Ma l'alto rappresentante Onu resta
speranzoso e nella Republika Srpska sembra crescere l’opposizione
contro Dodik
A poco meno di un anno dalle elezioni
politiche in Bosnia Erzegovina, iniziano le prime analisi di quella
che potrebbe essere la lotta elettorale in un Paese che resta una
grande incognita quando si tratta di stabilita’ politica e di
prospettive europee. Qui di seguito la corrispondenza di Marina
Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 14 novembre a Radio Radicale.
Nella Republika Srpska, l'entita’ a
maggioranza serba della Bosnia Erzegovina, si sta formando, cosi’
almeno sembra, un forte blocco di opposizione. Annunci di questo tipo
ci sono stati da anni ma alla fine, come si puo’ leggere in un
commento della Deutche Welle, finora alla formazione di un tale
blocco si sono sovrapposti piccoli interessi politici
dell’opposizione. Adesso il leader del Movimento popolare
democratico, Dragan Čavić, afferma che e’ giunto il momento per
rovesciare l’attuale potere con mezzi democratici. Avverte comunque
che il contrario potrebbe avvenire soltanto con brogli elettorali. In
questo blocco di opposizione, si dice, ci sara’ posto per tutti i
partiti che vogliono congiuntamente opporsi al regime dell’attuale
presidente Milorad Dodik.
Dodik e’ stato eletto premier 15 anni
fa e all’epoca il suo partito aveva soltanto due seggi in
parlamento. Il suo successo, negli anni seguenti, secondo molti e’
dovuto al fatto che era il prediletto della comunita’
internazionale, ma adesso le cose stanno diversamente. Tuttavia,
l’uomo forte della Republika Srpska continua ad essere convinto
della propria vittoria anche alle prossime elezioni. Secondo la
Deutsche Welle, negli ultimi mesi i rappresentanti internazionali in
Bosnia Erzegovina, tra cui anche gli ambasciatori dei Paesi piu’
potenti, evitano incontri con Dodik e molti si chiedono che cosa e’
rimasto del silenzioso appoggio al suo partito. Gli analisti
affermano che questo appoggio e’ venuto a mancare a causa della
retorica di Dodik che negli ultimi anni ha continuato a sostenere
l’indipendenza della Republika Srpska a danno dell’integrita’
della Bosnia.
Secondo uno degli analisti politici
locali, Miloš Šolaja, direttore del Centro per le relazioni
internazionali di Banja Luka, alle prossime elezioni ci saranno meno
interferenze dall’esterno anche se una parte della comunita’
internazionale vi rimarra’ fortemente presente, ma il suo ruolo non
sara’ decisivo. Sempre secondo gli analisti, dalla prospettiva
odierna e’ difficile prevedere chi sara’ il vincitore alle
prossime elezioni che si terranno tra un anno, ma sono convinti che
Dodik e il suo partito (SNSD) non avranno l’appoggio di cui
godevano nelle precedenti sfide elettorali. Quale che sia l’attuale
umore, l’opposizione dovra’ lavorare con molto impegno e
presentarsi unita poiche’ Dodik e il suo partito hanno ancora la
fiducia di una gran parte dei cittadini della Republika Srpska.
Intanto l’Alto rappresentante
dell'Onu per la Bosnia Erzegovina, Valentin Inzko, incontrando a New
York il segretario generale Ban Ki-Moon ha rilevato che la situazione
richiede ancora la piena attenzione della comunita’ internazionale
per garantire la salvaguardia della stabilita’ e passi avanti nella
ricostruzione del Paese e nella riconciliazione dei suoi popoli.
Purtroppo, dal suo ultimo rapporto presentato lo scorso maggio
davanti al Consiglio di sicurezza e a poco meno di un anno dalle
elezioni la situazione non e’ cambiata. I leader politici, ha detto
Inzko, non hanno ancora mostrato la volontà di voler realizzare le
riforme politiche ed economiche indispensabili affinche’ il Paese
possa andare avanti e non hanno nemmeno intrapreso seri sforzi per fa
avanzare il processo di integrazione euro-atlantica. Tuttavia, Inzko
si e’ detto fiducioso che i leader locali possano lavorare molto di
piu’ e che ci sia ancora la possiblita’ che i partiti della
coalizione governativa a livello statale possano raggiungere un
avanzamento a lungo termine nell’adempimento delle condizioni per
l'integrazione europea e per l’adesione alla Nato prima delle
elezioni dell’ottobre 2014.
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