martedì 22 ottobre 2013

L'UNIONE EUROPEA RILANCIA I NEGOZIATI DI ADESIONE CON LA TURCHIA

Bruxelles decide l'apertura di un nuovo dossier. Intanto Erdogan non cambia linea sulle proteste di piazza.

L'Unione Europea rilancia i negoziati di adesione con la Turchia, dopo tre anni di congelamento e nonostante le perplessità e le critiche provocate dalla dura repressione messa in atto dal governo di Recep Tayyip Erdogan contro le manifestazioni di protesta di giugno e luglio. I ministri degli Affari europei dell'Ue, riuniti oggi a Lussemburgo hanno stabilito che i negoziati con Ankara
riprenderanno il prossimo 5 novembre. Il Consiglio europeo di giugno aveva in effetti dato via libera all'apertura di un nuovo dossier negoziale (il 22 sulle politiche regionali), ma la riapertura effettiva della trattativa era stata sospesa a causa della repressione delle proteste anti-governative a Istanbul e in altre città turche. La decisione odierna era attesa dopo la pubblicazione, una settimana fa, del rapporto annuale della Commissione europea sull'allargamento, che pur criticando il governo Erdogan per la linea dura contro le manifestazioni, aveva raccomandato la ripresa dei negoziati con la Turchia. La Commissione Ue ha chiesto che vengano affrontati anche i capitoli 23 e 24, che riguardano questioni delicate come i diritti fondamentali, la giustizia, la libertà e la sicurezza. Ma di questo ulteriore sviluppo l'Ue discuterà più avanti, probabilmente al Consiglio europeo di dicembre. La conferenza per l'apertura del capitolo dei negoziati sulle politiche regionali, è stata fissata per il prossimo 5 novembre a Bruxelles.

L'annuncio odierno è arrivato via twitter dalla presidenza di turno lituana dell'Ue, secondo cui "l'apertura del capitolo 22 nei negoziati di adesione della Turchia con l'Ue dopo tre anni e' un segnale importante". In effetti, il negoziato è in corso da 8 anni ma dei 35 capitoli negoziali previsti ne sono stati aperti solo 13 e ne è stato chiuso ad oggi solo uno. Il commissario europeo per l'Allargamento, Stefan Fule, ha sottolineato che "la decisione di oggi rappresenta un passo importante. I recenti sviluppi in Turchia sottolineano l'importanza dell'impegno dell'Ue e il fatto che l'Unione rimanga il punto di riferimento per le riforme" del Paese. "Sono felice che il nostro rapporto della settimana scorsa sia stato in grado di fornire un contributo al processo che ha portato alla decisione di oggi di aprire il quattordicesimo capitolo dei negoziati con la Turchia e spero che molti altri seguiranno" ha concluso Fule. I principali problemi sono però sempre tutti sul tappeto. Il più spinoso resta la questione di Cipro: l'isola è divisa in due dal 1974, con la parte nord occupata dalla Turchia, ma per la Comunità internazionale la divisione non esiste e l'unico stato riconosciuto è la repubblica di Cipro, membro dell'Unione europea, il cui territorio si estende su tutta l'isola. Ankara, invece, riconosce solo il Nord, dove si è costituita una repubblica nel territorio corrispondente alla parte che occupò militarmente 39 anni fa.

Intanto, apparentemente indifferente alle critiche e ai consigli venuti da Bruxelles, il premier turco non sembra voler cambiare atteggiamento nei confronti dell'opposizione che sale dalla società turca rispetto ad alcune scelte o iniziative dell'esecutivo. Né sembra mostrare un atteggiamento più disponibile nei confronti delle proteste di piazza, come quelle suscitate dai lavori per la costruzione del terzo ponte sul Bosforo a Istanbul. Erdogan ha definito ''banditi moderni'' gli ambientalisti che hanno cercato di bloccare i lavori per la costruzione del ponte dicendosi pronto a demolire anche una moschea se necessario a favorire la costruzione di una strada. ''Noi stiamo servendo il popolo, non gli individui. Qualsiasi cosa puo' essere sacrificata per una strada. Demoliremmo anche una moschea se una strada dovesse passare di li' e la ricostruiremmo da un'altra parte'', ha detto Erdogan in Parlamento sostenendo che ''il ponte non sarà utile solo agli abitanti di Istanbul, ma a tutta l'umanità” e che ogni cosa puo' essere sacrificata per delle strade.


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