“Vivissima soddisfazione” è stata
espressa dal Ministro degli Esteri Emma Bonino per la decisione presa
dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea di dare via libera
all'avvio dei negoziati per l’adesione della Serbia all’UE con la
convocazione della prima Conferenza Intergovernativa il prossimo
gennaio. "Si tratta di un momento storico perla Serbia e per i
Balcani”, afferma il ministro Bonino, secondo una nota ufficialedella Farnesina nella quale ricorda che “l’Italia ha sempre
incoraggiato e sostenuto il percorso europeo di Belgrado, in
particolare gli sforzi di quest’ultima nell’adempimento delle
misure concordate con le Autorità di Pristina lo scorso 19 aprile,
volte alla realizzazione di una progressiva normalizzazione nei
rapporti tra Serbia e Kosovo e la cui positiva attuazione ha
rappresentato la condizione principale posta dall’UE per poter
procedere all’apertura dei negoziati di adesione”. Il nostro
ministro degli Esteri ha quindi riaffermato che “l’Italia
continuerà a garantire il suo convinto sostegno al percorso europeo
di Belgrado, che, proprio grazie al prossimo avvio dei negoziati,
compie un fondamentale e irreversibile passo in avanti”.
Soddisfazione, ovviamente, è stata
espressa dal premier serbo Ivica Dacic, che in un'intervista alla tv
di stato Rts ha parlato di “obiettivo storico”, di un via libera
per Belgrado deciso “all’unanimità” dai 28, come “mi ha
rivelato al telefono Ashton”. Un risultato, ha detto ancora il
premier, “atteso da generazioni e da molti governi” prima del suo
e che ora “non è più solo un sogno” per la leadership serba e
per i cittadini, “ma la realtà”. E' la fine di un processo e
contemporaneamente “l’inizio di un altro molto più difficile”.
In una conferenza stampa a Belgrado, Dacic ha detto di non vedere per Belgrado alcun obbligo di riconoscere l'indipendenza del Kosovo nelle conclusioni con cui i ministri degli Esteri dell'UE hanno dato il via libera all'inizio del negoziato di adesione con la Serbia. Dacic ha anche detto anche di ritenere che la Serbia entrerà nella UE più velocemente di ogni altro Paese, sottolineando che la velocità del negoziato dipenderà dall'impegno e dalla serietà con cui verrà portato avanti. Finora il negoziato più rapido è stato quello della Slovacchia, durato cinque-sei anni: la Serbia secondo Dacic è in grado di fare altrettanto, dato che il suo governo “non solo ha aperto la porta all'Europa ma ha già fatto un passo al suo interno”.
Non tutti però sono così soddisfatti
e ottimisti come il capo della diplomazia europea, il nostro ministro
degli Esteri e i vertici di Belgrado. A Pristina, il via libera di
Bruxelles alla Serbia è stato accolto con scetticismo e reazioni
generalmente negative da diversi analisti secondo i quali l'Unione
Europea ha sopravvalutato i progressi fatti da Belgrado nel dialogo
con le autorità kosovare. Secondo il politologo Ilir Deda, direttore
dell'istituto 'Kipred', dopo quello di aprile si dovrebbe arrivare ad
un secondo accordo fra Belgrado e Pristina dato che fino ad ora i
colloqui hanno favoritola parte serba, che continuerà così a
mantenere la sua influenza nelle zone a maggioranza serba, mentre per
il Kosovo continuerà una situazione di statu quo. Anche Arten
Korenica ritiene che Bruxelles abbia volutamente accelerato la strada
della Serbia verso l'integrazione europea, nonostante Belgrado non
abbia applicato tutti i punti dell'accordo del 19 aprile.
Generalmente negativi anche i commenti della stampa kosovara. I
quotidiani Koha Ditore e Tribuna criticano in particolare il rapporto
molto positivo sulla Serbia fatto dalla Ashton, mentre per Pristina
Bruxelles ritiene per ora sufficiente l'avvio del negoziato per
l'Accordo di stabilizzazione e associazione.
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