Si fa sempre più difficile e
accidentato il negoziato per l'adesione della Turchia all'Unione
Europea che sta per diffondere un giudizio per nulla positivo sui
progressi compiuti da Ankara. Anzi, secondo il quotidiano Milliyet,
che ne ha ottenuto in anticipo una bozza, il rapporto
annuale della Commissione europea sarà questa volta di durezza senza precedenti.
Il testo verrà reso noto ufficialmente il prossimo 10 ottobre, ma il quotidiano,
di centro-sinistra e tradizionalmente critico verso l'esecutivo
islamico-moderato di Recep Tayyip Erdogan, ne mette già oggi in
evidenza i passaggi più critici, che riguardano ancora una volta i
diritti fondamentali e la libertà di espressione.
Secondo Milliyet il rapporto indicherebbe un aumento
considerevole delle violazioni della libertà di pensiero, e un
aumento dei casi di autocensura indotta dai numerosi casi di
giornalisti che hanno perso il lavoro per avere criticato il governo.
Giudizio poco positivo anche sulla nuova Costituzione, fiore
all'occhiello del programma elettorale del premier, ma che invece,
secondo Bruxelles, mostrerebbe solo limitati progressi, in
particolare per quanto riguarda la questione della minoranza curda.
L'appello della Commissione sarebbe quindi quello di riprendere la
linea di apertura avviata nel 2009 ma poi interrotta.
Il rapporto segnalerebbe anche scarsi
progressi per quanto riguarda il rispetto della libertà religiosa. Si sottolinea in particolare il caso
del seminario ortodosso di Halki, dove si formano le gerarchie del
Patriarcato di Costantinopoli chiuso dal 1971. Critica anche la
condizione della minoranza alevita, un'antica setta di derivazione
sciita ma che pratica un Islam moderato e tollerante anche rispetto a
quello sunnita. Il rispetto mostrato nei confronti delle confessioni
diverse da quella ufficiale musulmana sunnita sarebbe dunque poco più
che teorico.
Ancora stando a quanto riporta Milliyet, il rapporto di Bruxelles commenterebbe
anche il processo contro gli esecutori e responsabili dell'operazione
"Martello", il presunto tentativo di colpo di Stato contro il governo
Erdogan per il quale sono finiti alla sbarra oltre 300 militari, con
l'accusa di aver cercato di rovesciare l'esecutivo nel 2003. Il
processo si è concluso il 21 settembre con centinaia di condanne,
tra cui quelle di tre generali a cui sono stati inflitti vent'anni di
carcere, ma secondo la Commissione Europea i giudici avrebbero accettato come prove solo
quelle fornite dalla polizia o dai servizi segreti.
Nel testo del rapporto, sempre secondo
quanto anticipato da Milliyet, vi sarebbero anche giudizi sulla
politica estera turca e sulla sua “armonizzazione” con quella
europea. Bruxelles rileva con favore l'intensificazione del dialogo
con Ankara e il fatto che la Turchia sia riuscita a fare sentire la
sua voce sulla questione siriana e a espandere la sua influenza nei
Paesi del Golfo e in Africa, tuttavia il rapporto rileverebbe anche
una minore armonia con le scelte di politica estera compiute
dall'Unione europea.
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