Josipovic e Nikolic a Belgrado (Foto Oliver Bunic) |
Di Marina Szikora [*]
Le relazioni tra Croazia e Serbia sono
appesantite da numerose questioni aperte ma negli ultimi tempi è
stato raggiunto comunque un serio avanzamento nella collaborazione.
Questa la valutazione espressa a Belgrado dai due presidenti, Ivo
Josipović e Tomislav Nikolić. Settimana scorsa quindi, la visita di
stato del presidente croato a Belgrado, dopo che un anno e mezzo fa
l’ex ultranazionalista radicale serbo Tomislav Nikolić è
diventato presidente della Serbia. Ivo Josipović si è rifiutato a
lungo di compiere questa visita a causa della retorica controversa
del suo collega serbo il quale appena eletto alla presidenza serba ha
dichiarato che Vukovar, la città martire della guerra contro la
Croazia, è in effetti città serba, che i croati non ci devono
tornare e in più che a Srebrenica non èstato compiuto nessun
genocidio. Con il tempo, queste posizioni sono state in qualche modo
corrette e chiarite e i due presidenti hanno avuto occasione di
incontrarsi ai margini di alcuni appuntamenti internazionali.
La valutazione generale dei tanti media
che hanno seguito con attenzione questo incontro è che non si è
avuto nessun accordo concreto rispetto alle tante questioni aperte,
ma che almeno sono state messe sul tavolo come agenda di colloqui.
Spetta ai due governi di procedere verso le necessarie soluzione. Il
cammino sarà però lungo e sicuramente non facile. Per la Croazia il
problema principale restano le persone scomparse di cui tutt’oggi
non si sa il destino. La Serbia invece insiste che la Croazia ritiri
le denunce per genocidio presentate davanti alla Corte internazionale
di giustizia. Anche la Serbia, a seguito della mossa croata, ha fatto
causa per lo stesso motivo contro la Croazia, ma per Zagabria le
condizioni per il ritiro di queste denunce non sono maturate e si
prosegue con la causa.
Il presidente Josipović si è detto
comunque soddisfatto di questa visita, constatando che in certi
settori sono stati fatti progressi seri e questo è il segno che
Croazia e Serbia possono fare insieme molto meglio. Josipović ha
aggiunto che gli imprenditori croati e serbi, gli scienziati, gli
artisti e gli sportivi collaborano molto meglio della politica. Per
il suo ospite serbo, Tomislav Nikolić, con l’incontro avvenuto, le
relazioni tra Croazia e Serbia hanno ottenuto una nuova dimensione e
si è detto pronto, insieme al suo collega croato, a dare pieno
sostegno ai rispettivi governi per risolvere le questioni aperte e
migliorare la collaborazione bilaterale e regionale.
Per Nikolić, le accuse per genocidio
davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja appesantiscono inutilmente
le relazioni. E per il capo dello stato serbo, la guerra di
aggressione contro la Croazia, così come detto, rappresenta soltanto
“una lite di confine tra due vicini”. Nikolić ha puntato anche
sugli “incidenti etnici e le parole di odio” che sono esplosi
ultimamente, riferendosi alla distruzione delle scritte bilingui a
Vukovar e in alcune altre città in Croazia. Replicando, Josipović
ha rilevato che la parte croata, vale a dire il governo, il
parlamento e lui stesso sono pienamente decisi a far rispettare
l’attuazione della legge costituzionale sui diritti delle
minoranze.
Per il presidente croato cruciale
invece la questione delle persone scomparse, un problema morale e
giuridico, ricordando che la Croazia oggi cerca ancora 1689 persone
scomparse. Irrisolta anche la questione della secessione e il
problema del confine statale. Quanto alla questione del diritto delle
minoranze e profughi, Josipović ha ricordato che “dei circa 40.000
croati che hanno dovuto fuggire dalla Serbia, oggi sono tornate
soltanto una decina di famiglie”.
Incontrando la minoranza croata in
Vojvodina i due presidenti hanno concordato che le comunità delle
minoranze, sia i croati in Serbia che i serbi in Croazia,
rappresentano una ricchezza e che contribuiscono ai legami reciproci.
“Penso che per i cittadini della Serbia e Croazia, ma anche per i
cittadini della regione, nonché per tutta l’Europa, sia un segno
eccezionale che la Serbia e la Croazia possono lasciare quello che le
aveva diviso per creare una nova storia dei propri popoli”, ha
detto Nikolić aggiungendo che “ci sono stati eventi tragici nella
nostra storia che non devono ripetersi mai più”.
Ospite ad una trasmissione della
radiotelevisione serba, il presidente Josipović ha rilevato che tra
Serbia e Croazia è necessario costruire una nuova fiducia, questo il
compito più importante ma anche il lavoro più difficile. Quanto
alla possibilità del ritiro delle accuse di genocidio, il capo dello
stato croato ha sottolineato che “il governo croato sulla questione
non ha detto né sì né no, perché si tratta di una decisione
delicata”.
Per la prima volta un presidente croato
si è rivolto anche ai deputati del Parlamento serbo. Nel suo
intervento Josipović ha detto che i due popoli ed i due stati sono
collegati ma anche divisi dalla comune storia complessa nel corso
della quale si sono scambiati periodi di collaborazione e di
conflitto. Si è appellato a porre fine al costante ritorno nel
passato citando le parole del premier serbo Zoran Đinđić,
assassinato nel 2003: “Il nostro dovere è la vita di oggi e
domani”. Puntando sulle vicende di guerra, il presidente croato ha
detto che la Croazia ha passato “un calvario che ricorda come lotta
per la sopravvivenza ed indipendenza”, si è detto consapevole che
le due parti valutano diversamente le circostanze del passato, ma ha
rilevato come l'unica via giusta sia quella di condannare ogni
crimine, perché “soltanto così possiamo mandare un messaggio alle
future generazioni che i crimini non devono ripetersi da nessuna
parte”.
“E’ nostro primo dovere rispettare
le vittime innocenti. Bisogna essere uomini e capire il sacrificio
degli altri anche dei recenti nemici, andare nei luoghi di sofferenza
e chiedere scusa”, ha detto Josipović aggiungendo che non ci sono
ostacoli politici per il ritorno dei serbi in Croazia e per il
ritorno dei profughi croati in Serbia ma bisogna assicurare loro il
diritto all’abitazione e alla restituzione dei beni: “In Croazia
siamo consapevoli di questa responsabilità”, ha detto Josipovic
rilevando che entrambe le parti sono altrettanto responsabili per
quanto riguarda la realtà in cui continuano ad esserci
discriminazione, incitamento alla segregazione e parole di odio.
Bisogna cercare partenariato nei valori europei, è stato il
messaggio del presidente croato in cui ha rilevato anche
l’importanza dell’Europa e delle integrazioni europee.
Tutto sommato, come abbiamo detto, sono
molte le questioni messe sul tavolo e per le quali ci vorrà molto
tempo e molta buona volontà per arrivare ad una soluzione e al loro
superamento. Alcuni hanno definito questo incontro come il segno del
disgelo nelle relazioni tra Zagabria e Belgrado, ma saranno poi i
prossimi passi concreti a dire se sarà davvero così.
[*] Il testo è tratto dalla
trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda il 24 ottobre a Radio Radicale
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