All'inizio della sua attività a Radio
Radicale, Dino ebbe modo di occuparsi, un po' per caso, delle vicende
della ex Jugoslavia. Era il dicembre del 1991. Il disfacimento della
Jugoslavia era in atto, nel peggiore dei modi. La proclamazione
dell'indipendenza da parte di Slovenia e Croazia aveva provocato la
reazione di Belgrado, ma mentre in Slovenia il conflitto era durato
pochi giorni, in Croazia sarebbe continuatao fino al 1995. In
autunno, dopo la caduta di Vukovar, l'armata federale era avanzata in
Slavonia fino a Osijek. Qui, in dicembre, si recò un “gruppo di
azione nonviolenta” del Partito radicale transnazionale guidato da
Marco Pannella che per l'occasione vestì la divisa dei difensori
croati. Una iniziativa clamorosa, che suscitò polemiche e pesanti
sarcasmi: il leader nonviolento svelava il suo vero volto e si
schierava a fianco degli “ustascia” che avevano deciso di
sollevarsi in armi contro la federazione socialista. Le cose non
stavano così, ma questa è un'altra storia.
Dino Marafioti fu inviato a seguire
quella missione e la raccontò agli ascoltatori di Radio Radicale:
dalle strade di Osijek fin dentro le trincee croate, a poche
centinaia di metri dalle linee serbe, nella notte di San Silvestro,
con i botti e le luminarie del Capodanno che si mescolavano ai colpi
di artiglieria e alle traccianti delle mitragliatrici. Qui di seguito
potete riascoltare il racconto in presa diretta di quella notte del
31 dicembre 1991.
Adriano Sofri, qualche giorno fa sul
Foglio, ha dedicato la sua “Piccola Posta” a Dino Marafioti:
La notte di sabato Radio Radicale trasmetteva un vecchio servizio sui radicali a Osijek, era già cominciato, l’ho riascoltato con interesse, mi chiedevo quale circostanza avesse indotto a tirare fuori dall’archivio quel vecchio reportage su Marco Pannella e un manipolo di suoi che erano andati in Croazia a dirsi nonviolenti e solidarizzare con quel paese indossandone l’uniforme. Ho capito solo quando è finito. L’autore del reportage, condotto davvero sul campo e fin nelle trincee infangate, riempite di parole solenni e di bevande forti, era Dino Marafioti. Lungo il cammino trovò anche il modo di far iscrivere al Partito radicale un uomo intelligente, col figlio al fronte, in cui si era imbattuto. Dopo hanno trasmesso un altro suo lungo documento su Emanuela Orlandi, assai ben fatto. Non conoscevo Marafioti, se non per la sua voce, quella della radio dentro ma fuori dal palazzo. E ogni mattina sentivo Massimo Bordin ringraziarlo per il prezioso lavoro svolto preparando la rassegna stampa. Succede così, di avere una dimestichezza quotidiana con una persona, senza sapere niente di lei. Senza sapere se sia triste o felice, e quanto. Lo ricordo, e mando un abbraccio ai suoi compagni tristi.
Ciao Dino. Ti auguro di stare meglio, ovunque tu sia.