venerdì 28 giugno 2013

LA DECISIONE UE DI NON CHIUDERE ALLA TURCHIA NONOSTANTE TAKSIM

Un nuovo dossier sarà aperto in autunno solo dopo le elezioni tedesche: il compromesso segue la linea italiana ed evita il muro contro muro
Bonino: “L'Italia avrebbe preferito una decisione più incisiva, ma dobbiamo dirci onestamente che i negoziati erano in stallo da tempo, a causa delle esitazioni europee, ben prima degli ultimi avvenimenti". 


L'Unione europea ha deciso di rilanciare i negoziati per l'adesione della Turchia malgrado la dura repressione delle manifestazioni di queste settimane contro il premier Erdogan. L'apertura del nuovo capitolo negoziale è prevista però per il autunno, e non ora come inizialmente previsto, dopo il nuovo rapporto della Commissione europea e soprattutto dopo le elezioni tedesche. La Germania, infatti, sostenuta da Austria e Olanda, nei giorni scorsi era stata la capofila della linea dura con Ankara. Poi ha accettato sostanzialmente la posizione dei altri Paesi che chiedevano di non chiudere la porta evitando quel "muro contro muro" temuto anche dall'Italia rappresentata dal nostro ministro degli Esteri, Emma Bonino. Questo il compromesso trovato dai ministri degli Esteri dei 27, riuniti a Lussemburgo lunedì e martedì. Una soluzione di compromesso che mentre manda un “avvertimento” ad Ankara nello stesso tempo dice alle autorità turche che il processo negoziale non è chiuso: un messaggio che è stato accolto positivamente al di là del Bosforo. Come confermato da Emma Bonino dopo un colloquio con il suo omologo turco Ahmet Davutoglu.

La decisione dell'Unione europea di tenere aperta la strada dell'integrazione turca, nonostante i fatti di piazza Taksim, va accolta "in modo positivo", ha detto ieri Emma Bonino, riferendo in Senato sugli esiti della riunione di Lussemburgo dei responsabili della politica estera dei Ventisette. La formula trovata in quella sede, secondo la ministro degli Esteri, rappresenta una "formula di compromesso" che è stata "accolta in modo positivo" anche dallo stesso primo ministro turco Erdogan. L'Italia, ha spiegato ancora Bonino, ha spinto per questa soluzione. "La linea che l'Italia ha tenuto è stata ed è centrata su due cardini. Il primo: abbiamo insistentemente rivolto al governo turco (...) un forte appello alla moderazione e alla ricerca di soluzioni condivise", ha detto la ministro. "Il secondo cardine: abbiamo sottolineato ai nostri partner europei, anche nel recente consiglio affari esteri di lunedi, che l'Ue non può cedere alla reazione istintiva di irrigidirsi, di chiudersi di fronte ai fatti che hanno travagliato la Turchia". Questo perché, ha spiegato, "il processo di adesione all'Unione europea ha sempre dimostrato di essere una leva potente di impulso alle riforme democratiche dei paesi candidati e al rafforzamento delle loro istituzioni".

Per questo motivo, "la decisione presa nel consiglio affari generali di lunedì ha rappresentato un passo importante in favore di questa impostazione italiana. La formula di compromesso individuata con una decisione di principio favorevole all'apertura del capitolo 22 e il rinvio a una successiva discussione in autunno per definire la data della conferenza intergovernativa è stata accolta in modo positivo, anche da parte turca. Lo stesso primo ministro Erdogan ha espresso apprezzamento per questa soluzione". Un dialogo, dunque, che "resta aperto" e che evita il "muro contro muro" accettato "anche da alcuni paesi europei inizialmente contrari all'apertura del capitolo", ha detto ancora Bonino. Si tratta di una decisione strategica, "nell'interesse del popolo turco e dell'Unione europea", da accogliere con favore. Ma, per il proseguimento della trattativa, "molto dipenderà dagli ulteriori sviluppi in Turchia che seguiremo con attenzione". L'Italia, in realtà, avrebbe preferito una decisione ancora più incisiva, ha spiegato ancora la ministro degli Esteri. "Ma dobbiamo dirci onestamente la verità. I negoziati erano in una fase di stallo da tempo, e per altre ragioni - le esitazioni europee - ben prima degli ultimi avvenimenti".

"Al Consiglio Affari esteri di lunedì - ha aggiunto - ho osservato che avremmo dovuto aprire non solo il capitolo 22 ma avremmo dovuto aprire da tempo anche i capitoli 23 e 24 sulla giustizia e sul rispetto dei diritti fondamentali. Se lo avessimo fatto, questo sarebbe stato il modo più efficace per influire sulle politiche del Governo turco e per dare un segnale di vicinanza a quanti in Turchia manifestano per i loro diritti". Come hanno osservato alcuni commentatori turchi, ha detto ancora Emma Bonino per quanto sia disincantata sulle prospettive di adesione, "l'opinione pubblica turca resta molto sensibile alla voce dell`Europa: la maggioranza della popolazione si sente 'parte' del sistema europeo, soprattutto per il particolare impegno a favore dei diritti umani. Si tratta di un processo da seguire col giusto equilibrio, ha chiarito il ministro italiano, perché "piazza Taksim non è piazza Tahrir" e la Turchia ha istituzioni democraticamente elette. "Ma l'iniziativa indica che una parte dei cittadini non si riconosce nell'evoluzione più recente del partito Akp. Sarà anche una minoranza nel Paese, ma, come riconosciuto anche da autorevoli esponenti politici e osservatori turchi, la democrazia non significa solo vincere le elezioni. Significa anche sapere ascoltare la voce dei cittadini e tutelare le opinioni delle diverse componenti della società, ammettendo che possano essere espresse in modo pacifico".

Nessun commento:

Posta un commento