giovedì 1 marzo 2012

I MINISTRI DEGLI ESTERI UE DICONO SI' ALLA SERBIA

Via libera dopo vari problemi dell'ultima ora. Importante l'accordo raggiunto tra Belgrado e Pristina. Per il Kosovo si avvia la procedura per l'Asa. Ora la decisione finale al Consiglio europeo di oggi e domani.

di Marina Szikora [*]
La riunione dei ministri degli esteri dell'Ue lunedi' e martedi' a Bruxelles, in praparazione del Consiglio europeo e' trascorsa con l'inaspettato ostacolo per la Serbia e il suo status di candidato all'adesione. I ministri degli esteri dei 27 infine sono usciti con l'accordo raggiunto sulla raccomandazione positiva al Consiglio europeo che si riunisce oggi e domani. Il ministro degli esteri danase, del paese che attualmetne presiede all'Ue, si e' detto felice che l'accordo sullo status di candidato serbo e' stato finalmetne raggiunto. Nelle conclusioni del Consiglio UE per gli affari generali, di cui fanno parte i capi delle diplomazie dei 27, si prende anche atto dell'intenzione della Commissione europea di iniziare ad elaborare uno studio di fattibilita' per i negoziati sull'Accordo di stabilizzazione e adesione "senza pregiudicare le posizioni degli stati membri" sullo status del Kosovo. Questa riserva e' dovuta al fatto che cinque stati membri dell'Ue non riconoscono l'indipendenza del Kosovo.

Nel dibattito sulla Serbia si e' trovato quindi del tutto inaspettato un blocco causato dalla Romania che ha posto la questione di circa 40.000 persone che vivono nella parte orientale della Serbia le quali si pronunciano come rumeni e che chiedono il rispetto dei loro diritto e l'uso della loro lingua. Per il presidente Tadić, presente a Bruxelles in attesa della decisione positiva, ha detto che si tratta di diritti umani individuali e che in Serbia tutti si possono dichiarare come desiderano. Secondo fonti diplomatiche affidabili, informa l'agenzia di stampa croata Hina, questa mossa di Bucarest si potrebbe interpretare come un tenativo per ottenere lo spazio Schengen al quale nel caso della Bulgaria e della Romania si oppone l'Olanda. Dalle conclusioni dei ministri degli esteri dell'Ue non e' chiaro se il Consiglio europeo soltanto confermera' la raccomandazione dei ministri oppure ci sara' un vero dibattito in merito allo status di candidato della Serbia. Questo almeno l'interpretazione del ministro degli esteri finlandese Alexander Stubb. Il capo della diplomazia svedese Carl Bild da parte sua ha affermato che il segnale verde allo status di candidato dei ministri degli esteri deve essere confermato dal Consiglio giovedi'.

A seguito della raccomandazione di martedi' sera, il presidente Tadić resta ancora molto prudente e afferma che l'attribuzione dello status di candidato per lui non significa un motivo di grande festa, bensi' la ragione per un ulteriore lavoro verso l'obiettivo strategico cioe' la piena adesione della Serbia all'Ue. Per Tadić tuttavia, la Serbia ha adempiuto oggettivamente tutte le condizioni, non soltanto per la candidatura bensi' anche per ottenere la data dell'inizio dei negoziati di adesione all'Ue. "Unico ostacolo per ottenere questa data e' la questione Kosovo" ha detto il presidente serbo.

La candidatura all'adesione avra' il vero senso per i cittadini se viene utilizzata a porre fine a tutti i dilemmi sull'orientamento politico, economico e culturale della Serbia nel futuro, ha detto il presidente del Partito liberaldemocratico Čedomir Jovanović. Questo non e' il momento di autosoddisfazione, abbiamo perso troppo tempo e adesso e' cruciale creare le condizioni, innanzitutto cambiando le modalita' ed i valori di condurre la politica affinche' possiamo ottenere al piu' presto la data dell'inizio dei negoziati, ha precisato Jovanović in un comunicato scritto. Per Jovanović, lo status di candidato e' un grande successo della societa' e dell'opinione pubblica democratica che per anni ha creduto e lavorato affinche' la Serbia avesse una prospettiva che merita, nonostante tutti gli errori del potere.

Il maggiore oppositore del presidente Tadić, il presidente del Partito serbo del progresso, Tomislav Nikolić, che e' il principale sfidante alle prossime elezioni in Serbia, si e' detto felice dello status di candidato ma ritiene che con l'accordo raggiunto a Bruxelles nel dialogo con Priština il potere ha stabilito il confine verso il Kosovo. Ha posto la domanda come mai l'accordo e' stato raggiunto "all'ultimo momento" e perche' i cittadini della Serbia sono stati puniti per ben due anni senza avere lo status di candidato se l'accordo era stato possibile.

Lo status di candidato Tadić ha qualificato come "licenza per una vita migliore dei cittadini" il che implica senza dubbio quanto il capo dello stato e presidente del Partito democratico si aspetta dalla decisione di Bruxelles nella campagna elettorale. Secondo i sondaggi realizzati una decina di giorni fa, il Partito serbo del progresso di Tomislav Nikolić, fondato dopo il suo allontanamento dall'ultranazionalista Partito radicale serbo di Vojislav Šešelj oltre tre anni fa, avrebbe circa 8% di voti di precedenza rispetto al DS di Boris Tadić che attualmente e' il maggiore partito governativo.


Il successo del dialogo tra Belgrado e Priština
La decisione di Bruxelles segue il successo dei negoziati tra Belgrado e Priština la scorsa settimana. Dopo i colloqui che sono stati una vera maratona, Belgrado e Priština hanno raggiunto l'accordo su un modello comunemente accettabile in base al quale il Kosovo sara' presentato prossimamente presso le organizzazioni regionali. Il capo della delegazione di Belgrado nel dialogo con Priština, Borislav Stefanović ha spiegato che "l'accordo prevede che accanto al nome Kosovo ci sara' una stellina e una nota, senza pregiudicare pero' lo status il che e' conforme alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul Kosovo e alla Dichiarazione sull'indipendenza del Kosovo relativa alla decisione della Corte internazionale di giustizia". Secondo Stefanović la Serbia e' riuscita ad ottenere che il Kosovo non sara' rappresentato alle riunioni regionali ugualmente agli altri stati indipendenti. In tal modo, ha sottolineato il capo della delegazione serba, e' rimasta protetta la Risoluzione 1244, l'interesse nazionale vitale serbo e la Costituzione della Serbia.

Per Priština invece, scrivono i media serbi, l'accordo raggiunto lo scorso venerdi', 24 febbraio, e' un atto storico nelle relazioni tra Kosovo ed i paesi della regione nonche' con l'Ue. La capo delegazione kosovara, Edita Tahiri ha detto che l'accordo significa proprio che il Kosovo "sara' ugualmente rappresentato ai forum regionali come gli altri paesi" e che senza rappresentanti dell'amministrazione internazionale nell'ambito dell'UNMIK, il Kosovo individualmente rappresentato potra' firmare gli accordi. La stellina accanto al nome Kosovo, Tahiri ha descritto come "un fiocco di neve che si sciogliera' quando passera' l'inverno". La rappresentante del Kosovo ha aggiunto che "l'accordo tecnico relativo all'amministrazione congiunta ai confini e' importante perche' vengono accettati gli standard europei nella collaborazione di due stati ai confini statali, in questo caso ai confini tra Serbia e Kosovo".

Reazioni molto positive sono seguite da parte dell'Ue nonche' dalla vicina Croazia. L'Ue ha salutato l'esito positivo del dialogo: secondo le parole della capo di diplomazia europea, Catherine Ashton e del commissario all'allargamento Stefan Fuele, l'accordo garantisce l'ulteriore progresso di entrambe le parti sulla via delle integrazioni europee.

Dopo questo passo importantissimo nel dialogo tra i due stati, Belgrado e Priština dovrebbero d'ora in poi trovarsi tranquillamente allo stesso tavolo quando si tratta di incontri regionali e Priština potra' aprire un ufficio di rappresentanza a Belgrado.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi.

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