Con un improvvisa e inaspettata decisione unilaterale il governo di Atene ha chiuso la radiotelevisione pubblica ERT. Lo ha annunciato, con una dichiarazione letta davanti alle telecamere, il portavoce dell'esecutivo lasciando di sasso i cittadini ellenici e i quasi 2700 dipendenti dell'emittente.
In realtà non è stata nemmeno una decisione del governo, ma solo di Nea Demokratia, il partito di maggioranza relativa di centro-destra del premier Antonis Samaras, che ha agito senza consultare gli alleati. Gli altri due partiti che formano la coalizione di governo, Pasok e Sinistra democratica, hanno già presentato una mozione in parlamento destinata a raccolgiere il voto favorevole di tutta l'opposizione, tranne i neonazi di Alba Dorata.
Se Samars dovesse porre la fiducia in parlamento sul provvedimento sarebbe a rischio la tenuta del governo di larghe intese nato lo scorso anno dopo due tornate elettorali per poter gestire le pesanti misure economiche imposte dall'Ue e dal Fondo monetario internazionale per concedere i prestiti necessari a salvare il paese dal fallimento. Il commissario europeo all'Economia, Olli Rehn, ha già fatto sapere, però che Bruxelles non ha mai chiesto la chiusura della radiotv ststale.
La chiusura di ERT è stata motivata da ragioni economiche e dagli sprechi che avrebbero caratterizzato la gestione dell'ente radiotelevisivo di stato, i cui vertici, per altro, sono di nomina governativa. Il corrisipondente dall'Italia, Dimitri Deliolanes, nega però che questo sia vero e ricorda che il bilancio di ERT, per quanto di poco, è comunque in attivo, cioè l'emittente produce utili, e che i dipendenti hanno già sopportato tre riduzioni di stipendio oltre a molti licenziamenti.
Il governo ha annunciato che al posto di ERT entro l'estate nascerà una nuova struttura pubblica per radio, televisione e internet alla quale gli attuali (ex) dipendenti potranno inviare le loro domande di assunzione. Nel frattempo, mentre i giornalisti hanno organizzato una sorta di assemblea permanente su Internet con informazioni e notizie e molte emittenti hanno offerto spazi e canali per le trasmissioni, migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene e a Salonicco.
Qui la mia intervista a Dimitri Deliolanes per Radio Radicale
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