di Marina Szikora [*]
In vista della pubblicazione del
rapporto della Commissione europea sull’avanzamento del processo di
adesione dei paesi in lista di attesa all’adesione, i media locali
hanno scritto che la Bosnia Erzegovina sara’ il paese con la
peggiore prospettiva e che addirittura il Kosovo sara’ posizionato
meglio. L’agenda europea non e’ la priorita’ dei politici e non
e’ stato raggiunto nessun avanzamento, e’ la conclusione della
Commissione europea. Sono prevalsi interessi di partito o quelli
etnici di breve termine invece che un rafforzamento del cammino
europea di questo paese. I rappresentanti politici non condividono la
stessa visione sul futuro della Bosnia Erzegovina come nemmeno su
quello che riguarda le modalita’ del suo funzionamento. Non esiste
il dialogo politico interno fondamentale sulle questioni cruciali
quali appunto il processo delle integrazioni europee come nemmeno le
priorita’ che riguardano questo percorso. Ancora una volta vi e’
il riferimento al mancato soddisfacimento dei due obblighi chiave
della road map del 2012: l’attuazione della sentenza della Corte
europea per i diritti dell’uomo relativa al caso “Sejdić-Finci”,
che si riferisce alla riforma del sistema elettorale senza
discriminazioni etniche, e la condizione che riguarda un meccanismo
effettivo di coordinamento. La Bosnia Erzegovina è in assoluto
stallo da mesi e il tempo stringe. Il rischio e’ quello di perdere
i fondi europei gia’ previsti che non possono pero’ essere
investiti a causa dell’assenza di un meccanismo di coordinamento
interno che consenta un lavoro efficace con Bruxelles.
Quanto alla Serbia, i media serbi,
ancora prima della pubblicazione del rapporto annuale, hanno
annunciato che il documento contiene parole di lode per un
avanzamento storico ma al tempo stesso non mancano le critiche.
Positivo e’ giudicato il processo di riforme del Governo e vi e’
la raccomandazione al Consiglio europeo di aprire i negoziati di
adesione entro gennaio 2014, scrive il quotidiano serbo ‘Danas’.
La Commissione Europea valuta come “storico” il primo accordo
sulla normalizzazione delle relazioni di Belgrado con Priština e
approva gli sforzi intrapresi finora sulla sua attuazione. Nel
rapporto si constata inoltre che le elezioni locali in Kosovo saranno
un test chiave sulla sostenibilita’ del processo di
normalizzazione. Le principali critiche e sfide, riguardano invece
lo stato di diritto, la riforma della giustizia, la lotta alla
corruzione, la liberta’ dei media e la tutela delle minoranze. Le
critiche vanno alla troppo lenta attuazione delle strategie
incardinate, ovvero al ritardo dell’attuazione dei documenti
strategici chiave e dei piani di azione in questi settori. Inoltre,
gli organi di controllo indipendenti non sono ancora pienamente
funzionanti. Troppo lenta viene considerata anche l’attuazione
della strategia sui media e oltre alla constatazione che i media in
Serbia continuano ad essere sottoposti all’autocensura e
influenzati dai centri di potere politici ed economici. Nel rapporto
di quest’anno, scrivono i media serbi, non mancano valutazioni
positive per quanto riguarda lo sviluppo delle relazioni regionali, e
cio’ si riferisce in particolare alla piu’ stretta collaborazione
con la Croazia e la Bosnia Erzegovina. In questo contesto, nella
nostra prossima corrispondenza daremo spazio anche alla tanto attesa
visita ufficiale del presidente croato Ivo Josipović a Belgrado per
incontrare il suo collega serbo Tomislav Nikolić e le altre massime
cariche dello stato. A causa del divieto del Gay Pride a Belgrado,
nel rapporto della Commissione europea si constata che la
discriminazione della popolazione LGBT e’ molto vasta e che il
potere serbo non si impegna abbastanza a sopprimerla. Infine, la
Commissione valuta che l’economia serba e’ in una situazione
grave a causa della lentezza delle riforme strutturali e una spesa
pubblica troppo grande.
[*] Il testo è tratto dalla
trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda il 17 ottobre a Radio Radicale
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