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Giovedi' scorso il Tribunale dell'Aja
con una sentenza di primo grado ha assolto da tutti i capi di
imputazione l'ex capo dei servizi segreti serbi Jovica Stanišić e
l'ex comandante dell'Unita' per le operazioni speciali Franko
Simatović, accuasti di crimini di guerra in Croazia e Bosnia
Erzegovina. Il tribunale ha deciso la loro immediata liberazione dal
carcere di Scheveningen. Va precisato che la procura dell'Aja aveva
chiesto per Stanišić e Simatović l'ergastolo, ma i giudici, con un
voto a maggioranza, hanno stabilito che i due rappresentanti serbi
non erano intenzionati a contribuire alla presunta impresa criminale
congiunta il cui obiettivo era stata l'eliminazione dei nonserbi in
Croazia e Bosnia tra il 1991 e il 1995. Secondo l'atto di accusa ai
due rappresentanti serbi si imputava di aver aiutato l'apertura di un
centro per l'addestramento delle unita' paramilitari vicino alla
citta' di Knin, all'epoca roccaforte dei serbi ribelli in Croazia, e
poi di altri centri di addestramento in Croazia e in Bosnia
Erzegovina. Si e' trattato di finanziamenti, educazione, appoggio
logistico e altri tipi di sostegno alle forze serbe coinvolte nei
crimini compiuti in Croazia e in Bosnia. Tutte le agenzie di stampa
internazionale ne hanno dato notizia sottolineando che si tratta
dell'ultima di una serie di sentenze di assoluzione pronunciate dal
Tribunale internazionale che suscitano reazioni contrastanti tra i
popoli in Europa sudorientale.
Secondo la Reuters, questa assoluzione
significa che nessuno dei vertici dell'epoca di Belgrado è stato
condannato per i crimini commessi durante la guerra in Bosnia nella
quale, nei tre anni della sua durata, sono state uccise oltre 100.000
persone. Le sentenze da una parte hanno suscitato soddisfazione a
Belgrado: il premier serbo Ivica Dačiš ha sottolineato "la
grande importanza di questo verdetto per la Serbia", dall'altra
parte vi e' molta incredulita' in Bosnia. La presidente
dell'associazione delle madri di Srebrenica e Žepa, Munira Subašić,
ha detto che si tratta di "una sentenza politica"
inaccettabile. Secondo la BBC queste sentenze forse contribuiranno a
ristabilire la fiducia dei serbi nella neutralita' del Tribunale che
molti in Serbia ritengono operare soltanto a danno dei serbi.
Su queste sentenze si e' espressa anche
l'ex portavoce della procura dell'Aja, Florence Hartmann, secondo la
quale l'assoluzione di Stanišić e Simatović è un altro colpo
all'attendibilita' del Tribunale internazionale nella fase conclusiva
del suo lavoro. "Il tribunale dell'Aja ha confermato di voler
abolire dalla giustizia penale internazionale la responsabilita' di
comando, nonche' il concetto di collaborazione dei vertici militari e
civili nel caso di violenze sistematiche. Con questo vengono premiati
i cervelli del sistema che con una truffa sono riusciti a pianificare
ed organizzare violenze di massa", ha detto l'ex portavoce
dell'ex procuratore generale Carla del Ponte. Restano soltanto “un
sentimento di delusione" e un "amaro sentimento di inganno
perche' non c'e' ne' verita' ne' giustizia", ha detto Hartmann.
C'e' da aggiungere che a fine maggio, in una intervista rilasciata
all'agenzia di stampa serba Tanjug, l'ex portavoce della procura
dell'Aja aveva giudicato le sentenze di assoluzione nei processi ad
Ante Gotovina e Momčilo Perišić come mosse politiche affermando
che il Tpi ha rinunciato al suo compito operando al fine di "creare
un patrimonio giuridico che conviene alle grandi potenze perche' loro
stesse hanno simili situazioni in operazioni ed interventi in giro
per il mondo".
Queste ultime sentenze di assoluzione
sono state precedute dal verdetto, anche in questo caso in primo
grado, che condanna invece a lunghe pene detentive gli ex vertici
dell'autoproclamata repubblica croata dell'Herceg-Bosna: in tutto 111
anni di carcere per crimini contro gli abitanti musulmani. Le
sentenze arrivano nove anni dopo che i sei leader croato-bosniaci si
consegnarono volontariamente al Tribunale internazionale dell'Aja.
Secondo l'accusa esisteva una impresa criminale congiunta il cui
obiettivo era quello di stabilire un'entita' croata e riunirla al
resto del popolo croato. I sei condannati sono Jadranko Prlić, ex
premier della Herzeg Bosna, l'ex generale Slobodan Praljak, l'ex
ministro della difesa Bruno Stojić, l'ex generale Milivoj Petković,
l'ex comandante della polizia militare HVO, Valentin Ćorić, e l'ex
capo dell'ufficio per lo scambio di prigionieri, Berislav Pušić,
condannati a pene carcerarie che vanno da 25 a 10 anni. Si tratta
quindi di sei leader croati, tra politici e militari, accusati di
aver perseguitato, espulso o assassinato membri della comunita'
musulmana bosniaca in base a un piano mirante a fare della Bosnia una
parte dello Stato croato. Un piano studiato a tavolino, secondo la
sentenza del Tribunale, a capo del quale c'era l'allora presidente
croato Franjo Tuđman, intenzionato a fare della Bosnia un mini-Stato
croato. Secondo Michael Karnavas, l'avvocato di Jadranko Prlić, la
sentenza e' scioccante e rappresenta un atto di accusa contro la
Croazia. Adesso si spera nel processo di appello in cui si fara'
tutto quanto possibile per rovesciare il verdetto di primo grado.
In Bosnia Erzegovina le sentenze hanno
suscitato, com'è ovvio, reazioni diverse a seconda della provenienza
dalla comunità bosgnacca o da quella croata. "La Croazia ha
fatto degli errori, ma ha anche aiutato molto la BiH", ha
commentato la sentenza il premier croato Zoran Milanović, il quale
ritiene che la qualifica dell'impresa criminale congiunta al fine di
annettere la Herceg-Bosna alla Croazia non corrisponde alla realta'.
Milanović ha sottolineato di non potere parlare delle responsabilità
individuali degli imputati, ricordando che la stessa difesa aveva
ammesso che crimini sono stati commessi. Il presidente croato Ivo
Josipović non ha voluto commentare il verdetto poiche' si tratta
della sentenza di primo grado, ma ha rilevato che la Croazia e la
Bosnia Erzegovina devono guardare al futuro e continuare la
collaborazione di buon vicinato: "Quando ascolto una tale
sentenza, la prima cosa che mi viene in mente sono le vittime. Il mio
ricordo, il mio cordoglio vanno alle vittime e alle loro famiglie
come in altri casi di terribili crimini commessi in ex Jugoslavia",
ha detto Josipović.
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