“Il Kosovo è Turchia e la Turchia è
Kosovo”, ha detto il premier turco a Prizren. Belgrado grida allo
scandalo, pretende scuse ufficiali e chiede l'intervento dell'UE
E' crisi tra Serbia e Turchia a
proposito del Kosovo. La scorsa settimana, il premier turco Recep
Tayyip Erdogan, parlando a migliaia di persone a Prizren durante una
visita ufficiale, affiancato dal premier kosovaro Hashim Thaci e da
quello albanese Edi Rama, prima ha esaltato gli stretti legami
storici e culturali con il Kosovo, definito la sua “seconda
patria”, poi ha affermato che i popoli turco e kosovaro hanno la
stessa storia e la stessa civilizzazione. Non contento si è spinto
oltre dichiarando che “il Kosovo è Turchia e la Turchia è
Kosovo”. Parole che hanno fatto saltare sulle sedie la massime
autorità della Serbia, che non intendono accettare la secessione di
Pristina, mentre invece la Turchia è stato il primo Paese a
riconoscere l'indipendenza nel 2008. Il Kosovo è la culla spirituale
e nazionale della Serbia che non ha certo coltivato una buona memoria
dei cinque secoli di dominazione ottomana.
La reazione di Belgrado è stata quindi
furiosa. Il governo ha parlato di “grossolana violazione del
diritto internazionale” e di “interferenza negli affari interni
della Serbia” e ha chiesto spiegazioni alle autorità turche
giudicando le parole di Erdogan nocive per le relazioni tra i due
Paesi e di ostacolo agli sforzi della Serbia per normalizzare le
situazione nella regione e in Kosovo in particolare. Il premier Ivica
Dacic ha annunciato una protesta ufficiale, e ha definito quelle di
Erdogan affermazioni “non diplomatiche” che non contribuiscono
alla stabilità politica in Kosovo. Il vice premier Vucic ha parlato
da parte sua di “enorme scandalo” e ha chiesto le scuse immediate
da parte di Erdogan. Il premier turco, ha osservato Vucic, sa molto
bene che “il Kosovo non è turco sin dalle guerre balcaniche” di
un secolo fa. Di affermazioni scandalose ha parlato anche il
presidente del parlamento Nebojsa Stefanovic.
In un duro comunicato, il presidente
Tomislav Nikolic ha sottolineato il suo costante impegno per favorire
rapporti amichevoli e corretti con la Turchia. “Tutto il tempo ho
ammonito il presidente turco che non era corretto il comportamento
della dirigenza di Ankara nell'esigere che altri Paesi riconoscessero
l'indipendenza del Kosovo”, ha detto Nikolic. Ma con le sue
affermazioni a Prizren, con “il mancato rispetto della sovranità
della Serbia, con la revisione della storia”, Erdogan “distrugge
i buoni e amichevoli rapporti fra i nostri due Paesi”. Affondando
il coltello, Nikolic ha poi affermato che “le idee di Kemal Ataturk
non sono più le idee della dirigenza turca” aggiungendo di
aspettarsi che “in Turchia trionfi la ragione e che Ankara si scusi
con la Serbia per questa aggressione senza armi”. Senza scuse
ufficiali Nikolic ha annunciato il congelamento della sua
partecipazione ai prossimi incontri della “rilaterale”
Serbia-Turchia-Bosnia Erzegovina.
Ad Ankara devono essersi resi conto di
aver commesso un passo falco piuttosto serio. Per un Paese, la
Turchia, che punta ad un ruolo di primo piano, sia politica che
economico, nei Balcani, contrariare proprio uno dei Paesi chiave
della Regione, la Serbia, e proprio su una questione delicatissima
come quella del Kosovo (per di più a pochi giorni dalle elezioni
locali) non è certo una mossa particolarmente acuta. Per questo, il
ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu è intervenuto oggi cercando di
gettare acqua sul fuoco e sostenendo che Erdogan è stato frainteso.
Citato dai media belgradesi, Davutoglu ha detto che le parole di
Erdogan sono state citate fuori contesto del suo discorso e che ad
esse è stato attribuito un significato lontano dalle intenzioni del
premier. Ma Belgrado cerca di allargare il caso e di coinvolgere
Bruxelles dicendosi “convinta” che l'Unione europea reagirà
“prendendo le misura adeguate nei confronti della Turchia, così
come fa nei casi in cui un processo di pace viene disturbato”.
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