Un altro fine settimana è passato ma
non è chiaro cosa voglia fare il governo turco per risolvere la
situazione a Gezi Parki, l'area verde nel centro di Istanbul la cui
difesa da una colata di cemento è stato il detonatore delle proteste
divampate in tutta la Turchia contro l'autoritarismo del premier
Recep Tayyip Erdogan che ieri ha tenuto ben quattro discorsi per
ribadire, per l'ennesima volta, che “la nostra pazienza ha un
limite e sta per finire” tornando a definire “saccheggiatori”
la gente in piazza. Come intenda gestire la situazione, però, ancora
non è dato saperlo. Nel quarto intervento di ieri ha detto anche che
“verrà parlata una lingua comprensibile ai manifestanti”, il
che, visto quello che hanno fatto le forze dell'ordine in piazza in
questi giorni, non fa presagire nulla di buono. Qualcuno pensa, però,
che Erdogan, in realtà, pensi di prenderli per stanchezza,
aspettando che la protesta si indebolisca.
Intanto l'occupazione pacifica di Gezi
Park è ormai giunta all'ottavo giorno: le barricate sulla strade
verso piazza Taksim sono state tutte rinforzate, tranne una che i
manifestanti hanno tolto, come richiesto dalle autorità cittadine
per lasciare una via di accesso ai mezzi di soccorso. Se con il
governo i rapporti sono tesi, con il prefetto di Istanbul, invece,
c'è una specie di dialogo: “So che siete sotto gli alberi in
maniera pacifica vorrei essere lì con voi” ha twittato ieri il
prefetto. Gli scontri più violenti in questo fine settimana si sono
verificati infatti ad Ankara, mentre a Istanbul circolavano voci
incontrollate secondo le quali la polizia si stava preparando a
sgomberare piazza Taksim nella notte fra domenica e lunedì.
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