Foto Afp / Tofik Babayev |
Il caso, ovviamente, suscita reazioni.
L’11 ottobre, l'Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE,
Catherine Ashton, e il commissario all'Allargamento, Štefan Füle,
hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui fanno riferimento solo
ai risultati della missione OSCE-ODIHR con solo un rapido accenno
alle missioni di monitoraggio PE/PACE. Una settimana dopo, nella
Commissione Esteri del Parlamento europeo che ha discusso il rapporto
della missione guidata da Arlacchi, il gruppo dei Verdi reagisce
duramente e in un comunicato ha criticato il rapporto ufficiale della
missione PE accusando il Parlamento europeo di perdere credibilità
con dichiarazioni che ignorano la realtà della situazione azera
danneggiando la reputazione del Parlamento europeo nella lotta per i
diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. Anche il gruppo
socialista, cui appartiene Arlacchi, ha preso le distanze dalle
conclusioni della missione PE/PACE, giudicandole così lontane da
quelle dell'OSCE da non poter essere minimamente sostenute. Arlacchi
però non ci sta e in un'intervista concessa all'agenzia azera Apa,
ha ribadito la sua posizione e ha attaccato l'ODIHR accusandolo di essere
formato “da un gruppo di cosiddetti esperti senza responsabilità
politica, che non sono stati eletti da nessuno”, dunque facilmente
manipolabili, “che vogliono solo essere sicuri di ottenere lavoro
alla prossima occasione”.
La sicumera di Arlacchi non ha però
potuto evitare alla questione di aggravarsi. Tanto più che è venuto fuori il caso
dei parlamentari europei che, in occasione delle elezioni del 9 ottobre, si
sono recati non ufficialmente in Azerbaijan. L’European Voice,
autorevole testata del gruppo Economist, in un articolo del 17 ottobre, ha scritto senza mezzi termini che “una grossolana stupidità
o una meschina venalità sembrano essere le uniche spiegazioni
plausibili per far sì che un membro del Parlamento europeo scelga di
andare a Baku come osservatore non ufficiale alla farsa delle
elezioni presidenziali in Azerbaijan della scorsa settimana”. Il
giornale riporta la lista (precisando che probabilmente è
incompleta) coi nomi dei deputati che “pare si siano dati al
turismo elettorale” viaggiando a spese della Società per la
promozione delle relazioni tedesco-azero, un'associazione tedesca
“che appare come una subdola organizzazione di facciata per gli
interessi del governo azero”. Tra questi ci sono alcuni aderenti al gruppo
ALDE del quale ha fatto parte anche Arlacchi prima di passare al
gruppo socialista. Secondo un funzionario interno al PE, citato da
Osservatorio Balcani e Caucaso sotto garanzia di anonimato, “non
c'è da stupirsi, è risaputo che vari membri del PE sono sulla
'business list azera'. Vale a dire regali, viaggi, hotel di lusso,
eccetera”. La stessa fonte non nasconde che sontuosi cesti
natalizi, caviale compreso (quello azero è uno dei migliori), raggiungono tranquillamente gli uffici di
Bruxelles.
Il Parlamento europeo a questo punto
reagisce screditando indirettamente le conclusioni della sua stessa
missione e nella risoluzione sulle Politiche di vicinato adottata il
23 ottobre viene messo nero su bianco il rammarico per il fatto che
“stando alle conclusioni della missione a lungo termine dell'ODIHR,
le recenti elezioni presidenziali tenutesi il 9 ottobre 2013 non
abbiano, nemmeno in questo caso, soddisfatto gli standard dell'OSCE,
essendo state imposte restrizioni alla libertà di riunione e di
espressione; chiede, in tale ottica, alle autorità azere di
affrontare e attuare rapidamente tutte le raccomandazioni incluse
nell'attuale relazione e in quelle passate elaborate
dall'ODIHR/OSCE”. Parole che non piacciono per niente al governo
azero che, per bocca del suo capo delegazione in Euronest
(l'assemblea istituita nel 2009 che riunisce i deputati del PE con
quelli di Armenia, Azerbaijan, Georgia, Moldavia e Ucraina), accusa
il PE di voler “creare disordini e sabotare l’Azerbaijan” anche
se non è riuscito nel suo “piano di sabotaggio” per “trasformare
l’Azerbaijan nella Libia o nella Siria” visto quanto ha
dichiarato la missione guidata da Pino Arlacchi. Quindi la
delegazione azera sospende la sua presenza in Euronest.
Il 7 novembre a Bruxelles, la
responsabile della missione di monitoraggio elettorale OSCE/ODIHR in
Azerbaijan, si è incontrata con i portavoce dei gruppi della
Commissione Esteri alla presenza del Democracy Support and Election
Coordination Group (DEG). Stando a quanto si è appreso, la riunione
è stata piuttosto accesa, ma non ha prodotto risultati, tanto che è
stata aggiornata al prossimo 12 dicembre. In attesa di una possibile
conclusione della vicenda, restano al momento due punti fermi. Il
primo è che a sette mesi dalle elezioni per il rinnovo del
Parlamento europeo, la crisi delle missioni di monitoraggio in
Azerbaijan rischia di compromettere l’immagine di un pilastro
importante dell'azione esterna e dell'immagine dell'Unione europea. Lo ha scritto anche l'European Stability Initiative in un recentissimo rapporto.
Il secondo è che, al centro di questo pasticcio, c'è Pino Arlacchi,
del quale si ricorda la spregiudicata gestione dell'ufficio antidroga
dell'Onu, denunciata da un suo collaboratore e documentata in un
corposo dossier del Partito Radicale Transnazionale. Una gestione
tanto discutibile che, alla scadenza, l'incarico non gli fu rinnovato
come da prassi consolidata del Palazzo di vetro, ma solo prorogato.
Pare che l'allora segretario generale Kofi Annan abbia chiesto
esplicitamente ad Arlacchi di dare spontaneamente le dimissioni per
levarlo dall'imbarazzo di non riconfermarlo per un secondo mandato.
Passano gli anni ma, evidentemente, non cambiano i metodi con cui il
sociologo di Gioia Tauro gestisce gli incarichi che riceve (o almeno alcuni di questi).
Per informazioni più dettagliate si
rimanda alla lettura dell'articolo di Luka Zanoni per OsservatorioBalcani e Caucaso al quale questo post è debitore.
Sul sito di Radio Radicale è
disponibile un'intervista di Ada Pagliarulo a Tana De Zulueta e un
servizio sulla missione di monitoraggio internazionale in Azerbaijan.
Informazioni sulla gestione dell'Ufficio Onu per il controllo
delle droghe e la prevenzione del crimine diretto da Arlacchi dal
1997 al 2002 sono reperibili sul sito del Partito Radicale Transnazionale.
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