Di Marina Szikora
La data dell'inizio dei negoziati di adesione, o una data condizionata, oppure il segnale verde per i preparativi tecnici – sono tutte ipotesi che gli stati membri dell'Ue potrebbero concedere alla Serbia alla fine di questo mese, scrivono i media serbi. Tutti i paesi che negli ultimi dieci anni hanno aderito all'Ue avevano un cammino specifico, ma l'unica regola non scritta e' che il cammino verso l'Ue sta diventando sempre piu' difficile e piu' lungo. Lo afferma anche il portavoce del commissario all'allargamento, Peter Stano secondo il quale il cammino di ogni paese e' diverso: "esiste la decisione dell'inizio dei negoziati subito oppure si puo' decidere di iniziare con lo screening e l'intenzione poi che i negoziati inizino piu' tardi in una data concreta", spiega Stano. Lo screening significa paragonare la legislatura nazionale con gli standard europei e definire le riforme necessarie. Inoltre, per l'inizio dei negoziati e' indispensabile che la Commissione europea elabori una cornice di negoziati il che significa che i negoziati devono aspettare un certo periodo procedurale.
Bruxelles vuole fatti concreti dopo l'accordo di aprile
In questo momento Bruxelles non vuole speculare sulla risposta del Consiglio europeo alle aspettative dell'integrazione europea della Serbia. Si continua a parlare del successo nel dialogo con Priština, ma si aspettano anche prove concrete dell'implementazione dell'accordo di Bruxelles. Secondo fonti ufficiose, questi i commenti mediatici, i ministri europei che si riuniranno il prossimo 24 e 25 giugno a Lussemburgo non potranno prendere una decisione sulla Serbia prima del 27 giugno per quando e' atteso che si esprima definitivamente il parlamento tedesco in merito alla questione. Knut Flekennstein, deputato al Parlamento tedesco e membro del Partito Socialdemocratico, scrivono i quotidiani serbi 'Blic' e 'Danas', ritiene che se il Bundestag decidera' che alla Serbia bisogna dare soltanto una specie di 'luce verde' e non una data concreta, cio' potrebbe avere ripercussioni sulla credibilita' della Germania e sarebbe uno schiaffo all'Unione. Secondo un altro giornale, 'Politika', i negoziati inizierebbero a gennaio o febbraio 2014, ma a tal fine e' necessaria la piena attuazione dell'accordo tra Belgrado e Priština. Il capo uscente della delegazione dell'Ue in Serbia, Vincent Degert ha dichiarato che il Consiglio europeo a giugno non decidera' sulla data per la Serbia ma si esaminera' se Belgrado merita 'la luce verde' per l'apertura dei negoziati di adesione.
Il nervosismo di Dacic
A queste dichiarazioni ha replicato subito il premier della Serbia Ivica Dačić affermando che questa ipotesi per il suo paese non e' accettabile e che potrebbe mettere seriamente a repentaglio l'implementazione dell'accordo di Bruxelles. Dačić ha aggiunto di aspettarsi che Bruxelles rispetti i suoi obblighi nei confronti della Serbia. "Per quanto riguarda il segnale verde, noi non siamo poliziotti. Ci interessa una decisione positiva del Consiglio europeo, se non l'avremo, penso allora che siamo stati ingannati" ha detto Dačić aggiungendo che e' stato accordato: l'accordo di Bruxelles, l'implementazione di questo accordo e poi la decisone positiva sull'inizio dei negoziati con l'Ue.
Anche il presidente Tomislav Nikolić, incontrando lunedi' a Belgrado il premier polacco Donald Tusk, ha dichiarato che se l'Ue non incorraggera' la Serbia, sara' piu' difficile se non del tutto ostacolata l'implementazione dell'accordo raggiunto tra Belgrado e Priština. "Se l'Ue non ci incorraggera', verranno chiuse molte vie che abbiamo costruito pazientemente durante lo scorso anno e soprattutto il raggiungimento dell'unita' e riconciliazione dei popoli di tutta l'area" ha detto Nikolić. Il capo dello stato serbo ha sottolineato che adesso vi e' una occasione storica per realizzare l'amicizia permanente con il popolo tedesco e per migliorare e rafforzare notevolmente le relazioni tra i due popoli.
Ma la Germania resta incerta sull'apertura dei negoziati con Belgrado
Al Bundestag tedesco si e' discusso anche della questione Serbia e Kosovo. Il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle nel suo intervento al Parlamento ha detto che la sua impressione e' che sia Belgrado che Priština vogliono un accordo e che, anche se bisogna essere cauti, si potrebbe dire che la leadership politica della Serbia ha preso una decisione strategica. "Essi vogliono la normalizzazione delle relazioni con Kosovo... dobbiamo dare a loro il nostro sostegno" ha detto il ministro tedesco aggiungendo che percio' e' stato ed e' corretto collegare la questione dell'inizio dei negoziati di adesione della Serbia con il problema della normalizzazione delle relazioni serbo-kosovare. "Il nostro messaggio e' del tutto chiaro: l'integrita' territoriale dei paesi dei Balcani Occidentali non deve essere messa in questione" ha detto Westerwelle indicando che con "un equilibrio dell'approccio politico e sostegno militare si puo' raggiungere molto" alludendo al ruolo della Kfor in quanto "colonna vertebrale" della sicurazza kosovara negli anni precedenti, di cui anche i soldati tedeschi fanno parte. Westerwelle ha precisato che la situazione in Kosovo, nel suo complesso e' pacifica e stabile. Incidenti sono ancora possibili poiche' si sa che si tratta parzialmente di criminalita' organizzata. Esiste una forma di estremismo... per questo e' importante restare attenti, ha rilevato il capo della diplomazia tedesca.
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