Di Marina Szikora [*]
La scorsa settimana, alla sessione del
Parlamento serbo, nella parte del question time in cui i deputati
possono rinvolgere interrogazioni ai membri del governo, tutto e' stato nel
segno della polemica tra uno dei deputati del Partito democratico
serbo dell'ex premier Vojislav Koštunica e l'attuale
premier Ivica Dačić. Tema della polemica la questione se il
riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo da parte della Serbia e'
una condizione per l'ingresso della Serbia nell'Unione Europea. Secondo il
rappresentante di questo partito si mentirebbe sulla verita' delle
condizioni della Serbia in merito alla questione, ma il premier serbo
ha sottolineato che "tra l'Ue e il Kosovo, tra l'Ue e la perdita del
Kosovo, la Serbia non scegliera' mai l'Ue".
"Per noi la
Serbia e' piu' importante, dobbiamo fare tutto affinche' non ci
capiti un tale dilemma. Noi conduciamo la politica che vuole evitare
questo tipa di dilemma, evitare le soluzioni che potrebbero portare
la Serbia di fronte ad un tale dilemma" ha precisato il premier
Dačić. Ha sottolineato ancora una volta di non essere ne' filo-russo
ne' filo-americano, ma il presidente di un governo pro-serbo.
Bisogna cercare la migliore via perche' la Serbia possa superare 'questo slalom', ha detto Dačić. Il premier serbo, nel precedente
dibattito, aveva rilevato che i partiti, sia quelli della coalizione governativa, sia quelli dell'opposizione, devono partecipare congiuntamente nella
creazione di una Serbia migliore perche' si tratta di un tema che
unisce sia gli uni che gli altri.
Il capo della diplomazia europea,
Cathrine Ashton, dopo un colloquio con il presidente serbo Tomislav
Nikolić, ai margini dell'Assemblea Generale dell'Onu a New York, ha dichiarato
invece che Belgrado deve impegnarsi coraggiosamente nel dialogo con
Priština e ha aggiunto che davanti a Nikolić si trovano "alcune
decisioni difficili". La Ashton ha incoraggiato le autorita'
serbe a continuare le riforme e gli sforzi verso l'integrazione europea. Nello stesso comunicato rilasciato dal suo ufficio si legge
che "i passi verso un miglioramento visibile e sostenibile nelle
relaziono con il Kosovo" sono di importanza cruciale per
l'inizio dei negoziati di adesione della Serbia all'Ue. L'alto
rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione ha
salutato l'avanzamento che le nuove autorita' della Serbia hanno
compiuto per quanto riguarda l'attuazione degli accordi finora
raggiunti nel dialogo.
Nei prossimi giorni Belgrado preparera'
la strategia per i negoziati con Priština, ha annuncia il premier Ivica
Dačić aggiungendo che e' molto piu' importante ciò di cui si
discutera' rispetto a chi si siedera' al tavolo dei negoziati. Il
premier serbo ha detto che l'essenza dei colloqui tra Belgrado e
Priština non deve essere il fatto di costringere la Serbia a
riconoscere il Kosovo: la Serbia non sarebbe pronta a prendere parte
ad una tale iniziativa. Bisogna evitare la
possibilita' che sedersi allo stesso tavolo di negoziati con il
premier del Kosovo Hashim Thaqui significhi che la Serbia possa
riconoscere l'indipendenza del Kosovo, ha detto ancora Dacic. Secondo le sue valutazioni, in
questo momento, nella comunita' internazionale nessuno ha una
chiara visione di quello che potrebbero essere i temi dei colloqui
tra Belgrado e Priština al massimo livello, mentre ci si preoccupa principalmente di chi partecipera' ai colloqui: questo, secondo
Dačić, non va bene.
Di ritorno dagli Stati Uniti il presidente serbo, Tomislav Nikolić, ha affermato che la Serbia nel processo di integrazione europea ha altrettanto i suoi condizionamenti perche' "non
c'e' bisogno di correre per ottenere una data e un pezzo di carta".
Il presidente della Serbia ha precisato che dieci anni di questa
corsa hanno portato la Serbia al massimo della poverta' e adesso
bisogna pensare a sé stessi. La Serbia, ha detto ancora Nikolić, ha amici
da tutte le parti: che siano loro a gareggiare chi vuole aiutare la
Serbia. Partecipando all'assemblea del Partito
del progresso serbo, di cui e' stato presidente fino alla sua
elezione a capo dello stato, Nikolić ha detto che la Serbia
adempira' a tutte le condizioni che hanno dovuto osservare anche gli altri Paesi, ma che non si devono porre condizioni che non sono state poste agli altri Paesi che hanno aderito all'Ue.
"Apparteniamo ad una grande
famiglia mondiale, vogliamo appartenere anche a quella europea. Ci
conoscono bene e sanno bene quello che possiamo e non possiamo
adempiere. Senza il Kosovo ci sentiremmo come un uomo in un grande e
bellissimo palazzo in fin di vita", ha detto il presidente della
Serbia ribadendo che Belgrado non ha intenzione di litigare con nessuno,
che intende collaborare e non chiedere nulla che appartenga
altri. "Non vi ho lasciato, ma vi ho solo aggiunto quella parte
della Serbia che non era con voi. La Serbia e' nostra madre e quanto
siamo pronti a dare alla nostra madre, tanto valiamo", ha
concluso Nikolić, ospite di onore all'assemblea del partito che ha guidato fino a prima di diventare presidente. L'assemblea del
Partito del progresso serbo ha eletto Aleksandar Vučić come nuovo
presidente del partito.
[*] Corrispondente di Radio Radicale.
Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in
onda il 4 ottobre 2012 a Radio Radicale.
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