giovedì 24 ottobre 2013

IVO JOSIPOVIĆ A BELGRADO: E' INIZIATO IL DISGELO TRA CROAZIA E SERBIA?

Josipovic e Nikolic a Belgrado  (Foto Oliver Bunic)
Di Marina Szikora [*]
Le relazioni tra Croazia e Serbia sono appesantite da numerose questioni aperte ma negli ultimi tempi è stato raggiunto comunque un serio avanzamento nella collaborazione. Questa la valutazione espressa a Belgrado dai due presidenti, Ivo Josipović e Tomislav Nikolić. Settimana scorsa quindi, la visita di stato del presidente croato a Belgrado, dopo che un anno e mezzo fa l’ex ultranazionalista radicale serbo Tomislav Nikolić è diventato presidente della Serbia. Ivo Josipović si è rifiutato a lungo di compiere questa visita a causa della retorica controversa del suo collega serbo il quale appena eletto alla presidenza serba ha dichiarato che Vukovar, la città martire della guerra contro la Croazia, è in effetti città serba, che i croati non ci devono tornare e in più che a Srebrenica non èstato compiuto nessun genocidio. Con il tempo, queste posizioni sono state in qualche modo corrette e chiarite e i due presidenti hanno avuto occasione di incontrarsi ai margini di alcuni appuntamenti internazionali.

La valutazione generale dei tanti media che hanno seguito con attenzione questo incontro è che non si è avuto nessun accordo concreto rispetto alle tante questioni aperte, ma che almeno sono state messe sul tavolo come agenda di colloqui. Spetta ai due governi di procedere verso le necessarie soluzione. Il cammino sarà però lungo e sicuramente non facile. Per la Croazia il problema principale restano le persone scomparse di cui tutt’oggi non si sa il destino. La Serbia invece insiste che la Croazia ritiri le denunce per genocidio presentate davanti alla Corte internazionale di giustizia. Anche la Serbia, a seguito della mossa croata, ha fatto causa per lo stesso motivo contro la Croazia, ma per Zagabria le condizioni per il ritiro di queste denunce non sono maturate e si prosegue con la causa.

Il presidente Josipović si è detto comunque soddisfatto di questa visita, constatando che in certi settori sono stati fatti progressi seri e questo è il segno che Croazia e Serbia possono fare insieme molto meglio. Josipović ha aggiunto che gli imprenditori croati e serbi, gli scienziati, gli artisti e gli sportivi collaborano molto meglio della politica. Per il suo ospite serbo, Tomislav Nikolić, con l’incontro avvenuto, le relazioni tra Croazia e Serbia hanno ottenuto una nuova dimensione e si è detto pronto, insieme al suo collega croato, a dare pieno sostegno ai rispettivi governi per risolvere le questioni aperte e migliorare la collaborazione bilaterale e regionale.

Per Nikolić, le accuse per genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja appesantiscono inutilmente le relazioni. E per il capo dello stato serbo, la guerra di aggressione contro la Croazia, così come detto, rappresenta soltanto “una lite di confine tra due vicini”. Nikolić ha puntato anche sugli “incidenti etnici e le parole di odio” che sono esplosi ultimamente, riferendosi alla distruzione delle scritte bilingui a Vukovar e in alcune altre città in Croazia. Replicando, Josipović ha rilevato che la parte croata, vale a dire il governo, il parlamento e lui stesso sono pienamente decisi a far rispettare l’attuazione della legge costituzionale sui diritti delle minoranze.

Per il presidente croato cruciale invece la questione delle persone scomparse, un problema morale e giuridico, ricordando che la Croazia oggi cerca ancora 1689 persone scomparse. Irrisolta anche la questione della secessione e il problema del confine statale. Quanto alla questione del diritto delle minoranze e profughi, Josipović ha ricordato che “dei circa 40.000 croati che hanno dovuto fuggire dalla Serbia, oggi sono tornate soltanto una decina di famiglie”.

Incontrando la minoranza croata in Vojvodina i due presidenti hanno concordato che le comunità delle minoranze, sia i croati in Serbia che i serbi in Croazia, rappresentano una ricchezza e che contribuiscono ai legami reciproci. “Penso che per i cittadini della Serbia e Croazia, ma anche per i cittadini della regione, nonché per tutta l’Europa, sia un segno eccezionale che la Serbia e la Croazia possono lasciare quello che le aveva diviso per creare una nova storia dei propri popoli”, ha detto Nikolić aggiungendo che “ci sono stati eventi tragici nella nostra storia che non devono ripetersi mai più”.

Ospite ad una trasmissione della radiotelevisione serba, il presidente Josipović ha rilevato che tra Serbia e Croazia è necessario costruire una nuova fiducia, questo il compito più importante ma anche il lavoro più difficile. Quanto alla possibilità del ritiro delle accuse di genocidio, il capo dello stato croato ha sottolineato che “il governo croato sulla questione non ha detto né sì né no, perché si tratta di una decisione delicata”.

Per la prima volta un presidente croato si è rivolto anche ai deputati del Parlamento serbo. Nel suo intervento Josipović ha detto che i due popoli ed i due stati sono collegati ma anche divisi dalla comune storia complessa nel corso della quale si sono scambiati periodi di collaborazione e di conflitto. Si è appellato a porre fine al costante ritorno nel passato citando le parole del premier serbo Zoran Đinđić, assassinato nel 2003: “Il nostro dovere è la vita di oggi e domani”. Puntando sulle vicende di guerra, il presidente croato ha detto che la Croazia ha passato “un calvario che ricorda come lotta per la sopravvivenza ed indipendenza”, si è detto consapevole che le due parti valutano diversamente le circostanze del passato, ma ha rilevato come l'unica via giusta sia quella di condannare ogni crimine, perché “soltanto così possiamo mandare un messaggio alle future generazioni che i crimini non devono ripetersi da nessuna parte”.

“E’ nostro primo dovere rispettare le vittime innocenti. Bisogna essere uomini e capire il sacrificio degli altri anche dei recenti nemici, andare nei luoghi di sofferenza e chiedere scusa”, ha detto Josipović aggiungendo che non ci sono ostacoli politici per il ritorno dei serbi in Croazia e per il ritorno dei profughi croati in Serbia ma bisogna assicurare loro il diritto all’abitazione e alla restituzione dei beni: “In Croazia siamo consapevoli di questa responsabilità”, ha detto Josipovic rilevando che entrambe le parti sono altrettanto responsabili per quanto riguarda la realtà in cui continuano ad esserci discriminazione, incitamento alla segregazione e parole di odio. Bisogna cercare partenariato nei valori europei, è stato il messaggio del presidente croato in cui ha rilevato anche l’importanza dell’Europa e delle integrazioni europee.

Tutto sommato, come abbiamo detto, sono molte le questioni messe sul tavolo e per le quali ci vorrà molto tempo e molta buona volontà per arrivare ad una soluzione e al loro superamento. Alcuni hanno definito questo incontro come il segno del disgelo nelle relazioni tra Zagabria e Belgrado, ma saranno poi i prossimi passi concreti a dire se sarà davvero così.

[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda il 24 ottobre a Radio Radicale

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