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Il Gezi Park di Istanbul non e' adatto
alla costruzione di un centro commerciale: lo ha detto il premier
turco Recep Tayyip Erdogan intervenendo a una conferenza dal titolo
''Ripensare le sfide globali: costruire un futuro comune per la
Turchia e la Ue''. ''Piantiamo gli alberi che faranno la differenza a
Gezi Park. Non e' possibile costruire un centro commerciale lì per
via dei metri quadri'' a disposizione, ha detto Erdogan rispondendo
indirettamente ai cittadini scesi in piazza per difendere il parco di
Istanbul da dove è partita la protesta che in poche ore è dilagata
in tutta la Turchia. Dopo otto giorni di manifestazioni e di
opposizione contro le violenze della polizia sembra, dunque, arrivare
una qualche apertura da parte di Erdogan, il quale, in un discorso
televisivo da Istanbul, parlando del suo governo, ha detto di essere
''aperto a tutti coloro che hanno richieste democratiche'', ma
ribadendo di essere “contro il terrorismo, la violenza, il
vandalismo e le azioni che minacciano gli altri''. Anche il premier,
dunque, di fronte all'estensione della protesta contro i suoi metodi
di governo, sembra mostrare una qualche disponibilità riconoscendo,
come ha fatto il presidente turco, Abdullah Gul, come legittime le
richieste avanzate dai manifestanti.
Il commissario Ue all'Allargamento
Stefan Fuele, parlando al convegno, davanti al premier
turco ha affermato che "le dimostrazioni pacifiche sono un
mezzo legittimo di espressione in una società democratica” e che
“l'uso eccessivo della forza da parte della polizia contro queste
dimostrazioni non trova spazio in una democrazia". Per questo
Fuele si è detto contento che anche il governo turco lo abbia
ammesso, ma “ora è importante non solo aprire un'inchiesta rapida
e trasparente, ma anche fare in modo che i responsabili rispondano di
ciò che hanno fatto". Il commissario europeo ha tenuto comunque
ad aggiungere che la protesta contro Erdogan non ferma il processo di
adesione della Turchia alla Ue: "Permettetemi di richiamare la
Turchia a non abbandonare i suoi valori di libertà e di rispetto dei
diritti umani e permettetemi di garantire, da parte nostra, che non
abbiamo l'intenzione di abbandonare il processo di adesione dalla
Turchia alla Ue", ha detto Fuele. Erdogan mostra di non gradire
le critiche internazionali sulla gestione della protesta da parte del
polizia e ha risposto piccato affermando che il suo esecutivo è
aperto alle "istanze democratiche", ma che "in
qualunque paese europeo, quando c'è una protesta violenta contro un
progetto di demolizione come questa, credetemi, la replica contro i
responsabili è più dura".
Bisognerà dunque vedere, nei prossimi
giorni, quale piega prenderà il governo turco di fronte alle
proteste popolari e alle critiche internazionali che arrivano ormai
da ogni parte. Anche perché, poco prima delle timide aperture di
oggi, i toni erano stati di tutt'altro segno. In un discorso dai toni
accesi, tenuto all'aeroporto davanti alle migliaia di sostenitori che
lo hanno accolto al suo rientro da un viaggio ufficiale in Maghreb,
Erdogan ha preteso "la fine immediata delle manifestazioni"
accennando a possibili nuova iniziative in caso i manifestanti
vogliano sfidarlo. In Turchia, come ha detto il ministro degli Esteri
italiano Emma Bonino, in un'intervista di Vittorio dell'Uvapubblicata sul Mattino mercoledì 5 giugno, non c’è una dittatura
quanto piuttosto una "dittatura della maggioranza" come la
definiva Alexis de Tocqueville: “Nessuno mette in dubbio la
legittimità democratica del premier Erdogan ottenuta in libere
elezioni democratiche, ma in molti non accettano un’agenda politica
imposta in assenza di pesi e contrappesi tipici di uno Stato di
diritto”. Secondo Emma Bonino quanto sta accadendo potrebbe
rappresentare una svolta nel rapporto tra il premier e la società
turca: “In gioco c’è la capacità della Turchia di diventare per
davvero una democrazia consolidata dove, per intenderci, le libere
elezioni sono solo una parte di un corpo più ampio di diritti e di
doveri. Occorrono apertura al pluralismo di ogni genere e trasparenza
nei processi decisionali. Se Erdogan continuerà ad ignorare tutto
questo il consenso democratico sarà sempre di più messo in
discussione”.
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