giovedì 28 giugno 2012

BELGRADO E PRIŠTINA PRONTE A COLLOQUI AD ALTO LIVELLO?

Sia nella capitale serba che in quella kosovara si considera l'ipotesi di proseguire i colloqui ad un livello politico più alto, ma da una parte e dall'altra non mancano perplessità. 


Di Marina Szikora [*]
Secondo gli ultimi annunci mediatici, il dialogo tra Belgrado e Priština, dovrebbe assumere un formato diverso e proseguire ad un livello politico più alto. Secondo le informazioni dell'emittente serba B92, le recentissime vicende implicano che lo scenario di questo processo sarebbe in accelerata preparazione e su questo concordano tutti gli esperti della questione kosovara. Per l'agenzia di stampa serba Tanjug, il direttore del Forum per le relazioni etniche, Dušan Janjić, ha affermato che la comunita' internazionale ha una sua agenda e strumenti convincenti e che non si ostinera' ad utilizzarli al fine di adempiere il suo obiettivo, che sarebbe la chiusura delle cosiddette istituzioni parallele al nord del Kosovo entro la primavera del 2013, così che si possano organizzare di seguito le elezioni comunali su tutto il territorio del Kosovo. Quello che i protagonisti offriranno sul tavolo, quello sara', aggiunge Janjić. Proprio a favore di questo obiettivo, e' l'opinione dell'esperto politico serbo, si sta lavorando intensamente sull'accordo di un nuovo formato del dialogo tra Belgrado e Priština. Per adesso e' probabile che ci siano sul tavolo diverse ipotesi: il proseguimento del dialogo dei team di esperti a livello tecnico, ipotesi sostenuta da Priština, il proseguimento del dialogo ad un livello politico piu' alto, che sarebbe sostenuto dalla comunita' internazionale ma su idea di Belgrado e che prevede la formazione di due livelli paralleli di negoziati, quello tecnico e quello politico, che secondo gli analisti sarebbe l'ipotesi migliore per la Serbia. Al G20 di Rio de Janeiro, il segretario di stato americano Hillary Clinton ha concordato con il presidente serbo Tomislav Nikolić che bisogna aprire una nuova fase di dialogo e simili messaggi sono arrivati anche da Bruxelles, durante la prima visita ufficiale di Nikolić nella “capitale” dell'amministrazione europea. Ma c'e' ancora incertezza sul futuro formato dei colloqui tra le due parti. Lo dimostra anche il fatto che non si sa ancora se il negoziatiore dell'Ue, Robert Cuper, continuera' a svolgere la sua funzione nel dialogo tra Belgrado e Priština o si ritirera' a Mianmar, informa la Tanjug serba citando fonti bruxellesi.

L'idea di alzare il dialogo ad un livello piu' alto si e' potuta sentire pubblicamente dallo stesso presidente serbo Tomislav Nikolić il quale ha detto che ritiene necessario continuare il dialogo in futuro a livello di premier mentre ancora prima aveva detto che come presidente della Serbia e' pronto, se necessario, a guidare il processo personalmente. Ma una parte dell'opinione pubblica, incluso anche il capo negoziatore serbo Borislav Stefanović, ritiene che l'inclusione del presidente o del premier della Serbia nel dialogo di fatto significherebbe riconoscere l'indipendenza del Kosovo. Il professore delle scienze politiche serbo Predrag Simić, nelle ultime vicende vede un tentativo della comunita' internazionale di preparare lo scenario per il riconoscimento del Kosovo e in questo senso vede molto pericolosa l'idea che il dialogo sia guidato dal presidente o dal premier. “In tal caso si tratterebbe gia' di negoziati statali e di fatto si tratterebbe del riconoscimento del Kosovo in quanto stato indipendente”, afferma Simić. Secondo le sue parole, la Serbia si trova in un vuoto politico sin dall'inizio della campagna elettorale, soprattutto perche' non e' stato formato ancora un governo e perche' Belgrado non sa cosa vuole mentre Priština "consapevolmente e efficacemente" utilizza questo vuoto politico. Simić aggiunge che "in Serbia non esiste la coalizione governativa ed il governo, ma nemmeno qualcosa di simile ad una piattaforma politica di Belgrado. L'ultima di cui Belgrado dispone sono i quattro punti dell'ex presidente Boris Tadić". Simić aggiunge che andare in negoziati senza sapere chiaramente quello che Belgrado vuole ottenere e' controproducente.

Secondo Dušan Janjić bisognerebbe continuare il dialogo a livello tecnico per risolvere le questioni che riguardano energia e telecomunicazioni, nonche' contemporaneamente alzare il livello politico del dialogo in cui il ruolo di presidente o di premier sarebbe rigorosamente controllato in modo tale che la sua autorita' e funzione possano assicurare il consenso all'interno del governo e dello stato. Janjić si aspetta che dopo gli incontri ai margini del vertice di Rio, Nikolić proponga una piattaforma reale che si baserebbe sulla tutela delle capacita' economiche e delle risorse naturali della Serbia in Kosovo. E che anche Priština stia riflettendo sul cambiamento del formato dei colloqui, scrivono i media serbi, risulta dalla notizia che il premier Hashim Thaci avrebbe destituito la capo del team negoziale kosovaro, Edita Tahiri, il che secondo il giornale locale 'Koha ditore' significa la conclusione della fase tecnica del dialogo e l'annuncio dell'avvio di quella politica. Il fatto che questa informazione sia stata in seguito smentita non fa cambia la situazione, conclude B92, cioè che si stia preparando uno scenario per la nuova fase di ricerca di una soluzione della questione Kosovo.

[*] Il teso è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

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