Qui di seguito l'intervento del senatore Marco Perduca (Radicali-Pd) in sede di dichiarazioni di voto al Senato sulla ratifica del trattato di adesione della Croazia all'Unione Europea.
Signor Presidente,
una voce ben più autorevole della mia, quella della senatrice Emma Bonino, avrebbe voluto festeggiare oggi, assieme ai colleghi parlamentari croati e all'ambasciatore croato in Italia, questo importantissimo atto, che porta a termine anni e anni non soltanto di richiesta da parte della Croazia di divenire membro dell'Unione europea, ma anche quasi trent'anni di campagne del Partito Radicale che hanno voluto, fin dalla metà degli anni Ottanta, anteporre la forza del diritto a quella che, di lì a poco, sarebbe diventata la forza delle armi, alle prepotenze e alle aggressioni che hanno distrutto nel giro di pochi anni una Repubblica che, secondo noi, era tenuta insieme non soltanto dall'ideologia, ma anche dalla violenza di uno Stato totalitario.
Risale infatti alla metà degli anni Ottanta una campagna del Partito Radicale che all'epoca iniziava a diventare transnazionale. Molti dei presenti si iscrissero al Partito Radicale proprio per sostenere queste campagne di diritto internazionale che chiedevano all'allora CEE di adottare la Iugoslavia per consentire, attraverso il diritto europeo (quel poco che esisteva allora), un processo di disintegrazione che già all'epoca era evidente a chi conosceva da vicino le questioni iugoslave, e governarlo con le armi della politica, facendo diventare quella Comunità economica una Comunità sempre più politica fino ad arrivare - e questo continuiamo a chiederlo ancora oggi - dei veri e propri Stati Uniti d'Europa.
Quegli appelli, quelle grida rimasero inascoltate, ma non per questo ci dimenticammo dei croati, degli sloveni, dei bosniaci, dei macedoni, dei serbi, dei kosovari e anche degli albanesi. Tanto è vero che, da non violenti, Marco Pannella e Olivier Dupuis indossarono la divisa dell'esercito croato e passarono la notte del Capodanno del 1992 in trincea, ad Osijek, per portare l'attenzione dei mezzi d'informazione, italiani e internazionali, su un luogo in cui si stavano ammazzando vittime civili e dove era chiaro sin da allora chi fosse l'aggressore e chi fosse l'aggredito: Milosevic stava in quegli anni rafforzando la sua campagna contro tutte le Repubbliche che stavano lentamente dichiarando la loro secessione dalla Federazione iugoslava.
Non soltanto vi fu la presenza in trincea di due militanti non violenti, con tutte le polemiche che ciò comportò, ma di lì a poco il Partito Radicale avrebbe tenuto a Zagabria, sotto le bombe ancora una volta serbe, il suo consiglio federale, per far vedere che la vicinanza non si dimostra soltanto con le dichiarazioni, sempre e solo arricchite quando il problema è stato risolto, ma quando invece il problema è in corso ed occorre dare corpo alle proprie convinzioni e alle proprie speranze e recarsi nei luoghi in cui si verificano sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.
Di lì a poco Emma Bonino e Marco Pannella furono tra i principali promotori del Tribunale penale per la ex Iugoslavia, che avrebbe dovuto guadagnare alla giustizia internazionale i più alti responsabili di quegli eccidi che, nel caso della Bosnia, saranno definiti veri e propri genocidi.
Le armi della politica seppero soltanto rispondere - e sicuramente fu una decisione importante, ma non risolutiva, come è stato ancora una volta ricordato oggi - convocando la Conferenza di Dayton che sicuramente pose fine - e, per quanto riguarda la Croazia, sicuramente concluse la guerra contro quella Repubblica - ad una serie di ammazzamenti, ma non risolse il problema della ex Iugoslavia, che ci stiamo - ahinoi! - purtroppo continuando a portare dietro, perché sempre si sono anteposti gli interessi commerciali o le relazioni diplomatiche che da sempre esistevano con quel Paese. Ricordo che nel 1998, durante l'ultimatum della NATO, mi recai nella ex Iugoslavia, quando solo i russi e gli italiani potevano entrare in quel Paese senza aver bisogno di un visto; non abbiamo perciò mai ceduto di un centimetro nella nostra amicizia nei confronti della Iugoslavia di Milosevic. Si riuscì quindi a convocare la Conferenza di Dayton, tenendo conto di alcuni iugoslavi, ma non di tutti, e poco fa è stato ricordato come ancora oggi questi problemi esistano nei confronti della Bosnia.
I croati, da parte loro, hanno sempre riconosciuto questa vicinanza italiana e, in particolare, hanno voluto onorare la vicinanza del Partito Radicale, iscrivendosi essi stessi, sia da semplici cittadini che da parlamentari, a un partito non violento, transnazionale e transpartito, e molti di loro fanno ancora parte dei nostri organi.
Esprimiamo perciò sicuramente un voto favorevole, ma non perché ci sia da concludere un capitolo, che per alcuni Stati balcani è ancora aperto, ma perché occorre onorare la storia di quei popoli, fatta di uccisioni, continuando altresì a denunciare l'inazione delle istituzioni europee che l'anno prossimo si arricchiranno di un nuovo Stato membro, al quale diamo il benvenuto e che sicuramente ci valorizzerà. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
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