Foto Reuters/Dado Ruvic |
Giornata di votazioni per le elezioni amministrative oggi in Bosnia
Erzegovina: un rinnovo delle amministrazioni locali che cade in un
momento particolarmente difficile e nebuloso per il futuro del Paese così come è
stato disegnato dagli accordi di pace del 1995. A Srebrenica,
l'appuntamento elettorale si è caricato di un ulteriore, particolare
significato. Da quest'anno, infatti, viene meno l'eccezione imposta a
suo tempo dalla Comunità internazionale che dava diritto di voto
anche a coloro che se ne erano andati dopo il genocidio del 1995: ciò
garantiva di fatto l'elezione di un sindaco bosgnacco in una località
in cui le stragi compiute dalle forze serbo-bosniache del generale
Ratko Mladic avevano mutato gli equilibri etnici.
A Srebrenica prima della guerra
vivevano 37.000 persone, di cui 27.000 bosgnacchi. Oggi la
municipalità conta meno di 6.000 abitanti e quelli di etnia serba
sono in leggera maggioranza. La speranza del rientro dei bosgnacchi
fuggiti all'epoca del conflitto non ha avuto molto seguito e i serbi
questa volta si sono opposti alla proroga della clausola.
Ufficialmente, dunque, oggi possono votare solo i residenti. Nelle
liste elettorali sono registrate circa 14.000 persone con un
sostanziale equilibrio etnico. A questo punto vincerà la comunità
più attiva nel voto. Per la prima volta dalla fine della guerra,
dunque, la cittadina che è diventata il simbolo stesso di quel
massacro durato quattro anni e delle tragedie delle guerre jugoslave,
potrebbe avere un sindaco di etnia serba. Ma quella che per alcuni è
un segno di “normalizzazione”, per altri rappresenta uno schiaffo
in piena faccia.
"Sarebbe una catastrofe, l'ultima
tappa del genocidio", secondo Kada Hotic che perse marito e
figlio nel 1995. "Se i serbi avessero saputo che sarebbero stati
ricompensati per quello che hanno fatto, allora ci avrebbero uccisi
tutti", dice Hatidza Mehmedovic, un'altra vedova di Srebrenica,
che ha perso anche due figli nel massacro. Il sindaco uscente, Camil
Durakovic, sopravvissuto ai massacri del 1995, annuncia che se
vinceranno "coloro che negano il genocidio" lascerà
Srebrenica . Di segno opposto, ovviamente, i commenti di parte serba:
"Finalmente ci sono le condizioni per elezioni regolari",
dice Radomir Pavlovic, uno dei candidati alle municipali, mentre la
candidata serba alla carica di sindaco, Vesna Kosevic, concede che i
responsabili di crimini di guerra debbano essere giudicati da un
tribunale, ma non pronuncia la parola "genocidio".
[Da un lancio dell'agenzia TMNews con
fonte Afp]
Sul voto di oggi in Bosnia e a
Srebrenica segnalo inoltre l'articolo di Matteo Tacconi pubblicato
sul Venerdì di Repubblica di questa settimana.
Scrive Matteo Tacconi sul suo blog nel
post intitolato Il voto storico di Srebrenica:
In pratica succede questo: che domani
[oggi, n.d.r.], alle elezioni amministrative di Srebrenica, i serbi
potrebbero per la prima volta conquistare il municipio. Va da sé
che, visto quello che c’è stato in passato, ovvero il genocidio
del 1995, la cosa spaventa notevolmente i musulmani. Costoro, finora,
avevano sempre espresso il primo cittadino, nonostante siano
minoranza nell’abitato. Questo perché s’è sempre votato sulla
base del censimento del 1991, quando prima della guerra,
dell’eccidio compiuto dagli uomini di Ratko Mladic e della
successiva fuga dei superstiti, i bosgnacchi (musulmani bosniaci)
erano in netta maggioranza.
Stavolta le regole sono cambiate: il
diritto di voto spetta agli effettivi residenti. Tuttavia Calim
Durakovic, il candidato sindaco bosgnacco, ha cercato in questi mesi
di far registrare nelle liste elettorali locali quanta più gente
possibile, tra i suoi, per ribaltare la situazione, continuare a
governare nel villaggio e impedire ai serbi di prendere il potere e
avviare – questo pensano i musulmani – un’azione di
revisionismo storico.
Matteo Tacconi, sul suo blog, segnala
inoltre una serie di articoli utili per comprendere lo scenario sul
quale questo voto, carico di significato, si innesta. Li riporto
anch'io qui di seguito consigliandovi caldamente la lattura.
Michele Biava (Osservatorio sui
Balcani)
Rodolfo Toè (La Stampa)
Un vecchio articolo di Matteo Tacconi da Srebrenica
pubblicato da Diario della Settimana dove si parla anche di Calim
Durakovic, oggi candidato sindaco.
Qualche scatto da Srebrenica,
realizzato da Matteo Tacconi nel luglio 2010.
La recensione a Cartolina dalla fossa,
il volume sul genocidio scritto da Emir Suljagic, il giornalista e
giovane politico musulmano che coordina il programma “Voterò a
Srebrenica”, con cui Calim Durakovic, facendo registrare quanti più
elettori musulmani possibili nel registro elettorale del villaggio,
cerca di battere i serbi alle elezioni di domani.
Nessun commento:
Posta un commento