Brutte notizie dall'Europa per Belgrado: secondo
quanto anticipato venerdì scorso dall'agenzia di stampa serba
Tanjug, il rapporto annuale della Commissione europea sui progressi
europei della Serbia, che verrà presentato ufficialmente dopodomani,
non indicherà una data di avvio dei negoziati di adesione perché
Belgrado non ha rispetta ancora le condizioni sul Kosovo fissate da
Bruxelles. Dopo aver ottenuto lo status di candidata all'adesione Ue
lo scorso marzo, la Serbia puntava ad avviare i
negoziati già entro la fine di quest'anno. Negli ultimi tempi però è emerso che l'apertura delle trattative andava collocata più
verosimilmente nel 2013. Secondo quanto riporta la Tanjug la Commissione
europea intende invece rimandare la decisione a quando “vi saranno
miglioramenti visibili e sostenibili delle relazioni con il Kosovo
che consentiranno ad entrambi, Serbia e Kosovo, di compiere progressi
verso l'Ue ed evitare il blocco reciproco”.
Dal governo serbo le prime reazioni,
per forza di cose, sono state improntate all'understatement: “Nessuna
sorpresa”, è stato il commento del vicepremier serbo con delega
all'Ue, Suzana Grubjesic che ha tenuto a precisare che da parte di
Bruxelles “è stato chiarito numerose volte che il principale
requisito politico per ottenere una data di avvio dei negoziati è il
proseguimento del dialogo con Pristina e l'applicazione degli accordi
raggiunti sinora”. I colloqui tra Belgrado e Pristina, ripresi a
marzo 2011 con la mediazione europea, dopo la sospensione dovuta alla
tornata elettorale di maggio in Serbia, non sono però ancora
ripresi. Sia il neo presidente della Repubblica, Tomislav Nikolic,
sia il nuovo premier, Ivica Dacic, hanno più volte confermato
l'intenzione di proseguire il dialogo. Belgrado, però, vorrebbe portarlo a
livello di Nazioni Unite: chiaro l'intento di sfruttare a proprio
vantaggio una sede dove la Serbia potrebbe contare sul sostegno di Russia e
Cina e sul loro potere di veto in Consiglio di sicurezza.
Intanto, alla vigilia della
presentazione ufficiale del rapporto annuale della Commissione
europea, il presidente Nikolic sarà impegnato domani a
Roma nella sua prima visita di Stato bilaterale in un Paese
dell'Unione. L'Italia, pur avendo riconosciuto quasi subito
l'indipendenza del Kosovo, è ed è sempre stata uno dei più fermi
sostenitori, tra i 27, dell'adesione di Belgrado. Il tema sarà
senz'altri tra quelli più importanti nell'agenda degli incontri che
Nikolic avrà con il nostro presidente, Giorgio Napolitano, oltre che
con il presidente del Consiglio, Mario Monti, e della Camera,
Gianfranco Fini. Anche perché i rapporti economici tra i due Paesi sono tutt'altro che irrilevanti e in una crisi pesante come quella attuale possono avere un peso considerevole nella ricerca di compromessi su complessi dossier politici.
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