giovedì 15 marzo 2012

SERBIA: LA CANDIDATURA ALL'UE E LA MEMORIA DI ZORAN DJINDJIC

Zoran Djindjic
Di Marina Szikora [*]
Sono passati nove anni dall'uccisione del premier serbo Zoran Đinđić e in occasione di questa tragica ricorrenza, sono in molti a ricordarlo, soprattutto nel momento in cui questo anniversario coincide praticamente con l'attribuzione dello status di candidato alla Serbia. Si parla della sua lotta senza compromessi per la democrazia e per l'ordinamento democratico che e' l'essenza dell'idea europea. Molti affermano che la Serbia in Europa e' indubbiamente un progetto di Zoran Đinđić e che la candidatura all'adesione all'Ue e' la vittoria delle sue idee.
L'ex premier serbo fu stato assassinato nel cortile della sede del governo serbo il 12 marzo 2003. Đinđić fu il primo premier serbo dopo la caduta del regime di Slobodan Milošević e dopo l'arrivo al potere del DOS, l'Opposizione democratica della Serbia. Durante il suo mandato inizio' il processo della democratizzazione della societa' serba e le riforme economiche e sociali. Il governo di Đinđić si impegnava per la collaborazione con il Tribunale dell'Aja e in quell'epoca furono arrestati alcuni imputati dell'Aja tra cui anche l'ex presidente della Serbia e della Jugoslavia, Slobodan Milošević, estradato all'Aja il 28 giugno 2001.
Nel maggio 2007, l'ex comandante delle unita' per le operazioni speciali del Ministero degli interni serbo, Milorad Ulemek e' stato condannao a 40 anni di carcere per aver organizzato l'assassinio di Đinđić mentre come esecutore diretto, altrettanto a 40 anni di reculusione e' stato giustiziato l'ex vice comandante di queste unita', Zvezdan Jovanović. Le sentenze sono state confermate nel 2008 in secondo grado e poi nel 2009 in terzo grado.

La presidente del Fondo per l'eccellenza politica di Belgrado, Sonja Liht afferma che anche se molti vedono Đinđić come un prediletto dell'Occidente, durante la sua vita non aveva il sostegno necessario per le sue decisioni politiche pragmatiche e spesso rischiose. "Zoran Đinđić era un uomo estremamente ambizioso nel senso di raggiungere i cambiamenti, era veloce a prendere decisioni essenziali e come una locomotiva ha cercato di spingere il paese in avanti. Pero' dobbiamo ricordare anche che, purtroppo, mentre era vivo non ha ottenuto il sufficiente appoggio nemmeno dalla stessa Europa – piu' gli e' stato promesso di quello che gli e' stato dato. Molte cose sono anche nostra responsabilita' ma non siamo soltanto noi responsabili per il cammino della Serbia negli ultimi 12 anni" ha detto Sonja Liht per la Deutsche Welle. Va sottolineato che la Procura per il criminale organizzato ha deciso che non sono state trovate sufficienti prove per sollevare le accuse che potrebbero scoprire lo sfondo politico dell'assassinio dell'ex premier serbo.

Svetlana Lukić, redatrice di 'Peščanik', uno dei rari media indipendenti in Serbia, scrive il settimanale croato 'Nacional', in occasione dell'anniversario dell'uccisione di Đinđić ritiene che e' cinico dire che vi sia una continuita' seria con la politica di Zoran Đinđić in Serbia. Lukić ricorda che la Serbia ha le stesse condizioni come gli altri paesi candidati, in piu' la questione della collaborazione con l'Aja e il Kosovo. Se la prima questione e' stata risolta, il Kosovo, afferma Lukić, non e' nemmeno vicino alla soluzione il che e' visibile anche dalle diverse interpretazioni sugli accordi raggiunti. Se anche questa condizione viene considerata adempiuta, tutte le altre condizioni, vale a dire le riforme dello stato, a partire dalle riforme della giustizia, dei media, della lotta alla corruzione, la restituzione, niente e' stato fatto. Per questa ragione, e' dell'opinione Svetlana Lukić, le riforme iniziate da Zoran Đinđić, da allora praticamente non si sono piu' mosse e ritiene che in molte cose si e' andati perfino indietro. Lukić critica che in vista delle elezioni tutte le opzioni sono aperte e per nessuna cosa, che si pensa avvenuta, non si e' certi che sia veramente accaduta. In questo senso punta sul fatto che in Serbia non si sa qual'e' l'accordo tra Belgrado e Priština. Ne' in Serbia, ne i serbi in Kosovo, ne' gli albanesi kosovari, non sanno qual'e' il contenuto degli accordi, afferma questa giornalista.

[*] Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

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