Di Marina Szikora
Domenica e lunedi’ la Croazia ha
ricordato la tragica caduta di Vukovar avvenuta 22 anni fa. Vukovar
la citta’ martire e simbolo della guerra di aggressione contro la
Croazia, quest’anno ha accolto circa 100.000 persone nella ormai
tradizionale marcia di ricordo per le strade della città, a partire
da tutti i vertici dello Stato fino a cittadini semplici. Quest’anno
però purtroppo, tutto si è svolto nell’ombra delle vicende legate
all’introduzione delle scritte bilingue, croate e serbe a Vukovar,
alla distruzione delle scritte in cirillico e allo scontro settimana
scorsa tra due veterani di guerra e un poliziotto finito con gravi
ferite di uno degli ex combattenti. Un’immagine per nulla
all’altezza della dignità di quelli che hanno sacrificato la loro
vita per una Croazia libera ed indipendente, poiché Vukovar lunedì
è stata più che mai divisa, in due cortei, tra quelli che
fortemente si oppongono alla politica dell’attuale potere, vale a
dire all’uso del cirillico a Vukovar, e le massime cariche dello
Stato dall’altra parte che ad un certo punto hanno dovuto
rinunciare alla marcia verso il cimitero memoriale, bloccati dal
corteo delle associazioni dei veterani della guerra e dei gruppi
nazionalisti.
Il presidente croato Ivo Josipović che
insieme al premier Zoran Milanović e al presidente del Parlamento
Josip Leko ha deciso di non proseguire la marcia e di porre invece
individualmente le corone e le candele al cimitero di Ovčara, ha
dichiarato che questo è un atto di ostruzionismo e una dimostrazione
che a coloro che l’hanno organizzato non sta a cuore né Vukovar né
la pietà, la pietà però esiste nei cuori dei rappresentanti dello
Stato e nessuno la può distruggere, ha rilevato Josipović. “Tutti
che si sono trovati qui hanno sentito la tristezza. Si tratta di
un’azione che ha trasformato Vukovar in qualcosa che non doveva
succedere”, ha detto il capo dello Stato croato e ha aggiunto che
per la politica quotidiana ci sono meccanismi e quelli che hanno
organizzato questo tipo di protesta hanno l’occasione di agire alle
elezioni invece di utilizzare situazioni del genere.
“Vukovar è il simbolo della
riconciliazione del popolo croato e della società. Lo è stato e
tale rimarrà”, ha detto il presidente del Parlamento, Josip Leko
In concomitanza con l’anniversario
della caduta di Vukovar, l’associazione dei veterani di Vukovar ha
iniziato una raccolta di firme per l’indizione del referendum con
il quale si vuole regolamentare la possibilità di introduzione del
bilinguismo in tutta la Croazia. Con la domanda referendaria si vuole
modificare l’articolo della legge costituzionale sui diritti delle
minoranze in modo tale da introdurre la lingua di una singola
minoranza nel caso quando questa popolazione rappresenti almeno la
metà della popolazione locale. Va detto che il governo croato ha
introdotto il bilinguismo, quindi l'alfabeto latino usato in croato e
il cirillico usato in serbo, per adeguarsi a una legge che ne prevede
l’utilizzo laddove una minoranza rappresenti un terzo della
popolazione, come appunto per Vukovar. Ma i veterani considerano la
segnaletica in cirillico come un insulto alle vittime di guerra
croate e chiedono che Vukovar sia esentata dalla legge e proclamata
luogo di particolare pietà. Così per la prima volta, quest’anno,
Vukovar nel momento del tragico ricordo è stata divisa in due.
I due cortei sono una vergogna per la
società e lo stato croato, ritengono diversi analisti i quali si
sono detti molto dispiaciuti che tali divisioni siano avvenute
proprio nella giornata del ricordo delle vittime di Vukovar. Così il
noto politologo croato Anđelko Milardović si chiede chi
strumentalizza e chi conduce tali divisioni. Secondo la sua opinione
bisogna urgentemente porre fine a tutti i radicalismi della società,
quelli dell’opposizione, sia parlamentare che extra parlamentare.
Anche lo storico Davor Pauković afferma che la giornata di memoria
delle vittime di Vukovar è solo la continuazione di quello che
accade in questa città negli ultimi mesi e ritiene che questo fatto
sia una conseguenza dell’insuccesso della politica di coabitazione
a Vukovar.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 21 novembre a Radio Radicale
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