Le cosiddette "primavere arabe" stanno cambiando il volto politico del Medio Oriente e del nord Africa. Vedremo quanto saranno profonde e durature queste trasformazioni, ma intanto assistiamo ad una serie di cambiamenti politici ed istituzionali che fino a poco tempo fa parevano impensabili e che lasceranno comunque dei segni difficilmente reversibili. Il cambiamento ha assunto però forme diverse nelle diverse situazioni: in Egitto e Turchia c'è stato un cambio di leadership all'interno di un quadro istituzionale rimasto invariato; in Marocco è il monarca che ha dato l'avvio a riforme istituzionali e costituzionali; in Siria è in atto una rivolta i cui esiti sono ancora incerti; in Libia la rivolta è diventata una guerra civile che, con l'intervento di potenze straniere e della Nato, ha portato al crollo del quarantennale regime del colonnello Gheddafi.
Proprio il caso della Libia propone una serie di interessanti spunti di riflessione in tema di diritto internazionale a proposito della legittimità di un regime nato da un conflitto, del diritto di ingerenza negli affari interni di un paese e del ruolo delle Nazioni Unite. Siamo nel campo del diritto internazionale, per così dire, "puro" e della sua evoluzione. Un'evoluzione che parte da lontano, ma che proprio negli ultimi venti anni - dal crollo del muro di Berlino, alle guerre jugoslave, dal conflitto in Iraq e Afghanistan alla secessione del Kosovo, per non parlare di questioni ancora irrisolte come quella di Cipro - ha posto interessanti problemi di interpretazione e di applicazione.Su questo argomento vi propongo un'intervista al professor Paolo Bargiacchi, che insegna diritto internazionale all'Università Kore di Enna ed è autore di saggi e pubblicazioni sul tema.
L'intervista è ascoltabile qui
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