese, la Slavonia e la Posavina. Nella regione a preoccupare sono le piene della Sava, della Kolubara, della Drina e del Danubio. La citta’ maggiormente colpita in Serbia e’ Obrenovac, una citta’ che ormai non esiste piu’.
La solidarietà tra Paesi un tempo in guerra
Paesi negli anni novanta erano in guerra tra loro, oggi sono uniti dalla solidarietà contro l'assalto subito dai fiumi mostri. Si fa tutto il possibile, non soltanto per soccorrere i propri connazionali ma anche per aiutare i cittadini colpiti dalle alluvioni nei paesi vicini. In Croazia, i partiti della coalizione governativa hanno interrotto la campagna per le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la propaganda dei candidati nei media. I mezzi finanziari che erano destinati a questo scopo verranno inviati al Fondo per l’aiuto alle zone alluvionate della Croazia. Il partito di opposizione, l’Unione democratica croata (HDZ) ha deciso di cancellare cinque comizi elettorali conclusivi e i soldi verranno altrettanto inviati ai cittadini colpiti dalla tragedia. Anche in Slovenia vi e’ una grande risposta all’azione di solidarieta’ e aiuto alle popolazioni colpite dalla catastrofe in Bosnia e Serbia. I media sloveni sottolineano che l’intera regione balcanica ha dimostrato grande solidarieta’ in cui non e’ mancato nemmeno l’aiuto da parte della Slovenia che negli ultimi anni aveva subito a sua volta i danni causati da alluvioni e altre catastrofi naturali quando le venivano inviati aiuti internazionali. Da tanto tempo, tra i paesi della regione, non si registrava una cosi’ grande solidarieta’ e aiuto reciproco come adesso, ha scritto il quotidiano di Maribor “Večer”. Anche dal Montenegro, finora sono stati inviati sei convogli di aiuti ai cittadini della Serbia e della Bosnia Erzegovina, e’ stato comunicato lunedi’ dal governo di Podgorica. La croce rossa bosniaca informa che in tre giorni sono state raccolte 200 tonnellate di aiuti per far fronte ai bisogni indispensabili delle popolazioni colpite. In Serbia si rileva il particolare ringraziamento agli aiuti internazionali, soprattutto quelli provenienti dai paesi della regione. Si sottolinea che nelle zone alluvionate sono impegnati i team di esperti e di soccorritori da Bulgaria, Slovenia, Montenegro, Macedonia e Croazia anche se la stessa Croazia e’ tra i paesi colpiti dalla catastrofe.
Le ripercussioni economiche su Paesi già colpiti dalla crisi
E’ chiaro che quanto avvenuto negli ultimi giorni in Serbia, Bosnia e Croazia rischia di avere forti ripercussioni sulle economie di questi paesi che ormai sono colpiti da diversi anni da una profonda crisi economica e finanziaria. Il premier serbo Aleksandar Vučić ha tracciato una prima stima dei danni in Serbia: si tratta di danni pari a centinaia di milioni e forse persino di un miliardo di euro. Tra questi i danni subiti dal complesso minerario di Kolubara che rifornisce la centrale “Nikola Tesla” di Obrenovac che e’ una delle localita’ piu’ colpite. Il neo premier serbo ha detto che si aspettano aiuti dai governi stranieri poiche’ servono medicine e viveri, soprattutto alimenti per i neonati e materiale edilizio. La Serbia, come spiegato da Vučić, dovra’ ricostruire ponti e strade e rinnovare molte infrastrutture. Il premier croato Zoran Milanović ha dichiarato che la settima citta’ in ordine di grandezza, Slavonski Brod, ha subito i danni peggiori ed e’ stata sfiorata la catastrofe. Il fiume Sava e’ stato in questa citta’ ad un passo dal rompere gli argini, ma questo per fortuna non e’ avvenuto. Anche se da lunedi’ il tempo si e’ calmato e il livello dell’acqua e’ leggermente in discesa, non c’e’ ancora cessato allarme in Slavonia poiche’ la situazione non e’ ancora fuori pericolo. Oltre mille membri delle Forze armate lavorano giorno e notte e soccorrono quanto possono. Ci sara’ un piano di lavoro anche dopo il ritiro completo dell’acqua. Va aggiunto anche che l’aiuto arriva da ogni parte della Croazia. Praticamente non c’e’ citta’, comune, associazione, istituzione o impresa che non si sia inserita nell’azione di solidarieta’. Esemplare l'aiuto venuto da parte degli sportivi della regione. Rimane critica anche la situazione in Bosnia Erzegovina, nelle zone vicine ai tre fiumi principali, Sava, Bosna e Drina. Alcuni villaggi di Podrinje, vicino alla Drina, nella parte orientale, sono ancora del tutto isolati dall’acqua. A Bijeljina invece, gli sfollati sono diverse migliaia. Martedi’ 20 maggio e’ stata proclamata giornata di lutto nazionale, la giornata in cui il paese piange le vittime della piu’ grande catastrofe naturale del Paese. Alcuni villaggi hanno davvero un aspetto apocalittico. Secondo i rapporti e’ quasi impossibile descrivere con parole la situazione a Topčić polje, Nemile, Šerići e altri villaggi nei pressi di Zenica. Le case, i garage e i mulini sono completamente scomparsi sotto l’acqua e il fango e visibili sono soltanto i tetti ed i sottotetti di case grandi. Il problema ulteriore e’ che dopo le alluvioni, la popolazione rischia diverse epidemie e infezioni addominali. Secondo gli ultimi aggiornamenti dalla Bosnia Erzegovina, un ulteriore problema legato alle alluvioni e’ quello delle mine. Si tratta di smottamenti che hanno smosso gli ordigni inesplosi dalla guerra degli anni Novanta, in particolare a Olovo, nella Bosnia centrale, ma anche in altre localita’.
Bosnia: il salvataggio di un'anziana in un villaggio nei pressi di Zenica Foto Reuters/Dado Ruvic |
Lunedi’ la CNN ha dedicato grande spazio alle alluvioni in Bosnia Erzegovina e ospite della giornalista Christiane Amanpour e’ stato il presidente di turno, Bakir Izetbegović, il quale ha parlato della situazione attuale nel suo paese. Izetbegović ha sottolineato che senza l’aiuto internazionale sara’ difficile riabilitarsi poiche’ i danni di questa catastrofe si esprimono in miliardi di euro. Alla domanda di Amanpour se in questi momenti nella regione e in Bosnia si riescono a dimenticare i problemi politici, Izetbegović ha risposto che “in questo momento tutti si aiutano a vicenda, soprattutto la gente semplice. I croati nelle loro case hanno accolto alcuni bosgnacchi rimasti senza le loro abitazioni. Similmente accade anche con i serbi ospitati dai bosgnacchi”. “I nostri vicini croati, poi gli sloveni, i macedoni chiamano e offrono aiuto. Anche i turchi hanno aiutato molto. In questi momenti non pensiamo alle cose che ci dividono”, ha rilevato Izetbegović. Secondo Amanpour la situazione ricorda i tempi di unita’ prima della guerra, prima che prendessero il sopravvento i Ratko Mladić, i Radovan Karadžić e gli Slobodan Milošević. Chiesto di commentare l’ironia che lunedi’ e’ ripreso il processo contro Mladić all’Aja, Izetbegović ha detto: “Spero che la gente che aveva sofferto durante l’epoca di Mladić avra’ soddisfazione nel futuro. Generalmente, il processo di riconciliazione e’ incamminato. Non sono paragonabili le relazioni tra gente semplice con quelle di 20 anni fa. Noi qui viviamo insieme e siamo funzionanti insieme”, ha concluso Izetbegović.
Enormi danni materiali in Serbia
In Serbia invece, su decisione del governo e del premier Vučić sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, mercoledi’, giovedi’ e venerdi’. Vučić ha detto che la Serbia, secondo i danni materiali, e’ stata colpita dieci volti di piu’ rispetto agli altri paesi nella regione ma ha espresso speranza che questo non sara’ visibile nel numero delle vittime. Secondo le valutazioni del premier, la Serbia dovrebbe concorrere da sola per gli aiuti finanziari dei fondi dell’Ue per sanare i danni. “I danni sono enormi ma essi devono essere misurati realisticamente”, ha detto Vučić. Ha ringraziato inoltre i giornalisti stranieri, agli uomini di stato stranieri e al famoso tennista Novak Đoković nonche’ a tutti quelli che in questi difficili momenti hanno aiutato la Serbia. Un grazie anche ai giornalisti coraggiosi che hanno svolto il loro lavoro con tanta devozione e amore verso il proprio paese. Con un lungo comunicato il governo della Serbia ha ringraziato il governo croato per il veloce soccorso e gesti di solidarieta’. Nel comunicato inviato tramite l’ambasciata serba a Zagabria tra l’altro si legge: “A nome del Governo della Repubblica di Serbia e tutti i suoi cittadini ringraziamo molto il Governo della Repubblica di Croazia per la veloce reazione e dimostrata prontezza ad aiutare. Questo gesto ha un valore ancora piu’ grande visto che la Croazia stessa deve affrontare le alluvioni sul proprio territorio. Siamo convinti che i cittadini della Serbia sapranno apprezzare questo gesto di solidarietà”.
In Croazia il rischio delle mine antiuomo
In conclusione, ultime notizie che giungono dalla Croazia parlano altrettanto del rischio di infezioni ma soprattutto delle mine antiuomo rimaste sepolte e inesplose dopo la fine della guerra. Vi e’ il pericolo che l’acqua trasporti le mine nelle zone che gia’ sono state sminate con i precedenti progetti del Centro croato per lo sminamento poiche’ si tratta di zone piu’ a valle rispetto a quelle dove attualmente si trovano le mine ancora da rimuovere. Adesso non e’ possibile prevedere l’esatta localita’ a causa dell’imprevedibilita’ del movimento delle acque delle alluvioni. Va precisato che la zona del comune di Vrbanja e’ segnalata con 30 demarcazioni di pericolo di mine. Gli esperti del Centro croato per lo sminamento sono in contatto e a piena disposizione con i rappresentanti dei centri per lo sminamento della Bosnia Erzegovina e della Serbia e insieme formeranno una commissione comune che seguira’ la situazione sul terreno.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
LA SLOVENIA VERSO LE ELEZIONI ANTICIPATE, ALENKA BRATUŠEK ANNUNCIA UN SUO PARTITO
Alenka Bratusek |
Ultime notizie dalla Slovenia parlano dell’annuncio da parte della premier dimissionaria, Alenka Bratušek, di voler formare un suo nuovo partito di orientamento social-liberale e questo partito si presenterebbe alle elezioni parlamentari anticipate attese per questa estate. C’e’ da dire che con tutta probabilita’, le elezioni anticipate in Slovenia si terranno a luglio e la prima data utile sarebbe il 13 luglio. Questo e’ quanto emerge dalle consultazioni che il presidente sloveno Borut Pahor ha avuto ultimamente con i lider politici. Pahor ha riconfermato che non nominera’ un premier designato da proporre al Parlamento per aprire cosi’ la strada alle elezioni anticipate. Secondo i media sloveni, tutti i partiti, quindi Lista civica (DI), il Partito dei pensionati (Desus), il Partito popolare (Sls) e la Nuova Slovenia (Nsi), che sono i partner di coalizione della Slovenia Positiva nel governo attuale, sono favorevoli all’avvio delle consultazioni nella prima data possibile. L’unico contrario, che non vuole accelerare i tempi per le elezioni e’ il Partito democratico di Janez Janša, il partito in opposizione a cui si associa anche il movimento extraparlamentare “Solidarieta’”.
Tornando alla premier dimissionaria, Alenka Bratušek che annuncia’ l’intenzione di formare un nuovo partito, sulla sua pagina Internet ultimamente ha scritto: “insieme abbiamo dimostrato che sappiamo governare il paese, e questo ci da la credibilita’ di poter nuovamente chiedere ai cittadini di dare fiducia alla politica che ha guidato il paese fuori dalla crisi”. Bratušek ha aggiunto che “le sue dimissioni sono state conseguenza di una politica di principi” perche’ anticipatamente aveva detto in quali condizioni puo’ agire e in quali no. Il futuro partito di orientamento social-liberale, secondo Bratušek, dovrebbe condurre una politica razionale e di valori europei. Ma i principali media sloveni avvertono che la formazione di un altro partito del centro sinistra prima delle elezioni parlamentari anticipate, a causa della frantumazione delle scena politica di sinistra, aumenta le possibilita’ della destra che comunque, secondo i sondaggi preelettorali sarebbe gia’ in testa. Ma si specula anche che i partiti del centro liberale potrebbero presto collegarsi. Si specula che in una eventuale coalizione di cui la Bratušek vorrebbe diventare un forte personaggio politico, potrebbe trovarsi anche il presidente della Lista civica (DL) Gregor Virant, ministro degli interni del governo Bratušek. Al partito di Virant, i sondaggi non prevedono di entrare in parlamento se alle prossime elezioni si presentera’ autonomamente.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
LE COMPAGNIE PETROLIFERE AMERICANE INTERESSATE ALLE RISORSE ENERGETICHE CROATE
Di Marina Szikora
Nella nostra scorsa puntata di Passaggio a Sud Est vi abbiamo informato del viaggio del presidente croato Ivo Josipović negli Stati Uniti di cui la tappa a Houston e’ stata la piu’ importante nella prospettiva degli investimenti americani nei possibili giacimenti di petrolio e gas nelle acque territoriali croate dell’Adriatico. Secondo i media croati, dopo i colloqui con importanti esperti petroliferi americani, ci sono buone speranze e probabilmente anche delle promesse fatte. Quale sarebbe il capitale che potrebbe entrare in Croazia lo sapremo nel novembre di quest’anno quando si conclude la gara internazionale ma e’ chiaro che le compagnie petrolifere americane sono seriamente interessate per investire nell’Adriatico. Va detto che nell’ultimo mese i rappresentanti di diverse compagnie texane si sono recati a Zagabria. Adesso era la volta del presidente Josipović a viaggiare a Houston per convincere sia la politica che il business che la Croazia e’ il paese in cui ne vale la pena investire per i prossimi 30 anni.
Il Texas e’ l’esempio di un sicuro e ben contemplato sfruttamento di risorse energetiche, ha spiegato Rick Perry, il governatore di Texas, uno degli interlocutori del presidente croato a Houston. Secondo Josipović vi e’ interesse per i possibili giacimenti di gas e petrolio in Croazia ma anche l’interesse per la Croazia in quanto possibile porta del petrolio e gas dell’intera Europa centro-orientale. “E’ un’occasione che non possiamo perdere. Tutto questo puo’ drammaticamente cambiare il futuro della Croazia al meglio” ha detto Josipović a conclusione del suo viaggio negli Stati Uniti. Ha aggiunto che adesso la Croazia e’ nell’interesse della politica americana in un modo diverso: “Non siamo piu’ un paese le cui qualita’ si stanno esaminando perche’ possa diventare un partner o no. Adesso la Croazia e’ davvero un partner. Vi e’ un consenso della politica e del business americano sull’importanza della Croazia quando si tratta di energetica”, e’ convinto il capo dello stato croato. La Croazia si aspetta di attirare 2,5 miliardi di dollari americani di investimenti nel periodo di cinque anni, diminuire la dipendenza del paese per quanto riguarda l’importazione del petrolio e gas, alzare l’inerte economia e aiutare nel posizionamento strategico della Croazia come centro energetico della regione.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
Nella nostra scorsa puntata di Passaggio a Sud Est vi abbiamo informato del viaggio del presidente croato Ivo Josipović negli Stati Uniti di cui la tappa a Houston e’ stata la piu’ importante nella prospettiva degli investimenti americani nei possibili giacimenti di petrolio e gas nelle acque territoriali croate dell’Adriatico. Secondo i media croati, dopo i colloqui con importanti esperti petroliferi americani, ci sono buone speranze e probabilmente anche delle promesse fatte. Quale sarebbe il capitale che potrebbe entrare in Croazia lo sapremo nel novembre di quest’anno quando si conclude la gara internazionale ma e’ chiaro che le compagnie petrolifere americane sono seriamente interessate per investire nell’Adriatico. Va detto che nell’ultimo mese i rappresentanti di diverse compagnie texane si sono recati a Zagabria. Adesso era la volta del presidente Josipović a viaggiare a Houston per convincere sia la politica che il business che la Croazia e’ il paese in cui ne vale la pena investire per i prossimi 30 anni.
Il Texas e’ l’esempio di un sicuro e ben contemplato sfruttamento di risorse energetiche, ha spiegato Rick Perry, il governatore di Texas, uno degli interlocutori del presidente croato a Houston. Secondo Josipović vi e’ interesse per i possibili giacimenti di gas e petrolio in Croazia ma anche l’interesse per la Croazia in quanto possibile porta del petrolio e gas dell’intera Europa centro-orientale. “E’ un’occasione che non possiamo perdere. Tutto questo puo’ drammaticamente cambiare il futuro della Croazia al meglio” ha detto Josipović a conclusione del suo viaggio negli Stati Uniti. Ha aggiunto che adesso la Croazia e’ nell’interesse della politica americana in un modo diverso: “Non siamo piu’ un paese le cui qualita’ si stanno esaminando perche’ possa diventare un partner o no. Adesso la Croazia e’ davvero un partner. Vi e’ un consenso della politica e del business americano sull’importanza della Croazia quando si tratta di energetica”, e’ convinto il capo dello stato croato. La Croazia si aspetta di attirare 2,5 miliardi di dollari americani di investimenti nel periodo di cinque anni, diminuire la dipendenza del paese per quanto riguarda l’importazione del petrolio e gas, alzare l’inerte economia e aiutare nel posizionamento strategico della Croazia come centro energetico della regione.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
"QUI TIRANA": LA CORRISPONDENZA DI ARTUR NURA
Gli argomenti della corrispondenza di Artur Nura per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Albania
L'intervista al ministro del Welfare Erion Veliaj dell'Agenzia Nova sulla situazione sociale del Paese: la crisi sociale si risolve tramite l’occupazione.
Fyrom/Macedonia
La situazione politica dopo le elezioni parlamentari e presidenziale e il riemergere delle tensioni etniche tra macedoni e albanesi dopo l'arresto di un albanese accusato di aver ucciso un giovane macedone.
Kosovo
La presentazione di liste e candidati per le elezioni del prossimo giugno dopo lo scioglimento anticipato del parlamento.
Albania
L'intervista al ministro del Welfare Erion Veliaj dell'Agenzia Nova sulla situazione sociale del Paese: la crisi sociale si risolve tramite l’occupazione.
Fyrom/Macedonia
La situazione politica dopo le elezioni parlamentari e presidenziale e il riemergere delle tensioni etniche tra macedoni e albanesi dopo l'arresto di un albanese accusato di aver ucciso un giovane macedone.
Kosovo
La presentazione di liste e candidati per le elezioni del prossimo giugno dopo lo scioglimento anticipato del parlamento.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 22 maggio 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
L'argomento principale della puntata riguarda la rovinosa inondazione che ha colpito Bosnia, Serbia e Croazia provocando danni forse maggiori di quelli delle guerre degli anni '90: un punto sulla situazione dopo l'alluvione, i danni materiali, le conseguenze su economie già provate dalla crisi di questi anni, il rischio di epidemie e il pericolo che gli smottamenti di terreno, in Bosnia, facciano affiorare le decine di migliaia di mine anti uomo ancora sepolte (120 mila secondo le stime) in migliaia di campi minati (9400 quelli censiti).
Gli altri argomenti
Turchia: il disastro della miniera di Soma riapre le questione delle condizioni di lavoro dei minatori e i sospetti su finanziamenti segreti al partito Akp del premier Erdogan da parte della compagnia mineraria proprietaria dell'impianto.
Croazia: gli Usa sono interessati alla ricerca e al possibile sfruttamento delle risorse petrolifere del mare Adriatico.
Albania: la situazione economica e sociale nell'opinione del ministro Erion Veliaj in una intervista di Agenzia Nova.
Macedonia: la situazione politica dopo le recenti elezioni parlamentari e presidenziali e le nuove tensioni etniche tra macedoni e albanesi.
Kosovo: le liste e i candidati in vista delle elezioni anticipate fissate per il prossimo giugno dopo lo scioglimento anticipato del parlamento.
Slovenia: si profilano le elezioni politiche anticipate dopo le dimissioni del governo di Alenka Bratusek che pare intenzionata a lasciare Slovenia Positiva per formare un suo partito.
Rassegna Est: le principali novità di questa settimana del portale che racconta l'Europa centro-orientale e balcanica dal punto di vista economico
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
L'argomento principale della puntata riguarda la rovinosa inondazione che ha colpito Bosnia, Serbia e Croazia provocando danni forse maggiori di quelli delle guerre degli anni '90: un punto sulla situazione dopo l'alluvione, i danni materiali, le conseguenze su economie già provate dalla crisi di questi anni, il rischio di epidemie e il pericolo che gli smottamenti di terreno, in Bosnia, facciano affiorare le decine di migliaia di mine anti uomo ancora sepolte (120 mila secondo le stime) in migliaia di campi minati (9400 quelli censiti).
Gli altri argomenti
Turchia: il disastro della miniera di Soma riapre le questione delle condizioni di lavoro dei minatori e i sospetti su finanziamenti segreti al partito Akp del premier Erdogan da parte della compagnia mineraria proprietaria dell'impianto.
Croazia: gli Usa sono interessati alla ricerca e al possibile sfruttamento delle risorse petrolifere del mare Adriatico.
Albania: la situazione economica e sociale nell'opinione del ministro Erion Veliaj in una intervista di Agenzia Nova.
Macedonia: la situazione politica dopo le recenti elezioni parlamentari e presidenziali e le nuove tensioni etniche tra macedoni e albanesi.
Kosovo: le liste e i candidati in vista delle elezioni anticipate fissate per il prossimo giugno dopo lo scioglimento anticipato del parlamento.
Slovenia: si profilano le elezioni politiche anticipate dopo le dimissioni del governo di Alenka Bratusek che pare intenzionata a lasciare Slovenia Positiva per formare un suo partito.
Rassegna Est: le principali novità di questa settimana del portale che racconta l'Europa centro-orientale e balcanica dal punto di vista economico
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura è ascoltabile direttamente qui
giovedì 15 maggio 2014
IL NEO PREMIER SERBO SCEGLIE SARAJEVO PER IL PRIMO VIAGGIO ALL'ESTERO
Il premier serbo Vucic e quello bosniaco Bevanda |
“Sono arrivato in visita in Bosnia Erzegovina come amico e come rappresentante di un paese che rispetta l'integrita' territoriale e la sovranita' e vuole che i due paesi collaborino con successo”: queste le parole del neo premier serbo Aleksandar Vučić, arrivato martedi' a Sarajevo, sua prima visita ufficiale in veste di nuovo premier della Serbia. Vučić ha detto che la Serbia e la Bosnia Erzegovina sono i partner piu' importanti. Giunto a Sarajevo su invito del presidente del Consiglio dei ministri, Vjekoslav Bevanda, Vučić ha illustrato l'interesse della Serbia per la Bosnia con la costante crescita dello scambio commerciale tra i due paesi. Il premier serbo ha aggiunto che la Serbia si aspetta dalla Bosnia l'eliminazione delle norme discriminatorie relative all'importazione di bevande, vino e tabacco trinciato e ha ricordato che la Serbia dal 2012 ha investito in Bosnia 842,4 milioni di euro.
C'e' da dire che una parte dei media in Bosnia Erzegovina ha accolto l'annuncio della visita di Vučić con estrema riservatezza ricordando il suo passato al tempo della guerra ,come ad esempio le dichiarazioni in cui invitava all'uccisione dei musulmani. Hanno avvertito inoltre che sulle pagine web del Partito serbo del progresso di cui Vučić e' il leader, ancora pochi giorni fa c'erano documenti programmatici in cui si annunciava la possibilita' dell'unificazione della Serbia e con la Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba della Bosnia. Cosi' alcuni media bosniaci ricordano che soltanto dall'inizio di questa settimana e' stata tolta la parte del programma dello scorso febbraio in cui di diceva che “l'avvicinamento politico e l'unita' economica con la RS rappresenta una politica reale che nel futuro, in modo pacifico e rispettando la volonta' del popolo, creera' le condizioni per formare uno stato comune e unitario del popolo serbo e di tutti gli altri cittadini che vivono sul territorio della Serbia e della RS”.
Adesso comunque, per voce del nuovo premier, abbiamo potuto sentire dichiarazioni di tutt'altro tipo. In vista del suo viaggio a Sarajevo, Vučić ha dichiarato che in Serbia non esiste odio verso i vicini e ha sottolineato che la Serbia appoggia l'integrita' della Bosnia: “Io sono serbo, amo la Serbia, ma rispetto, apprezzo e auguro molto successo alla Bosnia. Voglio che la Bosnia sia amica della Serbia e voglio che lo senta ogni bosgnacco e ogni croato come vorrei che ogni serbo della Serbia abbia questo tipo di sentimento verso la Bosnia”, ha detto Vučić in una intervista all'emittente Al Jazeera Balkans. Il premier serbo ha smentito le affermazioni di alcuni media di Sarajevo secondo i quali nel programma del suo partito si indica come obiettivo la formazione di uno stato unitario tra Serbia e Republika Srpska di Bosnia. Vucic ha valutato che nel futuro i conflitti non saranno possibili e ha rilevato che in Serbia non vi e' piu' l'odio verso i vicini e che il costante guardare al passato puo' fare soltanto dei danni a tutti.
Il premier della Bosnia Erzegovina, Vjekoslav Bevanda, da parte sua ha valutato i suoi colloqui con Vučić e con i suoi collaboratori come colloqui di “profondo rispetto, ma senza complessi e con molte cose concrete”. “La collaborazione regionale innanzitutto”, ha detto Bevanda esprimendo l'aspettativa “che ci sara' una collaborazione economica piu' concreta tra i due paesi”, aggiungendo che presto verra' deciso se una seduta congiunta dei due esecutivi verra' fissata prima delle elezioni parlamentari in Bosnia, previste per il prossimo ottobre. Bevanda ha precisato che la definizione dei confini tra i due stati e la secessione della RS restano questioni aperte che devono essere risolte nel futuro: “Noi abbiamo bisogno di comprensione e rispetto, quanto in tutto questo ci sara' amore, a ognuno di noi la scelta”, ha detto Bevanda. Secondo il quotidiano di Belgrado 'Blic' i cittadini di Sarajevo hanno accolto favorevolmente la prima visita ufficiale del premier Vučić nel loro paese perche', come dicono, approvano il dialogo dei due stati, la pace e la normalizzazione delle relazioni personali.
La delegazione serba guidata dal premier Aleksandar Vučić ha incontrato anche i rappresentanti dell'Assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina. Božo Ljubić, primo vicepresidente della Camera, ha detto di apprezzare particolarmente il fatto che il nuovo premier serbo ha scelto la Bosnia come prima destinazione all'estero dopo la recente vittoria alle elezioni e dopo aver assunto l'incarico di premier. “Questo ci dice quanto la Bosnia sia importante per la Serbia come partner e come vicino. Tema principale dei nostri colloqui, oltre alle questioni politiche aperte, e' stata la futura collaborazione sul cammino europeo perche' la prospettiva europea e' comune ad entrambi i paesi” ha detto Ljubić a fine incontro esprimendo speranza che la Serbia appoggera' il cammino europeo della Bosnia Erzegovina.
Durante l'incontro con il ministro degli Esteri bosniaco, Zlatko Lagumdžija e' stato rilevato che i rapporti tra i due paesi si sono normalizzati negli ultimi anni e, come detto dal capo della diplomazia bosniaca, e' arrivato finalmente il momento di occuparsi di cooperazione economica e pratica. Secondo Lagumdžija l'incontro e stato particolarmente incentrato sui nuovi fondi Ipa, che sono gli strumenti di pre-accesso dell'Ue, destinati a progetti regionali nei Balcani occidentali.
Rispetto a tutti gli altri media in Serbia che si dicono essere in piena funzione del partito governativo, il Partito serbo del progresso, il quotidiano 'Danas', all'indomani della visita di Vučić a Sarajevo osserva che “il rispetto dell'integrita' territoriale della Bosnia, nonche' della Republika Srpska, il rilievo delle relazioni di amicizia della Serbia verso la Bosnia ma anche il rifiuto di una chiara posizione verso il passato personale durante la guerra degli anni novanta, sono i principali messaggi della visita ufficiale del premier Aleksandar Vučić a Sarajevo”.
Alla domanda dei giornalisti su chi sia il vero Aleksandar Vučić – se il nazionalista degli anni Novanta oppure quello che pochi giorni fa ha detto che niente puo' distruggere la Bosnia Erzegovina - aggiunge 'Danas', il premier serbo ha risposto che molti non hanno capito quali sono i cambiamenti nel mondo e nella regione e che non ha intenzione ne' di lusingare il pubblico bosniaco come nemmeno di rispondere alle speculazioni mediatiche. Il premier ha detto, prosegue 'Danas', che anche lui potrebbe occuparsi del passato politico di molti in BiH ma questo non gli passa per la mente: “I rappresentanti della Bosnia vengono eletti dal popolo”, ha detto Vučić sottolineando che lui rispetta il popolo bosniaco e le sue scelte. “Ci sono persone che hanno perdonato se stessi dieci volte, e agli altri nemmeno una. Non voglio far parte di questa gente”, ha concluso Vučić.
Vuk Bačanović, vice capo redattore del giornale di Sarajevo 'Dani' ha valutato per il quotidiano serbo 'Danas' che l'importanza della visita di Vučić a Sarajevo e' stata “troppo gonfiata”. E' chiaro che in questo momento Vučić non vuole dare l' immagine di qualcuno che si inginocchia e chiede scusa, cosicche' tutti quelli che si aspettavano grandi parole, molto probabilmente sono rimasti delusi. E' indicativo pero' che Vučić, in vista della sua visita a Sarajevo, abbia ordinato la cancellazione del contestato capitolo del programma del Partito serbo del progresso in cui si parla di creare le precondizioni per l'unificazione della Republika Srpska e con la Serbia, ha aggiunto Bačanović. Secondo la sua opinione e' altrettanto importante il fatto che la prima visita di Vučić in Bosnia non sia stata quella di Banjaluka, capoluogo della RS, e con questo e' stato mandato un forte messaggio che nessuno giochera' con i confini nei Balcani e che la Serbia, per adesso, limitera' la sua influenza a quello che viene suggerito da Bruxelles, e molto evidentemente da Berlino.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
LA VISITA DI LAVORO DEL PRESIDENTE CROATO NEGLI STATI UNITI
Di Marina Szikora
Questa settimana si svolge un viaggio di lavoro importante del presidente croato Ivo Josipović negli Stati Uniti. Importante sia nell'ottica politica ma soprattutto per quanto riguarda il business petrolifero. Il viaggio e' iniziato a Washington con incontri con i rappresentanti delle istituzioni governative americane e di importanti think-tank. Seguiranno poi i colloqui con il vicepresidente Joe Biden e anche se non è ancora confermato, al momento in cui scriviamo, ma è quasi sicuro, a questo incontro si associera' il presidente Barack Obama. Va detto che questa e' la seconda visita del capo dello stato croato alla Casa Bianca. In questi colloqui, come annunciato, si parlera' dell'evasione del regime di tassazione tra i due stati, del regime di visti per i cittadini croati nonche' dell'inevitabile tema relativo alla situazione in Bosina Erzegovina.
La Croazia ha bisogno innanzitutto di partner economici e le compagnie petrolifere americane mostrano interesse per possibili giacimenti di petrolio e gas nell'Adriatico croato. Nel momento in cui l'Europa e' energicamente abbastanza vulnerabile e gli Stati Uniti vedono il loro interesse politico ed economico, il viaggio di Josipović, cosi' i media croati, avviene in un perido buono, soprattutto la sua visita a Houston. “Il mio messaggio sia alla politica che al business petrolifero e' che la Croazia e' un paese stabile che ha le conoscenze e le risorse naturali e che e' posizionata sulla mappa dell'Europa su uno degli incroci piu' importanti per la sicurezza energetica europea”, ha detto Josipović al suo arrivo negli Stati Uniti. Giovedi' e venerdi' a Houston il presidente croato partecipera' al Forum energetico che riunira' rappresentanti di una trentina di compagnie petrolifere e del gas e al quale discutera' di investimenti nei progetti in Croazia. Sara' questa l'occasione di informare gli investitori americani sulle potenzialita' croate in questo campo.
Intanto, dal governo croato arrivano notizie piuttosto ottimistiche. Secondo il vicepresidente del governo e ministro per lo Sviluppo regionale e i fondi europei, Branko Grčić, gli indicatori economici vanno al meglio. Nei primi tre mesi di quest'anno l'esportazione e' aumentata del quasi otto per cento e si nota anche una modesta crescita della produzione industriale nonche' del piccolo commercio. Il vicepremier ha annunciato che lo stato presto si indebitera' di un ulteriore miliardo di euro, ma che dovrebbe essere l'ultimo indebitamento di quest'anno. I messaggi chiave da mandare in questo momento sono che il governo croato e' stabile, nonostante i cambiamenti avvenuti, e qui Grčić si riferisce alla recentissima sostituzione del ministro delle Finanze. L'altro messaggio e' che si continua con le riforme e il piu' importante e' che ci sono le prime indicazioni concrete del cambiamento della situazione economica.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Questa settimana si svolge un viaggio di lavoro importante del presidente croato Ivo Josipović negli Stati Uniti. Importante sia nell'ottica politica ma soprattutto per quanto riguarda il business petrolifero. Il viaggio e' iniziato a Washington con incontri con i rappresentanti delle istituzioni governative americane e di importanti think-tank. Seguiranno poi i colloqui con il vicepresidente Joe Biden e anche se non è ancora confermato, al momento in cui scriviamo, ma è quasi sicuro, a questo incontro si associera' il presidente Barack Obama. Va detto che questa e' la seconda visita del capo dello stato croato alla Casa Bianca. In questi colloqui, come annunciato, si parlera' dell'evasione del regime di tassazione tra i due stati, del regime di visti per i cittadini croati nonche' dell'inevitabile tema relativo alla situazione in Bosina Erzegovina.
La Croazia ha bisogno innanzitutto di partner economici e le compagnie petrolifere americane mostrano interesse per possibili giacimenti di petrolio e gas nell'Adriatico croato. Nel momento in cui l'Europa e' energicamente abbastanza vulnerabile e gli Stati Uniti vedono il loro interesse politico ed economico, il viaggio di Josipović, cosi' i media croati, avviene in un perido buono, soprattutto la sua visita a Houston. “Il mio messaggio sia alla politica che al business petrolifero e' che la Croazia e' un paese stabile che ha le conoscenze e le risorse naturali e che e' posizionata sulla mappa dell'Europa su uno degli incroci piu' importanti per la sicurezza energetica europea”, ha detto Josipović al suo arrivo negli Stati Uniti. Giovedi' e venerdi' a Houston il presidente croato partecipera' al Forum energetico che riunira' rappresentanti di una trentina di compagnie petrolifere e del gas e al quale discutera' di investimenti nei progetti in Croazia. Sara' questa l'occasione di informare gli investitori americani sulle potenzialita' croate in questo campo.
Intanto, dal governo croato arrivano notizie piuttosto ottimistiche. Secondo il vicepresidente del governo e ministro per lo Sviluppo regionale e i fondi europei, Branko Grčić, gli indicatori economici vanno al meglio. Nei primi tre mesi di quest'anno l'esportazione e' aumentata del quasi otto per cento e si nota anche una modesta crescita della produzione industriale nonche' del piccolo commercio. Il vicepremier ha annunciato che lo stato presto si indebitera' di un ulteriore miliardo di euro, ma che dovrebbe essere l'ultimo indebitamento di quest'anno. I messaggi chiave da mandare in questo momento sono che il governo croato e' stabile, nonostante i cambiamenti avvenuti, e qui Grčić si riferisce alla recentissima sostituzione del ministro delle Finanze. L'altro messaggio e' che si continua con le riforme e il piu' importante e' che ci sono le prime indicazioni concrete del cambiamento della situazione economica.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
"QUI TIRANA": LA CORRISPONDENZA DI ARTUR NURA
Gli argomenti della corrispondenza di Artur Nura per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Albania
La casuale scoperta di un presunto traffico di droga tra Albania e Italia provoca l'ennesimo durissimo attacco dell'opposizione di centro-destra che accusa il governo di centro-sinistra di complicità con i cartelli del narcotraffico, ma fa anche discutere giornali e televisioni di politica delle droghe e dell'ipotesi della loro legalizzazione.
Macedonia/Fyrom
Dopo la vittoria alle recenti elezioni, il presidente Giorgi Ivanov ha prestato il giuramento per il suo secondo mandato e ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla situazione del paese e sull'atteggiamento delle forze politiche.
Kosovo
Mentre si prepara la campagna elettorale per le elezioni parlamentari anticipate di giugno, il movimento nazionalista Vetevendosje (Autodeterminazione) accusa il premier Hashim Thaci di aver utilizzato soldi pubblici per la sua propaganda politica.
Albania
La casuale scoperta di un presunto traffico di droga tra Albania e Italia provoca l'ennesimo durissimo attacco dell'opposizione di centro-destra che accusa il governo di centro-sinistra di complicità con i cartelli del narcotraffico, ma fa anche discutere giornali e televisioni di politica delle droghe e dell'ipotesi della loro legalizzazione.
Macedonia/Fyrom
Dopo la vittoria alle recenti elezioni, il presidente Giorgi Ivanov ha prestato il giuramento per il suo secondo mandato e ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla situazione del paese e sull'atteggiamento delle forze politiche.
Kosovo
Mentre si prepara la campagna elettorale per le elezioni parlamentari anticipate di giugno, il movimento nazionalista Vetevendosje (Autodeterminazione) accusa il premier Hashim Thaci di aver utilizzato soldi pubblici per la sua propaganda politica.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 15 maggio 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Turchia: la strage della miniera di Soma, le dichiarazioni del premier Recep Tayyip Erdogan, la realtà delle condizioni di lavoro dei minatori.
Macedonia/Fyrom: il presidente Giorgi Ivanov ha prestato giuramento per il secondo mandato dopo la vittoria alle recenti elezioni.
Croazia: la visita di lavoro del presidente Ivo Josipovic negli Stati Uniti.
Kosovo: il movimento Vetevendosje (Autodeterminazione) accusa il premier Hashim Thaci di aver usato soldi pubblici per la propria propaganda politica.
Serbia: il neo premier Aleksandar Vucic ha scelto Sarajevo per la sua prima visita ufficiale all'estero.
Bosnia Erzegovina: a Sarajevo riapre la Vijecnica, la biblioteca nazionale, uno dei simboli della città, distrutta 22 anni fa durante l'assedio.
Albania: la scoperta di un presunto traffico di droga con l'Italia provoca uno scontro durissimo tra governo e opposizione ma apre per la prima volta il dibattito sulla politica delle droghe e l'ipotesi della legalizzazione.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Turchia: la strage della miniera di Soma, le dichiarazioni del premier Recep Tayyip Erdogan, la realtà delle condizioni di lavoro dei minatori.
Macedonia/Fyrom: il presidente Giorgi Ivanov ha prestato giuramento per il secondo mandato dopo la vittoria alle recenti elezioni.
Croazia: la visita di lavoro del presidente Ivo Josipovic negli Stati Uniti.
Kosovo: il movimento Vetevendosje (Autodeterminazione) accusa il premier Hashim Thaci di aver usato soldi pubblici per la propria propaganda politica.
Serbia: il neo premier Aleksandar Vucic ha scelto Sarajevo per la sua prima visita ufficiale all'estero.
Bosnia Erzegovina: a Sarajevo riapre la Vijecnica, la biblioteca nazionale, uno dei simboli della città, distrutta 22 anni fa durante l'assedio.
Albania: la scoperta di un presunto traffico di droga con l'Italia provoca uno scontro durissimo tra governo e opposizione ma apre per la prima volta il dibattito sulla politica delle droghe e l'ipotesi della legalizzazione.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
venerdì 9 maggio 2014
UCRAINA: IN VIAGGIO ATTRAVERSO UN PAESE DIVISO
Intervista a Danilo Elia
Un viaggio attraverso l'Ucraina, da est a ovest, da Donetsk a Leopoli, dalla frontiera con la Russia a Kiev e fino al confine con la Polonia e l'Unione Europea. E' quello compiuto dal giornalista freelance Danilo Elia, e pubblicato sul sito di Osservatorio Balcani e Caucaso, per raccontre la situazione dopo la secessione della Crimea e mentre aumentano le spinte separatiste nelle regioni orientali e toccare con mano quanto siano reali le divisioni del paese e quanto sia concreto o meno il rischio di una guerra civile alla luce degli avvenimenti recenti.
Ascolta qui l'intervista
Il reportage fotografico di Danilo Elia
Un viaggio attraverso l'Ucraina, da est a ovest, da Donetsk a Leopoli, dalla frontiera con la Russia a Kiev e fino al confine con la Polonia e l'Unione Europea. E' quello compiuto dal giornalista freelance Danilo Elia, e pubblicato sul sito di Osservatorio Balcani e Caucaso, per raccontre la situazione dopo la secessione della Crimea e mentre aumentano le spinte separatiste nelle regioni orientali e toccare con mano quanto siano reali le divisioni del paese e quanto sia concreto o meno il rischio di una guerra civile alla luce degli avvenimenti recenti.
Ascolta qui l'intervista
Il reportage fotografico di Danilo Elia
giovedì 8 maggio 2014
SLOVENIA: CON LE DIMISSIONI DELLA PREMIER ALENKA BRATUŠEK APERTA FORMALMENTE LA CRISI DI GOVERNO
Alenka Bratusek (Foto Srdjan Zivulovic/Reuters) |
A dieci anni dalla grande ondata dell’allargamento dell’Unione Europea ai paesi dell’Europa dell’est, la Slovenia che all’epoca era tra i paesi di maggiore successo nel processo di integrazione, oggi affronta una seria crisi politica. Ormai e’ chiaro, il governo di Alenka Bratušek non regge piu’. Il primo ministro lunedi’ ha rassegnato le sue dimissioni nella mani del presidente della Repubblica, Borut Pahor. Questo il risultato delle consultazioni che la Bratušek ha avuto con i leader dei partiti della coalizione governativa: Igor Lukšić del Partito socialdemocratico (Sd), Gregor Virant della Lista dei cittadini (DI) e Karl Erjavec del Partito dei pensionati (DeSus). Bratušek ha affermato che per il bene della Slovenia e’ meglio andare alle elezioni anticipate prima della pausa estiva.
Come abbiamo spiegato nella precedente trasmissione, tutto e’ dovuto al congresso straordinario del partito Slovenia Positiva che ha segnato la fine della leadership della Bratušek e l’ascesa del controverso sindaco di Ljubljana, Zoran Janković, fondatore di questa formazione politica. C’e’ da dire che un anno fa Janković aveva dovuto lasciare la guida del partito perche’ accusato di corruzione. Proprio a causa delle divergenze all’interno di Slovenia Positiva, adesso e’ messo a repentaglio il processo di stabilizzazione economica cosi’ difficilmente avviato. Prima dell'apertura formale della crisi, i tre partner della coalizione di governo avevano annunciato che non avrebbero più continuato la collaborazione con Slovenia Positiva se Janković ne fosse diventato presidente a causa delle accuse di corruzione.
Anche se Alenka Bratušek ha incontrato non poche difficolta’ ad attuare le necessarie riforme, almeno con la grande riforma del settore bancario e’ riuscita a ricuperare la fiducia internazionale nella Slovenia e in tal modo diminuire le spese del finanziamento dello stato. Precedentemente alla decisione della premier di dimettersi, il presidente Borut Pahor, intervenendo sulla situazione nel Paese, aveva detto che sarebbe stato meglio andare alle elezioni anticipate se il governo non fosse stato più in grado di adottare le misure necessarie per migliorare la situazione economico e sociale del Paese. Secondo Pahor la chiave per risolvere la crisi politica e’ nelle mani del governo ma i cittadini si aspettano che l’esecutivo decida tempestivamente se continuare a lavorare o meno. Che il governo possa andare avanti ha senso soltanto se insieme alla maggioranza parlamentare sono in grado di adottare le misure indispensabili per migliorare la situazione economica e sociale del paese, aveva affermato il capo dello stato sloveno. Ritenendo che la situazione sia tale da indire le elezioni anticipate, Pahor ha promesso di fare tutto il possibile affinche’ il voto si svolga al piu’ presto. Il voto anticipato, secondo il presidente, sarebbe un male minore rispetto ad un prolungato periodo di incertezza e limitata possibilita’ di attuare le firme.
Infine, negli sforzi per superare l’incertezza politica, il capo dello stato si e’ detto obbligato ad assumersi la responsabilita’ consegnatagli dalla Costituzione e ha promesso di fare del suo meglio per unire la nazione e calmare le divergenze sulle questioni che stanno polarizzando il paese.
A decisione presa, Bratušek ha valutato che il voto anticipato si potrebbe svolgere prima di luglio, la prima data possibile sarebbe il 22 giugno ma la decisione definitiva spetta al parlamento. Secondo Bratušek la situazione politica non dovrebbe essere ragione di panico proprio perche’ il suo governo ha stabilizzato le finanze pubbliche e, come detto dalla premier dimissionaria, anche le prospettive economiche sono migliori rispetto a quelle precedenti. Il ministro degli Interni e leader della Lista dei cittadini, Gregor Virant, ha affermato che e’ importante che la Slovenia vada alle elezioni il piu’ presto possibile. Si e’ detto orgoglioso del lavoro svolto dalla polizia nella lotta contro la corruzione. Secondo Virant, forse questo e’ uno dei motivi per cui questo governo e’ stato fatto cadere: “Posso solo sperare che il popolo non consegni il paese a persone indagate dalla polizia”, ha detto Virant.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
SERBIA: L’INGRESSO NELL’UE TRA LE PRIORITA' DEL NUOVO GOVERNO
Di Marina Szikora
Uno degli obiettivi principali della politica estera della Serbia e’ l’ingresso nell’Unione Europea. Cosi’ il primo vicepremier e ministro degli esteri serbo, Ivica Dačić a seguito di una riunione con la ministro senza portofoglio incaricata dell’integrazione europea, Jadranka Joksimović, e con la capo della squadra negoziale con Bruxelles, Tanja Miščević. La riunioe e’ stata dedicata alla situazione attuale dei colloqui in corso con Bruxelles e alle misure necessarie da intraprendere per migliorare il coordinamento dei soggetti governativi che si occupano dell’integrazione europea. Dačić ha rilevato che la Serbia adesso spetta un grande lavoro a fin di mantenere la dinamica dei negoziati. Il primo vicepremier ha precisato che si e’ in attesa della decisione se a giugno ci sara’ una seconda conferenza intergovernativa tra la Commissione europea e la Serbia. "La Serbia deve rafforzare la sua politica estera e accelerare il processo delle riforme per aprire al piu’ presto certi capitoli negoziali con l'Unione europea", ha sottolineato Dačić.
La velocita’ dell'integrazione euroepa non dipende dalla Commissione europea bensi’ dall’avanzamento che i paesi candidati compiono per raggiungere i criteri e dagli stati membri dell’Ue, ha detto il portavoce della Commissione europea Petar Stano rispondendo alla domanda dell’agenzia di stampa serba Tanjug quanto sia reale che la Serbia concluda i negoziati di adesione entro il 2020. Infatti, Stano ha ricordato che il Consiglio europeo decide sull’apertura e chiusura di tutti i 35 capitoli del processo negoziale. L’esperto politico serbo, Dušan Janjić rileva che l’ingresso della Serbia nell’Ue dipende dall’attuazione delle indispensabili riforme, dall’adempimento delle condizioni dei 35 capitoli negoziali nonche’ dalla piena normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Priština. Ma che cosa si intende sulla piena normalizzazione, questo non e’ stato ancora definito, osserva Janjić.
E dopo la visita di Cathrine Ashton settimana scorsa a Belgrado, all’indomani dell’insediamento del nuovo governo serbo, questa settimana invece e’ stata la volta del commissario europeo all’allargamento Stefan Feule. Segnali questi, come definito dallo stesso Fuele, di grandi aspettative da parte dell’Ue verso il nuovo esecutivo serbo. Bruxelles si aspetta un avanzamento reale nell’attuazione dell’accordo politico tra Belgrado e Priština affinche’ sia la Serbia che il Kosovo, in base alle loro posizioni, possano avanzare nel processo di adesione. Giovedi’ poi il tema della prospettiva europea dei Balcani sara’ all’ordine del giorno della conferenza ministeriale tra l’Unione europea e i paesi dei Balcani occidentali a Salonicco, in Grecia. La conferenza sara’ presieduta da Stefan Feule e dal commissario per l’Energia, Gunther Oettlinger.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Uno degli obiettivi principali della politica estera della Serbia e’ l’ingresso nell’Unione Europea. Cosi’ il primo vicepremier e ministro degli esteri serbo, Ivica Dačić a seguito di una riunione con la ministro senza portofoglio incaricata dell’integrazione europea, Jadranka Joksimović, e con la capo della squadra negoziale con Bruxelles, Tanja Miščević. La riunioe e’ stata dedicata alla situazione attuale dei colloqui in corso con Bruxelles e alle misure necessarie da intraprendere per migliorare il coordinamento dei soggetti governativi che si occupano dell’integrazione europea. Dačić ha rilevato che la Serbia adesso spetta un grande lavoro a fin di mantenere la dinamica dei negoziati. Il primo vicepremier ha precisato che si e’ in attesa della decisione se a giugno ci sara’ una seconda conferenza intergovernativa tra la Commissione europea e la Serbia. "La Serbia deve rafforzare la sua politica estera e accelerare il processo delle riforme per aprire al piu’ presto certi capitoli negoziali con l'Unione europea", ha sottolineato Dačić.
La velocita’ dell'integrazione euroepa non dipende dalla Commissione europea bensi’ dall’avanzamento che i paesi candidati compiono per raggiungere i criteri e dagli stati membri dell’Ue, ha detto il portavoce della Commissione europea Petar Stano rispondendo alla domanda dell’agenzia di stampa serba Tanjug quanto sia reale che la Serbia concluda i negoziati di adesione entro il 2020. Infatti, Stano ha ricordato che il Consiglio europeo decide sull’apertura e chiusura di tutti i 35 capitoli del processo negoziale. L’esperto politico serbo, Dušan Janjić rileva che l’ingresso della Serbia nell’Ue dipende dall’attuazione delle indispensabili riforme, dall’adempimento delle condizioni dei 35 capitoli negoziali nonche’ dalla piena normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Priština. Ma che cosa si intende sulla piena normalizzazione, questo non e’ stato ancora definito, osserva Janjić.
E dopo la visita di Cathrine Ashton settimana scorsa a Belgrado, all’indomani dell’insediamento del nuovo governo serbo, questa settimana invece e’ stata la volta del commissario europeo all’allargamento Stefan Feule. Segnali questi, come definito dallo stesso Fuele, di grandi aspettative da parte dell’Ue verso il nuovo esecutivo serbo. Bruxelles si aspetta un avanzamento reale nell’attuazione dell’accordo politico tra Belgrado e Priština affinche’ sia la Serbia che il Kosovo, in base alle loro posizioni, possano avanzare nel processo di adesione. Giovedi’ poi il tema della prospettiva europea dei Balcani sara’ all’ordine del giorno della conferenza ministeriale tra l’Unione europea e i paesi dei Balcani occidentali a Salonicco, in Grecia. La conferenza sara’ presieduta da Stefan Feule e dal commissario per l’Energia, Gunther Oettlinger.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
CROAZIA: UN PRIMO MAGGIO NEL SEGNO DELLA CRISI ECONOMICA
Di Marina Szikora
La festa del Primo Maggio in Croazia e’ trascorsa anche nel segno della consapevolezza di quanto ancora sia grave la crisi che ormai da lungo tempo travolge questo paese. Oltre alle feste e celebrazioni all’aperto ci sono state manifestazioni sindacali, ma anche molta campagna politica. Per i sindacati questa e’ stata l’occasione di chiedere al governo un atto di responsabilita’, quello di indire le elezioni anticipate. Secondo i presidenti delle associazioni sindacali il Governo ha perso l’appoggio dei cittadini perche’ niente del programma e’ stato realizzato, mentre “e’ in corso la politica dei centri di potere stranieri che non va a favore dei cittadini ma e’ nell’interesse del grosso capitale”.
Che la situazione sia difficile lo ammette anche il premier Zoran Milanović il quale ha affermato che la Croazia si trova attualmente nella situazione peggiore dalla fine della guerra degli anni novanta. Ma quello che si vive oggi e’ frutto di molta irresponsabilita’ del passato: “anni di comportamento irresponsabile e l’accumulo di debiti hanno portato alla crisi nel paese” ha rilevato il premier croato aggiungendo che la festa del Primo maggio viene celebrata nel contesto di difficolta’ economiche, le peggiori dalla fine della guerra. Tuttavia, ai cittadini ha chiesto pazienza a fin di permettere ai piani del governo di avere successo.
Prendendo parte alla tradizionale festa in uno dei principali parchi di Zagabria, il presidente Ivo Josipović ha detto che la Festa internazionale del lavoro porta il suo particolare simbolismo di solidarieta’ e di cura per quelli che lavorano o vogliono lavorare ma purtroppo sempre di piu’ anche per quelli che non hanno un lavoro. Quanto alle richieste dei sindacati relative alle elezioni anticipate, il capo dello stato ha commentato che questo fa parte della democrazia. Josipović ha rilevato che la situazione attuale e’ conseguenza della grave crisi economica e della disoccupazione in quanto il problema principale. Il diritto al lavoro e salari meritati, condizioni di lavoro adeguate, la vita degli operai dignitosa, dei pensionati e delle loro famiglie nonche’ l’aiuto a quelli che sono senza lavoro o che non ricevono stipendi, sono richieste di solidarieta’, di giustizia e di una societa’ umana, ha detto Josipović.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
La festa del Primo Maggio in Croazia e’ trascorsa anche nel segno della consapevolezza di quanto ancora sia grave la crisi che ormai da lungo tempo travolge questo paese. Oltre alle feste e celebrazioni all’aperto ci sono state manifestazioni sindacali, ma anche molta campagna politica. Per i sindacati questa e’ stata l’occasione di chiedere al governo un atto di responsabilita’, quello di indire le elezioni anticipate. Secondo i presidenti delle associazioni sindacali il Governo ha perso l’appoggio dei cittadini perche’ niente del programma e’ stato realizzato, mentre “e’ in corso la politica dei centri di potere stranieri che non va a favore dei cittadini ma e’ nell’interesse del grosso capitale”.
Che la situazione sia difficile lo ammette anche il premier Zoran Milanović il quale ha affermato che la Croazia si trova attualmente nella situazione peggiore dalla fine della guerra degli anni novanta. Ma quello che si vive oggi e’ frutto di molta irresponsabilita’ del passato: “anni di comportamento irresponsabile e l’accumulo di debiti hanno portato alla crisi nel paese” ha rilevato il premier croato aggiungendo che la festa del Primo maggio viene celebrata nel contesto di difficolta’ economiche, le peggiori dalla fine della guerra. Tuttavia, ai cittadini ha chiesto pazienza a fin di permettere ai piani del governo di avere successo.
Prendendo parte alla tradizionale festa in uno dei principali parchi di Zagabria, il presidente Ivo Josipović ha detto che la Festa internazionale del lavoro porta il suo particolare simbolismo di solidarieta’ e di cura per quelli che lavorano o vogliono lavorare ma purtroppo sempre di piu’ anche per quelli che non hanno un lavoro. Quanto alle richieste dei sindacati relative alle elezioni anticipate, il capo dello stato ha commentato che questo fa parte della democrazia. Josipović ha rilevato che la situazione attuale e’ conseguenza della grave crisi economica e della disoccupazione in quanto il problema principale. Il diritto al lavoro e salari meritati, condizioni di lavoro adeguate, la vita degli operai dignitosa, dei pensionati e delle loro famiglie nonche’ l’aiuto a quelli che sono senza lavoro o che non ricevono stipendi, sono richieste di solidarieta’, di giustizia e di una societa’ umana, ha detto Josipović.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda l'8 maggio 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Elezioni europee 2014: una sintetica panoramica degli stati dell'Europa sud orientale che si preparano alle prossime elezioni per il Parlamento europeo che per la prima volta avranno un peso nella scelta del prossimo presidente della Commissione europea.
Albania: a Tirana una "settimana italiana" con il presidente del Senato Pietro Grasso per favorire gli investimenti italiani nel "Paese delle aquile" e rafforzare l'interscambio commerciale.
Serbia: l'integrazione europea è tra gli obiettivi prioritari del nuovo governo guidato dal leader del Partito serbo del progresso Aleksandar Vucic.
Kosovo: come previsto da alcune settimane il parlamento di Pristina vota il proprio scioglimento e apre la strada alle elezioni anticipate che si terranno probabilmente il prossimo giugno.
Slovenia: con l'accordo dei leader della maggioranza la premier Alenka Bratusek ha rassegnato la dimissioni del proprio esecutivo aprendo formalmente la crisi di governo di fatto già in atto da alcune settimane.
Croazia: le celebrazioni del 1° maggio all'insegna della crisi economica.
Ucraina: il viaggio di Danilo Elia, collaboratore di Osservatorio Balcani e Caucaso, attraverso il Paese, le sue divisioni e i rischi di guerra civile.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Elezioni europee 2014: una sintetica panoramica degli stati dell'Europa sud orientale che si preparano alle prossime elezioni per il Parlamento europeo che per la prima volta avranno un peso nella scelta del prossimo presidente della Commissione europea.
Albania: a Tirana una "settimana italiana" con il presidente del Senato Pietro Grasso per favorire gli investimenti italiani nel "Paese delle aquile" e rafforzare l'interscambio commerciale.
Serbia: l'integrazione europea è tra gli obiettivi prioritari del nuovo governo guidato dal leader del Partito serbo del progresso Aleksandar Vucic.
Kosovo: come previsto da alcune settimane il parlamento di Pristina vota il proprio scioglimento e apre la strada alle elezioni anticipate che si terranno probabilmente il prossimo giugno.
Slovenia: con l'accordo dei leader della maggioranza la premier Alenka Bratusek ha rassegnato la dimissioni del proprio esecutivo aprendo formalmente la crisi di governo di fatto già in atto da alcune settimane.
Croazia: le celebrazioni del 1° maggio all'insegna della crisi economica.
Ucraina: il viaggio di Danilo Elia, collaboratore di Osservatorio Balcani e Caucaso, attraverso il Paese, le sue divisioni e i rischi di guerra civile.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
venerdì 2 maggio 2014
GRECIA: PRIMI SEGNALI DI RIPRESA MA LA CRISI RESTA PESANTE
Intervista a Elisabetta Casalotti, giornalista di Elefterotipia
Giudizi positivi dai creditori internazionali, i titoli di stato che tornano sul mercato, un surplus finanziario che il governo annuncia di voler in parte ridistribuire alle famiglie: dopo mesi e mesi di crisi durissima sembrano arrivare i primi segnali di ripresa in Grecia, ma la situazione resta ancora molto difficile per milioni di cittadini che hanno ormai una tale scarsissima fiducia nella politica da essersi ormai anche stancati di scendere in piazza a protestare.
Nell'ultima parte dell'intervista si parla anche della siuazione nelle carceri: la Grecia non ha comunicato i dati al Consiglio d'Europa sui propri istituti di pena, gravemente degradati e in condizione di pesante sovraffollamento: un problema di cui si parla molto, soprattutto quando in occasione di morti o di episodi di violenza dietro le sbarre, senza però che la politica riesca poi a prendere misure concrete per risolvere il problema.
Ascolta qui l'intervista
Giudizi positivi dai creditori internazionali, i titoli di stato che tornano sul mercato, un surplus finanziario che il governo annuncia di voler in parte ridistribuire alle famiglie: dopo mesi e mesi di crisi durissima sembrano arrivare i primi segnali di ripresa in Grecia, ma la situazione resta ancora molto difficile per milioni di cittadini che hanno ormai una tale scarsissima fiducia nella politica da essersi ormai anche stancati di scendere in piazza a protestare.
Nell'ultima parte dell'intervista si parla anche della siuazione nelle carceri: la Grecia non ha comunicato i dati al Consiglio d'Europa sui propri istituti di pena, gravemente degradati e in condizione di pesante sovraffollamento: un problema di cui si parla molto, soprattutto quando in occasione di morti o di episodi di violenza dietro le sbarre, senza però che la politica riesca poi a prendere misure concrete per risolvere il problema.
Ascolta qui l'intervista
giovedì 1 maggio 2014
E’ CRISI POLITICA IN SLOVENIA
La premier slovena Alenka Bratusek |
Di Marina Szikora
E’ crisi politica in Slovenia dopo che il sindaco della capitale Ljubljana, Zoran Janković ha sconfitto l’attuale premier slovena Alenka Bratušek nella battaglia per la presidenza del partito Slovenia positiva (PS). Questa specie di terremoto politico potrebbe condurre alla crisi del governo e alle elezioni anticipate, valutano i media sloveni a seguito della vittoria di Janković il quale torna alla guida del partito che lui stesso aveva fondato. Subito dopo il congresso della Slovenia positiva al quale Bratušek ha perso il suo primato, dalla Lista civica (DL), il partito del ministro degli interni Gregor Virant che attualmente fa parte della coalizione governativa e garantisce la maggioranza in Parlamento, e’ arrivata la dichiarazione che non si vedono piu’ le condizioni per il proseguimento del lavoro dell’esecutivo di coalizione. “Con l’elezione di Janković scompaiono le condizioni per le attivita’ della coalizione e noi ci aspettiamo che inizino subito i colloqui sulla data delle elezioni anticipate” e’ stato comunicato dal partito di Virant. A causa dell’influenza che Janković potrebbe avere sul governo dopo aver rafforzato il suo ruolo nel partito che per un anno e’ stato guidato dalla premier Bratušek, la loro prospettiva di restare nel governo non la vedono nemmeno i socialdemocratici (SD) come nemmeno il Partito democratico dei pensionati, osservano i media sloveni. Janković, da parte sua, dopo aver vinto la sfida con Bratušek ha detto che “e’ possibile e sarebbe giusto che si continui ad avere la presidente del governo perche’ ha svolto bene il suo incarico” e ha invitato la premier Bratušek di non rinunciare al suo ruolo di premier come lei stessa aveva preannunciato se il congresso non la appoggiasse come presidente del partito. Janković ha affermato che sara’ presidente del partito fino al prossimo congresso e ha invitato “all’unita’” aggiungendo che sotto la sua leadership vorrebbe che la Slovenia positiva incoraggiasse il governo Bratušek ad attuare il programma di coalizione. Prima del voto, rivolgendosi ai membri del congresso, Janković si e’ augurato che il governo di Alenka Bratušek rimanga fino alle elezioni parlamentari previste per l’autunno dell’anno prossimo ma che esso necessita di ristrutturazione e che bisogna effettuare i progetti economici ed infrastrutturali che possano soddisfare i cittadini e gli elettori.
Secondo il quotidiano di Ljubljana ‘Delo’ diventa questione cruciale chi nei prossimi mesi condurra’ il paese e se questa paralisi politica temporanea fara’ tornare la Slovenia tra i malati piu’ gravi in Europa. ‘Delo’ ricorda che l’attuale governo ha parzialmente tirato fuori il paese dalla crisi rispetto alla situazione di un anno fa. Gli analisti politici addossano la responsabilita’ per la crisi politica a Zoran Janković, sindaco di Ljubljana con grandi ambizioni politiche e fondatore carismatico di Slovenia positiva ma anche all’uomo dietro al quale si trascinano gli scandali di corruzione e processi giuridici. “Janković non ha mai capito pienamente le regole del gioco politico statale e adesso a meta’ mandato ha spezzato il proprio partito ed il governo” scrive ‘Delo’.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 1° maggio a Radio Radicale
SERBIA: VUCIC OTTIENE LA FIDUCIA, SI INSEDIA IL NUOVO GOVERNO
Il neo-premier serbo Aleksandar Vucic |
“Vi propongo di lavorare per il bene del popolo, dei cittadini, non si tratta soltanto delle nostre vite bensi’ delle vite delle future generazioni, spero che tra quattro anni ci troveremo in questa sala orgogliosi di quello che abbiamo fatto” ha detto il neo premier del governo serbo, Aleksandar Vučić rivolgendosi ai membri del suo nuovo esecutivo nel Parlamento della Serbia. Da domenica scorsa, quindi, la Serbia ha il nuovo esecutivo guidato da Aleksandar Vučić e composto da 16 ministri di cui tre sono anche vicepresidenti e due sono ministri senza portofoglio. A favore del governo hanno votato 198 di 250 deputati, 23 sono stati gli astenuti. Nel suo discorso durato ben tre ore prima della votazione, Vučić ha annunciato le riforme che passeranno all’esame del parlamento per creare un ambiente di mercato favorevole, sradicare la corruzione e sollecitare gli investimenti in Serbia.
Le riforme economiche, lo sviluppo del settore privato e il consolidamento del bilancio sono i tre compiti cruciali del futuro governo serbo, ha detto Vučić presentando il suo programma e la sua squadra di ministri. Il neo premier ha rilevato che il programma del suo esecutivo non avra’ molte promesse ma avra’ molta audacia e fermezza per far cambiare il modo di ragionamento in Serbia. Ha invitato i deputati di “lavorare giorno e notte in parlamento” fino al 15 luglio a fin di promulgare al piu’ presto il pacchetto di nuove leggi che secondo lui saranno cruciali per l’adattamento dell’economia serba al 21-esimo secolo. Vučić ha annunciato tagli drastici dei privilegi di molti funzionari nelle istituzioni statali. Le pensioni non verranno ridotte finche’ non si cerchera’ di diminuire il deficit con altri metodi e si risparmiera’ con la riduzione dei salari del 10 per cento nel settore pubblico. I ministeri non saranno piu’ feudi politici dove nessuno e’ responsabile del proprio lavoro e il lavoro dei ministri sara’ analizzato ogni sei mesi. Quelli che risulteranno poco operativi saranno sostituiti, ha avvertito Vučić.
Per Zoran Đilas invece, lider del Partito democratico, il partito in opposizione, la Serbia non ha un nuovo governo bensi’ un governo ristrutturato in cui e’ avvenuto il cambio dei posti di premier e primo vicepresidente del governo. Đilas afferma che nel nuovo governo non ci sono molte persone nuove e che si e’ arrivati a quello che si offriva di cambiare anche senza le elezioni, vale a dire che Vučić diventasse premier mentre l’ex premier Dačić ottenesse l’incarico di primo vicepresidente del governo, cosa che in effetti e’ avenuta a seguito di queste elezioni anticipate in Serbia. Ivica Dačić, oltre ad essere primo vicepresidente del governo adesso e’ anche il nuovo ministro degli esteri serbo.
“La Serbia ha un ruolo chiave nell’Europa sudorientale e per questo mi aspetto che continui a contribuire alla stabilita’, collaborazione e riconciliazione nella regione”, e’ il messaggio del presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso nella sua lettera di congratulazioni al nuovo premier. Barroso ha invitato Vučić di continuare “gli sforzi coraggiosi” a fin della normalizzazione delle relazioni con Priština e ha ricordato la necessita’ che l’avanzamento nel dialogo vada a pari passo con il processo dei negoziati di adesione. Il primo ospite internazionale a seguito della formazione del nuovo governo in Serbia e’ stato l’alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza Catehrine Ashton. Una visita che si dice non soltanto di carattere protocollare poiche’ sulla sua agenda si e’ trovato il tema del proseguimento del processo di allargamento e le relazioni tra Belgrado e Priština. Bruxelles continua a ribadire che il dialogo tra Belgrado e Priština “non ha alternative” e che il suo proseguimento e’ nell’interesse di entrambe le parti. Gia’ nei prossimi giorni si attende un nuovo round di negoziati a Bruxelles che dovrebbe anche ufficializzare l’accordo sulla giustizia.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 1° maggio a Radio Radicale
LA CROAZIA IN CERCA DELLA RIPRESA ECONOMICA
Il primo ministro croato Zoran Milanovic |
In Croazia la priorita’ del governo di Zoran Milanović continua ad essere la ripresa economica per far fronte alla lunga crisi che da anni travolge il neo stato membro dell’Ue. Attualmente, il governo croato ha annunciato nuove misure tese a facilitare investimenti stranieri nel paese. Tra queste misure c’e’ anche l’introduzione di una nuova figura che e’ il commissario per gli investitori. Questo nuovo incarico fa parte del progetto legato alla diplomazia economica e avra’ il compito di attuare contatti diretti con gli investitori interessati e di rimanere costantemente a loro disposizione. In questo senso, e’ previsto che ciascun investitore avra’ il suo commissario a disposizione 24 ore su 24. Le nuove misure del governo sono indirizzate ad attirare gli investitori poiche’, come spiegato dal ministro degli esteri e affari europei Vesna Pusić, “si tratta del fattore piu’ importante per il ripristino della crescita economica della Croazia”. Secondo il premier croato Zoran Milanović, il governo si impegnera’ a rendere piu’ attraente il paese ma non potra’ costringere nessuno a venire ad investire. Il premier ha precisato che verranno esaminate le possibilita’ quali sgravi fiscali e incentivi.
Nell’attuale situazione che abbonda di dissonanze politiche tra i due massimi schieramenti, quello del Partito socialdemocratico, governativo e del maggiore partito di opposizione, l’Unione democratica croata, il presidente croato Ivo Josipović chiama pubblicamente al consenso. “Ritengo che questo e’ il momento e la serieta’ e’ tale almeno in alcune questioni importanti che necessita di consenso” ha detto Josipović indicando che il consenso e’ necessario per quanto riguarda l’ordinamento territoriale, il sistema pensionistico, quello sanitario e forse alcune basi della politica sugli investimenti. Domandato se vede qualche programma politico capace di risolvere i problemi economici, Josipović ha detto che un tale programma deve ancora essere creato perche’ tutti sanno che cos’e’ la soluzione ma non sanno come arrivarci. In questo senso, il Presidente vorrebbe aiutare e ha proposto anche alcune misure. Secondo le sue parole, in tutto e’ visibile la paura di prendere delle decisioni. Le leggi per sollecitare gli investimenti sono buone, ritiene il capo dello stato ma secondo la sua opinione bisogna ancora facilitare le cose e rendere piu’ semplici la prassi.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 1° maggio a Radio Radicale
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 1 maggio 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Elezioni europee 2014: per la prima volta nella storia dell'Unione il presidente della Commissione Europea sarà scelto in base all'esito del prossimo voto per il Parlamento e per la prima volta i principali candidati hanno potuto confrontare le loro proposte nel primo confronto televisivo organizzato da Euronews a Maastricht.
Macedonia/Fyrom: l'esito del voto delle elezioni presidenziali e parlamentari di domenica 27 aprile conferma le previsioni della vigilia; confermato il presidente uscente Giorgi Ivanov, vince il partito del premier Nikola Gruevski; diviso come da tradizione il voto degli albanesi; l'opposizione socialdemocratica denuncia irregolarità, ma per l'Osce il processo elettorale è stato sostanzialmente regolare.
Slovenia: la premier Alenka Bratusek è ad un passo dalle dimissioni dopo la spaccatura in Slovenia Positiva, causata dallo scontro con il sindaco di Lubiana Zoran Jankovic tornato alla presidenza del partito; il sostanziale via libera del presidente Borut Pahor rende ormai praticamente certe le elezioni anticipate.
Albania: sempre tesa la situazione politica a causa del perdurare della dura contrapposizione tra la maggioranza di centro-sinistra che sostiene il governo di Edi Rama e l'opposizione di centro-destra guidata dal sindaco di Tirana Lulzim Basha.
Serbia: dopo la grande vittoria alle elezioni del 16 marzo il leader del Partito del progresso serbo Aleksandar Vucic ha ricevuto la fiducia per il suo governo che, nonostante la larga maggioranza in Parlamento, ripropone l'alleanza con i socialisti di Ivica Dacic che diventa vicepremier e ministro degli Esteri.
Croazia: governo al lavoro per trovare le giuste misure per favorire la ripresa dopo questi anni di crisi economica che ha toccato pesantemente anche i cittadini croati.
Grecia: un punto sulla situazione politica, in vista delle elezioni europee, e i primi segnali di ripresa economica, certificati anche dai creditori internazionali, dopo la durissima crisi di questi anni che continua comunque a farsi sentire pesantemente tra i cittadini sempre più delusi dalla politica e stanchi anche delle proteste di piazza. Nell'intervista a Elisabetta Casalotti, giornalista del quotidiano Elefterotypia, si parla anche delle drammatiche condizioni delle carceri greche e della mancanza di interventi per porre rimedio alla situazione.
In apertura di trasmissione torniamo sul 99° anniversario dell'inizio del genocidio degli armeni, commemorato il 24 aprile, con la risposta sdegnata della comunità armena al premier Recep Tayyip Erdogan che esprimendo le condoglianze sue e della Turchia ai nipoti delle vittime non ha usato la parola genocidio e ha messo sullo stesso piano le vittime armene e i soldati turchi morti nel 1915.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Elezioni europee 2014: per la prima volta nella storia dell'Unione il presidente della Commissione Europea sarà scelto in base all'esito del prossimo voto per il Parlamento e per la prima volta i principali candidati hanno potuto confrontare le loro proposte nel primo confronto televisivo organizzato da Euronews a Maastricht.
Macedonia/Fyrom: l'esito del voto delle elezioni presidenziali e parlamentari di domenica 27 aprile conferma le previsioni della vigilia; confermato il presidente uscente Giorgi Ivanov, vince il partito del premier Nikola Gruevski; diviso come da tradizione il voto degli albanesi; l'opposizione socialdemocratica denuncia irregolarità, ma per l'Osce il processo elettorale è stato sostanzialmente regolare.
Slovenia: la premier Alenka Bratusek è ad un passo dalle dimissioni dopo la spaccatura in Slovenia Positiva, causata dallo scontro con il sindaco di Lubiana Zoran Jankovic tornato alla presidenza del partito; il sostanziale via libera del presidente Borut Pahor rende ormai praticamente certe le elezioni anticipate.
Albania: sempre tesa la situazione politica a causa del perdurare della dura contrapposizione tra la maggioranza di centro-sinistra che sostiene il governo di Edi Rama e l'opposizione di centro-destra guidata dal sindaco di Tirana Lulzim Basha.
Serbia: dopo la grande vittoria alle elezioni del 16 marzo il leader del Partito del progresso serbo Aleksandar Vucic ha ricevuto la fiducia per il suo governo che, nonostante la larga maggioranza in Parlamento, ripropone l'alleanza con i socialisti di Ivica Dacic che diventa vicepremier e ministro degli Esteri.
Croazia: governo al lavoro per trovare le giuste misure per favorire la ripresa dopo questi anni di crisi economica che ha toccato pesantemente anche i cittadini croati.
Grecia: un punto sulla situazione politica, in vista delle elezioni europee, e i primi segnali di ripresa economica, certificati anche dai creditori internazionali, dopo la durissima crisi di questi anni che continua comunque a farsi sentire pesantemente tra i cittadini sempre più delusi dalla politica e stanchi anche delle proteste di piazza. Nell'intervista a Elisabetta Casalotti, giornalista del quotidiano Elefterotypia, si parla anche delle drammatiche condizioni delle carceri greche e della mancanza di interventi per porre rimedio alla situazione.
In apertura di trasmissione torniamo sul 99° anniversario dell'inizio del genocidio degli armeni, commemorato il 24 aprile, con la risposta sdegnata della comunità armena al premier Recep Tayyip Erdogan che esprimendo le condoglianze sue e della Turchia ai nipoti delle vittime non ha usato la parola genocidio e ha messo sullo stesso piano le vittime armene e i soldati turchi morti nel 1915.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
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