venerdì 25 aprile 2014

LA COMUNITA' ARMENA RISPONDE ALLE CONDOGLIANZE DI ERDOGAN

La turchia di Erdogan non si smentisce…negazionista è, e negazionista rimane.

Alla vigilia del 99° anniversario del Genocidio armeno il premier turco Erdogan ha rilasciato un comunicato, diramato in ben sette lingue, armeno compreso, nel quale si lascia andare a talune considerazioni sugli “accadimenti della prima guerra mondiale”. La stampa internazionale ha dato ovviamente molta enfasi alle suddette dichiarazioni che taluni, molto affrettatamente, hanno giudicato una apertura turca sulla questione armena. In realtà una attenta lettura del testo evidenzia, accanto a qualche timida frase di circostanza, la consueta impostazione negazionista della Turchia. Che anzi esce rafforzata proprio dalle frasi del leader turco condite dai soliti distinguo e prese di circostanza.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” si associa alle reazioni negative che giungono dagli armeni di tutto il mondo ed invita a vigilare contro il negazionismo turco che, a pochi mesi dal centenario del Genocidio armeno, continua a caratterizzare la politica di Ankara. Il messaggio di Erdogan, a parte le “condoglianze ai nipoti” degli armeni, rafforza ancor di più l’antistorica posizione turca, cerca di mettere sullo stesso piano un milione e mezzo di armeni trucidati con alcune decine di migliaia di soldati turchi caduti nel corso delle avventate campagne militari dei generali ottomani; addita, inequivocabilmente, agli armeni la responsabilità se ancora oggi la questione del Grande Male non è risolta e getta nello stesso calderone della Grande Guerra un popolo sterminato dalla ferocia dei Giovani Turchi e tutti coloro che hanno perso la vita nel corso della guerra. Guerra che diviene, ancora una volta, una cortina fumogena dietro alla quale celare la grande strage armena.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” rifiuta con fermezza ogni atto che non sia un pieno e formale riconoscimento di responsabilità per il genocidio del popolo armeno. Nessun tentativo di “depistaggio” diplomatico potrà mai arrestare il diritto alla Memoria che gli armeni in ogni angolo del mondo reclamano a gran voce; il 24 aprile ed ogni giorno dell’anno.

Il memoriale del genocidio armeno a Erevan (Foto Z@doune/Flickr)

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