Via libera dopo vari problemi dell'ultima ora. Importante l'accordo raggiunto tra Belgrado e
Pristina. Per il Kosovo si avvia la procedura per l'Asa. Ora la decisione finale al Consiglio europeo di oggi e domani.
La riunione dei ministri degli esteri
dell'Ue lunedi' e martedi' a Bruxelles, in praparazione del Consiglio
europeo e' trascorsa con l'inaspettato ostacolo per la Serbia e il
suo status di candidato all'adesione. I ministri degli esteri dei 27
infine sono usciti con l'accordo raggiunto sulla raccomandazione
positiva al Consiglio europeo che si riunisce oggi e domani. Il
ministro degli esteri danase, del paese che attualmetne presiede
all'Ue, si e' detto felice che l'accordo sullo status di candidato
serbo e' stato finalmetne raggiunto. Nelle conclusioni del Consiglio
UE per gli affari generali, di cui fanno parte i capi delle
diplomazie dei 27, si prende anche atto dell'intenzione della
Commissione europea di iniziare ad elaborare uno studio di
fattibilita' per i negoziati sull'Accordo di stabilizzazione e
adesione "senza pregiudicare le posizioni degli stati membri"
sullo status del Kosovo. Questa riserva e' dovuta al fatto che cinque
stati membri dell'Ue non riconoscono l'indipendenza del Kosovo.
Nel dibattito sulla Serbia si e'
trovato quindi del tutto inaspettato un blocco causato dalla Romania
che ha posto la questione di circa 40.000 persone che vivono nella
parte orientale della Serbia le quali si pronunciano come rumeni e
che chiedono il rispetto dei loro diritto e l'uso della loro lingua.
Per il presidente Tadić, presente a Bruxelles in attesa della
decisione positiva, ha detto che si tratta di diritti umani
individuali e che in Serbia tutti si possono dichiarare come
desiderano. Secondo fonti diplomatiche affidabili, informa l'agenzia
di stampa croata Hina, questa mossa di Bucarest si potrebbe
interpretare come un tenativo per ottenere lo spazio Schengen al
quale nel caso della Bulgaria e della Romania si oppone l'Olanda.
Dalle conclusioni dei ministri degli esteri dell'Ue non e' chiaro se
il Consiglio europeo soltanto confermera' la raccomandazione dei
ministri oppure ci sara' un vero dibattito in merito allo status di
candidato della Serbia. Questo almeno l'interpretazione del ministro
degli esteri finlandese Alexander Stubb. Il capo della diplomazia
svedese Carl Bild da parte sua ha affermato che il segnale verde allo
status di candidato dei ministri degli esteri deve essere confermato
dal Consiglio giovedi'.
A seguito della raccomandazione di
martedi' sera, il presidente Tadić resta ancora molto prudente e
afferma che l'attribuzione dello status di candidato per lui non
significa un motivo di grande festa, bensi' la ragione per un
ulteriore lavoro verso l'obiettivo strategico cioe' la piena adesione
della Serbia all'Ue. Per Tadić tuttavia, la Serbia ha adempiuto
oggettivamente tutte le condizioni, non soltanto per la candidatura
bensi' anche per ottenere la data dell'inizio dei negoziati di
adesione all'Ue. "Unico ostacolo per ottenere questa data e' la
questione Kosovo" ha detto il presidente serbo.
La candidatura all'adesione avra' il
vero senso per i cittadini se viene utilizzata a porre fine a tutti i
dilemmi sull'orientamento politico, economico e culturale della
Serbia nel futuro, ha detto il presidente del Partito
liberaldemocratico Čedomir Jovanović. Questo non e' il momento di
autosoddisfazione, abbiamo perso troppo tempo e adesso e' cruciale
creare le condizioni, innanzitutto cambiando le modalita' ed i valori
di condurre la politica affinche' possiamo ottenere al piu' presto la
data dell'inizio dei negoziati, ha precisato Jovanović in un
comunicato scritto. Per Jovanović, lo status di candidato e' un
grande successo della societa' e dell'opinione pubblica democratica
che per anni ha creduto e lavorato affinche' la Serbia avesse una
prospettiva che merita, nonostante tutti gli errori del potere.
Il maggiore oppositore del presidente
Tadić, il presidente del Partito serbo del progresso, Tomislav
Nikolić, che e' il principale sfidante alle prossime elezioni in
Serbia, si e' detto felice dello status di candidato ma ritiene che
con l'accordo raggiunto a Bruxelles nel dialogo con Priština il
potere ha stabilito il confine verso il Kosovo. Ha posto la domanda
come mai l'accordo e' stato raggiunto "all'ultimo momento"
e perche' i cittadini della Serbia sono stati puniti per ben due anni
senza avere lo status di candidato se l'accordo era stato possibile.
Lo status di candidato Tadić ha
qualificato come "licenza per una vita migliore dei cittadini"
il che implica senza dubbio quanto il capo dello stato e presidente
del Partito democratico si aspetta dalla decisione di Bruxelles nella
campagna elettorale. Secondo i sondaggi realizzati una decina di
giorni fa, il Partito serbo del progresso di Tomislav Nikolić,
fondato dopo il suo allontanamento dall'ultranazionalista Partito
radicale serbo di Vojislav Šešelj oltre tre anni fa, avrebbe circa
8% di voti di precedenza rispetto al DS di Boris Tadić che
attualmente e' il maggiore partito governativo.
Il successo del dialogo tra Belgrado e
Priština
La decisione di Bruxelles segue il
successo dei negoziati tra Belgrado e Priština la scorsa settimana.
Dopo i colloqui che sono stati una vera maratona, Belgrado e Priština
hanno raggiunto l'accordo su un modello comunemente accettabile in
base al quale il Kosovo sara' presentato prossimamente presso le
organizzazioni regionali. Il capo della delegazione di Belgrado nel
dialogo con Priština, Borislav Stefanović ha spiegato che
"l'accordo prevede che accanto al nome Kosovo ci sara' una
stellina e una nota, senza pregiudicare pero' lo status il che e'
conforme alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu
sul Kosovo e alla Dichiarazione sull'indipendenza del Kosovo relativa
alla decisione della Corte internazionale di giustizia". Secondo
Stefanović la Serbia e' riuscita ad ottenere che il Kosovo non sara'
rappresentato alle riunioni regionali ugualmente agli altri stati
indipendenti. In tal modo, ha sottolineato il capo della delegazione
serba, e' rimasta protetta la Risoluzione 1244, l'interesse nazionale
vitale serbo e la Costituzione della Serbia.
Per Priština invece, scrivono i media
serbi, l'accordo raggiunto lo scorso venerdi', 24 febbraio, e' un
atto storico nelle relazioni tra Kosovo ed i paesi della regione
nonche' con l'Ue. La capo delegazione kosovara, Edita Tahiri ha detto
che l'accordo significa proprio che il Kosovo "sara' ugualmente
rappresentato ai forum regionali come gli altri paesi" e che
senza rappresentanti dell'amministrazione internazionale nell'ambito
dell'UNMIK, il Kosovo individualmente rappresentato potra' firmare
gli accordi. La stellina accanto al nome Kosovo, Tahiri ha descritto
come "un fiocco di neve che si sciogliera' quando passera'
l'inverno". La rappresentante del Kosovo ha aggiunto che
"l'accordo tecnico relativo all'amministrazione congiunta ai
confini e' importante perche' vengono accettati gli standard europei
nella collaborazione di due stati ai confini statali, in questo caso
ai confini tra Serbia e Kosovo".
Reazioni molto positive sono seguite da
parte dell'Ue nonche' dalla vicina Croazia. L'Ue ha salutato l'esito
positivo del dialogo: secondo le parole della capo di diplomazia
europea, Catherine Ashton e del commissario all'allargamento Stefan
Fuele, l'accordo garantisce l'ulteriore progresso di entrambe le
parti sulla via delle integrazioni europee.
Dopo questo passo importantissimo nel
dialogo tra i due stati, Belgrado e Priština dovrebbero d'ora in poi
trovarsi tranquillamente allo stesso tavolo quando si tratta di
incontri regionali e Priština potra' aprire un ufficio di
rappresentanza a Belgrado.
[*] Corrispondente di Radio Radicale.
Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in
onda oggi.
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