lunedì 2 luglio 2012

KOSOVO: NIKOLIC ANNUNCIA "NUOVO CAPITOLO" IN COLLOQUI BELGRADO-PRISTINA


Come ha raccontato Marina Szikora nella corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 28 giugno a Radio Radicale (vedi anche il relativo post su questo blog), i colloqui tra Belgrado e Pristina potrebbero proseguire “ad un livello più alto”. Il neo presidente serbo, Tomislav Nikolic, ha infatti annunciato "nuovo capitolo" nel dialogo con le autorità kosovare intrapreso a marzo 2011 con la mediazione dell'Unione europea, per volontà dell'allora capo dello Stato filo-europeista Boris Tadic, dopo oltre tre anni di gelo seguiti alla proclamazione unilaterale dell'indipendenza da parte degli albanesi kosovari.

Dopo la pausa dovuta alle elezioni tenutesi in Serbia lo scorso maggio e ora che il suo Partito serbo del progresso (Sns) si appresta a far parte di un governo nazionalista moderato guidato del leader del Partito socialista serbo (Sps), Ivica Dacic, il dialogo "dovrebbe essere elevato ad un livello più alto" ha detto, Nikolic all'emittente belgradese B92, precisando che dei colloqui con Pristina dovrebbe occuparsi il primo ministro, ma che è pronto lui stesso ad assumerne la guida, qualora "il governo mi desse mandato".

Per fissare la data ufficiale di apertura dei negoziati di adesione con l'Unione europea, dopo aver concesso lo status di Paese candidato, Bruxelles chiede a Belgrado prima di tutto di applicare le intese già raggiunte con Pristina e poi di conseguire concreti passi avanti nel processo di normalizzazione delle relazioni. Nikolic ha riferito di una conversazione avuta con l'alto rappresentante Ue, Miroslav Lajcak, secondo il quale "la Serbia non può essere troppo ottimista sull'apertura dei negoziati poiché loro (in Ue) sanno bene che ci chiedono condizioni che non possiamo accettare", ha detto il presidente serbo.

Il quale presidente, non può ovviamente deludere il suo elettorato e contraddire le sue stesse ripetute posizioni, accettando il riconoscimento dell'indipendenza della (ex) provincia. Però, proseguire i colloqui con la controparte a livello di primi ministri o addirittura di presidenti può voler dire proprio una sorta di riconoscimento, come hanno fatto notare alcuni osservatori citati da Marina Szikora nella sua corrispondenza. D'altra parte Nikolic non può nemmeno giocarsi i rapporti con Bruxelles fallendo l'apertura dei negoziati di adesione e tradendo la svolta moderata dopo i suoi trascorsi come “numero due” dell'ultranazionalista radicale Vojislav Seselj e dopo le promesse fatte prima e dopo l'elezione.

La cosa singolare di tutto ciò, in parte prevedibile, è che Nikolic potrebbe troversi, suo malgrado, a proseguire la politica del suo predecessore Tadic: quella che per il Kosovo proponeva “più dell'autonomia e meno dell'indipendenza” (senza mai spiegare bene cosa ciò volesse dire) e che tentava di tenere insieme sovranità sul Kosovo e adesione all'Ue. Dunque, a meno di scelte coraggiose e controcorrente, per ora non in vista, Nikolic rischia di rinchiudersi in una strada senza uscita nella quale, anche a causa della crisi europea, potrebe restare per molto tempo. Con quale vantaggio, per i serbi (della Serbia e del Kosovo), ma anche per gli stessi kosovari albanesi e per il resto della regione, è tutto da capire. [RS]

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